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    IRONIA E COMMOZIONE PER DIRE COME NOI PLASMIAMO LA NOSTRA REALTA'

    "Questa è la storia di Harold Crick... e del suo orologio da polso. Harold Crick era un uomo di numeri, di calcoli infiniti e di pochissime parole. E il suo orologio ne diceva ancor meno".
    Il narratore

    "Per me il film è la storia di un uomo che per gran parte della sua vita ha dormito sonni profondi. A un certo punto quell’uomo si sveglia, capisce che il tempo rimasto a sua disposizione è pochissimo e si trova costretto a fare quello che in un certo senso tutti noi vorremmo: cambiare il corso del suo destino... Ho sempre desiderato cimentarmi con la commedia. Al tempo stesso, però, volevo fare film che non fossero solo divertenti ma avessero anche uno spessore emotivo... Sono rimasto folgorato da 'VERO COME LA FINZIONE' perché credo che tutti noi abbiamo un narratore nella nostra vita. Tutti noi abbiamo una vocina interna nella testa che ci dice cosa dobbiamo fare e come dobbiamo comportarci. Quello che Harold Crick impara attraverso la sua incredibile esperienza è come sfuggire a quelle vocine per godersi ogni singolo momento della vita".
    Il regista Marc Forster

    (Stranger Than Fiction USA 2006; 113'; commedia surreale; Produz.: Crick Pictures/Mandate Pictures/Three Strange Angels; Distribuz.: Sony Pictures Releasing Italia)

    Locandina italiana Vero come la finzione

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    (Comment by PATRIZIA FERRETTI) - STRANGER THAN FICTION - Marc Forster gets the challenge to use comedy to talk about facts of life like destiny, purpose and philosophy of life. He makes the most of (consciously or unconsciously) an idea that comes from the sixties, exactly from a particular episode of the TV series "The Twilight Zone". But this is just a cue to develop and grow his own story, on the edge of reality and illusion, in the middle of our daily life, not always genuine as much as we would like, a colourful artifice by technical mechanisms starting from the light and funny glamour and from a gentle, refined literary touch shown in the screenplay, perfect to the role played by Dustin Hoffman, Emma Thompson and the “character/person†Will Ferrell. (Translation by MARTA SBRANA, Canada)

    Titolo in italiano: Vero come la finzione

    Titolo in lingua originale: Stranger Than Fiction

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Marc Forster

    Sceneggiatura: Zach Helm

    Cast: Dustin Hoffman (Professor Jules Hilbert)
    Emma Thompson (Kay Eiffel)
    Maggie Gyllenhaal (Ana Pascal)
    Will Ferrell (Harold Crick)
    Queen Latifah (Penny Escher)
    Linda Hunt (Dr. Mittag-Leffler)
    Denise Hughes (Carla)
    Tony Hale (Dave)

