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    BLANCANIEVES: UNA PERSONALISSIMA, SUGGESTIVA ED EMOZIONANTE RIVISITAZIONE DELLA CELEBRE FIABA DEI FRATELLI GRIMM 'BIANCANEVE E I SETTE NANI'

    RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 31 OTTOBRE - VINCITORE di 10 Premi Goya 2013: Miglior Film; Miglior Sceneggiatura Originale; Miglior Colonna Sonora Originale; Miglior canzone originale a 'No te puedo encontrar'; Miglior attrice protagonista a Maribel Verdù; Miglior attrice rivelazione a Macarena Garcìa; Miglior produzione Artistica a Alain bainée; Miglior Make Up Department a Sylvie Imbert y Fermín Galán - Official Selection Miglior Film Straniero (Spagna) OSCAR 2013; 60’ Festival Internazionale del Cinema Internazionale di San Sebastien: Premio Speciale della Giuria e Conchiglia d’argento Miglior Attrice a Macarena García.

    (Blancanieves; BELGIO/FRANCIA/SPAGNA 2013; Muto; 90'; Produz.: Arcadia Motion Pictures/Noodles Production/Nix Films; Distribuz.: Movies Inspired)

    Locandina italiana Blancanieves

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Blancanieves

    Titolo in lingua originale: Blancanieves

    Anno di produzione: 2013

    Anno di uscita: 2013

    Regia: Pablo Berger

    Sceneggiatura: Pablo Berger

    Soggetto: Realizzato in bianco e nero e muto (i dialoghi sono affidati alle didascalie tra una scena e l’altra), il film sembra ispirarsi ai maestri dell’espressionismo cinematografico degli anni ‘20, in cui il film è ambientato, ma l’espressività degli interpreti e la regia sono tutti moderni. Meravigliosa la colonna sonora originale del musicista di flamenco Antonio De Villalonga, che ha ricevuto notevoli apprezzamenti sia in patria (Premio Goya Miglior Colonna Sonora) che all’estero.

    Cast: Macarena García (Carmen/Blancanieves)
    Maribel Verdù (Encarna, la matrigna)
    Angela Molina (Doña Concha, la nonna)
    Daniel Gimenez Cacho (Antonio Villalta, il padre)
    Inma Cuesta (Carmen de Triana, la madre)
    Sofía Oria (Carmen da bambina)
    Pere Ponce (Genaro)
    Ramón Barea (Don Martín)
    Oriol Vila (Joven Arrogante)
    Josep Maria Pou (Don Carlos)
    Emilio Gavira (Jesusín)
    Sergio Dorado (Rafita)
    Itziar Castro (Tocino de Cielo)
    Carmen Segarra (Cocinera)

    Musica: Alfonso de Vilallonga

    Costumi: Paco Delgado e Sonia Capilla

    Scenografia: Alain Bainée

    Fotografia: Kiko de la Rica

    Montaggio: Fernando Franco

    Scheda film aggiornata al: 12 Novembre 2013

    Sinossi:

    La vicenda si svolge nel sud della Spagna, presumibilmente in Andalusia, tra gli anni '10 e '20 del secolo scorso. Carmen (Sofía Oria) è una graziosa bambina, figlia del noto torero Antonio Villalta (Daniel Giménez Chaco). L'uomo, pur essendo facoltoso, dopo un grave incidente nell’arena è paraplegico e ridotto su una sedia a rotelle. Inoltre soffre per il dolore della perdita dell'amata consorte, deceduta in occasione del parto della figlia. È accudito da Encarna (Maribel Verdú), un'infermiera ambiziosa e falsa. La donna, che brama il lusso e uno status sociale elevato, riesce a sposarlo e diventa la matrigna di Carmen. Consumata dalla gelosia, odia la figliastra e la tratta con dispotismo sadico. Fortunatamente la bambina gode delle amorevoli attenzioni della nonna (Ãngela Molina), una famosa ballerina di flamenco che le insegna la danza, e di suo padre, che invece le insegna segretamente l'arte della corrida. Un giorno Carmen viene fatta rapire da Encarna, che nel frattempo ha ucciso suo padre Don Antonio, e la bimba rischia a sua volta la morte, ma viene salvata da un gruppo di toreri nani di cui diventa la pupilla. Grazie ai loro insegnamenti la ragazza diviene un torero di grande fama, assumendo il nome di Blancanieves (Macarena García), fino a trionfare nell'arena principale della città, suscitando però la terribile ira di Encarna che assiste alla corrida...

