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    Home Page > Movies & DVD > Mad Max: Fury Road

    MAD MAX: FURY ROAD - UNA SORTA DI PREQUEL-REBOOT DELLA TRILOGIA ORIGINALE DI MAD MAX CRONOLOGICAMENTE COLLOCABILE TRA IL PRIMO E IL SECONDO ATTO DELLA SAGA

    VINCITORE di 6 Premi OSCAR: 'MIGLIOR SCENOGRAFIA' (COLIN GIBSON e LISA THOMPSON; 'MIGLIOR MONTAGGIO' (MARGARET SIXEL); 'MIGLIOR SONORO' (CHRIS JENKINS, GREGG RUDLOFF e BEN OSMO); 'MIGLIOR MONTAGGIO SONORO' (MARK MANGINI e DAVID WHITE); 'MIGLIORI COSTUMI' (JENNY BEAVAN); 'MIGLIOR TRUCCO e ACCONCIATURA' (LESLEY VANDERWALT, ELKA WARDEGA e DAMIAN MARTIN) - Dal 68° Festival del Cinema di Cannes - FUORI CONCORSO (il 14 Maggio) - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dal 14 MAGGIO

    "Penso ai film d’azione come a una sorta di musica visuale, e ‘Fury Road’ è qualcosa tra un concerto rock estremo e un’opera. Voglio trascinare via gli spettatori dalle loro poltrone e coinvolgerli in un viaggio intenso e turbolento, lungo il quale potranno conoscere i personaggi e gli eventi che hanno portato a questa storia... Sono sempre stato affascinato da come si evolve la società, il che talvolta può essere fonte di grande ispirazione, ma anche profondamente disturbante. Quando raschi via la complessità del mondo moderno, ne trovi uno molto primordiale, essenziale, e racconti storie che sono allegorie di base".
    Il regista, scrittore e produttore George Miller

    "Abbiamo una vera cultura delle auto qui in Australia, le vetture da noi sono virtualmente un’arma... George (Miller) aveva curato tanti ragazzi coinvolti in incidenti terribili e, invece di prenderla seriamente, qui da noi la gente ha la tendenza a vantarsi di un’esperienza in cui qualcuno è rimasto ferito seriamente o addirittura ucciso. Lui, come medico, aveva l’impressione di star applicando un cerotto su un problema che era molto, molto più grande e quella storia era il suo modo per cercare di inquadrarlo".
    Lo sceneggiatore Nico Lathouris

    (Mad Max: Fury Road; AUSTRALIA 2014; Avventura Sci-Fi post-apocallitica; 120'; Produz.: Kennedy Miller Productions; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)

    Locandina italiana Mad Max: Fury Road

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Mad Max: Fury Road

    Titolo in lingua originale: Mad Max: Fury Road

    Anno di produzione: 2014

    Anno di uscita: 2015

    Regia: George Miller

    Sceneggiatura: George Miller, Nick Lathouris e Brendan McCarthy

    Soggetto: Quarto episodio della saga di Mad Max, con Tom Hardy nel ruolo reso celebre all'inizio degli anni Ottanta da Mel Gibson (Interceptor - Il guerriero della strada, 1979). Sequel di Mad Max: Oltre la sfera del tuono.

    PRELIMINARIA:

    Creata dal regista australiano George Miller nel 1979, la trilogia di Mad Max diede vita ad un vero e proprio sottogenere del cinema di fantascienza (il futuro olocaustico del dopo bomba), lanciando la carriera di un giovanissimo Mel Gibson, il cui ultimo capitolo interpretato risale al 1985: Mad Max oltre la Sfera del Tuono. In questo nuovo episodio l’emergente Tom Hardy (Inception, Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno) è stato scelto da Miller come il nuovo Max Rockatansky, alias Mad Max: ex-poliziotto di un futuro post-atomico che a bordo di un potente bolide vaga per le strade del deserto australiano cercando di sopravvivere in un mondo imbarbarito ed in rovina...

