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    RIPRENDIMI: QUANDO AD ESSERE PRECARIO NON E' SOLO IL LAVORO MA ANCHE I SENTIMENTI AFFETTIVI

    "'Riprendimi' è un film a basso costo, girato in maniera molto libera, dove la telecamera è uno degli interpreti principali. Mostra come l’introduzione dell’home movie e delle nuove forme di riproduzione visiva, dal reality show alle scene di guerra girate coi telefonini, abbiano cambiato il nostro rapporto con l’immagine, rendendolo molto più intimo. Il film racconta in modo tragicomico la storia, ahimé universale, di una separazione. Questo avviene attraverso la combinazione dell’espediente narrativo del film nel film (o per essere precisi del documentario nel film) e quello del ‘mockumentary’ o finto documentario. Vediamo quindi due documentaristi durante le riprese di un documentario sulla crisi di una coppia...".
    La regista e sceneggiatrice Anna Negri

    (Riprendimi, Italia 2007; mockumentary/commedia tragicomica; 96'; Produz: Bess Movie in collaborazione con Medusa Film e Sky; Distribuz: Medusa)

    Locandina italiana Riprendimi

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Riprendimi

    Titolo in lingua originale: Riprendimi

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2007

    Regia: Anna Negri

    Sceneggiatura: Anna Negri e Giovanna Mori

    Soggetto: Anna Negri

    Cast: Alba Rohrwacher (Lucia )
    Marco Foschi (Giovanni)
    Valentina Lodovini (Michela)
    Stefano Fresi (Giorgio)
    Alessandro Averone (Eros)
    Marina Rocco (Tiziana )
    Cristina Odasso (Mara)
    Francesca Tutolo (Tosca)
    Massimo De Santis (Peppe )
    Giulia Weber (Sara )
    Hossein Taheri (Mario )
    Leonardo Buono (Paolino )
    Sebastiano Colla (Stefano )
    Giacomo Giorgi Alberti (Antonio )
    Antonio Sinisi (Fabio )
    Cast completo

    Musica: Dominik Scherrer

    Costumi: Antonella Cannarozzi

    Scenografia: Roberto De Angelis

    Fotografia: Gian Enrico Bianchi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Nella primavera del 2007, due documentaristi decisero di girare un film sul precariato nel mondo dello spettacolo, seguendo un attore e la sua famiglia. Ma le cose andarono in modo diverso...
    Una piccola troupe, composta da un cameraman e un fonico, con l’intento di mostrare l’aspetto meno conosciuto della vita del precariato nel mondo dello spettacolo, sta girando un documentario su una giovane coppia, Giovanni e Lucia, lui attore e lei montatrice.
    Ma quando la precarietà lavorativa dei due si riversa sui rapporti sentimentali, i due documentaristi sono presi alla sprovvista….

    IN DETTAGLIO:

    Riprendimi racconta le tragicomiche vicende di una separazione. Una piccola troupe, composta da un cameraman e un fonico, sta girando un documentario su una giovane coppia, Giovanni e Lucia, lui attore, lei montatrice. L’intento è quello di mostrare l’aspetto meno conosciuto della vita dei lavoratori dello spettacolo, quello dell’’insicurezza economica e del precariato.
    La precarietà però non è solo economica, ma anche affettiva, tant’è che Giovanni, in un momento di crisi dal sapore adolescenziale, lascia la moglie e il figlio piccolo e se ne va di casa, alcuni giorni dopo l’inizio delle riprese. I due documentaristi sono presi alla sprovvista: da veri registi indipendenti, per poter fare questo documentario hanno subaffittato casa e dormono in auto, ma ora che la coppia su cui era basata la loro storia non esiste più non sanno bene cosa fare. Decidono di andare lo stesso avanti con il film e di usare la separazione per raccontare quanto l’instabilità lavorativa influenzi anche la sfera affettiva della vita. Per continuare il loro lavoro, il cameraman, Eros, e il fonico, Giorgio, sono costretti a dividersi, proprio come Giovanni e Lucia: il primo seguirà e filmerà la vita di lei e l’altro quella di lui. Man mano che la storia procede, Eros e Giorgio devono, però, rinunciare alle pretese 'sociologiche’ del loro racconto, perché sempre più coinvolti nelle vicende sentimentali della giovane coppia. C’è una divertente tensione tra il loro intento documentaristico, un po’ asettico, e la loro crescente partecipazione alle appassionate vicende di Giovanni e Lucia. La narrazione, modulata da interviste dove i personaggi risponderanno in maniera a volte pertinente all’inchiesta e a volte meno, rivela che non solo i personaggi principali, ma anche quelli che li circondano sono precari e sembrano essere attraversati da una sorta di comune irrequietezza sentimentale, che li fa muovere freneticamente nel tentativo di combattere l’ansia del tempo che passa. Si racconta con ironia la perdita di una dimensione collettiva, quella del luogo di lavoro; l’aumento della precarietà tende ad isolare l’individuo, le persone sono sempre più sole, fragili e di conseguenza più oppresse e spaventate dai propri problemi personali, che diventano proiezione di un disagio collettivo. La precarietà produce, infatti, un mondo di eterni adolescenti, che in assenza di punti di riferimento stabili, non riescono a crescere da un punto di vista sociale e, di conseguenza, non raggiungono neanche una maturità emotiva. E’ un mondo dove l’esistenza delle persone viene continuamente azzerata e dove tutto deve eternamente ricominciare. La vicenda di Lucia si riflette, come in un caleidoscopio, in quelle delle sue migliori amiche, mostrandoci uno spaccato del mondo femminile: un mondo fremente, buffo, imperfetto, goffo. Lo stile di ripresa, con la macchina a mano, che assume il punto di vista dei due
    documentaristi, è partecipativo, incredibilmente vivace, e cerca di mantenere fluida l’interazione tra personaggi e macchine da presa. E’ uno stile che si lascia influenzare dal crescente interesse del cameraman per la sua protagonista.

