Tra i più attesi!!! - Dustin Hoffman e Toni Servillo in coppia nel nuovo thriller di Donato Carrisi - RECENSIONE - Dal 30 Ottobre
"Il mio scopo è sempre stato scrivere romanzi che sembrano dei film e fare dei film che assomigliano a un romanzo... c'è tutto il cinema che mi piace in questo film. Come quando scrivo penso a libri che vorrei leggere, così con i film penso a qualcosa che vorrei vedere al cinema. Qui volevo rievocare i grandi thriller anni '90: 'Il silenzio degli innocenti', 'Seven', 'I soliti sospetti', 'The Game'. Poi quei tipo di film hanno smesso di farli, e le mie creature cinematografiche si nutrono di quei riferimenti"
Il regista, sceneggiatore e scrittore Donato Carrisi
(L'uomo del labirinto; ITALIA 2019; Thriller; 130'; Produz.: Gavila, Colorado Film; Distribuz.: Medusa Film)
Cast: Dustin Hoffman (Dottor Green) Toni Servillo (Bruno Genko) Valentina Bellè (Samantha Andretti) Vinicio Marchioni (Simon Berish) Katsiaryna Shulha (Linda) Riccardo Cicogna (Paul Pacinsky) Orlando Cinque (Bauer) Filippo Dini (Delacroix) Sergio Grossini (Peter Lai/Rizzo) Stefano Rossi Giordani (Ragazzo cicatrice) Carla Cassola (Sig.ra Wilson) Luis Gnecco (Mordecai Lumann) Sergio Leone (Bunny) Marta Richeldi (Sig.ra Lai) Diego Facciotti (Prete)
Musica: Vito Lo Re
Costumi: Patrizia Chericoni
Scenografia: Tonino Zera
Fotografia: Federico Masiero
Montaggio: Massimo Quaglia
Makeup: Simona Castaldi
Casting: Valeria Miranda (UICD)
Scheda film aggiornata al:
26 Novembre 2019
Sinossi:
In breve:
Una ragazza rapita riappare dopo quindici anni. È sotto shock ma viva, con lei il dottor Green (Dustin Hoffman) cerca di ricostruire cosa è successo nel labirinto in cui è stata imprigionata da uno psicopatico.
Nel frattempo, un investigatore privato, Bruno Genko (Toni Servillo), apre la caccia all’uomo per quello che potrebbe essere il suo ultimo caso.
Insieme a lei c'è un profiler, il dottor Green (Dustin Hoffman), con il compito di sostenerla e aiutarla a recuperare la memoria così da riuscire a individuare e catturare chi l'ha tenuta prigioniera negli ultimi anni. La caccia al mostro, però, non avverrà nel mondo reale, come una comune indagine, ma nella mente della ragazza. Al tempo stesso Genko, venuto a sapere che Samantha è riapparsa, si sente in debito con lei e tenta di ricostruire gli eventi per risalire al suo sequestratore. Nonostante i suoi intenti, quella dell'investigatore è una corsa contro il tempo, dal momento che un medico gli ha comunicato che gli restano solo due mesi di vita. E, per uno strano scherzo del destino, i mesi sono scaduti proprio il giorno in cui Sam è riapparsa dalle tenebre dell'oblio.
Chi tra Genko e il dottor Green riuscirà a trovare per primo la verità ? Ma siamo sicuri che, alla fine di tutto, ci sia un’unica verità ? Questa indagine, infatti, non è poi così semplice, qualcuno sta mentendo per nascondere un segreto. Un'indagine che somiglia al labirinto mentale di Sam, fatto di corridoi e porte, ognuna delle quali nasconde un enigma o un inganno.
