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    DA CANNES APPRODA ALLA SALA CINEMATOGRAFICA LA 'MARIA ANTONIETTA' (KIRSTEN DUNST) DI SOFIA COPPOLA

    "Le ricerche che abbiamo fatto sul XVIII secolo sono state scrupolosissime, perché volevamo che tutto fosse il più possibile vicino alla realtà storica che stavamo raccontando; ma la vicenda è costruita e narrata come una qualsiasi altra vicenda che si potrebbe svolgere ai giorni nostri. La mia paura più grande era quella di fare un film che somigliasse a una puntata di 'Masterpiece Theatre'. Non era assolutamente mia intenzione girare un film che raccontasse un periodo storico attraverso un’arida sequenza di scene fredde, distanti, senza vita. Era molto importante per me riuscire a raccontare la storia a modo mio. Quando ho girato 'Lost in translation – L’amore tradotto' volevo che dopo aver visto il film il pubblico si sentisse come se avesse passato un paio d’ore a Tokyo; allo stesso modo volevo raccontare una storia attraverso la quale lo spettatore provasse sulla sua pelle come doveva essere la vita a Versailles in quel periodo, e che vi si immedesimasse al punto tale da perdersi letteralmente in quel mondo... Mi sono impegnata perché MARIE ANTOINETTE non fosse il solito film in costume. Volevo raccontare la vera storia della giovane regina guardando le cose dal suo punto di vista, seguendola mentre cresce e matura, ovviamente nel pieno e scrupoloso rispetto dei fatti storici. Maria Antonietta è stata raccontata sempre e soltanto sulla base di ciò che gli altri hanno detto di lei. Però io non ero disposta a dipingerla in uno di quei ritratti sterili e formali che ritraggono la sua ben nota immagine politica e storica: sentivo il bisogno di penetrare la sua esperienza intima e di svelare chi fosse veramente la giovane nella sua intimità, a porte chiuse, quando finalmente smetteva i panni della regina e tornava ad essere semplicemente se stessa... Dovevo riuscire a trasmettere l’essenza della sua anima così come io la immaginavo. I colori sdolcinati, l’atmosfera, la musica da adolescenti, tutto nel film racconta come io ho visto quel mondo dalla prospettiva di Maria Antonietta: viveva nella bambagia. E continuò a viverci fino a quando le cose non precipitarono".
    La regista Sofia Coppola

    (Marie Antoinette USA 2006; dramma storico; 123'; Produz.: American Zoetrope; Distribuz.: Sony Pictures Releasing Italia)

    Locandina italiana Marie Antoinette

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    (Comment by PATRIZIA FERRETTI): After The Queen by Stephen Frears, land at the movie treatres Marie Antoinette by Sofia Coppola, another example of a great queen redeemed and reinstated to the glory of history. Kirsten Dunst is the key into this happy fresco, where the classic twines with the modern into a kind of 'pop rococo'. Dunst is able to hypnotize the audience with her extraordinary job of stratified introspection, a mix of grace and prettiness, a little bit ironic and amused, a little bit dismal and lonely, but rather not be overcome by the heavy etiquette from the Versailles’ Court and don’t be swallowed up entirely from this cyclone. More than real and true solutions, Marie Antoinette pads the leaks she sees on a daily basis, she tries by herself to embank with fragile and unsubstantial barriers, not really proper to build strong foundations. The movie lacks of its verve in some scenes where the director aims too much on the daily life of the young sovereign. The music, though, is the best choice where classic notes go along well with more rock-and-roll ones and from a “new romantic†wave from the 80s, as to mirror the young queen’s desire to react. Master stroke from the director on the final dialogues, where one only silent frame dominates, with all its mighty synthesis, and to that is entrusted the tragic epilogue. (Translation by MARTA SBRANA, Canada)

    Titolo in italiano: Marie Antoinette

    Titolo in lingua originale: Marie Antoinette

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Sofia Coppola

    Sceneggiatura: Sofia Coppola

    Soggetto: Tratto dal romanzo Marie Antoinette: the Journey (Maria Antonietta. La solitudine di una regina) di Antonia Fraser

