Cast: Jake Gyllenhaal (Morf Vandewalt) Rene Russo (Rhodora Haze) Zawe Ashton (Josephina) Tom Sturridge (Jon Dondon) Toni Collette (Gretchen) Natalia Dyer (Coco) Daveed Diggs (Damrish) John Malkovich (Piers) Billy Magnussen (Bryson) Alan Mandell (Dease) Mig Macario (Cloudio) Nitya Vidyasagar (Gita) Sedale Threatt Jr. (Ed) Mark Steger (Hoboman)
Musica: Marco Beltrami e Buck Sanders
Costumi: Isis Mussenden e Trish Summerville
Scenografia: Jim Bissell
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: John Gilroy
Makeup: Emma Johnston Burton; Kela Wong (per Rene Russo)
Casting: Victoria Thomas
Scheda film aggiornata al:
19 Maggio 2020
Sinossi:
In breve:
La storia è ambientata nel raffinato mondo dell'arte contemporanea di Los Angeles. È in questo ambiente che l'assistente personale emergente Josephina (Zawe Ashton) ha improvvisamente successo, dopo aver rubato e venduto i lavori di un altro artista, rinvenuto morto nel suo appartamento. L'arte si scontra così con il commercio e quando inizieranno un gioco molto pericoloso, artisti e collezionisti pagheranno un prezzo davvero alto.
In altre parole:
Morf Vandewalt (Jake Gyllenhaal) è un critico d'arte tra i più temuti sulla scena delle gallerie californiane. Un giorno, quando ormai è convinto di non poter essere più sorpreso da nulla, si imbatte nei quadri di un artista sconosciuto, che la sua amica (e amante) Josephine (Zawe Ashton), assistente della gallerista Rhodora, dice di aver trovato per caso abbandonati in strada. Si tratta di quadri bellissimi, ipnotici e originali, di cui Morf si innamora all'istante. Peccato che le cose non siano andate proprio come le ha raccontate Josephine: quei quadri appartengono a un artista morto, e per nessun motivo al mondo Rhodora li avrebbe dovuti mettere in commercio. Ma che senso ha l'arte, se nessuno la può vedere?
After a series of paintings by an unknown artist are discovered, a supernatural force enacts revenge on those who have allowed their greed to get in the way of art.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Nei panni del temutissimo critico di arte contemporanea alla page di Los Angeles Morf Vandewalt, Jake Gyllenhaal - già diretto da Dan Gilroy ne Lo sciacallo - Nightcrawler - eccelle come al solito, spingendo il suo personaggio verso un’ambiguità che lo vede sempre in bilico, come un funambolo che deve mantenersi in equilibrio mentre le circostanze gli impongono anche di guardarsi le spalle, si direbbe, da più punti di vista. Questa volta nessuno gli chiede però il ‘One Man Show’, spalleggiato com’è, da uno stuolo di star che, passo dopo passo, ossigena un ‘contesto vip’ decisamente corale, piacevolmente satirico nella prima parte, prima che tutto viri e scivoli verso l’horror che non teme lo splatter. Il colore nel colore. L’arte nell’arte, tra il commercio, lecito o illecito - non si va troppo per il sottile in quegli ambienti - marciando sul talento autentico o presunto tale, e sulla critica vera
o comprata su misura per vendite d’arte più fruttuose, passando per esposizioni mai lasciate al caso, anzi spesso, decisamente pilotate ed organizzate ad hoc a servire lo scopo personale. Ci dicono qualcosa in proposito la gallerista Rhodora di Rene Russo, qui magneticamente in parte, nel segno di inflessibilità per non dire spietatezza, e pure la sua assistente Josephina (Zawe Ashton), disarcionata dall’incarico per inaffidabilità e recuperata più tardi sul filo di un interesse particolare comparso sul percorso comune all’improvviso. Esattamente il punto di interesse che ha a che fare con l’arte tanto quanto con l’esoterismo sprigionato dall’arte stessa. Un ottimo motivo per lasciarsi dietro le spalle sarcasmi ed ironia ed iniziare a fare sul serio, laddove chi è convinto di non temere nulla dovrà ampiamente ricredersi. Soprattutto con un artista sconosciuto morto accidentalmente lasciando pendenti un gatto e una moltitudine di dipinti che sembrano avere molto in comune con stile
Coco di Natalia Dyer. Arte che, dopo la morte del misterioso artista che risponde al nome di Dease, sarebbe dovuta andare distrutta. Dipinti che tratteggiano disperazione e follia imperiture, immortali, al punto da dare le vertigini a chi li osserva attentamente, provando a pelle la sensazione del movimento che prende vita. Visionarietà illusoria, allucinazione visiva o che altro? Da un certo punto in poi si ha la netta sensazione che l’happy ending non sia proprio contemplato e che questo Velvet Buzzsaw si vada sempre più delineando come un fascinoso affresco che potrebbe intitolarsi ‘l’arte assassina’: di particolare interesse l'installazione con il 'terremotato' robot con crisi esistenziali e la sfera con i sensori. Si direbbe dunque che l’arte trasudi da ogni poro anche dei vari binari horror, in particolare dell’ultimo trittico che coinvolge il Morf di Gyllenhaal, la Josephine della Ashton e la Rhodora della Russo. Colore, piccole o grandi opere
d’arte, create con il concorso del sangue umano, che sanno farsi armi letali. E come la creazione prende la parola sui titoli di testa con l’interessante corto animato che fa da prologo, la creazione se la riprende per tirare le fila sui titoli di coda, laddove un artista, il Piers di John Malkovich, in crisi di ispirazione, vede di trovare la smarrita via con la scombinata grafologia incisa sulla battigia in riva al mare.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)