SUPERCONDRIACO - RIDERE FA BENE ALLA SALUTE: TORNA SUL GRANDE SCHERMO LA COPPIA DI COMICI FRANCESI GIA' CAMPIONE D'INCASSI CON 'GIU' AL NORD', DANY BOON E KAD MERAD QUESTA VOLTA NEI PANNI RISPETTIVAMENTE DI UN MALATO IMMAGINARIO E DEL SUO MEDICO CURANTE
All'alba dei 40 anni, Romain Flaubert non è ancora sposato e non ha figli. Fotografo per un dizionario medico online, Romain è vittima di un'ipocondria che segna la sua vita ormai da troppo tempo, facendo di lui un nevrotico in preda alle paure. Il suo unico, vero amico è il dottor Dimitri Zvenka, suo medico curante, la cui unica colpa è stata prendere a cuore il caso di Romain, salvo poi pentirsene amaramente. Il malato immaginario, infatti, è un soggetto difficile da gestire e Dimitri farebbe qualsiasi cosa per sbarazzarsene definitivamente. Zvenka pensa, però, di aver trovato il rimedio che lo libererà definitivamente, ma senza traumi, da Romain Faubert: lo aiuterà a trovare la donna della sua vita. Per questo lo invita alle feste che organizza a casa, lo fa iscrivere a un sito internet di incontri, lo obbliga a fare sport, gli spiega come comportarsi con le donne e come conquistarle. Eppure, trovare la donna capace di sopportarlo e convincerlo, per amore, a dire addio all'ipocondria, si rivela alquanto difficile...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
DEDICATO A TUTTI GLI IPOCONDRIACI (E SIAMO IN TANTI!): C'E' DI CHE DIVERTIRSI! E DUNQUE, SE 'RIDERE FA BENE ALLA SALUTE' IL 'SUPERCONDRIACO' DI DANY BOON E' VIVAMENTE CONSIGLIATO COME TERAPIA. NON SI GARANTISCE SULLA COMPLETA GUARIGIONE DALLA MALATTIA. L'IPOCONDRIA HA LE TENAGLIE D'ACCIAIO ANCHE PER IL PIU' INFUOCATO DEI CUPIDO!
Mi ha catturata fin dai titoli di testa! E come in ogni struttura circolare che si rispetti, il motivo stilistico iniziale lo riscopriamo sui titoli di coda. Veri e propri sketch di animazione 'a tema' doppiamente 'virale', visto che sono in ballo una patologica ipocondria come soggetto primario e che l'ansia di ricerca e di verifica inizia proprio da 'google'. Piccolissimi film nel film che aprono e chiudono allegramente questo ironico spaccato, a quanto pare, alquanto autobiografico, appuntato sulla principessa delle fobìe che si riassume, appunto, nell'ipocondria, l'ossessiva paura di contrarre malattie di ogni genere e la patologica tendenza ad
ingigantire anche il più banale dei sintomi. Patologia che sembra colpire particolarmente i creativi e i comici a quanto pare. Dany Boon sembra infatti quasi la versione francese del nostro Carlo Verdone che, a sua volta, e a suo tempo, non ha mancato di ironizzare sullo stesso versante con gag e siparietti vari!
Il buongiorno si vede dal mattino. Infatti, oltre che spassosissimo, Supercondriaco - Ridere fa bene alla salute di e con Dany Boon, è una pellicola che ha stile! Una commedia a tutto tondo con, discretamente contenute, incursioni trasversali nei sottogeneri di azione e love story, condita con sofisticate citazioni dalla poesia di Arthur Rimbaud, di Victor Hugo (in generale e con specifici riferimenti a Les miserables e a uno dei suoi più celebri protagonisti come Jean Valjean) e al Cyrano de Bergerac. Un impasto ben amalgamato con la giusta dose di condimento, condensato in una delle coppie
d'oltralpe più comiche che si conoscano: quella composta dallo stesso Dany Boon (qui nei panni del paziente ipocondriaco all'ennesima potenza) e dal navigatissimo Kad Merad (qui nelle vesti del medico curante Dimitri Zvenka). Proprio quell'irresistibile duetto che ci siamo gustati sei anni or sono con il campione di incassi Giù al Nord (2008), poi emulato perfino in Italia con la doppietta di Benvenuti al Sud (2010) e Benvenuti al Nord (2012).
E al suo Supercondriaco Dany Boon non fa mancare una certa effervescenza neppure alla parola! La sceneggiatura innesca qua e là divertenti battute che non passano mai nei paraggi del demenziale ma sfiorano semmai con navigata leggiadria la gustosa ironia e una comicità mai fine a se stessa. Dany Boon dimostra di sapere così il fatto suo, sia sul piano della regia che su quello della recitazione: mettendo senza pietà sotto la lente d'ingrandimento certe ossessioni che sfociano in
comportamenti caricaturali e risibili, divertendosi e divertendo, mentre sguazza come un funambolo sul filo dell'equivoco dello scambio di persona, raccolto come un'opportunità da sfruttare a proprio vantaggio.
Quale modo migliore per esorcizzare le proprie paure che non riderci sopra, soprattutto dopo averle - temporaneamente - dimenticate sull'onda di un romantico incontro, nel luogo più impensabile che si possa immaginare? Una missione umanitaria di pronto soccorso per profughi più o meno clandestini provenienti da uno stranito, immaginario paese in guerra che risponde al nome di Tcherkistan, radicato in territorio russo, così come rimarcato nelle conversazioni che richiamano l'altrettanto stranito accento e l'altrettanto immaginario paese di provenienza - Krakozhia - di Viktor Navorski (Tom Hanks), nella spielberghiana commedia The Terminal. Tra l'altro, ridendo e scherzando, con le sequenze che vedono il nostro supercondriaco Romain (Boon) incarcerato proprio nelle prigioni del Tcherkistan, tra ratti e scarafaggi che scorrazzano beatamente indisturbati, costringendolo a ridere
tra la disperazione e il delirio, mentre paradossalmente condivide con loro il proprio pasto, imboccandoli, ci si chiede se tra le righe non ci stia qualche frecciatina a certe realtà passate e attuali proprio in quel di Russia e dintorni, in stile gulag. Normalmente, ridendo e scherzando Arlecchino si confessa! Beh, se non altro, almeno in questo caso, il divertimento è assicurato!