DOPO L'ANTEPRIMA MONDIALE ROMANA DEL 24 APRILE, 'MISSION: IMPOSSIBLE III' ARRIVA NELLE SALE IL 5 MAGGIO
'CELLULOID PORTRAITS' rende Omaggio alla Memoria di PHILIP SEYMOUR HOFFMAN - "... volevamo che il film ruotasse intorno all'uomo Ethan Hunt pur lasciando molto spazio all'azione. I thriller di spionaggio che preferisco sono quelli in cui il rapporto dei personaggi con il mondo esterno, per quanto estremo e iper-realista, è anche emotivamente autentico. Questi eroi vivono momenti angosciosi, terrorizzanti, adrenalinici e appassionanti, e il pubblico deve poter credere che sono 'veri'. E' esattamente questa sensazione di verità che volevamo trasmettere in Mission Impossible III".
Il regista J. J. Abrams
(Mission Impossible III, USA 2006; thriller d'azione; 126'; produz.: Paramount Pictures/Cruise/Wagner Productions, in associaz. con MI 3 Film; Distribuz.: UIP)
HA UN TOCCO INEDITO, PUR NON TRADENDO IL GENERE, IL III° ATTO DELLA 'MISSIONE IMPOSSIBILE' DI TOM CRUISE, FORSE IL MIGLIORE DELLA SERIE. NULLA E’ IMPOSSIBILE PER TOM. NEANCHE LA MISSIONE PIU’ INCREDIBILE CHE POTESSE CAPITARGLI E CHE LO HA RIACCIUFFATO DAL SUO FUORI SERVIZIO. IL TOCCO INEDITO DI QUESTO III ATTO DI ‘M:I’, CHE PUR NULLA TOGLIE AL GENERE DI UN’AZIONE PERALTRO QUI PARTICOLARMENTE ADRENALINICA DA LASCIARE SENZA FIATO, STA NELL’APRIRSI UN VARCO NELLA SFERA PRIVATA DEL PROTAGONISTA ETHAN/CRUISE, PER METTERE IN LUCE IL LACERANTE CONFLITTO CHE LO AFFLIGGE: RISPONDERE A ESIGENZE LAVORATIVE SOPRA LE RIGHE E MANTENERE SALDI E SANI GLI AFFETTI PERSONALI. MALGRADO LE EVIDENTEMENTE IRRINUNCIABILI LICENZE AD EFFETTO, DEL TUTTO IMPROBABILI NELLA REALTA’, IL FILM MANTIENE NELL’INSIEME UNA CERTA COERENTE COMPATTEZZA, PURE CON QUALCHE SCHEGGIA DI ORIGINALITA’ CHE FA ONORE ALLA REGIA DI J. J. ABRAMS: DAL RICORSO AL FLASHBACK IN APERTURA DELLA STORIA, FORSE LA
SEQUENZA PIU’ BELLA, DI IMPATTO TRAVOLGENTE E INASPETTATO, ANTICIPATA DA UN COLPO SECCO A SCHERMO ANCORA BUIO E MIRATA A COGLIERE DI SORPRESA LO SPETTATORE, ALLA RICERCA DI ESCAMOTAGE ELEGANTI COME LO SCAMBIO DI PERSONA RESO POSSIBILE DALLA FABBRICAZIONE RECORD DI UNA MASCHERA, IN TEMPO REALE E SIMULTANEO ALL’AZIONE IN CORSO. ADRENALINA E SUSPENSE TIRATE AL MASSIMO DUNQUE, EFFETTI CHE GARANTISCONO UN GRANDE SPETTACOLO, RECITAZIONE AI MASSIMI LIVELLI, GIOCATA SOPRATTUTTO TRA I DUE OPPOSTI PROTAGONISTI: L’EROE POSITIVO DISPOSTO A GIOCARSI IL TUTTO E PER TUTTO INTERPRETATO DIVINAMENTE DA TOM CRUISE (CHE CI REGALA PERSINO UN CAMEO IN ROMANESCO ESALTATO DALLA VERSIONE IN LINGUA ORIGINALE) E UNA NEMESI PSICOPATICA E CRUENTA INCARNATA DAL PREMIO OSCAR PHILIP SEYMOUR HOFFMAN (ALIAS ‘TRUMAN CAPOTE’). COME CAPITA IN ALTRI CASI, ANCHE QUESTO FILM CALA UN PO’ DI TONO NEL FINALE, UN PO’ TROPPO EDULCORATO E FAVOLISTICO, FORSE PERSINO UN PO’ RUFFIANO NELLA SCELTA DI CONGEDARSI
DALLO SPETTATORE CON IL SOLARE SORRISO DI TOM.
