VINCITORE agli OSCAR 2019 del Premio al 'Miglior trucco e acconciatura' (Greg Cannom, Kate Biscoe e Patricia DeHaney) - OSCAR 2019: 8 Nominations, al 'Miglior Film'; 'Miglior Regista' (Adam McKay); 'Miglior Attore Protagonista' (Christian Bale); 'Miglior Attore Non Protagonista' (Sam Rockwell); 'Miglior Attrice Non Protagonista' (Amy Adams); 'Miglior Sceneggiatura Originale' (Adam McKay); 'Hair & Make up'; 'Montaggio' - RECENSIONE - VINCITORE di un GOLDEN GLOBE al 'Migliore Attore in un Film Commedia o Musicale (Christian Bale) - 6 Nominations ai Golden Globes 2019: 'Miglior Film nella categoria Commedia o Musicale'; 'Miglior Regista' (Adam McKay); 'Miglior Sceneggiatura' - (Adam McKay); 'Miglior Attore Protagonista in un film Commedia o Musicale' (Christian Bale); 'Miglior Attore Non Protagonista' (Sam Rockwell); 'Miglior Attrice Non Protagonista' (Amy Adams) - La pellicola segue la storia di Dick Cheney (Christian Bale), dalla sua ascesa politica fino al ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti d'America - Dal 3 Gennaio
"Non sapevo molto di Dick Cheney, ma quando ho iniziato a leggere di lui, ne sono rimasto affascinato, da ciò che lo aveva guidato, da quali fossero le sue convinzioni. Più continuavo a leggere e più rimanevo sbalordito dal modo scioccante in cui Cheney arrivò al potere e quanto avesse influito sull'attuale ruolo degli Stati Uniti nel mondo... Senza dubbio, è stata la natura ambiziosa di Lynne a trasformare Dick Cheney. Quelli che allora la conoscevano, dicevano che chiunque l’avrebbe sposata avrebbe fatto molta strada. In caso contrario, Dick sarebbe finito a vivere una vita tranquilla nel Wyoming, come i suoi fratelli... Aveva cervello e ambizione, ma si rese conto che, essendo una donna, certe porte per lei erano chiuse. Anche se avrebbe potuto manovrare da sola le leve del potere, sapeva come fare in modo che qualcuno le manovrasse per lei... Questo è stato un capitolo gigantesco della storia politica degli Stati Uniti che non ritengo sia mai stato completamente analizzato sul grande schermo. Un tassello essenziale del puzzle che ci fa capire come siamo arrivati in questo momento storico, in cui il consenso politico è raggiunto attraverso la pubblicità , la manipolazione e la disinformazione. E Dick Cheney era l'uomo al centro di tutto questo".
Il regista e sceneggiatore Adam McKay
(Vice (già 'Backseat'); USA/REGNO UNITO/SPAGNA/EMIRATI ARABI 2018; Biopic storico-drammatico; 132'; Produz.: Annapurna Pictures/Gary Sanchez Productions/Plan B Entertainment; Distribuz.: Eagle Pictures e Leone Film Group)
Dick Cheney (Christian Bale), il vice-presidente più potente della storia americana, considerato da molti il “vero numero uno†della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush. Il film racconta l’ascesa dell’uomo “nell’ombraâ€, che a poco a poco ha preso in mano le redini del gioco.