    Cast: Kirsten Dunst (Marie Antoinette)
    Marianne Faithfull (Maria Teresa)
    Steve Coogan (Ambasciatore Mercy)
    Clara Brajman (ragazza austriaca)
    Melodie Berenfeld (ragazza austriaca)
    Judy Davis (Contessa di Noailles)
    Jason Schwartzman (Luigi XVI )
    Sebastian Armesto (Conte di Provenza )
    Al Weaver (Conte d’Artois )
    Shirley Henderson (Zia Sophie)
    Molly Shannon (Zia Victoire )
    Rip Torn (Luigi XV)
    Tom Hardy (Raumont)
    Jean-Christophe Bouvet (Duca di Choiseul )
    Asia Argento (Contessa du Barry)
    Cast completo

    Musica: Brian Reitzell

    Costumi: Milena Canonero

    Scenografia: K. K. Barrett

    Fotografia: Lance Acord A.S.C.

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    "La vincitrice dell’Oscar Sofia Coppola porta sullo schermo un’inedita lettura della vita di MARIE ANTOINETTE, la leggendaria regina adolescente. Promessa sposa di Re Luigi XVI (Jason Schwartzman), l’ingenua Maria Antonietta (Kirsten Dunst) all’età di soli 14 anni viene gettata nel turbine dell’opulenta corte francese e costretta ad una vita fatta di scandali e congiure di palazzo. La giovane regina, sola, senza una guida, disorientata in quel mondo tanto pericoloso, riesce alla fine a trovare il modo di ribellarsi all’atmosfera di Versailles, passando così alla storia come la regina francese più incompresa.
    Kirsten Dunst interpreta la giovane principessa la cui vita divenne presto leggenda. La storia comincia quando la quattordicenne Maria Antonietta viene trascinata via da Vienna, costretta a lasciare la sua famiglia e i suoi amici, spogliata di tutti i suoi averi e letteralmente catapultata nel sontuoso e decadente mondo di Versailles, la lussuosissima corte reale non lontana da Parigi.
    Maria Antonietta è in realtà solo una pedina in un gioco politico ben più grande, nel quale il matrimonio cui è destinata deve consolidare l’alleanza tra due nazioni. Suo marito, l’adolescente Luigi (Jason Schwartzman), è il Delfino erede al trono di Francia. Ma la ragazza non è affatto preparata a trasformarsi nel genere di sovrana che il popolo francese si aspetta lei sia. Sotto i fronzoli e gli elegantissimi abiti da regina, Maria Antonietta è una giovane donna confusa e impaurita, bisognosa di protezione, che si ritrova attorniata da pericolosi detrattori e da burattini manovrati da altri, mal consigliata da adulatori senza scrupoli e facile bersaglio di continui pettegolezzi malevoli. Intrappolata nel difficile ruolo che il suo rango le impone, deve dunque trovare il modo di sopravvivere all’infido mondo di Versailles.
    Anche l’indifferenza del marito Luigi è per la giovane motivo di profonda pena. Incredibilmente, il matrimonio non viene consumato per sette lunghi anni. In seguito, il futuro re si rivelerà essere un disastro come amante: le gravi preoccupazioni (e le inevitabili chiacchiere) che si scatenano, fanno ricadere la colpa sulla giovane e malignamente predicono che Maria Antonietta non sarà mai in grado di dare un erede al trono di Francia.

    Sopraffatta dalle responsabilità e sconvolta dalle dicerie sul suo conto, la regina cerca conforto nello stile di vita decadente dell’aristocrazia francese e intreccia una storia d’amore segreta con un affascinante nobile svedese, il Conte Fersen (Jamie Dornan). Ma le sue imprudenze sono presto sulla bocca dei francesi.
    Durante la sua intera vita, Maria Antonietta continua a suscitare reazioni forti e contrastanti: c’è chi la idealizza per il suo stile impeccabile e chi invece la critica aspramente per la sua imperdonabile indifferenza alla povertà e agli stenti dei suoi sudditi. Eppure gli anni la cambiano, la maturano lentamente, concedendole finalmente di trovare la strada per essere moglie, madre e regina. Ma il suo viaggio finirà presto, tragicamente interrotto dallo scoppio di una rivoluzione sanguinaria che cambierà per sempre il volto della Francia".

