ENDER'S GAME: DAL PLURIPREMIATO ROMANZO DI ORSON SCOTT CARD ALLA REGIA DI GAVIN HOOD (OSCAR PER 'IL SUO NOME E' TOOTSI', 'RENDITION-DETENZIONE ILLEGALE', 'X-MEN LE ORIGINI-WOLVERINE'). E ANCORA GUERRE INTERGALATTICHE PER HARRISON FORD DAL LONTANO 'STAR WARS' MA QUESTA VOLTA LO SI TROVA MAGGIORATO DI GRADO (E NON SOLO, OVVIAMENTE) A COLONNELLO
RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by PETER DEBRUGE (www.variety.com) - Dal 30 OTTOBRE
"E’ una storia molto avvincente, in grado di stimolare discussioni importanti sulla leadership, sulla risoluzione dei conflitti, e sulla complicità . Per i giovani questo libro in qualche modo racconta che cosa significa sentirsi isolati, come fuori dal gruppo. Il mondo può diventare molto pericoloso quando ci si sente così."
La produttrice Linda McDonough
"La fantascienza è perfetta per riflettere sui temi e sulle idee importanti del mondo di oggi. Permette a queste conversazioni, che diventerebbero presto di fuoco in un qualsiasi contesto politico, di svolgersi in uno spazio immaginario... Il modo in cui vinciamo è importante quanto vincere? Qual è il confine tra il bene e il male? E non abbiano dentro di noi sia il bene sia il male, a volte anche contemporaneamente? Si può chiamare veramente leadership l’esercizio dell’autorità brutale per ottenere quello che vuoi dalle persone che ci circondano? O si tratta piuttosto di avvicinarsi alle persone cercando di farne uscire la parte migliore?."
Il regista e sceneggiatore Gavin Hood
(Ender's Game; USA 2012; Sci-Fi; 114'; Produz.: Odd Lot Entertainment/Kurtzman Orci Paper Products/Digital Domain Media Group/Chartoff Productions/Summit Entertainment; Distribuz.: Eagle Pictures)
Soggetto: Dal romanzo omonimo di Orson Scott Card.
PRELIMINARIA - IL ROMANZO:
Ender's Game è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di fantascienza di Orson Scott Card, primo capitolo di una tetralogia letteraria.
Il libro, vincitore nel 1986 del premio Hugo e del premio Nebula quale miglior romanzo, racconta di una guerra galattica, ambientata nel futuro, tra la razza umana e un popolo alieno, chiamato gli Scorpioni, vista attraverso gli occhi del giovanissimo Ender Wiggin, giovanissimo genio stratega in un’accademia militare per reclute dell’esercito terrestre. Nel corso di 70 anni, l'umanità è a mala pena sopravvissuta a due tentativi di invasione da parte degli Scorpioni, disponendo che i bambini più brillanti del mondo siano portati nella Scuola di Guerra in età precocissima, per addestrare i migliori comandanti in vista dell'imminente Terza Invasione. Ender viene preso sotto l’ala del Colonello Graff ed, in virtù della sua eccezionale attitudine alla tattica e al comando, ma anche per l'avvicinarsi della scadenza per gli insegnanti per prepararlo alla guerra incombente, avanza nel percorso di addestramento molto più rapidamente degli altri allievi, che lo isolano guardandolo con invidia e sospetto. La Scuola di Guerra ruota (letteralmente) intorno alla sala di battaglia, dove eserciti di 41 reclute combattono in un ambiente a gravità zero una specie di paintball con armi laser. Ender, che non ha ricevuto l'addestramento standard per queste battaglie viene inizialmente emarginato, ma con l'aiuto di una sua compagna più grande, Petra Arkanian, riuscirà ad apprendere i fondamenti del combattimento a gravità zero.
Un’incredibile e originale avventura, una toccante ed emozionante storia di formazione. Lo sguardo preveggente di “Ender’s Game†sulla tecnologia del futuro, e l’osservazione della natura umana sono i due aspetti principali che l’hanno reso un vero must per adulti e bambini per oltre 30 anni. Il romanzo è stato tradotto in 28 lingue ed è inserito nell’elenco di letture ufficiali della United States Marine Corps, e nella lista dei 100 Bestseller per Teenager dell’American Library Association.
