Tra i più attesi!!! - Dal 6 Dicembre - RECENSIONE - Dalla 74. Mostra del Cinema di Venezia - Commedia nera per il regista George Clooney e co-sceneggiatore con Grant Heslov e i fratelli Coen. Al centro della storia c’è una famiglia consumata dal ricatto, dalla vendetta e dalla violenza che vede protagonisti Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac
"George e io abbiamo sviluppato la sceneggiatura basandoci sugli avvenimenti che si verificarono a Levittown, Pennsylvania. Nel corso delle nostre ricerche, George ha scoperto un documentario del 1957 intitolato 'Crisis in Levittown', la vera storia di quello che successe quando William e Daisy Meyers divennero la prima famiglia afroamericana a trasferirsi a Levittown"
Il co-sceneggiatore Grant Heslov
"Il Governo aiutava i veterani ad acquistare una bella casetta con un garage e un giardino. Potevi trovare un buon lavoro, avere un bel vicinato e crearti una famiglia, se eri bianco. La cosa divertente è rimuovere quella patina della perfetta vita casalinga e vedere quanto le cose possono degenerare... Il giorno stesso in cui i Meyers arrivarono, il postino credette che la sig. Meyers fosse la domestica e le chiese se la sig. Meyers era in casa. Quando lei rispose di essere proprio la sig. Meyers, il postino continuò il suo giro casa per casa chiedendo a tutti. ‘Avete incontrato i vostri nuovi vicini?’ Prima di sera si erano radunate circa 500 persone che gridavano insulti razziali, sventolavano bandiere confederate e davano fuoco a una croce... Tutti guardano nella direzione sbagliata. Vogliono credere al mito che non è mai successo niente di male prima che arrivassero le minoranze. Quando guardiamo indietro nel tempo, quando l’America era grande, dobbiamo ricordare che non era così grande per molta gente. Questo è un discorso sempre attuale"
Il regista, co-sceneggiatore e co-produttore George Clooney
(Suburbicon; USA 2016; Black Comedy; 105'; Produz.: Silver Pictures/Smokehouse Pictures/Black Bear Pictures; Distribuz.: 01 Distribution)
Sceneggiatura:
George Clooney, Grant Heslov, Ethan e Joel Coen
Soggetto: Un misterioso noir ambientato negli anni Cinquanta. Ovvero, "le azioni di un gruppo di persone apparentemente comuni arrivano a rispecchiare spiritosamente il lato migliore e quello peggiore della natura umana".
Al centro della storia c’è una famiglia consumata dal ricatto, dalla vendetta e dalla violenza.
Cast: Matt Damon (Gardner Lodge) Julianne Moore (Rose Lodge/Margaret) Oscar Isaac (Roger) Glenn Fleshler (Ira Sloan) Megan Ferguson (June) Michael D. Cohen (Stretch) Jack Conley (Hightower) Carter Hastings (Peterson) Gary Basaraba (zio Mitch) Noah Jupe (Nicky)
Musica: Alexandre Desplat
Costumi: Jenny Eagan
Scenografia: James D. Bissell
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: Stephen Mirrione
Effetti Speciali: Brendon O'Dell (supervisore)
Makeup: Julie Hewett (direttrice); Randi Mavestrand, Richard Redlefsen e Ellen Vieira
Casting: Ellen Chenoweth
Scheda film aggiornata al:
28 Dicembre 2017
Sinossi:
In breve:
A Suburbicon, comunità periferica di sorridenti e giovani famiglie nel cuore degli Stati Uniti, nel 1957 i Lodge vivono un'esistenza tranquilla fino a quando un'irruzione domestica degenera e provoca la morte della madre del piccolo Nicky. Da quel momento in poi una serie di eventi scatena una catena di tradimenti, adulteri e ricatti, che portano Nicky a tentare di dare un senso alle macchinazioni strane ed egoistiche degli adulti. La sua curiosità però minaccia i tentativi del padre di riportare ordine in casa, facendo passare quasi in secondo piano la mobilitazione dell'intera comunità contro l'arrivo della prima famiglia nera.
