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    PADDINGTON: DAI PRODUTTORI DI 'HARRY POTTER' UNA VERSIONE MODERNA DELLE ICONICHE AVVENTURE DELL'ORSO PADDINGTON CREATE DALL'INGLESE MICHAEL BOND. NEL 'LIVE ACTION' DI PAUL KING ANCHE NICOLE KIDMAN E JIM BROADBENT

    Dal 25 DICEMBRE: RECENSIONE ITALIANA in ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by GUY LODGE (www.variety.com)

    "Quando di recente, ho riletto le avventure di Paddington, le ho trovate molto divertenti. Mi hanno fatto ridere ma anche commuovere. In fondo, Paddington rappresenta una storia universale; è la storia di un’anima alla ricerca di una casa, una storia in cui ognuno di noi può identificarsi".
    Il produttore David Heyman

    "... anche io ho letto le avventure dell’orso Paddington da bambina e mi è sempre piaciuta l’idea di Londra, della ‘grande città’ da un lato, e di questo piccolo, tenero, orsetto dall’altro; un orsetto che parla inglese, cammina per la città, va in metropolitana, sale sull’autobus… La storia del ‘pesce-fuor-d’acqua’ mi ha sempre attratto in generale e ho pensato che fosse di grande appeal anche per il cinema moderno e per le nuove generazioni".
    Il produttore Rosie Alison

    (Paddington; REGNO UNITO/FRANCIA/USA/CANADA 2013; Commedia per famiglie; 97'; Produz.: StudioCanal/DHX Media/Heyday Films; Distribuz.: Eagle Pictures)

    Locandina italiana Paddington

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    Titolo in italiano: Paddington

    Titolo in lingua originale: Paddington

    Anno di produzione: 2013

    Anno di uscita: 2014

    Regia: Paul King

    Sceneggiatura: Paul King

    Soggetto: Adattamento cinematografico dell'orso Paddington, un orso gentile amante dei panini. Scritti da Michael Bond nel 1956, i libri dell'orsetto Paddington sono un caposaldo della letteratura inglese per bambini.

    PRELIMINARIA - Origini del film

    Realizzato dai produttori di Harry Potter, Paddington è una versione moderna delle iconiche avventure dell'orso Paddington create dall'inglese Michael Bond e tradotte in quaranta lingue con 70 titoli che hanno venduto piÚ di 30 milioni di copie in tutto il mondo.

    Paddington ha iniziato a fare breccia nei cuori dei più piccoli nel 1958, grazie al libro di Michael Bond, intitolato L’orso Paddington. La serie di racconti dell’orsetto ha venduto oltre 35 milioni di copie ed è stata tradotta in oltre 40 lingue straniere. Le avventure dell’orso peruviano, che animato da gentilezza e buone intenzioni riesce a cacciarsi spesso in situazioni comiche, hanno conquistato i cuori di tutto il mondo e sono considerate oggi, a livello internazionale, un classico della letteratura per l’infanzia. Da questo punto di vista, sorprende che il film sia arrivato solo quest’anno. Dopo diversi adattamenti per il piccolo schermo, tra cui una serie inglese di 56 episodi, iniziata nel 1975, diretta da Ivor Wood per FilmFair, con la narrazione di Michael Hordern, questa particolare versione di Paddington segna per Michael Bond, l’esordio dell’amatissimo personaggio sul grande schermo.

    Cast: Nicole Kidman (Millicent)
    Peter Capaldi (Mr. Curry)
    Ben Whishaw (Paddington) (Voce)
    Sally Hawkins (Mrs. Mary Brown)
    Jim Broadbent (Mr. Gruber)
    Julie Walters (Mrs. Bird)
    Hugh Bonneville (Mr. Brown)
    Samuel Joslin (Jonathan Brown)
    Dominic Coleman (Poliziotto)
    Deborah Rosan (Attrice)
    Madeleine Harris (Judy Brown)
    Tim Downie (Montgomery Clyde)
    Matt Lucas (Autista di taxi)
    George Newton (Angel)

    Costumi: Lindy Hemming

    Scenografia: Su Whitaker

    Fotografia: Erik Wilson

    Montaggio: Mark Everson

    Casting: Nina Gold e Theo Park

    Scheda film aggiornata al: 27 Gennaio 2015

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Viaggio, ambientato ai giorni nostri, del curioso ed educato orsetto Paddington, dal PerĂš alla stazione di Paddington a Londra, dove entra a far parte di una famiglia inglese.

