Cesar 2020 - 12 Nominations: 'Miglior Film' (Alain Goldman e Roman Polanski); 'Miglior Regia' (Roman Polanski); 'Miglior Sceneggiatura Non Originale' (Roman Polanski e Robert Harris); 'Miglior Colonna Sonora Originale' (Alexandre Desplat); 'Miglior Attore Protagonista' (Jean Dujardin); 'Miglior Attore Non Protagonista' (Louis Garrel); 'Miglior Attore Non Protagonista' (GrÊgory Gadebois); 'Miglior Montaggio' (HervÊ De Luze); 'Miglior Fotografia' (Pawel Edelman); 'Miglior Scenografia' (Jean Rabasse); 'Migliori Costumi' (Pascaline Chavanne); Miglior Sonoro (Lucien Balibar, Aymeric Devoldère, Cyril Holtz; Niels Barletta) - RECENSIONE - VINCITORE del Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria - a Venezia 76. - Dal 21 Novembre
"Il film parla dellâAffare Dreyfus, un soggetto che è rimasto nella mia testa per molti anni. In questo vasto scandalo, probabilmente il piĂš grande della fine del 19° secolo, si intersecano errori giudiziari e antisemitismo. Per dodici anni, lâAffare Dreyfus divise la Francia, portando scompiglio anche nel resto del mondo. Ad oggi è uno dei simboli dellâingiustizia politica e di cosa si possa arrivare a fare in nome dellâinteresse nazionale".
Il regista e co-sceneggiatore Roman Polanski
(J'accuse; FRANCIA/ITALIA 2019; Thriller drammatico storico; 126'; Produz.: Legende e R. P. Productions in co-produzione con Eliseo Cinema e RAI Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)
Soggetto: Basato sul romanzo di Robert Harris, L'ufficiale e la spia (The Dreyfus Affair), in Italia edito da Mondadori.
Cast: Jean Dujardin (Marie Georges Picquart) Louis Garrel (Alfred Dreyfus) Emmanuelle Seigner (Pauline Monnier) GrÊgory Gadebois (Comandante Joseph Henry) HervÊ Pierre (Generale Charles-Arthur Gonse) Didier Sandre (Generale Raoul Le Mouton De Boisdeffre) Wladimir Yordanoff (Generale Auguste Mercier) Mathieu Amalric (Alphonse Bertillon) Damien Bonnard (Jean-Alfred Desvernine) Eric Ruf (Colonnello Jean Sandherr) Laurent Stocker (Generale Georges De Pellieux) Michel Vuillermoz (Colonnello Armand Du Paty De Clam) Vincent Grass (Generale Jean-Baptiste Billot) Denis Podalydès (Maestro Edgar Demange) Vincent Perez (Louis Leblois) Cast completo
Gennaio del 1895, pochi mesi prima che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, nel cortile dell'Ăcole Militaire di Parigi, Georges Picquart, un ufficiale dell'esercito francese, presenzia alla pubblica condanna e all'umiliante degradazione inflitta ad Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, accusato di essere stato un informatore dei nemici tedeschi.
Al disonore segue l'esilio e la sentenza condanna il traditore ad essere confinato sull'isola del Diavolo, nella Guyana francese. Un atollo sperduto dove Dreyfus lenisce angoscia e solitudine scrivendo delle lettere accorate alla moglie lontana.
Il caso sembra archiviato.
Picquart guadagna la promozione a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ed è allora che si accorge che il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora arrestato.
E se Dreyfus fosse stato condannato ingiustamente?
E se fosse la vittima di un piano ordito proprio da alcuni militari del controspionaggio?
Questi interrogativi affollano la mente di Picquart, ormai determinato a scoprire la veritĂ anche a costo di diventare un bersaglio o una figura scomoda per i suoi stessi superiori.
L'ufficiale e la spia, adesso uniti e pronti ad ogni sacrificio pur di difendere il proprio onore.
L'affare Dreyfus è uno dei piÚ clamorosi errori giudiziari della storia, avvenuto in Francia tra il 1894 e il 1906 e che vide protagonista il soldato ebreo francese Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di essere una spia e quindi processato per alto tradimento.
