RECENSIONE - Ralph Fiennes archeologo alle prese con uno scavo storicamente importante - In streaming Dal 29 Gennaio
"Penso che sia interessante che il film esca quando siamo in un altro periodo di incertezza a causa del Covid. Spero che le persone ne traggano un messaggio positivo, su ciò che possiamo ottenere attraverso uno sforzo e una determinazione comuni".
L'attore Ralph Fiennes
(The Dig; REGNO UNITO 2021; Biopic drammatico storico; 112'; Produz.: BBC Films, Clerkenwell Films, Magnolia Mae Films, Netflix; Distribuz.: Netflix)
Cast: Carey Mulligan (Edith Pretty) Ralph Fiennes (Basil Brown) Lily James (Peggy Preston) Johnny Flynn (Rory Lomax) Ken Stott (Charles Phillips) Archie Barnes (Robert Pretty) Ben Chaplin (Stuart Piggott) Monica Dolan (May Brown) Stephen Worrall (Ferryman) Robert Wilfort (Billy Lyons) Danny Webb (John Grateley) James Dryden (George Spooner) Joe Hurst (John Jacobs) Paul Ready (James Reid Moir) Peter McDonald (Guy Maynard) Cast completo
La storia è ambientata in Inghilterra nel 1938, alle soglie della Seconda guerra mondiale. Edith Pretty (Carey Mulligan), ricca vedova del colonnello dell'esercito Franck, possiede un terreno nel Suffolk a Sutton Hoo, vicino la città di Woodbridge, su un promontorio situato sopra il fiume Deben. La donna è convinta che sepolti sotto la sua proprietà ci siano antichi tesori. Decide così di chiamare l'archeologo dilettante Basil Brown (Ralph Fiennes), un esperto di storia e astronomia con una vera e propria passione per l'Europa medievale. I due danno il via alle ricerche senza sapere che di lì a poco s'imbatteranno in un'importante e sorprendente scoperta: porteranno alla luce una nave-tomba dal grande valore storico. Mentre il paese si prepara alla guerra, la Signora Pretty e il Signor Brown dovranno affrontare le più importanti autorità museali che attirate dall'incredibile notizia, si faranno avanti con assurde pretese.
Short Synopsis:
An archaeologist embarks on the historically important excavation of Sutton Hoo in 1938
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“La scarsa istruzione è davvero un pericolo… Ho sempre avuto sete di conoscenzaâ€
Con un soggetto come questo, The Dig (La nave sepolta), avrebbe potuto essere un film esplosivo! Invece, non accende neppure la miccia! E la cifra stilistica di una regia troppo giovane - il trentacinquenne regista teatrale australiano Simon Stone qui appena al suo secondo film - ha preferito il registro più dimesso possibile su tutta la linea. Ne esce un affresco scialbato e perfino scarsamente documentato a dovere se non didascalicamente. La stessa fotografia polverosa e scolorita in omaggio a certo classicismo britannico in celluloide - da Quel che resta del giorno a Ken Loach ma la lista sarebbe interminabile - alla recitazione atona di personaggi cui non è stato dato vitale respiro, devono vedersela sulla direzione da prendere, evitando di deragliare tra le nebbie della costa o l’insistente pioggia: un limite per il lavoro di scavo così
come per ogni slancio emotivo. Ma non è detto che, trattando di cose ‘morte’ del passato debba spengersi anche il presente. Anzi! Perciò, a dispetto dell’incredibile scoperta archeologica che il film intenderebbe celebrare, traendo spunto da una realtà dei fatti romanzata, ci si limita a far brillare poche scintille ben presto soffocate sotto la cenere.
Per raccontare la storia del più importante ritrovamento archeologico dell'era moderna in Gran Bretagna il film si ispira al romanzo del 2007 dello scrittore John Preston. La storia ruota intorno all’aristocratica vedova Edith Pretty (una Carey Mulligan fin troppo sottotono e, strada facendo, stucchevolmente melensa), proprietaria della vasta tenuta di Sutton Hoo, tra Ipswich e la costa est dell’Inghilterra, che, interessata dai tumuli funerari presenti sul terreno ereditato, nel 1937 prende contatti con il curatore e il presidente del museo di Ispwich per trovare la persona giusta agli scavi: la scelta cade sul dilettante archeologo,
esperto ma non laureato, Basil Brown. E la dinamica del viaggio di questo archeologo per raggiungere la tenuta, sito degli scavi, si impone all’attenzione come uno dei migliori passaggi, così come la scoperta dell’anima del suo nobile interprete, da sempre dotato di grande riservata pazienza quanto in grado di dar vita alle più sensazionali pagine di interiorizzazione. Lasciato sulla strada ogni brandello di passionalità (Il paziente inglese) Ralph Fiennes gioca qui la sua carta più polverosa e infangata, per esprimere, trattenendo l’ardore e la passione tipici dell’archeologo - nulla a che spartire con il tipo Indiana Jones, ovviamente e per fortuna! - l’essenza di una frustrazione sottesa per una competenza mai riconosciuta sul piano istituzionale. Ed è per l’appunto questo il movente del film.
Sottotraccia, eppur protagonista, la cultura dei tumoli stessa: una pratica di sepoltura per inumazione della media età del bronzo, a metà del II millennio a. C., a
quanto pare, diffusa in tutta Europa, prima che le usanze dei riti funebri prendessero un’altra piega. L’intuizione, il presentimento dell’aristocratica ereditiera Pretty, che sul suo terreno potessero esserci tracce delle scorribande dei Vichinghi che nel IX secolo d.C. attaccavano con frequenza le coste dell'Inghilterra e della Francia, porta in effetti ad un qualcosa di davvero superiore ad ogni più rosea aspettativa e di ben più antico: gli scavi, dunque di natura privata, rivelano una nave di ventisette metri con reperti databili al periodo anglosassone, imponendo così una rilettura e riscrittura del periodo storico. Altrettanto sottotraccia, o per meglio dire, quasi intralcio epidermico rimasto tra i denti degli stessi scavi, le liaison intrecciate, decollate o represse, tra gli stessi Edith/Mulligan e Basil/Fiennes (inconsulto e ambiguo invece il comportamento della moglie), i coniugi Peggy (Lily James) e Stuart Piggot (Ben Chaplin) con un matrimonio che di lì a poco si rivela malfunzionante,