    Dal >Press-Book< di Marie Antoinette

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    DOPO ‘THE QUEEN’ DI STEPHEN FREARS APPRODA SUL GRANDE SCHERMO LA ‘MARIA ANTONIETTA’ DI SOFIA COPPOLA, UN ALTRO ESEMPIO DI SOVRANA REDENTA E RIABILITATA AGLI ALTARI DELLA STORIA. GALEOTTA IN QUESTO FELICE AFFRESCO, IN CUI IL CLASSICO SI INTRECCIA CON IL MODERNO IN UNA SORTA DI CHIAVE ‘ROCOCO’ POP’, LA PROTAGONISTA KIRSTEN DUNST: ABILISSIMA IPNOTIZZATRICE DELLO SPETTATORE IN QUESTO SUO STRAORDINARIO LAVORO DI STRATIFICATA INTROSPEZIONE, COCKTAIL DI GRAZIA E LEGGIADRIA UN PO’ IRONICA E DIVERTITA, UN PO’ MALINCONICA E SOLITARIA, MA PIUTTOSTO DETERMINATA A NON SOCCOMBERE SOTTO IL PESO DELLA RIDICOLA ETICHETTA DELLA CORTE DI VERSAILLES, E A NON LASCIARSI RISUCCHIARE COMPLETAMENTE DA QUESTO IMPIETOSO OCCHIO DEL CICLONE. PIU’ CHE SOLUZIONI VERE E PROPRIE MARIA ANTONIETTA TAMPONA LE FALLE CHE SI TROVA DAVANTI AGLI OCCHI OGNI GIORNO, CERCA A MODO SUO DI ARGINARE CON DELLE BARRIERE DI FATTO FRAGILI E INCONSISTENTI, NON CERTO IDONEEE A COSTRUIRE NUOVE E SOLIDE

    BASI. E IL FILM SI FLETTE E PERDE UN PO’ DELLA SUA INCISIVITA’ IN QUALCHE PASSAGGIO DI TROPPO APPUNTATO PROPRIO SUL REGISTRO DELLE CADENZE DI QUOTIDIANA MONDANITA’ DELLA GIOVANE SOVRANA. ESTREMAMENTE FELICE SI E’ RIVELATA INVECE LA SCELTA DELLA MUSICA MISTA, IN CUI NOTE CLASSICHE SI SPOSANO ARMONIOSAMENTE CON ALTRE ‘ROCCHETTAREGGIANTI’ DEL ‘NEW ROMANTIC’ POP ANNI OTTANTA, SPECCHIO INTROSPETTIVO DELLA VOGLIA DI REAGIRE DA PARTE DELLA GIOVANE SOVRANA. MAGISTRALE IL TOCCO DI REGIA ASSESTATO SULLE BATTUTE FINALI, LA’ DOVE TRONEGGIA, IN TUTTA LA SUA POTENTE SINTESI, UN UNICO SILENZIOSO FOTOGRAMMA, CUI E’ AFFIDATO IL TRAGICO EPILOGO

    Quando si tratta di una regia di levatura e di star protagoniste di grande fascino e camaleontica bravura, la monarchia, che la storia di solito non ci consegna certo senza macchia, è salva e redenta. Come per The Queen di Stephen Frears, la regina Elisabetta II interpretata magistralmente da Helen Mirren, anche per l’inedita Maria

    Antonietta di Sofia Coppola, calzata come un guanto da una Kirsten Dunst che incanta, come sempre, abilissima ipnotizzatrice dello spettatore che qui cade inevitabilmente nella tela tessuta dal grazioso e biondissimo ragno, la preghiera sorge spontanea: ‘Dio salvi la regina’. Anche se, per Maria Antonietta, come la storia docet, purtroppo il destino sarà ineluttabilmente tragico. Ma non è certo questo l’epicentro della innovativa rilettura che del mitico personaggio storico ci porge Sofia Coppola. Personaggio rivisitato alla radice, per svelare un cocktail di giovanile trasgressione, leggera e fluttuante, carica di una grazia innata, melanconica e solitaria quanto desiderosa e fermamente decisa a riscattare la voglia di vivere a pieno la stagione più verde della vita. E’ facile immaginarsi il contesto che si troverà a fronteggiare una giovane poco più che adolescente, dai regali natali made in Austria, alle prese con un matrimonio combinato come il suo, con Luigi XVI, Delfino di