Davvero nulla è impossibile per Tom Cruise, stimatissimo stuntman, oltre che interprete eccellente. Con questo III atto di Mission Impossible (M:I) ha davvero superato se stesso, regalando allo spettatore una performance particolarmente e sorprendentemente spericolata, di cui, oramai è stranoto, si è reso direttamente protagonista rifiutando di delegare ad altri anche le scene d’azione più azzardate. E vedrete che ce ne sono di strabilianti e non sono neppure poche. Ma, come sempre, anche in un film come questo, arricchito peraltro da numerosi colpi di scena, Cruise non ha mancato di coinvolgerci nei suoi intensi momenti di introspezione psicologica, con un caleidoscopio di sguardi che da solo buca lo schermo. A cominciare dalla sequenza iniziale, davvero straordinariamente mozzafiato, e questa volta non certo per effetto di qualche spericolata scena d’azione. Tutt’altro. Del resto anche di seguito, non mancano momenti di corposi silenzi, sguardi obliqui
o meditativi di cui Tom Cruise dota il suo personaggio, l’agente segreto Ethan Hunt, costretto al top secret anche con la fidanzata Julia (Michelle Monaghan), la persona che gli è più cara e che comincia non a caso a insospettirsi, a sentirsi confusa e a non essere più sicura della vera identità e delle effettive intenzioni del suo compagno, ma che alla fine si dice disposta ad accordargli la fiducia incondizionata che le viene richiesta , malgrado tutto (Devi fidarti di me). Per contro, lui stesso non vive sonni tranquilli, come dimostra la sequenza in cui si sveglia di soprassalto proprio a causa di incubi notturni. Per la prima volta si scava un po’ più a fondo nell’intima personalità del personaggio, ritraendolo proprio all’interno della sua sfera privata. Dopo una fugace cerimonia di matrimonio con la sua ragazza, il personaggio di Tom Cruise e la sua squadra saranno in azione
facendo tappa nei posti più disparati, legati tra loro dalla rispettiva, spettacolare, bellezza artistica: primo fra tutti il Gala in Vaticano - di fatto ricreato nella reggia di Caserta - con i suggestivi scorci tiberini o più propriamente cittadini che evidentemente motivano la scelta di Roma per l’anteprima del film (il 24 aprile), là dove Tom Cruise, agghindato da operaio, ci regala un cameo mentre discute in romanesco (esaltato dalla versione in lingua originale) prima di ricomparire in veste sacerdotale. Operazioni coadiuvate da marchingegni (una Croce come trasmettitore, lo specchietto da trucco/micromacchina fotografica, eccetera) che sembrano omaggiare analoghe soluzioni alla James Bond, ma sono dettagli superati da escamotage ben più eleganti come quello che va a ricreare in tempo reale, simultaneo all’azione in corso, la maschera del cattivo di turno, il trafficante di armi Owen Davian (Philip Seymour Hoffman), perseguito dallo staff di Hunt, sotto la supervisione dell’Agenzia Intelligence ‘Mission
Force’. Ma la città più spettacolare, colta ora nella sua più scintillante dimensione notturna o, più intimamente, in un caratteristico villaggio di pescatori di antichissima origine, è Shangai, di cui lo spettatore può cogliere, per contrasto, le due anime, moderna e palpitante, tranquilla e meditativa. Città dove Ethan/Cruise approda travestito da hippie, ritrovandosi poco più tardi a correre all’impazzata attraverso i portici dell’antico villaggio che, per l’esoticità contestuale e la situazione d’emergenza in cui si ritrova il personaggio, richiama per un momento alla memoria anche Indiana Jones. In tutto questo agitatissimo percorso, costellato da movimenti di macchina rapidissimi, con incroci di immagini immortalati da una fotografia soffusa e mossa, rimarcata dal frequente ricorso ai filtri per ottenere dominanti cromatiche ad effetto, si fa strada il novero di esagerazioni hollywoodiane, tra cui un aereo che esce illeso dal nucleo centrale delle fiamme causate da un’esplosione, un camion che passando sopra i
due protagonisti sembra optare la scelta ‘consapevole’ di agganciare l’uno e ‘sputare’ l’altro lasciandolo senza un graffio, e via di seguito. Ma, si sa, la Missione impossibile ha le sue proprie esigenze e l’impossibile diventa, se non proprio vero, credibile o almeno accettabile. Tutto merito dell’illusivo quanto efficace effetto di persuasione che regia e attori, assolutamente complici, effettuano sullo spettatore ignaro o, magari, persino prevenuto, che, disarmato da tanta bravura e sì immane dispiegamento di forze, si aggrega volentieri, complice egli stesso, al plauso finale, divertito e appagato, malgrado l’edulcorato happy ending, peraltro oltremodo ruffiano nella scelta di delegare a Tom Cruise la responsabilità di congedarsi dal pubblico, ovviamente, con il suo fatidico, solare sorriso.