In dettaglio:
Attraversando mezzo secolo, il complesso viaggio di Cheney (Christian Bale), da operaio elettrico del rurale Wyoming a Presidente de facto degli Stati Uniti, offre una prospettiva interna, a volte amara e spesso inquietante, sull'uso e l'abuso del
potere istituzionale. Nelle mani capaci di McKay, la dicotomia di Cheney, tra amorevole padre di famiglia e burattinaio politico, è raccontata con intelligenza e audacia narrativa. Guidato dalla sua straordinaria e fedelissima moglie, Lynne (Amy Adams), e avendo come mentore il brusco e spavaldo Donald Rumsfeld (Steve Carell), Cheney si insinua nel tessuto politico di Washington DC durante l'amministrazione Nixon, diventando Capo dello Staff della Casa Bianca sotto Gerald Ford e, dopo cinque mandati nel Congresso, Segretario alla Difesa per George W. Bush. Nel 2000 rinuncia alla sua posizione di C.E.O. di Halliburton per ricoprire il ruolo di vicepresidente di George W. Bush (Sam Rockwell), con l'implicito accordo che avrebbe esercitato un controllo quasi totale. Un copresidente in tutto e per tutto, tranne che per il nome. Le astute e segrete manovre politiche di Cheney hanno modificato il panorama politico americano in modi che continueranno a riecheggiare per i decenni a
venire.
Short Synopsis:
The story of Dick Cheney (Christian Bale), an unassuming bureaucratic Washington insider, who quietly wielded immense power as Vice President to George W. Bush, reshaping the country and the globe in ways that we still feel today.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“L’avrebbero detto un buono a nulla, nel linguaggio di oggi l’avrebbero detto un pezzo di merdaâ€
Nomination ai Golden Globes 2019 - tra poche ore potremmo parlare di una qualche vittoria, statuetta più, statuetta meno (*) – film con al centro un ‘uomo nell’ombra’ che non conosciamo come personaggio ma piuttosto come interprete, prometteva già bene. E Mckay pesca da La grande scommessa una coppia di attori che gli aveva già dato soddisfazione nella precedente pellicola e che costituiva evidentemente una garanzia per il miglior servizio alla storia di oggi, declinata nel più audace e sovversivo dei biopic. Tornano così a far gioco di squadra: Christian Bale – il ‘vice’ del titolo, ovvero il vicepresidente Dick Cheney, in una parabola di ascesa al potere che da stagista del Congresso lo vede man mano arrivare alle vette come uomo più potente del pianeta – e Steve Carell, qui tradotto nel brusco e spavaldo mentore Donald Rumsfeld. Si aggrega Amy Adams - già al fianco di Bale in
American Hustle - calandosi nei panni della ‘donna nell’ombra’, per così dire, prima ancora che consorte tenace e decisamente ambiziosa. La donna che, per come sono andate le cose, sembra aver determinato la fortuna politica di respiro planetario del marito. E non si sarebbe mai detto! Eppure, stava tutto in un modo di essere: “L’uomo silenzioso che poi, quando gli altri riposano, lui attaccaâ€
Ma non è solo del camaleontico Christan Bale, qui avvinghiato al suo look trasformista, che bisogna tessere le lodi, anche se tende a dominare da copione sugli altri. Se c’è qualcosa di veramente geniale in questo Vice, oltre alle impeccabili interpretazioni di tutti, è proprio l’eccentrica ed illuminata regia di McKay che gioca con più mazzi di carte insieme prima di scoprire il suo vero poker, nascondendo la velata malinconia in tutto il retrogusto di un’amarezza incancellabile, sotto una veste umoristico-sarcastica mixata a spiazzanti stilemi formali. Se
c’è qualcosa di veramente divertente in una parabola politica che ha dettato regole e consuetudini con tutti gli annessi & connessi, tra devastanti conseguenze collettive e salati conti da pagare sul piano sociale, è la ‘cover’ con cui McKay colora la sua storia interna. Una storia di parte liberale che le canta e le suona ad un uomo che ha scelto l’ombra per tirare le redini del gioco a suo piacimento. Per rigor di cronaca Cheney si insinua nel tessuto politico di Washington durante l'amministrazione Nixon, diventando Capo dello Staff della Casa Bianca sotto Gerald Ford e, dopo cinque mandati nel Congresso, Segretario alla Difesa per George W. Bush. Nel 2000 rinuncia alla sua posizione di C.E.O. di Halliburton per ricoprire il ruolo di vicepresidente di George W. Bush (Sam Rockwell), con l'implicito accordo che avrebbe esercitato un controllo quasi totale. Un copresidente in tutto e per tutto, tranne che