    Francia, un bambolotto di pezza dallo spessore alquanto affine ad un pesce fuor d’acqua, quello che di più lontano ci si possa figurare in termini di virilità. Ma Sofia Coppola ce ne fa capire almeno alcune delle ragioni di fondo, là dove schegge umorali partorite da situazioni a dir poco allucinanti, danzano con la grazia e la leggiadria, un po’ ironica, della protagonista, sfiorando un dramma interiore che cova e rode ma si lascia vivere o, meglio, sopravvivere, in una nicchia di svaghi personali, secondo l’epoca e la situazione d’emergenza in cui si trova il personaggio, ricavata da quel vacuo vortice di mondanità tutto zucchero e cipria, merletti e sfarzo d’ori e preziosi, secondo un’immagine classica della opulenta quanto insidiosa Versailles nel XVIII secolo.

    Coprotagonista di questa Maria Antonietta, specchio dei suoi stati d’animo e dunque con una valenza spiccatamente introspettiva, la musica, spesso protagonista assoluta con lo scorrere incalzante di

    immagini accarezzate dalla regista con divertito affetto, a soppiantare una sceneggiatura che sarebbe stata di troppo in quelle circostanze. Là dove la giovane Maria Antonietta si circonda di amiche per spendere e spandere in materia di glamour: abiti, gioielli, acconciature, calzature, e roba del genere, un mondo altrettanto vacuo ma venato di una bizzarra stravaganza che potremmo definire di un rococò un po’ pop, come la musica stessa. E’ lì, sull’onda lunga del suo spirito di rivalsa che le sgorga da dentro che la Coppola inserisce i brani musicali letteralmente fuori d’epoca e pur espressione eloquente del suo stato d’animo. Un modo come un altro, alquanto efficace però, per parafrasarne lo spirito brioso e fermamente deciso della giovane a non ammuffire e affogare del tutto nell’etichetta ‘cortigiana’ - è proprio il caso di dirlo, Asia Argento docet in un ruolo un po’ ingrato dell’amante pubblica del re - della Versailles

    del Settecento, colta minuziosamente nell’intimità ipocrita e ciarliera quanto, a distanza, con i campi lunghi appuntati sugli scorci paesistici dei giardini in indubbia, maestosa bellezza. Ma, al momento opportuno, la musica ‘rocchettara’ cede il passo alle più lente note di matrice classica, figlie legittime dell’epoca di riferimento.

    Un’etichetta ridicola quella di Versailles, totalmente interessata a scorgere la pagliuzza nell’occhio dell’altro, in particolare di Maria Antonietta, e a ignorare la trave nel proprio. La simpatica, reiterata ripresa della ‘vestizione’ mattutina, dei pasti a tavola, e delle frustranti ritirate a letto dei due giovani sposi, vuole deliberatamente scandire la giornata tipo di Maria Antonietta, quella che Kirsten Dunst carica in modo da renderla interessante, grazie ad un’ottivo lavoro di stratificata introspezione che la vede giovane coraggiosa e indomita, una che va avanti e non si scoraggia facilmente, cercando di tenersi in qualche modo occupata. Solo una volta la vediamo crollare in un

    pianto dirotto, accasciata a terra, sgomenta, affranta e impotente, schiacciata da così tante oppressioni e istigazioni, persino con le insolenti lettere della madre, finalizzate alla sollecita ‘fabbricazione’ di un erede al trono che invece tarda ad arrivare, alla luce di un matrimonio ben al di là dal consumarsi, e di cui le viene pure imputata ogni colpa. L’origine di tutto questo, altrimenti fuori da ogni logica comprensione, lo si deve ricercare nella prima volta in cui i due sposi approdano al talamo nuziale, in un momento tra i più ‘corali’ e solennemente comici di tutto il film. Un avvenimento pubblico in piena regola, in cui vengono loro per così dire rimboccate le coperte, con tanto di augurio di ‘buon lavoro’, con l’imbarazzo dei due che ci si può immaginare. Ma a Versailles sembrano non esistere proprio spazi privati, ed è tutto chiaro fin dall’inizio: dalla consegna di Maria Antonietta d’Austria

    alla Francia, momento in cui le sarà tolto tutto di austriaco, persino il cagnolino e i propri vestiti. Come un fatto tutt’altro che privato è la sua prima vestizione mattutina, davvero umoristica, là dove la novella promessa è costretta ad attendere nuda e infreddolita, la persona del rango più alto tra i presenti della corte, preposta a tal servizio. Come non guardare con un occhio compassionevolmente benevolo la Maria Antonietta di Maria Coppola? Verrebbe quasi la voglia di tornare indietro nel tempo e salvarne il destino che qui ci appare crudele e ingrato, soprattutto guardando anche ai due angeli biondi che il casting le ha destinato come figli.