    Musica: Britt Daniel e Brian Reitzell

    Costumi: Frank L. Fleming

    Scenografia: Kevin Thompson

    Fotografia: Roberto Schaefer

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    "Una bella mattina un agente del fisco apparentemente normale e generalmente solitario di nome Harold Crick inizia a sentire una voce femminile che descrive ogni sua singola azione, pensiero e sensazione con allarmante dovizia di particolari. La vita meticolosamente ordinata dell’agente viene sconvolta da questa narrazione che solo lui è in grado di sentire. Quando la voce dichiara che Harold Crick sta per morire, l’uomo capisce che deve scoprire chi sta scrivendo la sua storia e convincerlo a modificarne il finale.
    La voce nella testa di Harold si rivela essere quella della scrittrice, un tempo osannata ma ormai quasi dimenticata, Karen 'Kay' Eiffel (Emma Thompson), la quale sta lottando per trovare un finale al libro che coronerà la sua carriera. L’unico problema che le rimane da affrontare è escogitare un modo per eliminare il protagonista principale. La donna ignora però che Harold Crick è vivo e inspiegabilmente a conoscenza dei suoi piani. Tanto per complicare la situazione, l’editore ha deciso di affiancare alla scrittrice un’“assistente†dal pugno d’acciaio, la volitiva Penny Escher (Queen Latifah), che dovrà spingere Kay a terminare rapidamente il romanzo e far fuori Harold Crick.
    Fermamente intenzionato a prendere in mano la sua vita ed evitare una morte precoce, Harold chiede aiuto a un teorico della letteratura di nome Jules Hilbert (Dustin Hoffman). Costui gli suggerisce di cambiare il corso del suo destino trasformando la sua vicenda da tragedia in commedia attraverso uno degli schemi principali di quest’ultimo genere: una storia d’amore tra due persone che si odiano. Harold inizia allora un’improbabile relazione con una pasticcera anticonformista di nome Ana Pascal (Maggie Gyllenhaal).
    Harold, che sperimenta per la prima volta un vero amore e una vita entusiasmante, si convince infine di essere sfuggito al proprio destino visto che la sua storia sembra assumere sempre di più i connotati di una commedia in cui è impossibile che lui muoia. Quello che non sa, però, è che nelle tragedie di Karen Eiffel il protagonista muore sempre nel momento esatto in cui la vita gli sorride di più. Harold e Kay si ritrovano a vagare in un territorio inesplorato: ciascuno deve valutare il peso di un’esistenza umana rispetto a quella che potrebbe essere un’opera immortale: un romanzo sulla vita, la morte… e le tasse".

    Dal >Press-Book< di Vero come la finzione

    Nota: Si ringrazia Cristiana Caimmi (Ufficio Stampa 'Sony Pictures Releasing') per la sollecita collaborazione

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    MARC FORSTER ABBRACCIA LA SFIDA DELLA COMMEDIA PER PARLARE DI COSE SERIE COME DESTINO, FINALITA’ E FILOSOFIA DI VITA. E LO FA SFRUTTANDO (CONSAPEVOLMENTE O INCONSAPEVOLMENTE) UN’IDEA PER ALTRI VERSI GESTITA NEGLI ANNI SESSANTA CON UN PARTICOLARE EPISODIO DELLA CELEBRE SERIE TELEVISIVA ‘AI CONFINI DELLA REALTA’. MA E’ SOLO UNO SPUNTO PER SVILUPPARE E DIRAMARE LA SUA STORIA, IN BILICO TRA VERITA’ E ILLUSIONE, AL CENTRO DEL NOSTRO QUOTIDIANO VIVERE, NON SEMPRE AUTENTICO QUANTO VORREMMO. UN ARTIFICIO COLORITO DA MARCHINGEGNI TECNICI DAL GLAMOUR LEGGERO E DIVERTENTE E DA UN TOCCO LETTERARIO RAFFINATO ESIBITO NELLA SCENEGGIATURA, SPECULARE ALLE CALZANTI INTERPRETAZIONI DI DUSTIN HOFFMAN, EMMA THOMPSON E DEL ‘PERSONAGGIO/PERSONA’WILL FERRELL.

    L’idea non è nuova: basta pensare a A World of his Own (Un mondo su misura, 1960), episodio della celebre serie televisiva Ai confini della realtà scritta da Richard Matheson e diretta da Ralph Nelson, in cui uno scrittore, leggendo il testo

    delle sue storie, vedeva materializzarsi in carne ed ossa, davanti ai propri occhi, i personaggi da lui stesso creati. In quel caso, rispetto a Stranger Than Fiction (Vero come la finzione) erano invertiti di segno i rispettivi sessi. Lo scrittore era un uomo e i personaggi/persone erano donne: Il suo nome è Mary…, man mano che si leggevano le caratteristiche fisionomiche e del carattere del personaggio questo si animava di vita reale nel salotto della sua casa. Una storiella con finale a sorpresa in cui lo scrittore prende una decisione importante proprio quando la moglie Victoria comincia ad indispettirsi di vedere un’altra donna in casa, salvo poi prendere lo spettatore e il personaggio stesso in contropiede rivelando che anche Victoria è l’incarnazione di un personaggio. E la storiella è irrorata di una certa ironia, se vogliamo un tantino maschilista, perché lo scrittore si vedrà in qualche modo sollecitato a far

    ‘morire’ una delle due protagoniste, scegliendo quale deve vivere per restare con lui. Ma qui non si trattava di una morte oggettiva quanto, metafora nella metafora, di una sforbiciata sulla striscia di carta della storia raccontata che aveva dato vita al personaggio da eliminare. Un po’ come le scene tagliate di una pellicola cinematografica, in cui qualche fotogramma finisce inesorabilmente sul pavimento con una semplice sforbiciata.

