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    THE FRONT RUNNER - IL VIZIO DEL POTERE

    RECENSIONE - Dal 36. Torino Film Festival - Dal 21 Febbraio

    (The Front Runner; USA 2018; Biografico; 113'; Produz.: BRON Studios e Right of Way Films in associazione con Creative Wealth Media Finance; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)

    Locandina italiana The Front Runner - Il vizio del potere

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: The Front Runner - Il vizio del potere

    Titolo in lingua originale: The Front Runner

    Anno di produzione: 2018

    Anno di uscita: 2019

    Regia: Jason Reitman

    Sceneggiatura: Matt Bai, Jay Carson e Jason Reitman

    Soggetto: Basato sull'opera del biografo Matt Bai All The Truth Is Out

    Cast: Hugh Jackman (Gary Hart)
    Sara Paxton (Donna Rice)
    Vera Farmiga (Lee Hart)
    J.K. Simmons (Bill Dixon)
    Mark O'Brien (Billy Shore)
    Molly Ephraim (Irene Kelly)
    Chris Coy (Kevin Sweeney)
    Alex Karpovsky (Mike Stratton)
    Josh Brener (Doug Wilson)
    Tommy Dewey (John Emerson)
    Kaitlyn Dever (Andrea Hart)
    Oliver Cooper (Joe Trippi)
    Jenna Kanell (Ginny Terzano)
    Alfred Molina (Ben Bradlee)
    Ari Graynor (Ann Devroy)
    Cast completo

    Musica: Rob Simonsen

    Costumi: Danny Glicker

    Scenografia: Steve Saklad

    Fotografia: Eric Steelberg

    Montaggio: Stefan Grube

    Effetti Speciali: David Fletcher (supervisore effetti speciali); Chris LeDoux (supervisore effetti visivi)

    Makeup: Felicity Bowring (capo dipartimento makeup); Michael White (capo dipartimento acconciature)

    Casting: John Papsidera

    Scheda film aggiornata al: 12 Marzo 2019

    Sinossi:

    Il film segue le vicende del senatore del Colorado Gary Hart, candidato e favorito alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1988 per il Partito Democratico, che vide sfumare la sua corsa a causa di uno scandalo legato ad una relazione extraconiugale con la modella Donna Rice Hughes

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Viene in mente una battuta rabbiosa sputata in faccia al Jack Ryan di Harrison Ford in Sotto il segno del pericolo: “… Per te ogni cosa è o bianca o nera… E’ grigio! Il mondo è grigio Jack!â€. Beh, la battuta risponde bene a spirito e ragione per cui si torna a battere la pista degli scandali in politica, con attenzione privilegiata sui potenziali Presidenti in corsa o su quelli in carica. Da questo punto di vista non se ne sentiva certo il bisogno: sai che novità! Ma Jason Reitman (Thank You for Smoking, Juno, Tra le nuvole) approdato nella maturità ad un film marcatamente politico, cavalca il tema, rendendo protagonista la dialettica stessa delle contrapposte parti: ‘il vizio del potere’ e le sue pretestuose ragioni - in tal senso si può ribadire forte e chiaro il vecchio adagio ‘tutto il mondo è paese’ - e il ruolo della stampa

    in seno al problema. Contano solo economia e strategie politiche per il Paese e basta, o conta anche la condotta nella vita privata, la morale e di conseguenza la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti dei vari ‘front runner’, con la presidenza nei bulbi oculari e nel sangue? Capita spesso – un po’ troppo, fino al cliché – che il sangue di questi ‘front runner’ vada in ebollizione, e non per un problema di ambizione e di passione politica. La passione c’entra, ma in un altro modo, com’è ben noto, e allora, i sogni di gloria vacillano. Questa volta a farsi avanti, a metterci la faccia è Hugh Jackman, corretto e modificato in trucco e parrucco per essere credibile nei panni del senatore Gary Hart, democratico in piena corsa presidenziale in Colorado. Uno tra i tanti costretto a gettar la spugna - e a farla gettare ad un nutrito staff di

    lavoro che in lui aveva riposto fiducia e speranze, quindi tradimento doppio - per aver corso dietro ad una sottana di troppo, quella della giovane modella Donna Rice (Sara Paxton). Ma il suo errore più grande è stato quello di perseverare nella convinzione di poter fare il brutto e il cattivo tempo nella propria vita privata, per quanto in piena corsa presidenziale. Di solito non finisce troppo bene e dunque non è finita bene neppure per il senatore Gary Hart, di cui qui Jackman ripercorre la brutta vicenda mentre Reitman si preoccupa del taglio da dare al racconto nel suo film: The Front Runner – Il vizio del potere, basato sul romanzo All the Truth Is Out: The Week Politics Went Tabloid di Matt Bai.

