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    'PROPOSTA DECENTE' A DEMI MOORE SCRITTRICE 'MISTERY' IN UN THRILLER 'GOTICO'

    HALF LIGHT: una tragedia, visioni e atmosfere inquietanti in un thriller dal sapore hitchcockiano a firma del regista e sceneggiatore australiano CRAIG ROSENBERG. Un'atmosfera che doveva trovare un'eco anche nelle ambientazioni, così per gli esterni sono state scelte suggestive locations nell'Inghilterra sud occidentale, nel Galles settentrionale e a Londra.

    "Ho sempre amato le storie gotiche e i thriller... Mi piaceva l'idea di qualcuno che si ritrova in un villaggio remoto e soccombe alla paranoia e alla paura. E' questo lo spunto da cui è nato 'Half Light'".
    Il regista e sceneggiatore Craig Rosenberg

    (Half Light, Gran Bretagna 2006; Thriller; 110'; Produz.: Lakeshore Entertainment/VIP 3 Medienfonds; Distribuz.: UIP).

    Locandina italiana Half Light

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Half Light

    Titolo in lingua originale: Half Light

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Craig Rosenberg

    Sceneggiatura: Craig Rosenberg

    Soggetto: Craig Rosenberg

    Cast: Demi Moore (Rachel Carlson)
    Hans Matheson (Angus McCulloch)
    James Cosmo (Finlay Murray)
    Kate Isitt (Sharon Winton)
    Therese Bradley (Morag)
    Beans Balawi (Thomas)
    Henry Ian Cusick (Brian)
    Joanne Hole (Mary Murray)

    Musica: Brett Rosenberg

    Costumi: Ruth Myers

    Scenografia: Don Taylor

    Fotografia: Ashley Rowe BSC

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    "La vita di Rachel Carlson (Demi Moore), autrice di mistery di successo, viene sconvolta dall'improvvisa morte del figlioletto Thomas (Beans Balawi), che a soli sette anni annega nei pressi della loro casa di Primrose Hill. A un anno di distanza dalla tragedia e malgrado abbia già riscosso un cospicuo anticipo sui diritti del nuovo romanzo, Rachel non è ancora in grado di tornare al suo lavoro. Come se non bastasse, anche il suo matrimonio con Brian (Henry Ian Cusick), redattore e scrittore mancato, è andato a pezzi. A questo punto la sua migliore amica Sharon (Kate Isitt) prende in mano la situazione e affitta per lei un cottage ad Ingonish Cove, piccolo e isolato villaggio delle Highlands scozzesi.
    Rachel riesce lentamente ad adattarsi alla vita nel suggestivo paesino, grazie anche alla presenza di Angus McCulloch (Hans Matheson), l'affascinante guardiano del faro che vive sull'isola deserta che fronteggia la costa.
    Ma proprio quando avverte i primi segnali di una ritrovata serenità, la donna inizia a ricevere inquietanti messaggi dal figlio morto, che vuole metterla in guardia contro un non meglio precisato pericolo. Incapace di capire se quegli avvertimenti siano reali o frutto della sua mente malata, Rachel viene così trascinata in una dimensione di follia, morte e fenomeni soprannaturali".

    Dal >Press-Book< di Half Light

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    DEMI MOORE, OGGI ULTRAQUARANTENNE CON UN FASCINO VELATAMENTE INTRIGANTE DALLO SGUARDO UN PO’ PIU’ CONSAPEVOLE E MENO INNOCENTE, STRIZZA VAGAMENTE L’OCCHIO A UN VECCHIO GHOST ORMAI LONTANO QUASI UN VENTENNIO, SCEGLIENDO ORA DI ACCORDARSI SUL REGISTRO DI UNA PENOMBRA INCARNATA COME STATO D’ANIMO. CON HALF LIGHT (PENOMBRA), IL REGISTA CRAIG ROSENBERG ARCHITETTA UNA PELLICOLA ONESTA CHE OMAGGIA CONSAPEVOLMENTE ONOREVOLI PRECEDENTI IN CELLULOIDE EVITANDO PERO’ SCIMMIOTTAMENTI GRATUITI. RIESCE INFATTI, PUR TRATTANDO UNA MATERIA GIA’ PLASMATA IN SVARIATI MODI, A TROVARE UNA STRADA SUA PROPRIA, COSI’ COME LA PROTAGONISTA CHE ALLA FINE, DOPO UN CALEIDOSCOPICO SMARRIMENTO, RITROVA SE STESSA, RECUPERANDO UNA VERITA’ AUTENTICA, UN CERTO SENSO DI PACE E DI RINNOVATO EQUILIBRIO, GRAZIE AD UN’ESPERIENZA CHE POTREMMO DEFINIRE INTENSAMENTE ‘PANICA’, CONSIDERATO IL RUOLO CENTRALE GIOCATO NELLA STORIA DA UNA NATURA SPETTACOLARE QUANTO PROTAGONISTA A TUTTI GLI EFFETTI.