Dreyfus sostenne fermamente la sua innocenza combattendo contro un'intera nazione. Il suo caso ebbe una notevole risonanza mediatica dividendo l'opinione pubblica del tempo, tra chi ne sosteneva l'innocenza e chi lo riteneva invece colpevole.
Tra gli innocentisti si schierò Ămile Zola, il quale scrisse un articolo in cui puntava il dito contro il clima di antisemitismo imperante nella Terza Repubblica francese. Tale intervento venne intitolato proprio J'Accuse.
Short Synopsis:
In 1894, French Captain Alfred Dreyfus is wrongfully convicted of treason and sentenced to life imprisonment at Devil's Island
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Il tema si presterebbe ma intendiamo soprassedere, ritenendo non sia affatto il caso, e che anzi, sarebbe lâora di finirla con questa solfa assurda, protratta ad oltranza tanto da aver coperto unâintera vita, allâinsegna della persecuzione. Mirata allâemarginazione? Anche se non hanno mancato lâoccasione tutti coloro che si sono prodigati in commenti vari sulla valutazione dellâormai annoso e ben noto âincidenteâ di molestie sessuali negli Stati Uniti per Roman Polanski, per lâappunto ridicolo alla luce dei decenni trascorsi. Il tema della condanna ingiusta ha fatto evidentemente istituire un parallelo tra il caso Polanski e lâaffaire Dreyfus nel film Jâaccuse (Lâufficiale e la spia) presentato alla 76 Mostra del Cinema di Venezia. E ci mancavano pure le âbizzeâ di Lucrecia Martel con lâannuncio di non presenziare alla cerimonia di gala per la proiezione del film, salvo poi ritrattare! Cosa assurda, considerato che a un Presidente di Giuria si richiede lâimparzialitĂ , con
lâaggiunta dellâoffesa indiretta allâindirizzo di coloro che hanno operato la selezione dei film. Per nostro conto trattiamo solo del film.
Un film storico che riesuma, portandola alla ribalta del grande schermo, una condanna tanto esemplare quanto assurdamente ingiusta e montata ad arte, cavalcando lâonda dellâantisemitismo e della salvaguardia di indegne âmacchinazioni di palazzoâ, valevoli lâinsabbiamento della veritĂ e la protezione della vera spia. E il Jâaccuse (Lâufficiale e la spia) di Roman Polanski parte proprio dalla condanna, celebrata nella pubblica piazza con lâumiliante espoliazione di gradi militari, elementi di abbigliamento della divisa con la plateale rottura della spada, sotto il naso del protagonista: il capitano ebreo Alfred Dreyfus ritratto in maniera un poâ esasperata ai limiti del macchiettismo da Louis Garrel. Era il 5 Gennaio del 1895 quando Dreyfus viene condannato allâergastolo con il confino sulla temibile Isola del diavolo, nella Guyana francese, perchĂŠ ritenuto responsabile, senza diritto di replica, della
vendita dâinformazioni segrete alla Germania. Come poi il caso Dreyfus, infangato dellâaccusa di alto tradimento, abbia potuto creare un clamore di portata mondiale, dĂ conto in maniera capillare il film, tenendo a precisare fin dallâinizio che si tratta di personaggi e fatti realmente accaduti. Una macchia nella Storia e nellâesercito, tra le tante purtroppo inanellate nei secoli, mentre si va a dimostrare che la corruzione e la menzogna sono nate con lâuomo. Polanski affronta il racconto in termini di un classicismo rigorosamente storico su ogni registro â dalle ambientazioni, alle scenografie ai costumi con il trucco e parrucco dei personaggi, ma cavalca le note da thriller con le indagini e contro indagini che si dipanano dallâepicentro del caso Dreyfus, intersecandosi lâuna sullâaltra. Caso che mostra le prime ombre e contraddizioni fin da subito, fregiandosi di scarsa chiarezza in odore di intorbidamento di svariate prove documentarie. Ed ecco che lo scandalo