    Cast: Tom Hardy (Max Rockatansky)
    Nicholas Hoult (Nux)
    Charlize Theron (Furiosa)
    ZoĂŤ Kravitz (Toast)
    Rosie Huntington-Whiteley (Splendid)
    Riley Keough (Capable)
    Nathan Jones (Rictus Erectus)
    Megan Gale (Valkyrie)
    Josh Helman (Slit)
    Angus Sampson (Meccanico biologico)
    Richard Norton (Imperator)
    Hugh Keays-Byrne (Immortan Joe)
    Abbey Lee (Dag)
    Courtney Eaton (Fragile)

    Costumi: Jenny Beavan

    Scenografia: Colin Gibson

    Fotografia: John Seale

    Montaggio: Jason Ballantine; Margaret Sixel (supervisore)

    Casting: Nikki Barrett e Ronna Kress

    Scheda film aggiornata al: 14 Marzo 2016

    Sinossi:

    Mad Max: Fury Road è il quarto capitolo della saga post-atomica del pilota errante Max (in Italia conosciuta anche come Interceptor-Il Guerriero della Strada). In questo nuovo episodio, Max Rockatansky, alias Mad Max ( ora interpretato da Tom Hardy) è l'ex-poliziotto di un futuro post-atomico che a bordo di un potente bolide vaga per le strade del deserto australiano cercando di sopravvivere in un mondo imbarbarito ed in rovina.

    Max si imbatte in una carovana in viaggio nel deserto, accettando l’incarico di proteggerla da predoni motorizzati e cannibali fino ad un villaggio fortificato. Sul suo cammino, una donna guerriero senza scrupoli (Charlize Theron) gli creerà ostacoli non di poco conto.

    Commento critico (a cura di FRANCESCO ADAMI)

    Mad Max Fury Road è il quarto lungometraggio della serie Mad Max diretta da
    George Miller, nel quale si seguono le vicende di Max Rockatansky, interpretato da Tom Hardy che rinnova il personaggio dopo la performance effettuata precedentemente da Mel Gibson. La narrazione non prosegue da Mad Max: Oltre la
    sfera del tuono
    ma si discosta completamente dai precedenti film, portando una nuova visione ed un nuovo Max, piÚ moderno e impavido. Le vicende narrate in Mad Max Fury Road possono essere paragonate al film Mad Max 2: The Road Warrior che in italiano è stato tradotto in Interceptor: il guerriero della strada, infatti, come si evince dal titolo dei due lungometraggi, l'ambientazione predominante della vicenda narrata è la strada. In questa nuova versione la strada deserta affrontata da Max, è
    collocata in un futuro distopico, nel quale il pianeta è stato completamente distrutto da guerre atomiche: la popolazione non è piÚ la

    stessa, molte persone si sono trasformate e mutate in bande di criminali sanguinari. Max dopo aver perduto la famiglia durante i primi giorni del crollo della struttura sociale e dell'umanità intera, durante il suo viaggio di sopravvivenza in territori ostili incontra Furiosa (Charlize Theron). Costei è una donna guerriera che sta cercando di attraversare un'immensa distesa deserta con un War Rig, un autoarticolato corrazzato, all'interno del quale vi
    sono cinque ex prigioniere note collettivamente come le Cinque Mogli. Furiosa e le Cinque Mogli, fuggono dalla Cittadella, un ambiente tirannico nel quale il leader Immortan Joe governa detenendo un potere totalitario e gestisce una grande riserva
    d'acqua che ha chiamato Acqua Cola. Max dopo numerosi scontri con i soldati di Immortan Joe, decide di aiutare Furiosa a salvare le Cinque Mogli portandole verso un luogo sicuro, cosĂŹ ha inizio la Fury Road.