Short Synopsis:
Samantha, a young kidnapped girl, resurfaces in shock after being imprisoned and hospitalized. Next to her is Dr. Green, a profiler who investigates victims' minds to find clues. Genko, a private investigator, is also on the kidnapper's trail. What Samantha does not know is that she was not kidnapped, as she believes, a few months earlier
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Questa volta Donato Carrisi mostra una padronanza inedita sul grande schermo: le sue ‘scritture’ da romanziere hanno coinvolto man mano una platea di pubblico non indifferente. Ma il cinema è un’altra cosa. Dopo il timido e scarsamente luminescente esordio alla regia con La ragazza nella nebbia, Carrisi si direbbe aver acquisito disinvoltura nell’uso di strumenti che non è avvezzo a maneggiare tutti i giorni. Insomma, con L’uomo del labirinto ha realizzato una sorta di fluorescente sciarada che tracima tensione emotiva da ogni spiraglio della complessa griglia architettonica da cui si dipana una trama multistrato: letterale, metaforico-allegorica, in seno ad una mappatura tanto labirintica e alle volte insondabile come la stessa psicoanalisi, da sempre chiamata in causa nei thriller crime. Così L’uomo del labirinto cinematografico non ha nulla da invidiare all’omonima fonte letteraria, partorita dallo stesso creatore: anzi, sembrano tenersi testa con dignità , pattinando fianco a fianco su un’unica pista ghiacciata,
E con L’uomo del labirinto non era affatto facile! Non era affatto scontato raggiungere un risultato del genere! Mantenere la labirintica complessità del soggetto, senza intorbidare le acque, e al contempo canalizzare, convogliando in un unico flusso, l’infinita gragnola di rivoli pronti a fare la loro comparsa ad ogni angolo buio, reale o mentale: rivoli che altro non sono che indizi, iconici simboli, intessuti a citazioni cinematografiche di genere a grappolo. Un labirinto nel labirinto, insomma. Un gioco complicato ed intrigante come la tessitura ordita per sostenerlo. Il fiore all’occhiello di questa seconda regia di Carrisi, che qui sa farsi sorprendente pilota di un volo macabro e contorto quanto la mente dell’ignoto autore della scomparsa di una ragazza. Una o più di una? Non c’è nulla di lineare in questo ardito thriller in cui realtà e proiezione mentale giocano a nascondino senza mai stancare lo
un prezioso valore aggiunto al film. Ma che dire di Toni Servillo? Già protagonista per Carrisi del precedente La ragazza nella nebbia (con ben più modesti risultati) tocca qui con l'investigatore privato Bruno Genko l’apice della trasformazione psico-fisica in favore del suo personaggio: a mio avviso il migliore in assoluto di tutta la sua carriera. Un alter ego artistico che ricorderemo amabilmente nel tempo. Fotografie e riprese poi - il fumo sarà anche dannoso per la salute ma al cinema flirta con il personaggio da non temere rivali - esaltano l’anima sagace dell’investigatore dotato di un acume tanto illuminato quanto di uomo alla deriva, considerate le circostanze.
Come lo stesso Carrisi, mi limito a seminare indizi, inutile svelare, dire raccontare. E Carrisi si dimostra qui un fanatico di simboli iconici che servono l’indizio. La sua formazione da avvocato criminologo gli ha servito buon gioco, fantasia arte e professionalità maturata nel
- in grado di scartare dal fiato corto di impronta televisiva ancora respirato, ahimè, da numerose pellicole italiane - non è certo per la presenza di Dustin Hoffman, sia pure provvidenzialmente divina. E’ il respiro di chi ha imparato a gestire l’ossigeno a disposizione tenendo a bada l’intrusione dell’anidride carbonica. Il respiro di chi ha acquisito una profonda conoscenza delle dinamiche narrative, non solo su carta, sapendo bene dove e quando affacciarsi di fronte a quel dedalo di vicoli secondari aperti sulla strada principale. Le immagini e la consapevolezza di una sincronizzazione temporale minimalista lo rafforzano. Il che fa davvero ben sperare per un auspicabile seguito cinematografico di Donato Carrisi.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
trailer ufficiale 90":
trailer ufficiale 60":
clip 'Genko porta il fumetto alla galleria Mordecai':
clip 'Il cubo è stato il primo gioco':
clip 'La signora della fattoria parla dei figli del buio':
clip 'Genko interroga il ragazzo con la cicatrice':