Nonostante la sua insistenza per l’uso di tecniche tradizionali per le riprese di FANTASTIC MR. FOX, il regista, co-sceneggiatore e produttore texano WES ANDERSON (Bottle Rocket - Un colpo da dilettanti; Rushmore, The Royal
Tenenbaums - I Tenenbaum; The Life Aquatic With Steve Zissou - Le avventure acquatiche di Steve Zissou; The Darjeeling Limited - Un treno per il Darjeeling e il cortometraggio Hotel Chevalier) ha potuto dirigere il film 24 ore al giorno da qualunque luogo grazie alla tecnologia moderna:
"Un film come questo è un processo lungo e molto focalizzato sui dettagli. Ci sono migliaia di decisioni da prendere, molte più che in un film live action, perché tutto è da creare. Le decisioni da prendere sono più articolate, non riguardano un singolo momento ma un’inquadratura intera e tutto è più complicato. Metà del processo cinematografico, quindi, ha riguardato il modo in cui realizzare il film, come gestire tutte le informazioni e come assicurare di rappresentare sullo schermo ciò che volevamo, dal momento che avevamo ventinove unità che operavano contemporaneamente. È pazzesco: sono abituato a una sola unità e, generalmente, già una mi fa sentire completamente sopraffatto. Ma i nostri collaboratori sono stati veramente eccezionali e siamo riusciti a cavarcela... Ricevevo i giornalieri la sera tra le undici e mezzanotte, poi inviavo per e-mail a Londra le mie osservazioni sulle varie riprese. La mattina dopo, il team rivedeva i giornalieri con le mie note, dopodiché mi scrivevano o telefonavano per informarmi dei programmi per la giornata. A quel punto ognuno tornava al suo set per mettersi all’opera e, una volta realizzata una nuova ripresa, ricevevo per e-mail le immagini da esaminare e commentare. A questo punto lavoravamo sui filtri, scegliendo le lenti per le riprese. Prima preparavamo tutto, poi progressivamente affinavamo il lavoro. Avevamo
anche un software che mi permetteva di guardare attraverso la macchina da presa di qualunque unità, così potevo intervenire dal vivo sul processo. Uno strumento molto efficace". Wes Anderson
Tecnologia si, ma la scelta stilistica si appunta sulla 'stop motion', ed è lui stesso a spiegare perchè:
"Adoro l’aspetto di King Kong, il vecchio King Kong, con la pelliccia. E secondo me tutta la magia della 'stop motion' è dovuta al fatto che si vede il trucco. Ad esempio, nel film di Cocteau ‘La bella e la bestia’ (La belle et la bête), si capisce che gli effetti visivi sono realizzati con una persona dietro la parete che sporge il braccio tenendo una torcia, e poi il film scorre all’indietro, facendo così apparire la luce. Quegli effetti, dove vedi come sono creati, sono sempre stati magici e ipnotici per me. Con la 'stop motion', tutto il film mantiene questa impronta suggestiva".
"Con 'GRAND HOTEL BUDAPEST', Wes ha creato una vera commedia acrobatica con travestimenti e fughe, e c'è sempre quel sottotono dolce amaro tanto distintivo. I suoi film hanno sempre questo tocco leggero idiosincratico, all’interno del quale vivono forti temi ed emozioni. È una miscela insolita che nessun altro può ripetere perché viene dall'interno di Wes, dal suo senso dell’umorismo e dalla sua personale percezione del mondo".
L'attore Ralph Fiennes (Grand Budapest Hotel, 2014)
Nonostante la sua insistenza per l’uso di tecniche tradizionali per le riprese di
FANTASTIC MR. FOX, il regista, co-sceneggiatore e produttore texano WES ANDERSON (Bottle Rocket - Un colpo da dilettanti; Rushmore, The Royal
Tenenbaums - I Tenenbaum; The Life Aquatic With Steve Zissou - Le avventure acquatiche di Steve Zissou; The Darjeeling Limited - Un treno per il Darjeeling e il cortometraggio Hotel Chevalier) ha potuto dirigere il film 24 ore al giorno da qualunque luogo grazie alla tecnologia moderna:
"Un film come questo è un processo lungo e molto focalizzato sui dettagli. Ci sono migliaia di decisioni da prendere, molte più che in un film live action, perché tutto è da creare. Le decisioni da prendere sono più articolate, non riguardano un singolo momento ma un’inquadratura intera e tutto è più complicato. Metà del processo cinematografico, quindi, ha riguardato il modo in cui realizzare il film, come gestire tutte le informazioni e come assicurare di rappresentare sullo schermo ciò che volevamo, dal momento che avevamo ventinove unità che operavano contemporaneamente. È pazzesco: sono abituato a una sola unità e, generalmente, già una mi fa sentire completamente sopraffatto. Ma i nostri collaboratori sono stati veramente eccezionali e siamo riusciti a cavarcela... Ricevevo i giornalieri la sera tra le undici e mezzanotte, poi inviavo per e-mail a Londra le mie osservazioni sulle varie riprese. La mattina dopo, il team rivedeva i giornalieri con le mie note, dopodiché mi scrivevano o telefonavano per informarmi dei programmi per la giornata. A quel punto ognuno tornava al suo set per mettersi all’opera e, una volta realizzata una nuova ripresa, ricevevo per e-mail le immagini da esaminare e commentare. A questo punto lavoravamo sui filtri, scegliendo le lenti per le riprese. Prima preparavamo tutto, poi progressivamente affinavamo il lavoro. Avevamo
anche un software che mi permetteva di guardare attraverso la macchina da presa di qualunque unità, così potevo intervenire dal vivo sul processo. Uno strumento molto efficace".
Wes Anderson
Tecnologia si, ma la scelta stilistica si appunta sulla 'stop motion', ed è lui stesso a spiegare perchè:
"Adoro l’aspetto di King Kong, il vecchio King Kong, con la pelliccia. E secondo me tutta la magia della 'stop motion' è dovuta al fatto che si vede il trucco. Ad esempio, nel film di Cocteau ‘La bella e la bestia’ (La belle et la bête), si capisce che gli effetti visivi sono realizzati con una persona dietro la parete che sporge il braccio tenendo una torcia, e poi il film scorre all’indietro, facendo così apparire la luce. Quegli effetti, dove vedi come sono creati, sono sempre stati magici e ipnotici per me. Con la 'stop motion', tutto il film mantiene questa impronta suggestiva".