    Le prime sequenze del film mostrano una narrazione moderna concentrata sul

    personaggio protagonista, ossia Max, che attraverso la voce fuori campo, narra alcune vicende che gli sono accadute e le caratteristiche della sua personalitĂ , per poi giungere subito allo scontro con i soldati
    di Immortal Joe e alle prime immagini descrittive della Cittadella. Tutta la narrazione del film, come in pieno stile Miller, si svolge principalmente on the road, in una lunghissima e sfrenata sequenza d'azione densa di uccisioni, conflitti, acrobazie, corse, motori, distruzioni ed esplosioni. Pertanto il film predilige una narrazione ben strutturata e ritmata attraverso un'esibizione al limite del reale e del possibile in sequenze d'azione su veicoli futuristici ed innovativi. La realizzazione del film e delle sequenze di azione si è avvalsa dell'aiuto di ben 1700 tecnici per le sequenze piÚ spettacolari cinque camion militari tedeschi da trasporto a 8 ruote motrici solo per spostare il materiale da una location all'altra. Le riprese il film sono state realizzate in

    digitale con macchine da presa Arri Alexa Plus ed M, con l'ausilio di un braccio Edge
    Arm, utile come macchinario per la realizzazione delle spettacolari riprese dall'alto ed anche per quelle ravvicinate al fine di ottenere un'azione serrata e ben delineata. La maggior parte delle sequenze del film sono state girate fisicamente dagli attori con l'ausilio anche di stuntman e di un gruppo di acrobati ad eccetto della sequenza ambientata all'interno di una gigantesca tempesta tossica, nel quale il team dei creativi digitali ha realizzato immagini virtuali mescolate a fotografie dell'ambiente scattate da un drone ed elaborate dal software PhotoScan. Un film semplice, divertente ed efficace che non trascura la dinamica ed essenziale caratterizzazione di ogni singolo personaggio, a vantaggio di una ritmica d'azione spinta ai limiti del reale in pieno entertainment.

    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    EVEN THE 'FAST AND FURIOUS' MOVIES LOOK LIKE AUTOPIA TEST DRIVES NEXT TO GEORGE MILLER'S POWERHOUSE REIMAGINING OF HIS ICONIC 'MAD MAX' FRANCHISE.

    Thirty years have passed since our last visit to George Miller’s sun-scorched post-apocalyptic wasteland, and yet “worth the wait” still seems a puny response to the two hours of ferocious, unfettered B-movie bliss offered by “Mad Max: Fury Road.” The sort of exhilarating gonzo entertainment that makes even the nuttier “Fast and Furious” movies look like Autopia test drives, this expertly souped-up return to Max Rockatansky’s world of “fire and blood” finds Tom Hardy confidently donning Mel Gibson’s well-worn leather chaps. Still, the tersely magnetic British star turns out to be less of a revelation than his glowering co-lead, Charlize Theron, decisively claiming her place (with apologies to Tina Turner) as the most indelible female presence in this gas-guzzling, testosterone-fueled universe. It remains to be seen whether

    Theron will boost distaff turnout for Warner Bros.’ heavily marketed May 15 release, but either way, word-of-mouth excitement over the film’s beautifully brutal action sequences should lend it tremendous commercial velocity through the summer and beyond.

    Miller may be better known of late for directing the (ostensibly) younger-skewing likes of “Babe: Pig in the City” (1998) and the two “Happy Feet” musicals, but for the many who have longed for him to return to his down-and-dirty Ozploitation roots, “Fury Road” will seem nothing less than the fulfillment of a dream — not least the writer-director’s own. To describe the production as long-gestating doesn’t do justice to the sheer litany of setbacks, delays, overhauls, recastings and budget inflations that have plagued the picture since Miller first envisioned it years ago, when it might still have been plausible for Gibson to reprise the role that made him a star. Suffice to say that

    for all the obstacles the writer-director and his collaborators endured in the interim, the finished film feels entirely of a piece with its three predecessors, never mind that the combined costs of the latter are dwarfed by “Fury Road’s” budget (reportedly well over $150 million).