    IN DETTAGLIO:

    Paddington è cresciuto nel profondo della giungla peruviana con la zia Lucy che, ispirata da un incontro casuale con un esploratore inglese, ha allevato il nipote preparando marmellate, ascoltando la BBC e sognando di una vita entusiasmante a Londra. Quando un terremoto distrugge la loro casa, la zia Lucy decide che è giunto il momento di nascondere il suo giovane nipote a bordo di una nave diretta in Inghilterra, in cerca di una vita migliore. Confidando nella gentilezza di qualche anima buona lega un'etichetta al collo del nipote che dice semplicemente: "Si prega di prendersi cura di questo orso. Grazie".

    Perso e solo alla stazione di Paddington, l'orsetto scopre ben presto che Londra non è la terra accogliente e ben educata dei suoi sogni, ma piuttosto un'affollata, vivace metropoli dove nessuno nemmeno si accorge di lui. Per fortuna incontra la famiglia Brown che non si sente di abbandonare questo giovane orso senzatetto al suo destino. Dopo avergli dato il nome della la stazione dove lo hanno trovato gli offrono un posto dove stare mentre lui cerca l'unica persona che conosce a Londra: l'esploratore che tanti anni prima ha cosÏ tanto colpito sua zia Lucy.

    I Brown non si rendono conto di quanto scompiglio un giovane orso porterĂ  alla loro vita familiare e quando questo orso di una razza molto rara finisce nel mirino di un tassidermista non passerĂ  molto tempo prima che la sua casa e la sua stessa esistenza siano in pericolo.

    SHORT SYNOPSIS:

    A young English boy befriends a talking bear he finds at a London train station. A live-action feature based on the series of popular children's books by Michael Bond.

    A young Peruvian bear with a passion for all things British travels to London in search of a home. Finding himself lost and alone at Paddington Station, he begins to realize that city life is not all he had imagined - until he meets the kindly Brown family, who read the label around his neck ('Please look after this bear. Thank you.') and offer him a temporary haven. It looks as though his luck has changed until this rarest of bears catches the eye of a museum taxidermist...

    Commento critico (a cura di GABRIELE OTTAVIANI)

    Tanti tanti anni fa un geografo inglese di belle speranze parte da Londra alla volta del misterioso Perù per una spedizione scientifica. Il dono della sintesi lo assiste non solo quando redige o declama dei testi, ma anche quando prepara i bagagli, evidentemente: si porta appresso soltanto una pendola più grossa del Big Ben e un pianoforte da viaggio (e lì viene in mente l’adagio vendittiano: “Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla”…) con cui causa con tutta probabilità danni irreversibili alle colonne vertebrali dei suoi aiutanti. Uno scorpione sta per farlo diventare terra per ceci, ma un orso, con ogni evidenza una nuova specie, proprio mentre all’esploratore balena nel cervello, che tiene al caldo sotto il cappello, l’idea tentatrice – ma lui ha un cuore diverso, e ne pagherà il fio… - di sparargli una bella fucilata per portarselo inoffensivo a casa, mostrarlo

