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BIRTH â VISUALIZZAZIONE DEL DOLORE E DELLâILLUSIONE DI UNA DONNA PER UN AMORE PERDUTO PER SEMPRE, CHE VEDE, O VUOLE CREDERE, RINATO IN UN BAMBINO
âPenso che il film ritragga una donna condotta alla pazzia dallâamore. Tratta dellâuniverso interiore che diventa equivalente a quello esteriore⌠Lâunico modo per fare questo film era quello di non ⌠provare a dare risposte. Piuttosto il mio compito era cercare e formulare le domande giusteâŚâ.
Jonhatan Glazer
(USA, 2004; drammatico del mistero; 100â; Produz. Academy Productions; Distribuz. Eagle Pictures-It.)
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Titolo in italiano: Birth. Io sono Sean
Titolo in lingua originale:
Birth
Anno di produzione:
2004
Anno di uscita:
2004
Regia: Jonathan Glazer
Sceneggiatura:
Jonathan Glazer; Milo Addica; Jean-Claude Carrière
Soggetto: ...
Cast: Nicole Kidman (Anna) Cameron Bright (Young Boy/Sean) Danny Huston (Joseph) Lauren Bacall (Eleanor) Arliss Howard (Bob) Anne Heche (Clara) Peter Stormare (Clifford) Ted Levin (signor Conte) Cara Seymour (signora Conte) Alison Elliot (Laura) Zoe Caldwell (signora Hill) Milo Addica (Jimmy) Novella Nelson (Lee) Elizabeth Greenberg (insegnante)
Musica: Gerard McCann
Costumi: John A. Dunn
Scenografia: Ford Wheeler
Fotografia: Harris Savides
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
A dieci anni di distanza dalla morte di suo marito Sean, Anna (Nicole Kidman) non ha ancora metabolizzato il dolore di quel lutto che, al di lĂ delle apparenze, per le quali sembra ora disposta a voltar pagina, avendo accettato di sposare Joseph (Danny Huston), in realtĂ ha semplicemente soffocato nel suo io piĂš profondo. Durante i festeggiamenti dei due neo fidanzati, con amici e parenti, tra gli invitati ci sono Clifford, lâex migliore amico di Sean (Peter Stormare) con sua moglie Clare (Anne Heche). Prima di salire nellâelegante appartamento di Anna, Clare manda avanti il marito con una scusa e ne approfitta per dirigersi verso il Central Park di New York, ignara del fatto di essere seguita da una ragazzino, visto poco prima seduto nellâatrio del palazzo. Difatti, quando torna, lo ritrova seduto al suo posto. Giorni dopo, durante una serata in famiglia, in cui si celebra il compleanno dellâelegante e autoritaria madre di Anna, Eleanor (Lauren Bacall), il ragazzino che si chiama esattamente come il marito, Sean (Cameron Bright), compare dal nulla come ospite inatteso poco prima del taglio della torta, chiedendo insistentemente di parlare con Anna in privato. Da questa breve conversazione, in cui Sean le dice di essere la reincarnazione di suo marito defunto e che non vuole che sposi Joseph, Anna esce arrabbiata e disgustata e riaccompagna prontamente il bambino di sotto. Da ora in poi la determinazione e lâinsistenza del ragazzino e soprattutto le particolari informazioni di cui si dimostra straordinariamente a conoscenza sulla vita privata di Anna, faranno però breccia sulla sua mente e nel suo cuore contro ogni logica ragionevolezza, soccombendo allâidea che il bambino possa essere realmente quello che sostiene di essere.
Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)
UN FILM SUL POTERE DI CONDIZIONAMENTO ESERCITATO DA CIOâ IN CUI SI VUOLE CREDERE E SU DOVE POSSA CONDURCI QUESTA CONVINZIONE. INTRECCIO NON PEFETTAMENTE RIUSCITO CHE TRADISCE COMUNQUE RAFFINATEZZE STILISTICHE DI REGIA.
Tra i lunghi piani sequenza che costellano lâintera pellicola, cifra ideale scelta per dare spessore e intensificare particolarmente sul piano emozionale, spiccano su tutti, due momenti che valgono il film: il primo si colloca in apertura, con la corsa fatale di jogging del marito di Anna, su cui si appunta la m.d.p. riprendendolo da tergo, e dunque evitandone il riconoscimento fisionomico, per proseguire poi, con breve stacco, con la ripresa frontale a distanza, finchĂŠ il protagonista non si accascia incorniciato dallâarco del sottoponte, momento in cui altrove, nasce un bambino; il secondo si appunta su un desueto, nella storia del cinema, interminabile piano sequenza questa volta indirizzato su un primissimo piano di Anna (Nicole Kidman) a teatro, avvalorato e |
cadenzato sul piano musicale, dove protagoniste troneggiano le sottili, insistite e commosse sfumature espressive del suo volto, per una sintesi corale con le stesse note musicali orchestrate a intermittenza, e con lâestensione particolarmente lunga del tempo cinematografico scelto, a rimarcare lâintensitĂ di quel passaggio, momento su cui il regista vuole deliberatamente insistere, consacrandolo in unâaura elettiva in seno alla storia, di per sĂŠ non straordinariamente ben amalgamata e neppure particolarmente coinvolgente. Unâottima idea che decolla alla grande per poi perdersi strada facendo in un puzzle di frammenti un poâ anonimi, scialbati in una tensione promessa e non mantenuta, in cui riesce a prevalere lâirritante e snervante ostinazione di questo ragazzino dallo sguardo inquietante e pervadente, in grado di far perdere la testa a chi è giĂ predisposto a perderla, lasciandosi condizionare oltre i limiti della logica comprensione.
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Galleria Fotografica:
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