Un brillante e talentuoso dodicenne addestrato a diventare l’ultimo capo militare della Terra: ecco il protagonista di Ender’s Game...
Dopo essere sopravvissuti al devastante attacco sferrato dagli Scorpioni (i “Formicsâ€), esseri simili a insetti, gli abitanti della Terra si sono preparati per anni a respingere un nuovo assalto, educando come guerrieri un’intera generazione di piccoli geni. Dopo un’attenta selezione, i ragazzini più promettenti e intelligenti del pianeta approdano alla Scuola di Guerra (la “Battle Schoolâ€), una stazione orbitante nello spazio, dove si contendono la possibilità di diventare comandanti della Flotta Internazionale (la “International Fleetâ€). Con l’aiuto di sofisticatissimi simulatori elettronici e rigorosissimi esercizi-gioco, l’addestramento procede in un clima di estrema competizione: soltanto uno di loro ne uscirà vincitore. Ender Wiggins (Asa Butterfield) eccelle anche in mezzo a brillantissimi compagni. L’insuperabile connubio tra intelligenza, empatia e doti strategiche lo distinguono in classe come nella Sala di Battaglia (la “Battle Roomâ€), un campo di gioco senza gravità dove, grazie a futuristici giochi laser tag, viene testata l’abilità strategica e fisica dei ragazzi. Ma le doti uniche di Ender provocano la gelosia degli altri e il direttore della scuola, il Colonnello Hyrum Graff (Harrison Ford), lo isolerà deliberatamente dagli altri per perfezionare le sue doti individuali. Se inizialmente viene visto come un estraneo, Ender, grazie alla sua innata capacità relazionale, a poco a poco costruisce una sorta di coalizione tra i suoi compagni, tanto da essere nominato al comando della scuola, situata su un pianeta lontano usato in passato dagli Scorpioni come scalo intermedio per l’invasione della Terra. Sotto l’occhio attento e osservatore di Mazer Rackham (Ben Kingsley), il grande generale che aveva sconfitto gli Scorpioni anni prima, Ender si trova rapidamente a guidare gli altri nelle simulazioni di guerra contro le forze nemiche. Certi che un ulteriore attacco degli Scorpioni sia ormai imminente, Graff e Rackham sono convinti di avere solo poche settimane per fare di Ender un guerriero pronto a guidare la Flotta Internazionale nella battaglia per la sopravvivenza planetaria. Ma proprio nel momento in cui il ragazzo si prepara ad affrontare l’ultima prova, viene assalito dai dubbi sull’immenso compito che lo attende. È questa la strategia giusta per ottenere la pace?
SYNOPSIS:
70 years after a horrific alien war, an unusually gifted child is sent to an advanced military school in space to prepare for a future invasion.
The Earth was ravaged twice by the Buggers, an alien race seemingly determined to destroy humanity. Seventy years later, the people of Earth remain banded together to prevent their own annihilation from this technologically superior alien species. Ender Wiggin, a quiet but brilliant boy, may become the savior of the human race. He is separated from his beloved sister and his terrifying brother and brought to battle school in deep space. He will be tested and honed into an empathetic killer who begins to despise himself as he learns to fight in hopes of saving Earth and his family.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
IN UN GIOCO CHIAMATO GUERRA, TRA GLI UMANI E L'ENNESIMA RAZZA ALIENA 'DURA A MORIRE', LO SPORCO TRANELLO DELLA MANIPOLAZIONE UMANA SU BAMBINI- RECLUTE, COME MARINES IN PERPETUO ADDESTRAMENTO. L'ESEMPLARE SCELTA DI ENDER (ASA BUTTERFIELD) TRA GRANDI CONFLITTI INTERIORI, UN IMPLACABILE COLONNELLO (HARRISON FORD TORNATO IN ALTRE VESTI A NUOVE GUERRE STELLARI), UN SEDICENTE EROE (BEN KINGSLEY) E UNA MATERNA PISICOLOGA MILITARE (VIOLA DAVIS)
E dire che pensavamo di aver esaurito ogni velleità in fatto di 'guerre stellari'! E invece no. A fare da apripista all'ennesimo adattamento cinematografico, questa volta c'è un cult sci-fi letterario come Ender's Game (Il gioco di Ender) di Orson Scott Card, primo capitolo di una tetralogia che apre un ampio varco in odore di sequels anche per la stessa celluloide. E il suggestivo ed emozionante finale della versione filmica non fa che confermarlo.