    e fare la ruota del pavone coi colleghi, lo salva. E inizia una bella amicizia tra umano e plantigradi. Eh sì, perché l’orso ha una legittima consorte. L’esploratore dà loro dei nomi, uno in ricordo della mamma, l’altro in memoria di un estroso boxeur conosciuto occasionalmente in un pub, e quando deve tornare via li prega di venirlo a trovare, perché ci sarà sempre un posto per loro a Londra, una casa, qualcuno li accoglierà. Londra è la città in cui ognuno può sentirsi a casa (se poi hai già un cappello e ti regalano pure un montgomery, sei a posto ancor prima di iniziare...). E dove troveranno sempre marmellata a catinelle. Sì, perché, più che di miele, questi orsi sono ghiotti di marmellata (nella traduzione italiana si perde un po’ la freschezza del gioco di parole, perché noi nell’usanza comune chiamiamo marmellata pressappoco ogni confettura, mentre qui si fa

    riferimento proprio a quella di arance, “marmalade”, l’altra è “jam”), di cui l’esploratore dà la ricetta. Anche se quella di zia orsa è ancora meglio… Il giorno della marmellata è un giorno di festa, quando gli agrumi sono maturi. Ma quest’anno nel misterioso Perù è anche un giorno triste. Perché arriva il terremoto. Gli anziani orsi hanno ormai un nipote, e sarà lui che andrà alla ricerca di una nuova casa più sicura, dove crescere ed essere felice. E dell’esploratore. Non sarà facile. Londra è molto diversa da come se la aspettava. E della spedizione pare che ogni traccia sia sparita. Meglio, sia stata rimossa. Ma ci sarà qualcuno che lo aiuterà. Una famiglia. Nessuno a Londra si stupisce che un orso parli – nota di merito al doppiaggio italiano in generale e soprattutto al “solito idiota” Francesco Mandelli, inaspettatamente efficace e misurato - e conosca le buone maniere, e

    appena qualcuno va un po’ meno di fretta, e si accorge di lui, inizia tutta una serie di gustose peripezie. Anche perché i soccorritori tornavano alla stazione di Paddington da una mostra sulla lana vittoriana, quindi accogliere un orso nella loro bella casa dove le decorazioni murarie fioriscono o appassiscono a seconda dello stato d’animo degli occupanti più che altro ha salvato loro. Da una morte certa per noia. Ma ci sono anche dei conti in sospeso da regolare, e una cattiva che più cattiva non si può. O quasi.

    Paddington è un film divertente, e a guardarlo si ritorna bambini. Sicuramente è stato divertente pure scriverlo, perché si sono sbizzarriti, tra citazioni hitchcockiane, ironia anche pungente (basti pensare al fatto che ad un tratto l’orsetto si arrampica su un muro liscio, verticale e impervio, usando dei miniaspirapolvere, sulla musica di Mission Impossible: lo so, la cosa non è sarcastica

    di per sé, ma guardate bene i nomi in locandina…), musicisti che suonano direttamente a vista i brani della colonna sonora come l’arpista nell’armadio del geniale Bananas di Woody Allen, e una ridda di gag e personaggi ben connotati – un assicuratore specializzato in analisi dei rischi che appena diventato padre getta alle ortiche la moto e si compra UNA STATION WAGON BEIGE (!!!!!!!), parla per percentuali ma poi ritorna normale, un’illustratrice di libri per bambini dal cuore d’oro, un’adolescente musona – si sa, l’adolescenza è un caos… - che impara le lingue meglio di quanto si dice sappia fare Meryl Streep, una governante irresistibile, un vicino di casa che sembra una cornacchia impagliata e un bambino con la passione per le costruzioni, tanto per dire – e ben interpretati.

    Se inventarselo ha fatto di sicuro sparire tanto grigiore dal cuore degli autori, girarlo dev’essere stato esilarante: Sally Hawkins ha

    probabilmente più classe mentre addenta un tramezzino nella pausa pranzo di molte colleghe con carriere immeritatamente migliori, e lo dimostra anche in questa occasione, e tutto il cast funziona. Anche Nicole Kidman. L’unico problema è che se hai visto Crudelia/Glenn Close nessuna cattiva ti sembra all’altezza. Anzi, veramente di problema ce n’è anche un altro. Non è dato sapere il motivo, ma il suo viso non sembra un viso, appare levigata come un bambolotto o un marmo che avrebbe fatto andare in solluchero Winckelmann, più plastificata di una carta da giuoco piacentina, circonfusa di luce anche al buio come una figura sacra ed eternamente sorpresa dallo “stupore della notte spalancata sul mar”, con buona pace di Mina e Maurizio Costanzo. Gli occhi azzurri e splendidi costantemente sbarrati, e l’impressione che per conferire espressività attoriale e interpretativa alle parole delle battute sia costretta a muovere la testa perché non può più

    muovere la faccia. Peccato!