    A guardare questo film viene spontanea un’ulteriore considerazione: se Maria Antonietta non fosse morta ghigliottinata sarebbe sicuramente morta di diabete, tanta e tale è la mole di stucchevoli dolci che sembra ingurgitare durante le vuote giornate a Versailles. Ecco, è sul registro,

    peraltro abbastanza centrale e motivato dallo stile di vita dell’epoca, dell’intrattenimento, dei giochi di società, delle notti brave in maschera o ad attendere l’alba, che forse il film si adagia e si flette, debordando in qualche passaggio di troppo e perdendo dunque, a tratti, quell’incisività che Sofia Coppola e l’interprete protagonista Kirsten Dunst erano riuscite a dare all’insieme. Magistrale invece, il tocco di regia che sintetizza i contenuti storici sulle battute finali del film, dall’annuncio dell’assalto alla Bastiglia in poi. Qui, la Coppola sceglie la cifra stilistica dell’accenno, non si dilunga affatto e mette in opera una sintesi stupenda, tratteggiata con momenti intensi di tenero silenzio dei due sposi a tavola, finalmente cresciuti, in fretta, anche sulle ceneri di qualche lutto improvviso - del padre di lui e della madre di lei - proprio mentre la folla urlante e minacciosa è ormai sotto le finestre della loro residenza. Sintesi che

    tocca il suo apice nel fotogramma finale, un’immagine sola, silenziosa, decadente, appuntata su un’unica stanza devastata. Niente poteva essere più potente ed eloquente per dire, non dicendo, del tragico epilogo di questo brandello di storia, e di una giovane sovrana che in questa inedita rivisitazione esce pienamente riabilitata.

    Commenti del regista

    "Conoscevo i soliti luoghi comuni su Maria Antonietta e sul suo stile di vita decadente. Ma non mi ero mai soffermata a riflettere su quanto lei e Luigi XVI fossero giovani. In realtà erano solo degli adolescenti, e a loro venne affidato il compito di guidare la Francia durante un periodo di estrema instabilità politica, per di più dalla corte di Versailles, un ambiente assolutamente fuori da ogni logica. Ecco che cosa mi ha interessato realmente: immaginare questi giovani in quella posizione e poi scavare nelle loro vite, nella loro intimità per tentare di capire cosa devono aver provato crescendo in una situazione tanto estrema... Ho riletto ciò che Maria Antonietta ha dovuto sopportare nella sua vita e ho cercato di capire come tutto questo possa aver influito su di lei come persona, e non come sovrana... In Francia la consideravano praticamente un’estranea e come se non bastasse aveva dei parenti che non la approvavano, un marito che non le dimostrava alcun tipo di interesse e un’intera corte immancabilmente critica nei suoi confronti. Si doveva sentire come la ragazzina che arrivava a scuola ad anno scolastico già iniziato, in un ambiente totalmente estraneo e ostile. La potevo quasi vedere, mentre correva a rifugiarsi nelle sue stanze private con i suoi amici per sfuggire alle severe regole dell’etichetta di corte. Cominciai a riflettere su come ci si deve realmente sentire in una situazione simile. La storia la dipinge da sempre come un personaggio malvagio, totalmente negativo, ma più leggevo su di lei, più mi sembrava una giovane molto dolce, un po’ ingenua e bisognosa di protezione; e più di tutto una persona di cuore, buona, creativa e realmente ignara del mondo fuori da Versailles... Dato che il suo matrimonio era tanto infelice, immagino che debba aver cominciato a fare acquisti e ad andare alle feste semplicemente per distrarsi, proprio come farebbe oggi una qualsiasi moglie ricca che si ritrovasse imbrigliata in un matrimonio senza amore. Non doveva avere nessuna voglia di tornare a casa, da quel tipo che immancabilmente la respingeva. Dovette trovare altri modi per distrarsi".