Short Synopsis:
A crime mystery set in the 1950s.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Si riconosce subito una black comedy in 'stile Coen'. E Suburbicon non fa eccezione. Il fatto che sia diretta da George Clooney (Good Night and Good Luck, Le idi di Marzo, Monuments Men) non contraddice il punto, semmai lo rafforza. Non è certo un mistero che l'asse Clooney-Coen si collochi da tempo sulla stessa armonica lunghezza d'onda. Si dice di punti di vista condivisi, in amicizia tanto quanto nel tocco di stile di un certo cinema. Amano incrociarsi sui vari progetti, sia sul piano della recitazione che su quello dell'elaborazione, stilistica e di confezione. Nel poker d'assi in e per la celluloide rientra anche Grant Heslov da tempo memorabile in coppia fissa con George Clooney, in particolare per sceneggiatura e produzione. Un sodalizio in carne ed ossa, sostenuto dalla spina dorsale della Smoke House Pictures, la loro casa di produzione che cavalca gli anni inanellando un successo dopo l'altro. Perciò
non sorprende affatto vedere in Suburbicon una sceneggiatura firmata ad otto mani: George Clooney qui anche regista, appunto, l'immancabile Grant Heslov, con gli inossidabili Ethan e Joel Coen. Un progetto 'in famiglia' dunque, per così dire. Una famiglia peraltro allargata, che vede primo protagonista un altro amico e collega e non solo dell'entourage degli Ocean's, come Matt Damon, mai calato prima d'ora in un personaggio della stazza tanto squallidamente torbida come il suo Gardner. Un personaggio si direbbe psicopatico, ferocemente crudele e cinico, a dispetto del suo ferreo autocontrollo e compresso comportamento. Un personaggio del tipo 'la quiete prima della tempesta', insomma, che dà il là allo humour nero di Suburbicon.
Suburbicon, appunto. La cittadina ridente e tranquilla, ordinata e... 'socialmente amabile', di quelle raccomandabili a chiunque, in ogni dove. Con una piccolissima clausola a fondo pagina: basta solo essere di pelle bianca. Il che giustifica il tocco leggiadro degli
per gli abitanti di Suburbicon. Sono di pelle nera e ci troviamo all'altezza degli anni Cinquanta, là dove le annose diatribe interraziali montavano come la panna. Il The Help(2012) di Tate Taylor docet. E dunque neppure riguardo a questo, purtroppo, si è trattato di finzione, ma di una realtà dei fatti: Suburbicon si ispira per l'appunto agli eventi occorsi nella cittadina di Levittown nel 1957 con il trasferimento della prima famiglia afroamericana. Ovvio il sottotesto di marca politica che ammicca a certe decisioni e scelte nei confronti dell'innalzamento di muri-argine per le attuali ondate migratorie con tutto quel che ne consegue.
Eppure, tutto questo non rappresenta che la carta regalo che avvolge tutto il pacchetto. Dentro il pacchetto ci sta la famiglia di cui il Gardner di Matt Damon è a capo, con moglie, bambino e una cognata in aiuto alla complessa situazione. Situazione di cui verremo messi a conoscenza
in circostanze come dire, non di ordinaria amministrazione. E' qui che entra in campo una superlativa Julianne Moore giocando straordinariamente al raddoppio con la complicità dei miracoli della digitalizzazione. La vediamo sbucciare fagioli sotto il porticato di casa, mentre interpreta contemporaneamente nello stesso fotogramma, nel contrastante look, in biondo e in castano scuro, le due sorelle gemelle protagoniste di questa 'black, black, comedy'. La bionda è la madre del bambino, e l'altra, opposta anche nel carattere oltre che nel look, è l'amorevole sorella che ha motivo di starle vicino per più ragioni, come di lì a poco abbiamo modo di scoprire. Anche il black gioca al raddoppio qui, dominando indubbiamente la comedy, ma il divertimento serpeggia sottile e discreto mentre apporta il vitale flusso sanguigno a quella irresistibile dinamica portante per cui 'facciamo che i loschi e indegni figuri si facciano fuori da soli'. Se solo ricordate il Burn After
Reading - A prova di spia (2008) - per il quale i fratelli Coen avevano chiamato a raccolta per l'appunto George Clooney, in quel caso come interprete, affiancato dal blasonato staff di star tra cui Brad Pitt, Tilda Swinton, Frances McDormand, John Malkovich, Richard Jenkins, J. K. Simmons, che non hanno disdegnato fare gli scemi divertendosi a loro volta da matti - riconoscerete senza alcuna difficoltà il marchio di fabbrica: 'lasciamo che si annientino da soli'. Ed è questa la parte più divertente anche di Suburbicon che chiude alla grande con un finale immenso per sfumature, significati e bellezza, estetica e di sentimenti. Una 'bomba atomica' fatta esplodere sulla finta patina apparente di ipocrisie e preconcetti che non misconoscono feroce violenza, per far sopravvivere tutta l'innocenza e la verità a cui il Suburbicon di George Clooney vuole lasciare l'ultima parola nell'ultimo, straordinario fotogramma. Che dire! Il tandem Clooney-Coen colpisce ancora
e centra il bersaglio senza sentire la necessità di reinventarne lo stile. Uno stile d'altra parte più che consolidato e pur sempre efficace.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)