    Secondo commento critico (a cura di GUY LODGE, www.variety.com)

    'HARRY POTTER' PRODUCER DAVID HEYMAN SCORES AGAIN WITH A BRIGHT, BREEZY BIG-SCREEN DEBUT FOR THE BELOVED LITERARY BEAR.

    “No bears were harmed in the making of this film,” boast the closing credits of “Paddington” — and happily, that promise extends to Michael Bond’s ursine literary creation. Fifty-six years after first appearing in print, the accident-prone Peruvian furball is brought to high-tech but thoroughly endearing life in this bright, breezy and oh-so-British family romp from writer-director Paul King and super-producer David Heyman. Affectionately honoring the everyday quirks of Bond’s stories, while subtly updating their middle-class London milieu, King’s film may divide loyal Paddingtophiles with its high-stakes caper plot, but their enraptured kids won’t care a whit. If Paddington’s signature line — “I think I’m in trouble again” — is absent from his feature-length debut, that’s because even the fretful bear should feel bullish about its prospects.

    With “Paddington” out in Blighty on

    Nov. 28, roaring domestic holiday biz is a given, though whether TWC-Dimension can sell U.S. auds on its ample charms when the pic opens Stateside in January is more of a question mark. From its ska-singing sidewalk chorus to the marmalade sandwiches stacked in its hero’s trademark hat, King’s film is thankfully reluctant to neutralize the national flavor of Bond’s distinctly English creation. (Substituting Oreo cookies for oatmeal digestives in one witty scene of biscuit analysis is about as egregious as the concessions to foreign auds get.) Nevertheless, just as Heyman’s blockbusting “Harry Potter” series cannily fostered global Anglophilia through universal storytelling, this intrepid traveler could forge a similar path to more modest international success.

    After all, few figures from children’s literature embody the spirit of cultural curiosity more directly than Paddington Bear, a plucky naif who journeys all the way from Lima to London in search of a better life.

    King’s script, written with a story assist from Hamish McColl, fills in a more elaborate backstory for him than Bond’s books do: A swooping, colorful first act details Paddington’s blissful childhood with elderly relatives in the rainforests of Peru. The idyll is rudely destroyed by an earthquake that leaves his uncle Pastuzo (voiced by Michael Gambon) dead and his aunt Lucy (voiced by Imelda Staunton) headed to a retirement home.

    Paddington (voiced by Ben Whishaw, a more suitably boyish mid-production replacement for Colin Firth) is left alone to make the transatlantic odyssey. It’s a trip of which Lucy had only dreamed, since being educated in all things English by a friendly explorer from the Geographers’ Guild of Great Britain — a detail illustrated in an amusing introductory pastiche of 1930s newsreels that includes, of all things, a supremely unlikely reference to Jane Campion’s “The Piano.” Such sophisticated in-jokery is to be

    expected of King: Best known for his work on the wildly absurdist TV comedy “The Mighty Boosh,” he’s a pleasingly left-field choice of helmer for this project.

    Paddington’s eventual arrival at his namesake train station, and his subsequent discovery by the well-to-do Brown family, hews closely to the setup of Bond’s first book, “A Bear Called Paddington” — with the key difference that their adoption of the animal is here announced as a temporary measure, his plaintive quest for a permanent home driving the film’s story.

