Dalla commedia romantica e dark, suo piatto forte anche se non di certo l’unico, JOHN CUSACK (Being John Malkovich - Essere John Malkovich, 1999; Serendipidy-Quando l’Amore è Magia e America’s Sweethearts - I perfetti innamorati, entrambi del 2001) si immerge ora nel thriller di stampo horror paranormale psicologico. In 1408, film tratto da un romanzo di Stephen King, per la regia dello svedese Mikael Hafstrom (Derailed, 2005), Cusack veste difatti i panni del tormentato scrittore horror Mike Enslin, e avrà tanto di quel filo da torcere per passare una notte non propriamente idilliaca nella stanza infestata al Dolphin Hotel a New York, la famigerata 1408, appunto, che si vedrà obbligato ad affrontare l’orrore sotto forma dei suoi propri demoni, là dove si annida anche una chiave mistico-metafisica.
"Ho iniziato a pensare a Flothe e ad Hansen come persone simili e allo stesso tempo opposte. Una è assolutamente audace, egocentrica, narcisista e si autoalimenta delle sue più amorali fantasie. Mentre Glenn è una specie d’insegnante inglese, un uomo molto gentile, premuroso, e uno studente di storia. Ma ha un’impetuosa forza di volontà; credo volesse affrontare quest’uomo anche per capire le ragioni del suo comportamento. Anche se ha catturato Hansen, probabilmente ha ritenuto di aver fallito perché, quando si cerca di comprendere il male, non si ottengono mai le risposte che si sarebbero volute. Alla fine ci sembra quasi di essere rimasti lacerati da questo fatto; avremo pure rinchiuso dietro le sbarre il colpevole ma lui non ci ha ancora rivelato tutti i suoi segreti. Hansen era un’entità informe ed evanescente, guardandolo si aveva l’impressione di fissare in un abisso. Credo che il rapporto tra il poliziotto e il Killer sia davvero interessante". John Cusack