    Con Stranger Than Fiction, la cui letterale traduzione dovrebbe essere Più strano della finzione e non Vero come la finzione, dando una sfumatura di significato diversa, Marc Forster calca orme più reali dal tocco contemporaneo, intendendo così, come sentenziato da Mark Twain, che “La verità è più strana della finzione… perché la finzione deve attenersi a una serie di possibilità mentre la verità noâ€. Là dove la scrittrice Karen ‘Kay’ Eiffel, dotata dall’interprete Emma Thompson di un coté stranito e un po’ sopra le righe

    che ben si addice al suo personaggio, è famosa per scrivere tragedie e dunque per ‘uccidere’, letterariamente parlando, tutti gli eroi delle sue storie. Affetta dal ben noto ‘blocco dello scrittore’ non riesce a trovare un finale e una fine adeguata per il personaggio della sua storia attuale Morte in tasse. Sarebbe tutto normale, e persino banale, se a colorire la situazione non fosse il fatto che il suo personaggio Harold Crick, cui dà volto Will Ferrell (Melinda e Melinda), agente del fisco, circola in carne ed ossa per le strade e conduce una vita reale. Sì che non si tratta più di morte letteraria ma di un vero e proprio omicidio. Tragicomica la dinamica con cui viene introdotta la consapevolezza del personaggio, tramite la voce fuori campo della scrittrice che lui improvvisamente comincia a sentire nella sua testa: una vocina interna che accompagna le sue azioni quotidiane e che

    gli preannuncia dunque “…l’imminente decessoâ€, un imput che innesca la sua lotta per la sopravvivenza. Ovvio che Forster usi questa bizzarra storia drammatica virata in commedia, in bilico tra verità e illusione, per parafrasare, secondo il suo stile ‘visionario’ in chiave ‘metafisico-lirica’, un messaggio ben più profondo che ha a che fare con l’ineluttabilità del destino e la capacità delle persone di interagire con esso, per plasmarne se non completamente, almeno alcuni tratti fondamentali. Messaggio frazionato, offerto allo spettatore in tante piccole ma succulente porzioni, con le riflessive considerazioni per lo più messe in bocca all’esperto letterario - grande raffinatezza di Dustin Hoffman e della sceneggiatura - cui si rivolge il malcapitato protagonista nel disperato tentativo di trovare una via d’uscita. Alcuni marchingegni tecnologici per cui certi diagrammi posti in sovrimpressione nei vari fotogrammi accompagnano azioni e manìe ossessive del personaggio, con cui facciamo così l’iniziale sua conoscenza, aggiungono un

    simpatico glamour leggero e divertente, mantenuto per il messaggio finale sulla filosofia della vita, a ricordarci l’importanza delle piccole cose, di semplici gesti o azioni, perché … le sfumature sono quelle che contano: sono qui per salvarci la vita. Un’operazione che può far pensare ad una ricetta annacquata ma il bello del film sta proprio nella coraggiosa scelta dei toni scanzonati della commedia per dire con leggerezza cose serie che tutti sanno ma cui si preferisce non pensare.
    Il tutto potrebbe riassumersi nella domanda chiave: chi ha in mano il nostro destino e che cosa noi possiamo farci? Una domanda che, sempre usando i toni leggeri ma per altri versi, si era già posto anche Peter Weir con The Truman Show, anche questo in bilico tra realtà e finzione, con il destino appeso a un filo.

    Links:

    • Marc Forster (Regista)

    • Dustin Hoffman

    • Maggie Gyllenhaal

    • Will Ferrell

    • Emma Thompson

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