    As in the books, the audience is required to believe that the arrival of a talking bear in London is unusual rather than extraordinary: Uptight dad and risk analyst Henry (Hugh Bonneville) is reluctant to take Paddington in, but mostly due to the insurance challenges the beast presents. It’s his kindly, kooky wife, Mary (an utterly disarming Sally Hawkins), rather than his wary children, Judy and

    Jonathan (Madeleine Harris and Samuel Joslin, both spikier than their golly-gosh counterparts on the page), who persuades him otherwise. Still, it’s not long before the bear begins winning over the family at large with his wide-eyed astonishment at urban living.

    It’s here where the film is forced to part ways most drastically from its literary source: Where Bond’s books are built from drolly episodic accounts of everyday misadventures, that’s a tricky structure to maintain in a mainstream children’s film. In the interest of galvanizing the narrative and amping up the peril, King and McColl have devised a cheerfully silly, action-heavy chase plot that cribs heavily from “101 Dalmatians,” complete with its own Cruella de Vil: bleach-bobbed taxidermist Millicent Clyde (Nicole Kidman), who’s determined to nab one particular Peruvian breed of bear for her collection.

    This narrative development, replete with “Mission: Impossible”-style stunts and superb location use of London’s neo-Gothic Natural History Museum,

    may sit slightly oddly with the gentler situational comedy of Paddington’s other exploits, but the transition is eased by the film’s bouncy pacing and consistently dry, cockeyed humor, in which Londoners’ seen-it-all cynicism comes in for repeated ribbing. (“It’s not much to go on,” a police detective wearily tells Mary after she files a missing-person report for a bear in a blue duffel coat.) Meanwhile, Kidman, splendidly served by costume designer Lindy Hemming in a range of sexed-up safari gear, is having such infectiously vampish fun as the villain — bringing a Joanna Lumley-style purr even to lines like “Get stuffed, bear” — that one can hardly begrudge her presence.

    Technically, the film finds King retaining much of the eccentric visual invention from his independent 2009 debut, “Bunny and the Bull,” albeit with a hefty glob of studio polish. Gary Williamson’s excellent, primary-colored production design is heavy on nuts-and-bolts gadgetry and

    clever doll’s-house miniaturization that recall the work of Wes Anderson. The Browns’ West London terrace home (with its interior cherry-tree fresco that seems an oblique nod to “Mary Poppins”) is an ever-unfolding designer’s delight.

    The challenge lies in matching that handcrafted aesthetic to the state-of-the-art visual effects (courtesy chiefly of Framestore, the collective that worked miracles on the Heyman-produced “Gravity”) that allow Paddington such characterful fluidity of movement and expression. The balance is successfully struck, with the effects warmly recalling the old-school animatronic work of Jim Henson: The film may be a world away from the rudimentary paper-and-plush-toy technique of the BBC’s “Paddington” shorts from the 1970s, but their scrappy spirit is intact.