il consenso politico è raggiunto attraverso la pubblicità , la manipolazione e la disinformazione. E Dick Cheney era l'uomo al centro di tutto questo". E questo è quanto: McKay d’altra parte innesca una sorta di slalom temporale che dal buono a nulla del Mckay degli inizi - buono a nulla tale da sbronzarsi oltre ogni limite fino a farsi arrestare ed essere espulso dal college - passa a quel che rappresentano le più o meno recenti conseguenze della sua futura ascesa al potere. E ci arriva attraverso un curioso narratore che, dall’alto della voce fuori campo, espone le sue considerazioni critiche in proposito, confortate dalle immagini più che solidali con il suo punto di vista. Per questo incrociamo abbastanza presto il World Trade Center all’altezza dell’11 Settembre. E se si considera per la coppia Dick e Lynne Cheney di Christian Bale ed Amy Adams un arco temporale che decolla dai loro
20 anni fino ai settanta, non ci vuole molto ad immaginare quanta acqua sia passata sotto i ponti, sia sul piano privato che politico. Quel che invece non suona così scontato, è il modo con cui si sono manipolate molte questioni, sia private che politiche, determinando operazioni belliche spesso assolutamente non necessarie, per abbeverare la sete di potere personale, e di come, tra un ostacolo e l’altro, il nostro personaggio, sia arrivato all’apice senza quasi darlo a vedere. Sam Rockwell nei panni di George W. Bush. serve bene l’inadeguatezza e l’assoluta incapacità nel prendere decisioni autonome e consapevoli, dando carta bianca al vorace ‘lupo’ Cheney.
Non vi preoccupate dunque dei titoli di coda che sopraggiungono dopo appena un’ora di proiezione del film. Non si tratta della vera conclusione. E’ semplicemente la spiazzante metafora formale con cui McKay considera che la carriera di Cheney avrebbe dovuto fermarsi lì, ma invece… Di eccentricitÃ
sgancio delle bombe in Cambogia - facendo passare il film dai toni quasi naif a quelli più propri di un cronachistico reportage, registro su cui si assesta anche il cameo della giornalista televisiva di Naomi Watts (non accreditata). Divertente l’ingerenza del gruppo eterogeneo di persone comuni che discutono sulla realtà delle cose, fino alla zuffa finale tra due uomini di opinioni politiche diverse. Così come divertente diventa l’ammissione del regista di aver offerto una visione di parte liberale.
A McKay stava molto a cuore evidenziare i segni evidenti di come “per molti americani cambiò il modo di guardare il mondoâ€. Ma la sua perla più preziosa la riserva al finale. E come in tutto questo c’entri in qualche modo l’ultimo Fast & Furious dà la misura del respiro contemporaneo che spira su quel che, attraversando mezzo secolo, è stato il complesso viaggio di Dick Cheney/Bale, da operaio elettrico del rurale
Wyoming a Presidente de facto degli Stati Uniti, amorevole padre di famiglia e burattinaio politico allo stesso tempo. Una prospettiva interna, non si rado amara e perfino inquietante, sull'uso e l'abuso del potere istituzionale. Ma alla fine, ad alitare sulle astute e segrete manovre politiche di Cheney, tali da modificare il panorama politico americano in modi che hanno riecheggiato nei decenni a venire, mentre si scavalcano cumuli di tv spazzatura, le nuove generazioni sembrano suonare tutt’altra musica e con ben altre corde, dando l’ultima parola ad un leader di fantasia. Fantasia che invade pure il campo dei titoli di coda, con oggetti iconici - tra cui una pallottola - variamente camuffati con colorate piume ornamentali, ma tutti rigorosamente dotati di un lamo da pesca, alle volte persino insanguinato. E McKay non intendeva certo alludere al pesce!
(*) VINCITORE di un GOLDEN GLOBE al 'Migliore Attore in un Film Commedia o
Musicale (Christian Bale)
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)