lievita fino a diventare un caso giudiziario di proporzioni monumentali, soprattutto quando entra in azione il capo dellâunitĂ di controspionaggio militare in Francia Georges Picquart, cui dĂ corpo massiccio e anima profonda Jean Dujardin. Un ruolo il cui gran peso fisico si fa speculare a quello istituzionale, malgrado si veda scavalcato ripetutamente da chi tenta in ogni modo di scardinare le sue comprovate teorie di innocenza riguardo al condannato Dreyfus. Un personaggio determinato ed integerrimo nella ricerca della veritĂ , cui si affilia la frequentazione di una donna sposata ad un alto ufficiale di Stato: ma nelle vesti di Pauline Monnier, Emmanuelle Seigner si immola ad un ruolo minimale da cameo allargato. Una sorta di inciampo di poco conto se non fosse funzionale allâuso nella storia come motivo di ricatto. Lâillecita e clandestina relazione viene difatti tirata in ballo per ricattare ed incastrare Picquart, screditando la sua persona e, di conseguenza,
le sue velleitĂ di innocenza appuntate su Dreyfus. Passeranno in rassegna numerose arringhe inquisitorie in svariate aule di tribunale - in cui si consumano passaggi anche suggestivi - e un ventaglio di operazioni di spionaggio reciproco, di ufficio in ufficio, di casa in casa.
Eppure, a dispetto della solida sceneggiatura di Robert Harris, che è tornato a collaborare con Polanski dopo Lâuomo nellâombra - il film è tratto da Lâufficiale e la spia (The Dreyfus Affair), in Italia edito da Mondadori - non si può affermare che questo Jâaccuse scivoli via come lâolio. Anzi, si direbbe che soffra di ripetuti ingolfamenti, con un discreto contributo dellâuso di flashback in seno alla racconto che, se funzionano alla grande in una storia cinematografica comune, in un film storico in costume tendono a confondere le acque. Inoltre, fatta eccezione del protagonismo quasi assoluto di Picquart/Dujardin, il resto dei personaggi sembrano trovarsi spesso ammassati
dietro lâanonimato conferito loro dalle stesse impeccabili ed inamidate uniformi militari. Del resto, è la battaglia del singolo contro il sistema ad essere voluta in primo piano. Un sistema che giĂ allora indossava la faccia piĂš conveniente, di copertina, integra e pura, quando sotto la maschera apparente si nascondeva quella vera, escoriata di tutte le macchie possibili. Puntando il dito sullâalto tradimento di un innocente si cercava di sviare lo sguardo dallâalto grado di corruzione e clientelismo del governo francese. E Polanski non manca di veicolare lâaffaire Dreyfus in tutti i dintorni e contorni, dando il giusto risalto al tracciato stampa, vale a dire il riflesso privilegiato dellâeco pubblica derivato dalla gogna mediatica alimentata quotidianamente anche allâepoca. Gogna esplosa e riassorbita fino alla veritĂ finalmente rivelata, sulla scia dellâarticolo di giornale che dĂ il titolo al film: il J'accuse di Emile Zola pubblicato su "L'Aurore".
Eâ poi lo stesso Polanski
a riassumere il nocciolo di un soggetto rimasto nella sua testa per molti anni: âIn questo vasto scandalo, probabilmente il piĂš grande della fine del 19° secolo, si intersecano errori giudiziari e antisemitismo. Per dodici anni, lâAffare Dreyfus divise la Francia, portando scompiglio anche nel resto del mondo. Ad oggi è uno dei simboli dellâingiustizia politica e di cosa si possa arrivare a fare in nome dellâinteresse nazionaleâ. Ma quel che certamente ha mosso Polanski a portare sul grande schermo un caso storico come questo è lâoccasione di far riflettere ancora una volta sullâoggi guardando agli âesemplari iconiciâ che la Storia ci porge come monito. Ed oggi come allora, piĂš dello stesso scandalo, è lâindifferenza a spaventare, perchĂŠ accetta lâinsipido pasto quotidiano cosĂŹ come viene offerto, incurante delle sue tossine e soprattutto della necessitĂ di un condimento... a base di vitale spirito critico.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)