    A proposito della scelta di una musica 'moderna':

    "Lo spirito 'New Romantic' (un genere di musica del movimento pop anni '80) mi è sembrato particolarmente adatto perché riesce a cogliere l'essenza, l'anima stessa del periodo, quel misto di freschezza, colore e decadenza. La mia versione della vicenda storica racconta la spensieratezza degli adolescenti in un'epoca decadente. E nello stesso tempo lascia presagire che mentre loro sprofondano nell'oblio del piacere, la rivoluzione è lì, proprio dietro l'angolo".

    Perché proprio Kirsten Dunst per il ruolo di Maria Antonietta?:

    "Ogni volta che pensavo a Maria Antonietta, la immaginavo con il volto di Kirsten (Dunst). È una biondina piena di vita e di verve che ha tanto da dire, molto più di quanto la gente si aspetti, proprio come doveva essere la giovane regina. Inoltre ha la sua stessa spensieratezza, la sua stessa creatività. E quel fascino venato di profondità. Oltretutto, visto che è in parte tedesca ha la pelle e il look perfetti per la parte. Ero certa che Kirsten avrebbe fatto rivivere Maria Antonietta esattamente come l’avevo immaginata".

    A proposito Jason Schwartzman (Luigi XVI, marito di Maria Antonietta):

    "Ho sempre provato una sorta di simpatia per Luigi XVI. Non era l’erede al trono designato ed è stata la morte del fratello maggiore a trascinarlo in quella posizione. Penso che fosse veramente tormentato dal senso di inadeguatezza: era miope e si dice che fosse imbranato in moltissime cose. So che Jason riesce a esprimere benissimo questo lato vulnerabile e sensibile, quindi ho pensato che il suo Luigi sarebbe stato estremamente toccante e molto credibile. E ha davvero portato una grande umanità al personaggio. Oltretutto, vista la notevole somiglianza con i ritratti di famiglia, Jason sembra veramente un discendente dei Borboni; sebbene sia d’accordo con Antonia Fraser quando dice che Jason è molto più bello di Luigi".

    Commenti dei protagonisti:

    KIRSTEN DUNST (Maria Antonietta):

    "Mi sono subito sentita molto coinvolta dal personaggio perché ho cominciato a recitare quando avevo solo 11 anni e da allora sono sempre circondata da adulti che cerco di compiacere. Ecco perché credo di poter capire veramente come si deve essere sentita Maria Antonietta quando ha dovuto lasciare la sua casa ed è arrivata in quel posto dove tutti avevano grandi aspettative su di lei e la facevano sentire costantemente sotto esame. Essere sempre al centro dell’attenzione di un’infinità di persone che pretendono tanto da te può farti sentire molto triste e sola. E continui a chiederti: ‘Questa persona mi sta usando?’ oppure ‘Come mi vede la gente?’ Credo che Maria Antonietta avesse veramente un velo di tristezza che la avvolgeva; solo che nessuno ha mai saputo vederlo, fino ad ora. Penso che Sofia (Coppola) abbia riconosciuto in me quella stessa tristezza e quella solitudine e che per questo motivo mi abbia scelto... Mi capita di riflettere sulla trasformazione di Maria Antonietta in una sorta di bambina saggia. Arrivò a Versailles che era adolescente e a causa della solitudine che patì rimase bloccata nelle emozioni di una ragazzina per gran parte della sua esistenza. E purtroppo quando finalmente riuscì a trasformarsi in una donna adulta era ormai troppo tardi".

    JASON SCHWARTZMAN (Luigi XVI marito di Maria Antonietta):