La scelta di star dai nomi roboanti come Harrison Ford - che in
fatto di 'guerre stellari' se ne intende, avendone masticato i primi bocconi in ben tre fra i pasti più 'nutrienti' per la sua 'salute finanziaria e professionale', quelli che lo hanno avviato verso la notorietà quando era ancora agli inizi di carriera - di Ben Kingsley, affiancato per la seconda volta - dopo l'Hugo Cabret di Martin Scorsese - al giovanissimo Asa Butterfield (Il bambino con il pigiama a righe), e di Viola Davis (Il dubbio, The Help), poteva far sospettare una confezione declinata in 'blockbuster'. Se non è esattamente così si deve alla regia, accurata e intelligente, di Gavin Hood (Il suo nome è Tsotsi, Rendition-Detenzione illegale, X-Men: le origini - Wolverine) che firma pure la sceneggiatura nel pieno rispetto dell'anima di quella che, di norma, si autodefinisce una 'storia di formazione'. Non una formazione routinaria, ancorata alla canonica crescita di bambini o poco più, bensì la formazione di
fanciulli, accuratamente selezionati per frequentare una speciale scuola di guerra, là dove il nostro protagonista Ender (Asa Butterfield) dovrà farsi ossa e carattere, per quanto trasudi, fin dalle prime battute, doti parecchio sopra le righe. Trattandosi comunque di un ragazzino, i grandi conflitti interiori sono di scena tanto quanto gli estenuanti, inevitabili, addestramenti.
Mentre il plot si dipana correndo tra i classici pilastri, irrinunciabili per qualsivoglia impalcatura narrativa sci- fi o anche semplicemente di avventura epica, come l'equilibrio tra il Bene e il Male che c'è in ognuno di noi (proprio Guerre stellari docet), le ragioni della guerra, il significato della leadership in seno al gioco di squadra (ininfluente l'identità del nemico di turno, che sia una congregazione avversa, un mago malefico, o una minacciosa razza aliena come in questo caso), guadagna terreno, fino a fare gradualmente terra bruciata nel cuore del suo bersaglio, la vera vena pulsante che irrora
l'Ender's Game cinematografico, alimentandone l'articolato reticolo di capillari sanguigni: la manipolazione umana a più gradi e livelli. Quella che tocca l'apice con il direttore della scuola di guerra, il Colonnello Hyrum Graff vestito di tutto punto da un Harrison Ford duro e implacabile come si conviene al ruolo, colorito delle drammatiche nuances per le quali il fine giustifica i mezzi: tutti i mezzi, soprattutto quelli diplomatici che si affidano ad una capacità di persuasione in grado di raggiungere le corde emotive più profonde, le motivazioni e gli affetti più personali: ricordate il legame familiare tra Luke Skywalker e Leila Organa in Guerre stellari? In Ender's Game tornano con forza l'importanza dei legami familiari, sull'onda dell'affinità così come del conflitto, tra Ender/Butterfield e la sorella, prediletta confidente con benefico ascendente, ed il fratello Peter, non a caso entrambi espulsi dalla scuola di guerra per motivi opposti come le loro indoli, troppo
fragile lei, troppo violento e aggressivo lui. La prima vera battaglia di Ender perciò, sarà proprio quella di imparare a gestire questi opposti dentro se stesso, la seconda, quella decisiva, fronteggiare il tranello della manipolazione, a danno ormai avvenuto.