    We are, admittedly, a long way from the lean, unnerving outback fable of “Mad Max” (1979), and an even longer way from the weirdly arresting, kid-friendly detours of “Mad Max Beyond Thunderdome” (1985). Vastly more complex on a technical scale but simpler on a conceptual one, “Fury Road” is, for all intents and purposes, a two-hour car chase interrupted by a brief stretch of anxious downtime, and realized with the sort of deranged grandiosity that confirms Miller’s franchise has entered its decadent phase. All the more remarkable, then, that the movie still manages to retain its focus, achieving at once a shrewd distillation and a ferocious

    acceleration of its predecessors’ sensibility. There is gargantuan excess here, to be sure — and no shortage of madness — but there is also an astonishing level of discipline.

    Wisely, Miller and his co-writers (the comicbook artist Brendan McCarthy and original “Mad Max” actor Nico Lathouris) seem to have taken their cues from the spare yet sturdy narrative architecture of the series’ acknowledged high point, “Mad Max 2: The Road Warrior” (1981), whose influence can be felt even in the new film’s bare-bones prologue. Years after some unexplained cataclysm, the world has fallen into lawless disarray, as Hardy’s Max briefly explains while being pursued across a landscape of hot orange dunes and endless horizons (the Namibian desert stood in for Australia this time around). The chase soon ends with our hero captured, imprisoned and tortured in the Citadel, a desert stronghold ruled by a despotic warlord known as the Immortan (Hugh

    Keays-Byrne), who has enslaved what remains of the local populace by exercising miserly control over the water supply (inadvertently bearing out Keegan-Michael Key’s California-drought joke at the recent White House Correspondents’ Dinner).

    Fans will remember (if not necessarily recognize) the Australian character actor Keays-Byrne as having played the Toecutter in the original “Mad Max,” and his appearance here suggests a hideous, heavy-set reincarnation of that earlier villain, complete with snaggle-toothed face mask and kinky breathing apparatus. His male soldiers, or “war boys,” show their respect for their leader by sharing his gloriously awful fashion sense — their torsos branded and bared, covered in white body paint, and blinged out with shrunken-head necklaces and other demonic accouterments. The film’s first half-hour alone is a marvel of freakshow aesthetics: Blood banks and breast pumps are among the Immortan’s more imaginative means of controlling and sustaining his people, while skulls figure prominently in Colin

    Gibson’s elaborately grotesque production design and Jenny Beavan’s richly imagined costumes, which are at once outlandish and pinpoint-precise.

    Setting the plot in motion — and lending the film the swift, steady undercurrent of rage suggested by its title — are the five beautiful young women the Immortan has taken as his “wives” (Rosie Huntington-Whiteley, Zoe Kravitz, Riley Keough, Abbey Lee and Courtney Eaton), whom he keeps locked away and forces to bear his children. Their defender and rescuer is Imperator Furiosa (Theron), a formidable warrior with a mechanical left arm, who is tasked with replenishing the Citadel’s fuel reserves at nearby Gastown; she seizes the opportunity to smuggle the women out of the stronghold in a massive armored truck. When the Immortan sends his war boys after them, with Max himself lashed (temporarily, at least) to the front of a minion’s car, the proceedings kick into high gear.

    As evidenced by everything

    from the original “Mad Max” trilogy to “Babe: Pig in the City,” Miller is a wizardly orchestrator of onscreen mayhem, and in the two lengthy chase sequences that bookend “Fury Road,” he ascends to that rare level of action-movie nirvana where a filmmaker’s sheer exuberance in every detail becomes one with the audience’s pleasure. Everything we see here seems to have sprung fully formed from the same cheerfully demented imagination — whether it’s the cars that look like overgrown porcupines on wheels, the poles that catapult the war boys from one vehicle to the next, or the fiery windstorm that sets in mid-chase, making short work of some of the less well-armored participants. Adding yet another frisson of excitement (as well as a hint of anti-terrorist subtext) is the fact that the war boys aren’t just killers but fanatics, brainwashed into believing eternal paradise awaits them if they die in

    battle. This may explain their devil-may-care habit of crawling over and under their vehicles while they’re in motion, like kids navigating a jungle gym at 150 miles per hour.