    Le verità nascoste, Il sesto senso…, chissà quanti precedenti in celluloide potrebbero essere chiamati in causa

    per questo Half Light. Ma in cima alla lista dovremmo ricordarci soprattutto di Ghost. Le chiavi della storia sono sempre là, con la protagonista Demi Moore in primo piano, una sensitiva sul suo cammino come ‘mediante’ il dialogo che va ad aprirsi tra lei, in vita e disperata, e il familiare defunto: là era il proprio compagno (interpretato da Patrick Swayze), qui il proprio bambino annegato. Ad un certo punto c’è proprio una esplicita e puntuale citazione, indubbiamente voluta, che richiama una specifica sequenza di Ghost, quando le viene detto, ora e allora, “Ti tiene la manoâ€/â€Sta cercando di tenerti la manoâ€. Certo che da quello ‘storico’, lontano Ghost, distante quasi un ventennio da oggi e dopo sei anni di assenza dal grande schermo come protagonista (Passion of Mind), Demi Moore la ritroviamo cambiata, sia dal punto di vista fisico-estetico che recitativo, accresciuto di segno sul filo di una ‘statura’

    meno angelico-adolescenziale, più posata e matura, ma non meno intensa, fascinosa e misteriosamente intrigante. A questo si aggiunge il fatto che Half Light è orchestrato in maniera tale da tenere alta l’attenzione dello spettatore fino alla fine: giocando su certi passaggi in ripresa alternata, si associano dettagli di situazioni e persone diverse e pur legate tra loro, interagiscono interni ed esterni, ci si affida a dettagli colti in primissimo piano come i tasti o gli ingranaggi della dattiloscrivente, i prodotti scritti o le recensioni di questi, per poi scorrere carrelate panoramiche che - forza della cinematografia - in pochi fotogrammi sintetizzano il background di una persona, l’essenza, il carattere, quei dati, insomma, essenziali ad indottrinare lo spettattore prima di addentrasi nel cuore della storia. Una storia che si insinua nella ‘penombra’ (non a caso il film si intitola Half Light/Penombra), scartando dai giochetti incentrati sui sussulti a base acustica,

    per affidarsi, più discretamente e diffusamente, alla totale mancanza di sonoro. E qui si preferisce lasciar parlare le immagini, spesso mozzafiato ed estremamente fluide quando appuntate sulla natura protagonista delle Highlands scozzesi: la poesia dei cavalli (assemblati per contrasto cromatico) sul mare, le scogliere su cui si infrangono le onde, il contesto ideale per lunghe passeggiate, con chiacchierate spesso lasciate all’immaginazione perché l’unica chance di sonoro è là affidata alla musica che accompagna i protagonisti. E il moto di fluidità sembra contagiare anche quei corpi su cui la m. d. p. quasi ‘passeggia’come se si trattasse di un paesaggio, percorrendoli nei dettagli colti in primissimo piano. Il frequente ricorso poi a vari filtri valorizza una fotografia mutevole, dal tocco patinato al controluce, dorato o ombreggiato con stupende dominanti cromatiche, mentre il generoso uso di sovrimpressioni o compresenze di immagini appartenenti a dimensioni temporali diverse in uno stesso fotogramma, volge a

    rimarcare ricordi, racconti o visioni. Vedi ad esempio il racconto al faro da parte del poliziotto locale a Rachel, là dove il contenuto stesso di quanto le viene detto, è prontamente visualizzato sulla scena, tanto che il narratore può persino permettersi di toccarlo, secondo una scelta dal sapore pirandelliano.
    Nulla dunque a che vedere con le nuances zuccherose e lacrimevoli del vecchio , da cui si attingono a piene mani i motivi di fondo, gestiti però in una cifra più moderna e giocata sempre sul bilico tra il soprannaturale autentico e quel che si scoprirà come soprannaturale solo apparente, di fatto il frutto reale di una cinica tresca. Da chi e come è ordita è meglio tacere per non rovinare l’effetto sorpresa allo spettatore che magari il film deve ancora vederselo. Ma questo thriller si avvia sottilmente complicato fin dalla reale instabilità psicologica della protagonista, dove la natura di certe sue

    visioni radica nei suoi sensi di colpa per la morte del figlio, imputando l’accaduto ad una mancanza personale, ramo che va da insinuarsi fino a legare, intrecciandosi, con il resto delle tessere del puzzle narrativo, all’apparenza misteriosamente sconnesso. Di fatto il film tiene bene sino alla conclusione con pochi elementi chiave ben orchestrati senza far perdere la concentrazione sulla loro ineluttabile centralità. Tra questi è sicuramente la natura stessa, nella cui ripresa il compiacimento e la ricerca di un affinamento di timbro estetico, non sono quasi mai fini a se stessi, andando invece ad integrarsi, in una valenza quasi ‘panica’, con gli stati d’animo della protagonista, accompagnandola in questo inquietante cammino, lastricato di un caleidoscopico smarrimento, fino al ritrovamento di se stessa, dell’autentica verità, recuperando quell’agognato senso di pace e di rinnovato equilibrio, malgrado tutto.