Gwen Anderson (Davis), militare psicologa di bordo, di contro all'intransigente muraglia di resistenza frapposta dal Colonnello Hyrum/Ford. D'altra parte, anche la loro, questa volta congiunta, ed altrettanto implacabile, osservazione dei ragazzi, un vero e proprio monitoraggio delle loro azioni ed emozioni, espressione di un controllo ad personam a dir poco schiacciante, darebbe di che discutere, e discutere a lungo. Ad ogni buon conto, se tra un addestramento e l'altro, non si può fare a meno di cogliere metodi e atmosfere degne di un vero corpo di marines (forse non è un caso che il libro sia stato inserito nell’elenco delle letture ufficiali della United States Marine Corps), le simulazioni di attacchi e contrattacchi nella sala da guerra a gravità zero offrono un caleidoscopio di opportunità scenografiche rigorosamente fantascientifiche, là dove il regista Hood gioca sull'ambivalenza ad effetto, tra il familiare e il rivisitato, sciorinando omaggi e citazioni a grappolo, seguendo
le orme dello stesso George Lucas sull'onda di imprevisti sposalizi figurativi tra antico ed avveniristico: vedi ad esempio il gioco sull'iPod di Ender, moderno e favolistico (la grafica trasformista dell'esemplare alieno 'formic') ad un tempo, sospeso tra il sogno ed un livello di interazione ammiccante a Matrix o a Il tagliaerbe. E che dire dell'incantevole scenario che si para davanti agli occhi di Ender dalla finestrella, rettangolare come un cinema scope, della sua 'cella' personale?
le origini - Wolverine) per la fotografia, mentre le scenografie sono state affidate a Sean Haworth (La cosa), al noto concept artist Ben Procter (Prometheus, Avatar) e al creature designer Tully Summers (Il cavaliere oscuro – Il ritorno, Men in Black 3). Ma la lista degli omaggi e citazioni potrebbe farsi lunghissima, passando anche per Alien, Tron, o persino il recente Gravity di Cuaron. Non si dimentica d'altra parte l'antico, anzi, lo si accarezza e lo si rivisita chiedendo prestiti letterari e in celluloide: è il caso del dispositivo sulla nuca di Ender ed il suo processo di estrazione, raccolto fin dalle sue lontane origini con il racconto The Invaders (Gli invasori, 1935) di John W. Campbell Jr., trasposto poi sul grande schermo da William Cameron Menzies con Invaders from Mars (Gli invasori spaziali, 1953) e più tardi (1986) nel remake di Tobe Hooper.
Se ogni essere umano è capace di
estremo egoismo e di altrettanto altruismo, Ender, intrappolato nelle maglie di questa annosa contraddizione, sembra incarnarne l'esemplare più iconico ma anche quello più determinato e consapevole sul da farsi - celebrato nell'epilogo che strizza l'occhio ad un altro classico sci-fi come Enemy Mine (Il mio nemico, 1985) di Wolfgang Petersen - malgrado la giovanissima età , o, forse, proprio per quella.
Secondo commento critico (a cura di PETER DEBRUGE, www.variety.com)
Like 'The Hunger Games', this Orson Scott Card adaptation peddles the unseemly idea of watching kids thrust into life-and-death situations, but also takes responsibility for their actions.
An anti-bullying allegory writ on the largest possible scale, “Ender’s Game†frames an interstellar battle between mankind and pushy ant-like aliens, called Formics, in which Earth’s fate hinges on a tiny group of military cadets, most of whom haven’t even hit puberty yet. At face value, the film presents an electrifying star-wars scenario — that rare case where an epic space battle transpires entirely within the span of two hours — while at the same time managing to deliver a higher pedagogical message about tolerance, empathy and coping under pressure. Against considerable odds, this risky-sounding Orson Scott Card adaptation actually works, as director Gavin Hood pulls off the sort of teen-targeted franchise starter Summit was hoping for.
Actually, considering that the distrib behind “The Twilight
Saga†was counting on “Ender’s Game†to supply the company’s next YA powerhouse, perhaps those hopes run a wee bit high (the “Twilight†pics have collectively earned $3.3 billion in global B.O.), though all involved seem to have adjusted their expectations in recent months, between rumors of production woes and a publicity nightmare involving Card’s anti-gay statements. Sequels seem less certain than they once did for this expensive, effects-heavy feature, though Hood has more than salvaged the initial assignment, turning in an impressive, thought-provoking astro-adventure that benefits from the biggest screen available (Imax, where possible).