    Miller conjures a vibe somewhere between monster truck rally in hell and Burning Man death-metal concert — as signaled by the very funny inclusion of a rocker whose fire-breathing electric guitar seems to be at least one source of the pummeling, wall-to-wall score (by the Dutch musician Junkie XL, who recently scored “Run All Night” and “Divergent”). The magnificence of the below-the-line contributions can hardly be overstated, particularly the outrageously acrobatic fight choreography and the seamless visual-effects work, all lensed by d.p. John Seale in dynamic, enveloping widescreen images. If it sounds interminable — and for viewers not on the film’s specific wavelength, even a minute of this stuff will be hard to take — rest assured that Miller proves himself a

    maestro not only when he’s slamming huge metal objects together, but also when attending to such subtler matters as pacing and modulation (with the invaluable assistance of his editor and wife, Margaret Sixel).

    Notably, our engagement doesn’t wane even when “Fury Road” downshifts into an interlude of tense, close-quarters intimacy, as Max, lone road warrior that he is, must reluctantly endure the company of Furiosa and her five comely refugees. The feminist undercurrents rippling through this movie are by turns sincere, calculated and teasingly tongue-in-cheek: Our first good glimpse of the wives, clad in skimpy white rags and gathered around a water spout, plays like a vision out of “Girls Gone Wild: Coed Car Wash.” Even when they join in the fight, it can be hard to tell where erotic fantasy ends and empowerment fantasy begins, which is very much in keeping with the film’s unapologetically grindhouse attitude. Yet if “Fury

    Road” doesn’t deliver as pure a hit of girl-power retribution as say, Quentin Tarantino’s “Death Proof,” it’s hard not to respect the dramatic stature with which Miller elevates his female characters; Huntington-Whiteley and Kravitz, in particular, embody the sort of quiet defiance that ensures these women, though victimized, are never reduced to mere victims.

    “You know hope is a mistake,” Max warns Furiosa late in the game. But even as it plunges us back into a vividly familiar realm of nihilism and despair, “Mad Max: Fury Road” never feels even remotely cynical — or exploitative. There’s nothing but tenderness in the fiercely protective manner with which Furiosa and the five wives regard one another, or in the key supporting role of Nux (a wonderful Nicholas Hoult), an eagerly aggressive young war boy whose dramatic shift in perspective takes the story in an unexpectedly poignant, and romantic, direction. As for Max himself,

    he remains a thin, tenuous figure at best — less a fleshed-out character than an avatar of revenge and survival — which is precisely what has made him such a durably iconic creation over the years.

    Mad Max 2.0 comes saddled with a slightly different tragic origin story, referenced in quick, hallucinatory memory blips involving a young girl (Coco Jack Gillies), but we accept Hardy in the role instinctively — aided by the cruel iron mask that obscures much of his face until the movie’s midpoint, but also by the actor’s taciturn charisma. Still, there’s no denying that Miller and his collaborators have subtly conspired to put our hero in the passenger seat of his own reboot, while deftly ceding the spotlight to Theron’s Furiosa, and the characters’ rapport is as physically electrifying as it is emotionally charged. Tellingly, plans are reportedly in the works for a “Fury Road” sequel called

    “Mad Max: Furiosa,” raising the expectation — perhaps unreasonable, on the strength of Miller’s powerhouse movie — that this duo’s finest hour may yet be ahead of them.

    Perle di sceneggiatura


    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di MAD MAX: FURY ROAD

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    Mad Max: Fury Road - trailer 3

    Mad Max: Fury Road - trailer

    Mad Max: Fury Road - trailer 2

    Mad Max: Fury Road - trailer (versione originale)

    Mad Max: Fury Road - clip 'Sfortunata'

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    Mad Max: Fury Road - featurette 'Speciale: George Miller' (versione originale sottotitolata)

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