    Politica e stampa dunque. Ancora! The Post di Steven Spielberg, con un orientamento più politico e meno privato ha fatto da apripista, e, per altri

    versi, il focale e responsabile ruolo della stampa d’inchiesta è stato di scena anche ne Il caso Spotlight. Ma la vicenda declinata nel The Front Runner di Reitman, si misura più propriamente sul genere di dialettica critica più prossima al fenomeno mediatico occorso dieci anni dopo con Bill Clinton e lo scandalo Lewinski. Così, se qui ora la macchina da presa girovaga tra gli uffici dello staff del senatore in questione, e tra le scrivanie redazionali della stampa più accreditata degli States – dal “Miami Herald†al “Washington Post†- è una scelta formale ben precisa e calibrata a puntino sulla scala dialettica, per l’appunto, delle contrapposte visioni sull’etica politica e privata. Bianco, nero o grigio? Quale punto di vista? Il fatto è piuttosto che potrà risultare non propriamente edificante, né di grandissimo interesse, il seguire le argomentazioni del pragmatico Bill Dixon (J. K. Simmons) che ragiona sul modo più

    corretto e meno devastante per affrontare lo scandalo e come uscirne, o quelle del direttore dello stesso “Washington Post†interpretato da Alfred Molina sul versante stampa, e di molti altri a seguire in una schiacchiera capillare che non manca di ribadire quanto la politica sia diventata sempre più uno show con un preciso ed accurato copione per accaparrarsi il maggior numero di elettori e di audience. Lo stesso piano sequenza iniziale punta il dito sullo spettacolo mediatico della politica!

    D’altra parte, per trovare il vero mordente in The Front Runner, occorre scavalcare le risposte arroganti e rabbiose dello stesso senatore, strenuo difensore della sua privacy che non tiene conto naturalmente né delle ragioni né delle conseguenze che inevitabilmente ricadono sui figli e sulla moglie: Vera Farmiga è molto efficace nel condensare nella sua Lee un groviglio di emozioni contrastanti, tra amor proprio ed autocontrollo. Occorre scavalcare altresì gli appostamenti della

    stampa, sempre più invadente e a caccia di scoop per un suo crescente vizio di forma, o le stesse conferenze stampa, con le domande più imbarazzanti. Per arrivare finalmente a raccogliere qualche stilla di vero mordente, bisogna raggiungere il momento di quelle confidenze confessate tra donne: la ragazza dello staff e la ragazza amante del senatore, prima ancora delle esternazioni ferite della moglie. Schegge di una femminilità subalterna, mantenuta in ombra o in sordina, ancora negli anni Ottanta, quando gli uomini guardano alla donna sempre nello stesso modo. Ma il cuore di cotanta dialettica sta nelle visioni contrapposte solo in apparenza: è il caso della giovane giornalista che guarda con sospetto ad Hart, per nulla incantata dalla sua persona che, anzi, scopre sempre più falsa, bugiarda e dunque inaffidabile, di contro al giovane collega del “Washington Post†che ammira invece la politica di Hart ma che, d’altra parte, arrivato il

    momento, non si tira indietro nel rivolgergli domande scomode e cruciali su condotta e moralità in generale.

    Sembra così di poter scoprire che nella pluralità dialettica la risposta ci sia, e che viaggi su un unico binario. Trasparenza, coerenza e moralità per un politico non possono essere solo sulla carta. Andiamo! E la stampa, quella seria, deve dire la verità sempre, trovando semmai una sua misura, evitando preferibilmente il braccaggio che sa di paparazzamento più che di giornalismo di alta quota. Il punto non dovrebbe essere cosa interessa i lettori - gossip o politica ed interessi economico-sociali reali - ma ciò che è giusto porre sotto i riflettori dell’opinione pubblica riguardo ad una persona impegnata politicamente al punto da chiedere fiducia ai propri elettori. Non è difficile rispondere a questo, e non c’è bisogno di scomodare altra celluloide per ulteriori riflessioni in proposito.

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)







    Trailer Ufficiale Italiano:

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di THE FRONT RUNNER - IL VIZIO DEL POTERE

    Links:

    • Ari Graynor

    • Hugh Jackman

    • Vera Farmiga

    • Alfred Molina

    • Sara Paxton

    • J.K. Simmons

    • Kaitlyn Dever

    • The Front Runner - Il vizio del potere (DVD)

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    Galleria Video:

    The Front Runner-Il vizio del potere - trailer

    The Front Runner-Il vizio del potere - trailer (versione originale) - The Front Runner

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