Storia della Resurrezione di Gesù attraverso gli occhi del tribuno romano Clavius.
Cast: Joseph Fiennes (Clavius) Tom Felton (Lucius) Maria Botto (Maria Maddalena) Cliff Curtis (Jeshua-Gesù) Stephen Hagan (Bartolomeo) Peter Firth (Ponzio Pilato) Frida Cauchi (Maria) Antonio Gil (Giuseppe di Arimatea) Mark Killeen (Antonio) Jan Cornet (Tommaso) Mish Boyko (Giovanni) Stewart Scudamore (Pietro) Andy Gathergood (Quinto)
Casting: John Hubbard, Camilla-Valentine Isola ed Edward Said
Scheda film aggiornata al:
08 Aprile 2016
Sinossi:
IN BREVE:
Risorto è l’epica storia a sfondo biblico della Resurrezione, raccontata attraverso gli occhi di un non credente. Clavio (Joseph Fiennes), un potente tribuno militare romano, e il suo aiutante, Lucio (Tom Felton), hanno il compito di risolvere il mistero di ciò che è accaduto a Gesù (Yeshua il nome ebraico nel film) nelle settimane seguenti la crocifissione, al fine di smentire le voci che il Messia sia risorto, ed evitare una rivolta a Gerusalemme.
SYNOPSIS:
Follows the epic Biblical story of the Resurrection, as told through the eyes of a non-believer. Clavius, a powerful Roman Military Tribune, and his aide Lucius, are tasked with solving the mystery of what happened to Jesus in the weeks following the crucifixion, in order to disprove the rumors of a risen Messiah and prevent an uprising in Jerusalem.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"L'idea del film è che c'è assoluta necessità da parte dei romani di recuperare il corpo di Cristo per dimostrare che la storia della Resurrezione è un imbroglio. Caifa conosce la verità , ossia che le guardie sono state sorprese da un evento straordinario e cerca di cambiarla e controllarla con Pilato. Forse è una novità rispetto alle Scritture ma a me interessa molto il fatto che Crocifissione, Resurrezione e Ascensione vengano viste attraverso lo sguardo di un non credente".
E' quanto dichiarato da Joseph Fiennes a Roma in occasione della presentazione alla stampa del Risorto diretto da Kevin Reynolds (Robin Hood-Principe dei ladri, Waterwold, Montecristo). Presentazione cui ha avuto seguito l'incontro in Vaticano con Papa Francesco. E come poteva essere diversamente? In prossimità della Pasqua un film su Crocifissione, Resurrezione e Ascensione non passa inosservato. E stranamente, ma molto opportunamente, Jeshua - Jeshua ben Joseph è il nome originale in aramaico
cui escono schegge di Luce sempre più grandi fino ad invadere completamente il grande schermo con una dissolvenza in bianco. Come non cogliervi una raffinata metafora della stessa Resurrezione? Con la pietra del sepolcro che si apre e si sgretola lasciando campo libero alla Luce accecante del Cristo Risorto? Luce che tornerà protagonista più avanti, finale compreso: altrettanto straordinariamente raffinato, giocato in controluce con la 'complicità ' del sole, strumentale alla resa della Potenza Divina in un modo incisivo ma non artificioso, il più naturale e semplice possibile.
