RECENSIONE - Dalla 68. Berlinale (15-25 Febbraio 2018) - Ambientato in Giappone nel 2037, L'isola dei cani segue l'odissea di un ragazzo alla ricerca del suo cane. Nel cast (voci nella versione originale): Bryan Cranston, Edward Norton, Bill Murray, Jeff Goldblum, Bob Balaban, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Harvey Keitel, Frances McDormand, Greta Gerwig - Dal 1° Maggio
(Isle of Dogs; GERMANIA/USA 2018; Animazione; 101'; Produz.: American Empirical Pictures/Indian Paintbrush/Scott Rudin Productions in co-produzione con Studio Babelsberg; Distribuz.: 20th Century Fox)
Montaggio: Andrew Weisblum (supervisore); Edward Bursch e Ralph Foster
Casting: Douglas Aibel e Kunichi Nomura
Scheda film aggiornata al:
31 Maggio 2018
Sinossi:
Nel futuro 2037, la crescita incontrollata dei cani e la diffusione di una misteriosa “influenza canina†impone al sindaco della città di Megasaki, nell'arcipelago giapponese, di adottare una drastica misura d'emergenza: mettere in quarantena tutti i cani del Paese, segregandoli su un'isola destinata all'accumulo di rifiuti e immondizia. In seguito alla scomparsa del suo cane da guardia Spots, un dodicenne di nome Atari Kobayashi dirotta eroicamente un piccolo aeroplano e lo pilota fino all'Isola dei cani. Dopo il brusco atterraggio, viene soccorso da un manipolo di meticci, disposti a tutto pur di sfuggire alla deprimente condizione in cui versano. Commossi dal coraggio e dalla devozione del ragazzino nei confronti dell'animale domestico smarrito, Capo (voce originale di Bryan Cranston), Rex (Edward Norton), Boss (Bill Murray), Duke (Jeff Goldblum) e King (Bob Babalan), si impegnano a proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia e scortarlo nel pericoloso viaggio che deciderà il destino dell'intera prefettura.
Short Synopsis:
Set in Japan, Isle of Dogs follows a boy's odyssey in search of his dog
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Fantastico Mr. Anderson
Varrebbe già molto foss'anche solo per la 'festa visiva'. Ma è più che ovvio che si tratta di ben altro, a cominciare soprattutto dalla metafora sociale-politica. Così L'isola dei cani di Wes Anderson (Il treno per Darjeeling, Moorise Kingdom-Una fuga d'amore, Grand Budapest Hotel), secondo film d'animazione in tecnica stop motion dopo Fantastic Mr. Fox (2009), accurato fino al meticoloso per scenografie, personaggi e per gli stessi cani protagonisti tra i protagonisti, alla fine diventa un bel pretesto per trattare argomenti ben seri. E si tratta peraltro di una tecnica stop motion che non dimentica il vero cinema, diventando a sua volta cinema a tutti gli effetti e persino d'autore. Wes Anderson sposa difatti in matrimonio perfetto la stop motion con un gustoso ed intelligente split screen, incorpora poi una sorta di balloon tipici dei comics quando nel film si chiede di 'usare l'immaginazione', mentre la struttura narrativa
Film di apertura dell’ultima edizione della Berlinale, L'isola dei cani è anche un cristallino omaggio alla cultura Giapponese, di cui il film si fa portavoce a
tutti gli effetti, mentre ingaggia un blasonatissimo cast stellare. I toni di voce più appropriati per cavalcare autentiche problematiche politico-sociali a target dittatoriale, di cui la manipolazione della verità per secondi fini - l'occultamento della scoperta scientifica come cura della misteriosa influenza canina docet - diventa l'iconica, emblematica espressione.
L'isola è difatti in Giappone, e la storia è ambientata tra vent’anni, nel futuro 2037. A causa di malattie mortali tra cui una misteriosa 'influenza canina' e la febbre del muso - basta sentire quanto spesso starnutiscono questi poveri cani! - il sindaco Kobayashi (Kunichi Nomura) della città di Megasaki nell'arcipelago giapponese prende la drastica misura d'emergenza di relegare tutti i cani a Trash Island, ridotta a desolata discarica dopo essere stata colpita da un'eruzione vulcanica, un terremoto e uno tsunami, e dove vivono, nel loro habitat naturale, solo dei grossi sorci neri e spelacchiati. Cani randagi o con padrone
Anche la lingua parlata differenzia i cani (inglese) dagli umani (giapponese), con l'aiuto occasionale in voice-over della sensibile traduttrice Norman (Frances McDormand). Così L’Isola dei cani di Wes Anderson avanza in questo viaggio dai
tratti epici pur allietati da un provvidenziale umorismo, regalandoci un'avventura che privilegia una bella storia di amicizia e lealtà , non dimenticando di offrire una chance di redenzione anche ai cattivi. Di peggiore della mancanza di senso dell'onore nella cultura giapponese non esiste altro che la morte, o un rimedio alle malefatte in extremis. Così, persino il famigerato sindaco Kobayashi (Kunichi Nomura) troverà la degna opportunità di riscattarsi, almeno in parte, dalle sue perfide azioni. Alla fine i veri protagonisti sono i valori di sempre: i principi di eroismo, speranza e rifiuto dell’intolleranza verso il prossimo. E non c'è nulla di meglio quando si ha la possibilità di condividerli.
Ecco la grande lezione di vita che Wes Anderson, con tutta la complicità della scrittura dei fidati amici Roman Coppola e Jason Schwartzman, ci ha fatto pervenire da un branco di cani alpha. Una fantasiosa realtà alternativa che fonde ad arte l'antico
e il moderno della tradizione nipponica - dalla pittura al teatro, passando per Kurosawa e Ozu - per porgere il messaggio più universale che si conosca. Dalle rovine di fabbriche, al tempio tra le dune di sabbia, dal maggiordomo che sembra parafrasare il lato più dark di un Cattivissimo Me abbeverato alla fonte 'gotica' di Tim Burton, al gufo nero dal cuore bianco come una colomba, dalle pellicce arruffate alle cicatrici con orecchie strappate dei cani, agli umori cyberpunk dei cani robot e dei droni, fino agli immancabili alberi di ciliegio con la loro intrinseca simbologia degni del miglior Takeshi Kitano, tutto concorre a riscoprire ancora una volta come l'arte sappia farsi 'magistra vitae' e come non di rado riesca a sorprenderci.