    Dal >Press-Book< di Riprendimi

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    Tragicomico realistico in questa “società liquidaâ€, 'Riprendimi' si presenta con incipit accattivante, la macchina da presa in rapidi movimenti soggettivi e la prospettiva della storia nella storia...

    Le vicende di tecnici delle riprese e protagonisti attori si interscambiano ed entrano in contatto ravvicinato e attingono l’un dall’altra nel crearsi della narrazione.
    Il tutto parte dall’intento di creare un documentario sul precariato nel mondo del cinema e dello spettacolo, ma quando la crisi fra i due protagonisti si fa palese, cambia la prospettiva ed il film diventa storia di sentimenti e relazioni personali.
    Un mondo in parte inesplorato, in cui lo spettatore si attende che tutto vada bene e che almeno lì i problemi del quotidiano siano evitati, evitabili.
    Invece il film diventa uno specchio e spaccato della realtà personale e del quotidiano di una coppia qualunque, che alla nascita del figlio e quando tutto sembrava coronato e sereno, scoppia invece in una lite, con

    alti e bassi e crisi.
    Riprendimi, tenta Lucia nel suo rapporto con Giovanni quando lui non ne vuole sapere e lei non si rassegna all’abbandono; “riprendimi†il tema del film dentro il film, con i protagonisti dietro la macchina da presa che sono i tecnici Eros e Giorgio.
    Un tema non del tutto nuovo quello della ripresa dentro la ripresa, ed anche la trama non spicca per novità e colpi di scena, riproponendo a tratti la tematica della “sindrome di Peter Panâ€, tuttavia si apprezza il fatto che non scada nel banale, che la storia sia uno spaccato della vita reale e che la interpreti e rappresenti con fluida e veridica credibilità.
    Punto forte di una sceneggiatura semplice ma efficace, alcune battute e parole salienti che dispongono alla riflessione personale, in parallelo con il mondo “liquido†di oggi in cui la società precaria nel lavoro finisce per esserlo anche nei sentimenti.
    È qui lo

    snodo principale della morale del film, punto forte e credibilmente presentato grazie all’interpretazione dei quattro attori protagonisti che portano avanti un tema attuale con tragicomica ironia.
    Ottima la scelta e la recitazione dei giovani protagonisti, in particolare Alba Rohrwacher mostra doti di versatilità e capacità di comunicare attraverso il personaggio di Lucia che interpreta.
    Interessante ed audace anche il taglio che la regista riesce a portare avanti nel corso della storia, con un occhio realistico puntato sulla società e le peculiarità degli aspetti spiccatamente femminili, le “amiche ochette†sempre ponte e prodighe di consigli, le piccole crisi quotidiane vagamente isteriche, lo sfogo per affrontare le avversità e ricominciare la giornata con più forza e determinazione.
    Punto del film che riporta sulle tematiche iniziali è il finale, quando tutto sembra perso e il sentimento pare una matassa di legami spezzati, scopri il tuo “ioâ€, il tuo “lui†dall’altra parte della telecamera, il tuo

    “Eros†che sa tutto di te.
    Basta guardarsi dentro e saper leggere al di là.
    Efficace anche la parte di Giovanni (Marco Foschi), rappresentante di quel tipo maschile impaurito, eterno ragazzino che di colpo si scopre uomo e rifugge le difficoltà per non affrontare la discussione a viso aperto con la sua compagna ed infine si innamora di un’altra.
    Ossessionata ed esagerata a tratti la presenza di scene di sesso, nella relazione fra il protagonista e la sua nuova compagna, che rischiano di banalizzare il sentimento puro, le tematiche di precarietà di ascolto ed attenzione reciproca e lo spirito che il film sottende per tutto il corso della trama che in alcuni momenti centrali tende a dilungarsi troppo.
    Nonostante un plot non del tutto nuovo, da premiare l’audacia del progetto di girare un film a basso costo che nel complesso riesce bene, mostra l’impegno dei protagonisti, della regista Anna Negri e dell’efficacia del tema

    presentato.