Anche il punto di vista è obliquo, per così dire. Ritratteggiare - costeggiandone i margini - la Resurrezione attraverso lo sguardo di un non credente per eccellenza come un tribuno romano, il Clavius di Joseph Fiennes, al diretto servizio di Ponzio Pilato, volontariamente succube dell'imperatore, non è esattamente la lettura biblica più ricorrente. Per inciso, trovo alquanto curioso quanto il problema della 'manipolazione della
verità ' a proprio uso e consumo, incroci tratti condivisibili con storie contemporanee dei nostri giorni, per l'appunto anche di giornalismo investigativo, come illustrato nei recenti film Il caso Spotlight e Truth-Il prezzo della verità . Sembra un genere di problema nato con il mondo, con il formarsi delle società e della loro, pur necessaria, amministrazione politica, cavalcando l'onda della supremazia del potere ad ogni costo da parti avverse. Nel Risorto di Reynold protagonista assoluto di questa 'manipolazione di verità ' è un Ponzio Pilato (Peter Firth) cinico e spietato, che vede nel Cristo e nei suoi seguaci una minaccia al potere di Roma. E proprio tramite il suo 'braccio destro' operativo, il tribuno Clavius/Fiennes, agisce nel più bieco dei modi. Annose storie di cieche ambizioni e di scalate al successo e al benessere. Un obiettivo condiviso indubbiamente anche da Clavius, d'altra parte sempre più riluttante e quasi schifato da quello che si
vede costretto a fare ogni giorno, scattando sull'attenti ad ogni convocazione, asservito alle disposizioni di Pilato. Curioso anche quanto abbiano in comune il Deckard di Harrison Ford in Blade Runner e il Clavius di Joseph Fiennes in Risorto, entrambi in qualche modo affetti da una sorta di 'nausea di uccidere' ma per ragioni diverse quasi costretti a farlo. Straordinario il lavoro introspettivo in bilico tra durezza implacabile d'obbligo e riluttanza, fino alla trasformazione interiore, elaborata da Joseph Fiennes (degno fratello di sangue e d'arte di Ralph) in Clavius. Così il Risorto di Reynolds accarezza il nervo scoperto di questa sua parabola evolutiva abbracciando la classica struttura circolare: con un inizio in cui il suo sconvolgimento lascia intendere che tutto è già successo, e una fine che vi si ricongiunge dopo che si è compiuto il lungo flashback della sua memoria, cavalcando per l'appunto il cavallo in corsa sull'acciottolato, quasi labirintico,
sentiero, dell'investigazione dei fatti e della ricerca della verità . Non quella che fa comodo raccontare. La verità dissepolta da menzogneri insabbiamenti di testimoni corrotti. La 'verità ' che poi altri non risulterà essere che la 'Verità '!
Persino il breve cameo di chi ha ascoltato, mostra un'evidente partecipazione allo sconvolgimento (il visibile tremito della guancia). Persino la breve 'ritrattazione' della verità , quella non manipolata nel racconto imposto da Pilato e Caifa come copertura, da parte della seconda guardia preposta al sepolcro, evidenzia tratti emotivamente forti e inconsueti. Anzi, sono proprio quelli a far riconoscere a Clavius la 'vera verità ' tra le due versioni. Tutti tratti minimalisti di cui si nutre questa piccola grande pellicola. Tratti in cui rientra a pieno titolo la scelta dell'interprete di Cristo (Cliff Curtis, Rapa Nui), fisionomia orientaleggiante per eccellenza (in realtà richiamata sull'onda della diretta discendenza dell'interprete Curtis dai Maori, gli indigeni della Nuova Zelanda). Il Jeshua di
Curtis è di poche parole e per di più pronunciate senza alcuna enfasi, ma con i sorrisi e gli abbracci dell'amico, del fratello, che ognuno di noi vorrebbe almeno aver sognato di avere. E quella gioia poi! Quella gioia, alle volte anche un pò sempliciotta - ai nostri occhi - di alcuni discepoli, come il burbero Simon Pietro (Stewart Scudamore) o il giovane Bartolomeo (Stephen Hagan), invade l'atmosfera facendo dimenticare per qualche momento quell'unico fotogramma del volto di Cristo morto sulla Croce. Un solo fotogramma, richiamato alla memoria da Clavius una volta che se lo ritrova davanti vivo in mezzo ai discepoli, è sufficiente per ricreare visivamente - di una bellezza drammatica sconvolgente, eppure non idealizzata! - il volto di una morte fisica, umana. Non lo vediamo mai quando la sua morte sortisce i ben noti effetti dell'oscuramento del cielo e dei crolli pietrosi di un improvviso terremoto. Bisognava dirlo
a Mel Gibson quando andava preparando La Passione di Cristo! Quando si dice un'ottica diametralmente opposta!
un'altra di domande, che incrocia l'unica risposta possibile e definitiva. La domanda mossa da parte di un oste di taverna dell'epoca, diciamo così, che non ha raccolto la risposta implicita nel saldo del conto da pagare per le vivande consumate con l'anello di tribuno:
"Tu credi veramente a tutto questo?"
"Io credo che non sarò più lo stesso"
Perle di sceneggiatura
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Warner Bros. Pictures Italia e Marcello Bisceglie (QuattroZeroQuattro)