Card’s novel assumes a situation where, in the wake of a massive Formic attack, the world’s children are somehow best suited to protect their planet from an imminent second strike. The most promising young recruits train on elaborate videogame-like simulators while a pair of officers — Col. Hyrum Graff (Harrison Ford) and Major Gwen Anderson (Viola
Davis) — monitor their techniques in search of “the One,†a child with the strategic instincts to save his species. The leading candidate is Ender Wiggin (Asa Butterfield), a runt-like outsider whose behavior toward his aggressive classmates reveals his true potential.
Like “The Hunger Games,†the pic peddles the unseemly idea of watching kids thrust into life-and-death situations. Though they’re not instructed to kill one another, these moppets’ prime directive should also give parents pause, raising the stakes from hand-to-hand combat to the potential genocide of an unfamiliar race. Fortunately, Hood (who also penned the adaptation) factors these weighty themes into the story without making them the primary focus. Between the officers, Graff’s agenda is more complicated than he lets on, while Anderson represents the voice of reason, remarking, “It used to be a war crime to recruit anyone under the age of 15.†But these are not soldiers, per se,
but highly skilled Junior ROTC types, training on virtual conflict scenarios.
Butterfield — who has grown into his big blue eyes, if not the rest of his body, since “Hugo†— makes ideal casting for Ender: He’s scrawny and physically unimposing, yet there’s an intensity to his stare that suggests he might indeed be masking deeper (or darker) gifts. It’s nothing so powerful as the Force, or Neo’s Matrix-bending abilities, though “Ender’s Game†dedicates nearly its entire run time to Battle School, where our hero and his fellow recruits practice various drills, including an anti-gravity game (the rules of which aren’t terribly clear) that looks like the next best thing to Quidditch.
Despite the obvious “be all you can be†subtext, “Ender’s Game†manages to make these training sequences compelling without veering into pro-military propaganda, doing so by focusing on the interpersonal dynamics between the various squad members. Though Card may have
publicly revealed his own prejudices, the casting department has assembled a wonderfully diverse group of actors — male and female, they come in all colors, shapes and sizes — to serve alongside Ender, including not only Latino best friend Bean (Aramis Knight) but also a fresh set of rivals and bullies, led by the odd-looking Bonzo (“Hannah Montana’s†Moises Arias). Generally speaking, these aren’t your typical Teen Nick selects; instead, the pic counts two teen Oscar nominees (Hailee Steinfeld as squad-mate Petra and Abigail Breslin as his sister Valentine) among its solid young ensemble.
So much youthful energy onscreen makes Ford seem tired and weary by comparison. Still, it’s a treat to discover Han Solo all buttoned up and back to do more space battle — not that anyone here is quite as lively or memorable as the characters B-movie fans discovered in “Star Wars†three dozen years ago. Butterfield’s “Hugoâ€
co-star Ben Kingsley also pops up for a late cameo, sporting an Australian accent and an elaborate Maori tribal tattoo across his entire face (a poor man’s Darth Maul, perhaps?). It might not seem fair to compare what Hood has created to someone as visionary in all things sci-fi as George Lucas, and yet, considering the sizable budget expended on “Ender’s Game,†one could have hoped for something a bit more groundbreaking.
Even so, the sleek production design (by “Tron: Legacy’s†Sean Haworth and Ben Procter) and costumes (created by another “Tron: Legacy†alum, Christine Bieselin Clark) suggest a sleek, stylish future. Steven Jablonsky’s mostly-digital score, which sounds like Daft Punk plus strings, cements the film’s debt to that recent Disney reboot, and yet, “Ender’s Game†pushes the vidgame dynamic even further, as the characters progress, level by level, game by game, toward their epic showdown with the Formics.
Sequences involving the
swarming alien ships, both in flashback to the earlier Earth invasion and in the pic’s white-knuckle finale, look plenty stunning, but somehow lack the sense of imminent threat the film sorely needs. The kids never seem to be in any real danger; nor does their home planet. Perhaps that’s for the best, considering how intense it already is for them to be marching about, saluting and spouting dialogue that normally belongs in the mouths of grown soldiers. Certainly, intergalactic war must qualify as what the MPAA calls “adult situations,†and yet, the film handles the showdown responsibly enough — including an open-ended epilogue about the consequences of Ender’s actions — that kids may come away from it better equipped to handle conflict on an interpersonal scale.