Il
cinema di Sergio Leone
Giudizi critici
Un appassionante unicum nell’intero Novecento cinematografico
Lino Miccichè: “…il caso di Sergio Leone è unico al mondo: quello di un regista cinematografico, la cui filmografia non vede un solo titolo ambientato nella contemporaneità… e nel proprio paese… i sette lungometraggi la cui regia è firmata da Sergio Leone sono ambientati in un immaginario mondo antico (‘Il colosso di Rodi’), in un immaginario West statunitense (‘Per un pugno di dollari’, ‘Per qualche dollaro in più’, ‘Il buono, il brutto, il cattivo, ’C’era una volta il West’), in un immaginario Messico (‘Giù la testa’), o in un’immaginaria Chicago (‘C’era una volta in America’). Basterebbe questo a rendere il “caso Leone” un appassionante unicum nell’intero Novecento cinematografico, denso di rilevanti questioni critiche, di avvincenti questioni di poetica e di appassionanti questioni teoriche… Campione senza raffronti di un cinema raffinatamente “alessandrino”… il cinema di Leone non si propone mai come metafora del reale, ma come rievocazione metaforica di altre metafore…”.
Lino Miccichè, in Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone (a cura di Angela Prudenzi e Sergio Toffetti), Fondazione Scuola Nazionale di Cinema (Quaderni della Cineteca), Roma 2000, p. 7)
Un artista che pensava in grande
Lietta Tornabuoni: “Sergio Leone, unico artista popolare tra i pochi registi italiani famosi nel mondo, era uno che pensava in grande. Non si arrendeva all’angustia, agli espedienti, al localismo e alle ambizioni borghesi spesso tipici del cinema nostro: alla sua vita, al suo personaggio, e al suo modo di lavorare voleva dare una dimensione epica, il senso d’una avventura smisurata e romantica…”
Lietta Tornabuoni, Pensava in grande, “Stampa sera”, 1° maggio 1989
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Sergio Leone
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