Commenti del regista
Una scelta focale per lo stile del film:
"... Tom (Cruise) e io abbiamo deciso fin dall'inizio che volevamo focalizzarci sulla sfera intima dei personaggi. Quando senti parlare di 'Mission Impossible', pensi subito a situazioni estreme, azioni spettacolari e stunt da brivido. La nostra idea era di utilizzare senz'altro questi elementi - indispensabili in un thriller di questo tipo - combinandoli però con una storia che mettesse in gioco sentimenti di amore e di amicizia e una serie di personaggi che nel corso del film il pubblico avrebbe imparato a conoscere e ad amare... Uno che fa il lavoro di Ethan Hunt, come può essere nella vita privata? La nostra idea era appunto questa: anzichè fare un film su una spia, volevamo raccontare la storia di un uomo che si guadagna da vivere facendo la spia. Può sembrare una sfumatura, ma se ci si lascia realmente guidare da questa riflessione, emergono domande e risposte appassionanti, dense di risvolti emotivi e spunti narrativi".
A proposito delle scene d'azione:
"Quando abbiamo iniziato a scrivere le sequenze di azione, abbiamo avuto una serie di perplessità perchè sapevamo che Tom non avrebbe accettato controfigure e avrebbe voluto eseguire gli stunt personalmente. Alla fine, ovviamente, ci siamo resi conto che la priorità era creare un prodotto spettacolare. Lavorare con un attore e un produttore che è pronto a dare tutto se stesso per fare in modo che il film riesca è molto appassionante, ma a volte può far venire i capelli dritti".
Anche le ambientazioni giocano un ruolo da protagonista: "Non volevo che gli spettatori fossero bombardati da immagini da cartolina senza alcun significato. Le location sono parte integrante della storia... A Xitang (antico villaggio di pescatori a circa due ore di auto da Shanghai) è ambientata la parte conclusiva del film. Volevamo che fosse questa antica cittadina a fare da sfondo a un finale pieno di emozione".
Commenti dei protagonisti:
Un occhio rivolto alla vita privata del personaggio Ethan Hunt interpretato da Tom Cruise:
Tom Cruise: "Uno dei grandi problemi che le persone affrontano nel quotidiano è quello di conciliare la vita privata con il lavoro. Come si fa a svolgere una professione che si ama senza trascurare moglie e figli? In 'Mission Impossible III' abbiamo applicato questa riflessione a una situazione estrema: anche Ethan si sforza di trovare un equilibrio tra la sfera privata e quella lavorativa, ma rispetto alle persone 'normali' lui ha un problema ulteriore, perchè il mestiere di agente segreto ha ripercussioni dirette sui rapporti familiari. Insomma: siamo partiti da un problema reale e lo abbiamo portato alle estreme conseguenze, creando situazioni incredibilmente trascinanti".
E, a proposito dell'azione, commenta ancora Tom Cruise: "Eseguire gli stunt è una sfida che considero parte integrante del ruolo di attore. Ovviamente nessuno ha voglia di correre rischi inopportuni, ma se ci si può allenare per svolgere le scene acrobatiche in maniera da dare credibilità al film, si può star certi che gli spettatori si appassioneranno molto di più a ciò che vedono... Nel periodo in cui viaggiavo per lanciare 'Guerra dei mondi' mi sono allenato ogni giorno. Al mattino facevo esercizi di riscaldamento e praticavo il 'movimento dinamico'... Il mio obiettivo era di acquisire il dinamismo per realizzare tutte le scene di azione richieste dalla storia".
Tom Cruise commenta il personaggio di Philip Seymour Hoffman, contrapposto sul versante negativo, al suo
Tom Cruise (Ethan Hunt): "Ogni volta che Philip (Seymour Hoffman/il cattivo Owen Dawian) interpreta un ruolo riesce a farlo completamente suo; non reagisce mai come ti aspetti, ed è per questo che i suoi personaggi sono tutti così originali. le scene in Ethan Hunt affronta Davian sono impressionanti perchè Philip ha fatto di Davian un personaggio capace di tutto. Ethan non si era mai scontrato con un rivale feroce e temibile come quello creato da Philip".