    Perle di sceneggiatura

    "(…) VUOI DIRE CHE QUANDO UNO DIVENTA PRECARIO NEL LAVORO POI DIVENTA PRECARIO ANCHE NEGLI AFFETTI?(…)" (dallo script di RIPRENDIMI).

    Commenti del regista

    "Se da una parte ilnmockumentary si prende gioco dei reality show e di tutte quelle forme di rappresentazione della realtà fintamente ‘realiste’, dall’altra permette una narrazione molto più libera, proprio perchè imita la casualità della vita stessa. La libertà narrativa è anche il risultato di un approccio quasi documentaristico, dove un’agilità di mezzi e un
    abbassamento di costi hanno favorito la sperimentazione e l’improvvisazione degli attori.
    Questa libertà espressiva si allea però con una grande attenzione formale, che crea una poetica visiva che rende i personaggi universali. Nel film c’è anche la commistione tra due generi diversi, quello della commedia
    sentimentale (che a volte raggiunge momenti molto drammatici) che è di Giovanni e Lucia, i soggetti del documentario, e quello della commedia più scanzonata e ‘indy’ che appartiene ai due documentaristi. Quando filmano i drammi che si dispiegano davanti a loro, i due cameraman portano alla scena una distanza ironica che ha dell’assurdo. Come ha dell’assurdo che Eros, il cameraman, si metta a vivere con Lucia per filmarla meglio e lei non solo lo sopporti, ma anzi, parafrasando Billie Holiday, lo paragoni al suo mal di cuore, che è lì da quando il suo amore se ne è andato. Nel film si cambia continuamente di registro, così come si cambia continuamente di punto di vista. Mai come durante una separazione, si ha la sensazione che esistano diversi punti di vista, letterali, ma anche psicologici, che lo spettatore è libero di mettere a confronto. Grazie all’escamotage del documentario nel film si passa in continuazione, e molto fluidamente, dal punto di vista di Lucia a quello di Giovanni e di Michela o a quello di Eros o di Giorgio che guardano, così come a quello delle amiche. Il risultato è un racconto corale, che paradossalmente ritrae l’isolamento in cui ognuno dei personaggi vive e la frammentazione dell’esistenza, che proprio a causa del precariato non ha più una
    dimensione collettiva. Questo è un film disincantato, ma non disperato, che racconta di nuove solidarietà che nascono una volta che l’ideale della coppia perfetta s’infrange sulla dura realtà. E allo
    stesso tempo dice anche che in un mondo dove c’è una produzione esagerata d’immagini,
    girate cinicamente, ormai senza senso, si può ritrovare uno sguardo poetico solo grazie
    all’amore. C’è un parallelo tra la ricerca di Lucia, che cerca di dare un senso a quello che l’ha investita emotivamente e la ricerca di Eros, il documentarista, del senso del suo film. Entrambi sono in una realtà che non capiscono, Lucia vive uno spaesamento sentimentale, mentre Eros non può più usare le vecchie categorie sociologiche per capire il mondo. Ci racconta così dolorosamente di una perdita di una coscienza collettiva, e di
    un malessere sociale che si esprime solo nell’ossessione della riuscita personale. ‘Riprendimi’ è stato un esperimento di cinema indipendente. Volevamo vedere se in Italia era possibile girare un film a basso costo con le nuove leggerissime tecnologie digitali, che possono dare a tutti la possibilità di esprimersi ad un alto livello tecnico. Siamo infatti di
    fronte ad una grandissima occasione di democratizzazione del mezzo cinematografico: tra
    un po’ ognuno potrà raccontare la sua storia. In questo momento di crisi del Cinema Italiano, penso che un rinnovamento, sia delle forme che dei contenuti attraverso la sperimentazione con nuovi generi e nuove tecnologie, possa venire solo dal basso
    ".

    Links:

    • Alba Rohrwacher

    • Marina Rocco

    • Valentina Lodovini

    • Cristina Odasso

    • RIPRENDIMI: INTERVISTE a FRANCESCA NERI (produttrice), ANNA NEGRI (regista) e agli attori (Interviste)

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