    A quanto si dice, in America il film è uscito direttamente in DVD, saltando a

    piè pari l’uscita nelle sale. Evidentemente Demi Moore, o lo stesso regista, hanno meno Santi in paradiso di qualche altro che con la pubblicità parte persino qualche anno prima, e non convince lo stesso. Non venitemi a dire che questo battage, da cui ormai è meglio guardarsi bene, equivale davvero alla qualità del film: Il codice da Vinci docet. Personalmente preferisco snobbare l’epoca dei polveroni gratuiti orditi ad arte unicamente a scopo di lucro, in cui rientra peraltro, incastonata come le imitazioni di pietre preziose, l’invasione dei remake che da qualche tempo inquina il mercato cinematografico. Preferisco di gran lunga, e volentieri, accordare maggior credito a pellicole non originalissime ma discrete, delicate, volutamente non prorompenti ma per questo non certo meno interessanti, anzi, di tutto rispetto e, nel caso specifico di Half Light, aggiungerei anche, molto ben confezionate.

    Perle di sceneggiatura

    Rachel Carlson (Demi Moore): “Io scrivo perché non funziono molto bene come essere umano se smetto di farloâ€.
    La sensitiva a Rachel: “Sai cosa avrebbe voluto Thomas? Che dimenticassi la sua morte e ricordassi la sua vitaâ€.

    Commenti del regista

    "Abbiamo valutato una serie di possibilità diverse. A un certo punto abbiamo pensato alla Nuova Scozia. CErcavamo un luogo con un'atmosfera ben precisa e con determinate caratteristiche che soddisfacessero le esigenze di scena. Il faro, ad esempio, giocava un ruolo importante nel film, e per noi era molto importante trovare altre location disponibili nella stessa zona. Senza dimenticare che quei luoghi dovevano essere caratterizzati da una sorta di austera bellezza. Insomma, la ricerca non è stata affatto semplice... Abbiamo girato da settembre a Novembre in condizioni parecchio difficili. Dopo le riprese in Galles, ci siamo trasferiti in Cornovaglia per un pò, ma sono stati il vento e la pioggia del Galles a renderci le cose difficili. Devo ammettere, però, che queste condizioni climatiche ci hanno consentito di ottenere immagini di grande intensità e drammaticità, perfette per la storia che stavamo raccontando. Certo, è stata un'esperienza incredibile... Non sono sicuro di voler trovarmi ancora in una situazione simile, ma c'è da dire che guardando le riprese si fa presto a dimenticare tutto ciò che accadeva dietro la macchina da presa".

    Riguardo all'interprete protagonista Demi Moore e il suo personaggio, Rachel Carlson: "Demi è una mamma molto attenta e l'importanza che la famiglia riveste nella sua vita la rendeva l'interprete ideale di 'Half Light', un film in cui l'amore materno svolge un ruolo fondamentale. Nei suoi film più recenti - 'Soldato Jane' e 'Charlie's Angels' - ha dato prova di possedere una forte personalità, ma non dimnetichiamo quel senso di fragilità che ha fatto il successo dei suoi primi film come 'Ghost'. Il personaggio di 'Half Light' riassume entrambe queste caratteristiche ed era necessaria un'attrice che fosse in grado di esprimere sia la vulnerabilità sia la forza e la determinazione di Rachel, che fa di tutto per riprendere il controllo della propria vita dopo la tragica morte del figlio".

    Commenti dei protagonisti:

    DEMI MOORE (la scrittrice Rachel Carlson), a proposito delle condizioni meteorologiche di ripresa: "Il vero problema non era la pioggia, o il freddo ma piuttosto il vento, che in certi momenti della giornata raggiungeva una velocità tra i venticinque e i cinquanta nodi. Per gli abitanti del luogo, ovviamente, tutto ciò rientra nella normalità. La zona, comunque, è davvero molto bella e poter girare in quei luoghi è stato importante ai fini dell'atmosfera del film".

    Questione di punti di vista:
    HANS MATHESON (Angus, il guardiano del faro): "La mia famiglia è originaria della Scozia e forse per questo quel tipo di clima mi ispira e mi emoziona. Il mare in tempesta e il vento impetuoso mi danno sensazioni fortissime.... Quanto poi al suo personaggio: "... Dare vita a una storia così complessa non è stato affatto facile. Interpretare un ruolo ricco di sfaccettature è stat una vera sfida per me. E' stato come interpretare tre o quattro personaggi contemporaneamente, ho dovuto trovare un equilibrio e fare attenzione a non svelare troppo nè troppo poco".

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