    Commenti del regista

    Il regista e sceneggiatore PAUL KING

    "Come la maggior parte delle persone della mia generazione, anch’io ho guardato e seguito Paddington da piccolo. Sono cresciuto con i film di animazione della FilmFair e quest’orsetto aveva un posto privilegiato nella mia cameretta. Solo quando ho avuto l’occasione di rivisitare il personaggio però, mi sono chiesto come mai mi avesse conquistato così tanto. Gli animali parlanti sono certamente molto frequenti in letteratura, ma pochi di loro sono duraturi come Paddington. Per me, il segreto è proprio in quell’etichetta attaccata al collo: 'Per favore, prendetevi cura di quest’orso. Grazie'. Malgrado la calma e la sicurezza di questo piccolo essere peloso, quella frase ci fa capire che è molto fragile e indifeso e che ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui in questo mondo cattivo. A un certo punto della vita, chi di noi non si è sentito come un pesce fuor d’acqua? E non parlo dello sfollato o del barbone che ha ispirato l’immagine della povera
    anima in pena su un binario o su una panchina; non parlo dei pericoli affrontati dall’amico di Paddington, Mr. Gruber, e neanche dell’oceano attraversato dagli immigrati del Windrush che si sono trasferiti a Notting Hill nel periodo in cui Michael Bond ha scritto le prime avventure di Paddington. No, niente di tutto questo. Basta
    pensare al primo giorno di scuola, o a una notte passata fuori casa, per entrare in empatia con quest’orsetto, solo e sconsolato. Secondo me, è questo aspetto che ha fatto appassionare generazioni di lettori. Io e Michael Bond non volevamo che la narrativa del film interferisse con quella del libro, che tanti lettori già conoscono. Nel film ci sono tutte le scene del libro, dalla scoperta dell’orsetto alla stazione di Paddington, con niente indosso se non quell’etichetta, fino all’avventura della sala da tè, al primo disastroso ingresso in bagno e all’avventura in metropolitana. Anche se nel film incontriamo Paddington prima di quanto non avvenga nel libro, la storia narrata sul grande schermo è molto fedele al background che Michael Bond ha sviluppato e creato soprattutto nelle ultime avventure. Il quinto capitolo di L’orso Paddington comincia così: ‘Così Paddington diventò parte della famiglia’. In quella frase mi è sembrato potesse esserci più spazio narrativo: a
    partire da quel momento, infatti, le storie di Paddington diventano molto piĂš brevi e
    indipendenti una dall’altra. Nella transizione dal Paddington appena arrivato in città al Paddington ormai parte della famiglia, si è creato lo spazio per un film, per raccontare ciò che rende quest’orsetto così speciale. Proprio come Oliver Twist prima di lui, Paddington arriva a Londra come orfano in
    cerca di casa. Ma al contrario di Oliver, che ha bisogno di tempo per trovare Mr. Brownlow, Paddington incontra i Brown quasi subito. Ma avere un tetto sulla testa e sentirsi a casa sono due cose diverse: è questa la vera avventura di cui tratta il film. L’altro lato interessante della storia è la transizione che i Brown vivono, passando dalla diffidenza iniziale nei confronti di Paddington, all’accoglierlo in famiglia. Quando ci siamo visti la prima volta, ho chiesto a Michael Bond qualche informazione aggiuntiva su Mr. e Mrs. Brown. Michael mi ha detto che si era ispirato ai suoi genitori. Gli ho chiesto come avrebbero reagito i suoi genitori se avessero incontrato un orsetto arruffato e lui mi ha risposto: 'Di certo, mia madre l’avrebbe messo subito sotto l’acqua per pulirlo, e invece mio padre avrebbe cominciato a
    pensare subito agli aspetti burocratici
    ".

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano Eagle Pictures e Valentina Calabrese (WaytoBlue)

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di PADDINGTON

    Links:

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    • Jim Broadbent

    • Ben Whishaw

    • Sally Hawkins

    • Samuel Joslin

    • Paddington (BLU-RAY + DVD)

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    Galleria Video:

    Paddington - trailer 2

    Paddington - trailer

    Paddington - trailer (versione originale)

    Paddington - spot 'Storia'

    Paddington - spot 'Guai'

    Paddington - clip 'Tea Room'

    Paddington - clip 'Caos in bagno'

    Paddington - clip 'La famiglia Brown'

    Paddington - clip 'L'associazione dei geografi'

    Paddington - clip 'Buckingham Palace'

    Paddington - intervista video a Nicole Kidman 'Millicent' (versione originale sottotitolata)

    Paddington - intervista video al produttore David Heyman (versione originale sottotitolata)

    Paddington - featurette 'Dalla pagina allo schermo' (versione originale sottotitolata)

    Paddington - featurette 'Il cast' (versione originale sottotitolata)

    Paddington - featurette 'Il lato comico' (versione originale sottotitolata)

    Paddington - featurette 'Essere Paddington - intervista al doppiatore Francesco Mandelli'

    Paddington - featurette 'Backstage: in sala di doppiaggio con Paddington - Francesco Mandelli'

    Paddington - featurette 'Paddington Day New'

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