    "Mi è subito piaciuta molto l’idea di rianimare queste figure storiche con una bella respirazione bocca a bocca e di riportare finalmente in vita il vero Luigi XVI, forse come nessuno prima di noi ha tentato di fare. Penso proprio che dimentichiamo con troppa facilità che tutti, compresi i personaggi storici, sono persone come noi, in carne e ossa, con dei sentimenti, e che sicuramente qualche volta avranno avuto paura, si saranno arrabbiati, si saranno seduti scomposti o avranno dubitato di questo e di quello. Ricordo che quando ho visto 'Amadeus' per la prima volta, ho avuto una vera e propria illuminazione nel momento in cui ho realizzato che anche le persone del Settecento ridevano. Ero solo un bambino e la mia concezione dei personaggi del passato si limitava più o meno al pensare che erano vecchi e freddi e scorbutici. Quel film mi cambiò la vita: li rese delle persone reali, con sentimenti veri. Era assolutamente incredibile come quell’opera raccontasse quei personaggi prendendoli tutti sul serio, senza però mai perdere di vista il fatto che tutti, nobili o artisti geniali che fossero, alla fine della giornata erano e restavano semplicemente delle persone. Ho ritrovato questo stesso spirito in 'MARIE ANTOINETTE': non ti fa ammirare delle figure distanti, messe su un piedistallo; ti trovi proprio lì con Luigi e Maria Antonietta nella loro vita di ogni giorno. Insomma, è una storia che ti fa entrare nella sfera più intima di personaggi molto importanti... Ogni storico dà un’interpretazione diversa di Luigi. E non mi stupisco, visto che nemmeno i suoi diari personali erano poi così personali. Il giorno in cui conobbe Maria Antonietta, la donna con cui avrebbe passato il resto della sua vita, negli appunti di caccia scrisse semplicemente: ’Oggi incontrata la Delfina.’ Nient’altro. E sulla loro prima notte di nozze, quando si suppone che avrebbero dovuto consumare il matrimonio, scrive: ‘Non è accaduto niente.’ Solo questo. È piuttosto difficile capire com’era veramente. Alla fine, dopo tante ricerche, ho deciso di basarmi sul libro di Antonia (Fraser) e sul copione di Sofia (Coppola)... In realtà (Luigi XVI) era un giovane costretto in una situazione che lo opprimeva. Aveva il complesso di inferiorità in tutto: non era abbastanza forte, né abbastanza bello, né abbastanza brillante per essere re; eppure non metteva in dubbio che fosse Dio a volerlo sul trono". E, a proposito del suo relazionarsi con Maria Antonietta: "Quando fra noi si creava un silenzio imbarazzato, Sofia (Coppola) mi diceva: 'non riempirlo e non cercare di far sentire Kirsten a suo agio'; lascia semplicemente che la tensione resti lì. Era davvero difficile da fare, anche perché Kirsten (Dunst) è così carina. Comunque credo proprio che abbiamo fatto un buon lavoro perché nelle scene si vede che Maria Antonietta cerca in tutti i modi di piacere a Luigi e che lui invece non le rende le cose per niente facili... Penso che Luigi soffrisse di una gravissima forma di ansia da prestazione. Dev’essere stato terribile per dei ragazzi così giovani ritrovarsi a capo di tanto potere con tutta quella gente che osservava ogni loro mossa e si aspettava chissà cosa, mentre loro si sentivano ancora così impacciati e a disagio nel loro corpo. Prendete due giovani così e metteteli in una situazione in cui c’entri una camera da letto: di sicuro ne verrà fuori un gran pasticcio".

    Altre voci dal set:

    La scrittrice del romanzo cui si è ispirato il film ANTONIA FRASER:

    "Sofia (Coppola) è riuscita a capire quanto sia stata straordinaria la vicenda di questa giovane. Prima di diventare una principessa, fu praticamente venduta come ostaggio ai reali francesi. A soli 14 anni si vide addossare l’onere di dare sostegno politico all’Austria. Poi si ritrovò imbrigliata in un curioso matrimonio consumato a fatica. E nonostante la freddezza del marito, le addossarono la completa responsabilità di assicurare un erede al trono. Sofia (Coppola) ha compreso perfettamente lo stato d’animo con cui Maria Antonietta affrontò la situazione: gli acquisti, le stravaganze e lo stile di vita decadente erano solo una reazione alle cose terribili che le stavano accadendo e su cui non aveva alcun controllo".

    Links:

    • Sofia Coppola (Regista)

    • Kirsten Dunst

    • Rose Byrne

    • Jason Schwartzman

    • Steve Coogan

    • Asia Argento

    • Tom Hardy

    • SOMEWHERE - INTERVISTA alla regista SOFIA COPPOLA (Interviste)

    1

    Galleria Video:

    Marie Antoniette.mov

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