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Il cinema ha le sue forme, le sue dimensioni, i suoi colori, i suoi suoni, le sue emozioni, che circolano tutte come un caleidoscopio pieno di ritmo ed inventiva, forza ed espressività emotiva. Blancanieves, presentato lo scorso anno dalla Spagna come 'Miglior Film Straniero', ma non rientrato nella cinquina finale (perché mai!?), segue a The Artist come un altro esempio di cinema muto contemporaneo, dove i colori sono proprio il suo bianco e nero dalla multiforme espressione cupa e dolorosa e i suoni sono quelli di una musica (composta da Alfonso de Vilallonga) che esprime tutta la gamma delle emozioni umane capaci di raccontare una storia. Che poi sono i motivi essenziali sia della forma del racconto che del cinema stesso.

    Diretta da Pablo Berger, la pellicola mette in scena una versione gotica ed espressionista della fiaba dei fratelli Grimm ambientandola nel Sud della Spagna durante gli anni Venti, il

    periodo più poetico e di massima visionarietà del cinema europeo muto. Berger sviluppa un perfetto corollario di citazioni, ma è anche capace di sbrindellare la vicenda attraverso un tono assolutamente personale. La fiaba di Biancaneve si ristruttura nel respiro del tempo, dove riecheggiano le pennellate del surrealismo di Dalì e il cine-occhio (in tutti i sensi) di Luis Buñuel, tra personaggi grotteschi e freak, bellissime donne, uomini che perdono l’amore, il senso del montaggio di Vertov, il senso religioso di Dreyer, l’oscurità dell’immagine di Pabst. Eppure a conti fatti quest’opera risulta modernissima proprio nel tono con il quale ribalta gli schemi narrativi della fiaba, non destinata ad un lieto fine nel senso tout-court del termine. Soprattutto, il film diventa una poesia sull’amore, un amore che non possiede le “taglie†giuste o il tempo giusto della vita.

    La protagonista - dietro i complotti di una matrigna che ricorda tanto le figure

    demoniache e tentatrici di Murnau e alla quale si aggiunge un’estetica fisica del cinema iberico e messicano con le sue tradizioni figurative e religiose - trova la sua strada, che è quella di un riscatto più propriamente legato alla tradizione artistica della sua famiglia, mentre l’uomo che si innamora di lei non è propriamente un principe con gli occhi azzurri e il fisico statuario. Toni di 'politically correct' da fiaba Dreamworks? Non proprio, perché questi elementi nella tradizione della cultura letteraria del periodo, nonché cinematografica delle pellicole europee, all’epoca visivamente molto più coraggiose del cinema odierno (nonostante le maglie strette della censura, che però in Europa in quegli anni era molto più libera che negli Stati Uniti, una tendenza che sarebbe tornata nuovamente in voga dal dopoguerra in poi alla fine dei vari totalitarismi della parte occidentale del continente) ci sono tutti: immaginari fiabeschi molto più oscuri, complessi, psicologicamente contorti

    - non dimentichiamo era il tempo nel quale le teorie di Freud andavano alla grande.

    Pablo Berger pertanto, rispetto al film di Michel Hazanavicius, è molto più rigoroso nel mantenere alta la fedeltà all’estetica visiva della pellicola, dove tutte le simbologie diventano forma di un racconto dalle molte interpretazioni morali, poetiche, psicologiche. Blancanieves non è come The Artist solo un omaggio al cinema e allo stile di vita che gli girava intorno, ma è proprio un compendio di tutto il cinema e di tutte le forme culturali di quel tempo. Perché Blancanieves è un film anche sulla pittura, la musica, la letteratura, le avanguardie. È un pezzo di cinema che si ricrea e si riforma in tanti piccoli anelli concentrici, che trovano forma in un prisma di emozioni sempiterne, che per qualche oscura ragione sembrano anche nuove raccontate oggi.

    Perle di sceneggiatura


    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano Movies Inspired e Francesca (Ornato Comunicazione S.r.l.)

    Links:

    1

    Galleria Video:

    Blancanieves - trailer

    Blancanieves - trailer (versione originale)

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