Michelle Monaghan (Julia Hunt) a proposito del tipo di relazione del suo personaggio con quello di Tom Cruise: "In questo episodio, Ethan vive momenti drammatici ed emotivamente intensi. Lui è innamorato di Julia e vuole che la loro unione duri. Anche Julia lo ama molto, ma ha come l'impressione di non conoscerlo davvero; nel corso del film, si rende conto che è profondamente angosciato e comincia a chiedersi se non le stia nascondendo qualcosa. Ethan le chiede di avere fiducia e lei cerca di accontentarlo... Julia è convinta che si guadagni da vivere studiando i problemi del traffico... Ethan non è solo un eroe dello spionaggio ma ha anche un lato vulnerabile. Nel film l'azione e l'intreccio hanno un ruolo importante, ma il modo in cui il personaggio viene messo a nudo e il processo di identificazione che crea nel pubblico sono completamente divesri rispetto al passato".
Philip Seymour Hoffman (sul suo personaggio Owen Davian): "In questo genere di storia c'è sempre un buono e un cattivo. Davian è il cattivo e tutto il lavoro sporco ricade su di lui... Oltre a essere cattivo, Davian è anche uno psicopatico. Quanto più si dimostra malvagio, perverso e brutale verso l'eroe, tanto più lo spettatore solidarizza con Ethan e spera che lui venga sconfitto".
Ving Rhames (Luther): "Luther ed Ethan sono amici oltre che colleghi, ma nei primi due episodi non parlavano mai della loro vita privata mentre qui discutono di tutto. Il grande merito di J. J. è proprio quello di aver saputo rendere il lato umano di questi personaggi, al di là di quello del mestiere che svolgono".
Jonathan Rhys Meyers (agente Declan): "Declan è un irlandese. E' un pazzo, uno che agisce di pancia... fa parte della nuova generazione dell'IMF: è stato addestrato da Ethan e ha quell'amore per il rischio che lui apprezza nei componenti della sua squadra. Ora è un fattorino italiano, un minuto dopo un imbranato turista americano e quello dopo ancora una guardia svizzera. Non ha nessuna difficoltà a trasformarsi in un personaggio sempre diverso".
Altre voci dal set:
Il produttore Paula Wagnersul film: "Tom Cruise e il regista J. J. Abrams hanno realizzato un film pieno di suspense e azioni travolgenti, che abbina elementi comici e drammatici e presenta personaggi che il pubblico non dimenticherà facilmente... (Ethan) Hunt ha una vita privata che è scissa dal lavoro e spesso entra in contrasto con quest'ultimo. Come fai a mantenere dei rapporti personali autentici se lavori per la Impossible Mission Force, l'agenzia di intelligence più segreta che ci sia?. Il film indaga anche sulla natura dei rapporti all'interno della IMF. Ethan Hunt e Luther Stickell lavorano insieme da un bel numero di anni. Il loro rapporto professionale si basa su un'amicizia solida. Tom e Ving nel ruolo di attori, e J. J. (Abrams) in veste di regista, esplorano a fondo questa relazione trattandola con sagacia, ironia e senso dell'umorismo, il che la rende effettivamente molto credibile".
e sul personaggio di Tom Cruise: "Ethan Hunt si trova fra due fuochi. Deve essere pronto a rispettare gli impegni con la IMF, ma cosa succede quando il lavoro entra in conflitto con la sua vita privata?".
Il leggendario coordinatore delle sequenze di azione Vic Armstrong: "Tutti gli scambi di idee che ho avuto inizialmente con J. J. (Abrams)hanno riguardato lo stile. J. J. voleva imprimere il proprio marchio alle sequenze di azione e il mio compito consiste appunto nell'adattarmi alla visione del regista. Non deve esserci soluzione di continuità tra l'azione e il resto del film perchè fanno parte dello stesso sistema. Una volta stabilito questo principio, ho cominciato a leggere le scene dinamiche della sceneggiatura pensando a come tradurle in realtà ".
Lo scenografo Scott Chambliss: "J. J. (Abrams) non voleva che 'Mission Impossible III' apparisse 'patinato' e me lo ha chiarito fin da subito. La sua idea era di ancorare il più possibile il film alla realtà . I personaggi dovevano apparire umani, autentici, e anche le location dovevano risultare realistiche, mantenendo la spettacolarità che è connaturata alla serie di 'Mission: Impossible' (qui realizzata con)... una grande sequenza nei pressi del Vaticano, una grande sequenza sul tetto di un grattacielo di Shanghai e un'altra grande sequenza a Berlino. Tutte le location rispondono direttamente alla visione stilistica di J. J. (Abrams)".