NYMPHOMANIAC - VOLUME 1: ANCORA VIAGGI NELL'EROTISMO FEMMINILE (MA NON SOLO!) PER LARS VON TRIER CON LA SUA 'ATTRICE-FETICCIO' CHARLOTTE GAINSBOURG (ANTICHRIST) E MOLTI ALTRI
71. Mostra Internazionale dâArte Cinematografica (27 agosto â 6 settembre 2014) FUORI CONCORSO nella Versione 'DIRECTOR'S CUT' - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by PETER DEBRUGE (www.variety.com) - Dalla 64. Berlinale (6-16 Febbraio 2014) - Dal 3 APRILE
"Il film 'Nymphomaniac' è distribuito in due parti (Volume I e II) e in due versioni (una della durata di 4 ore, e una della durata di 5 ore e mezza). A partire dal 25 dicembre 2013, con circa quattro mesi di anticipo, la versione di 4 ore, dal titolo 'Nymphomaniac Volume I' e 'II' sta uscendo in tutto il mondo. In alcuni territori i due volumi usciranno contemporaneamente, mentre in altri avranno unâuscita divisa. Ciascun territorio ha le sue regole in merito alla censura, e al fine di creare coesione tra le strategie di distribuzione di ciascun paese, la versione della durata di 4 ore uscirĂ nelle sale per prima. Anche questa versione si prevede verrĂ sottoposta a modifiche in alcuni paesi. CosĂŹ come Lars von Trier autorizzò differenti versioni censurate per 'Antichirst' quando uscĂŹ al cinema, Trier ha approvato anche questa versione di 'Nymphomaniac'. Tecnicamente le modifiche nella versione ridotta consistono in un taglio dei primi piani piĂš espliciti dei genitali, in sostanza, il film è stato, dâaccordo con Lars von Trier, ridotto nella sua durata dai suoi montatori, la durata è stata decisa da alcuni finanziatori del film: due parti di due ore circa ciascuna. La versione di 5 ore e mezza di 'Nymphomaniac Volume I' e 'II' dovrebbe essere pronta per la distribuzione per il 2014. La data esatta è ancora da confermare. Questa versione sarĂ distribuita in quelle parti del mondo dove le leggi sulla censura lo permettono. Sin da quando è stato annunciato che 'Nymphomaniac' sarebbe stato il prossimo progetto di Lars von Trier, è stato reso pubblico che il film sarebbe stato distribuito in versioni diverse per facilitare lâarrivo dei finanziamenti, per godere di una distribuzione su larga scala e, non per ultimo, per concedere a Lars von Trier quanta piĂš libertĂ artistica possibile".
Il produttore Louise Vesth (Novembre 2013)
(Nymphomaniac - Volume I; DANIMARCA/GERMANIA/FRANCIA/BELGIO/REGNO UNITO 2013; Drammatico; 330' (117' versione breve); Produz.: Zentropa Entertainments/Zentropa International Koln/Heimatfilm GmbH + Co. KG/Slot Machine/Caviar Films/Concorde Filmverleih/Artificial Eye/Les Films du Losange; Distribuz.: Good Films)
Soggetto: Nymphomaniac è stato diviso in due parti: la prima (Nymphomaniac - Volume 1) riguardante l'età giovanile e l'adolescenza della protagonista, la seconda (The Nymphomaniac - Volume 2) la sua maturità .
Ananya Berg (Joe a 10 anni) Udo Kier (Il cameriere) Felicity Gilbert (Segretaria) Caroline Goodall (Psicologa) (Non accreditata) Laura Christensen (Babysitter) (Non accreditata) Jean-Marc Barr (Debitore gentiluomo) (Non accreditato) Michael Pas (Il vecchio JerĂ´me) (Non accreditato)
Costumi: Manon Rasmussen
Scenografia: Simone Grau
Fotografia: Manuel Alberto Claro
Montaggio: Molly Marlene Stensgaard
Effetti Speciali: Erik Zumkley
Makeup: Astrid Weber
Casting: Des Hamilton
Scheda film aggiornata al:
04 Settembre 2014
Sinossi:
Nymphomaniac è la storia poetica e folle di Joe (Charlotte Gainsbourg), una ninfomane, come lei stessa si autoproclama, raccontata attraverso la sua voce, dalla nascita fino allâetĂ di 50 anni.
Una fredda sera dâinverno il vecchio e affascinante scapolo, Seligman (Stellan SkarsgĂĽrd), trova Joe in un vicolo dopo che è stata picchiata. La porta a casa dove cura le sue ferite e le chiede di raccontargli la sua storia. Lâascolta assorto mentre lei narra, nel corso dei successivi 8 capitoli, la storia della sua vita, piena di incontri e di avvenimenti.
Capitolo 1: La pescatrice Esperta
Come può una semplice busta di cioccolatini diventare un simbolo di vittoria sessuale?
Mentre Joe e la sua esperta amica B viaggiano su un treno, scommettono su quanti uomini riusciranno a sedurre durante il viaggio.
In premio câè una deliziosa busta di cioccolatini, e ben presto Joe capisce che per vincere dovrĂ indurre la sua preda ad abboccare allâamo, come farebbe un abile pescatore.
Capitolo 2: JerĂ´me
"Lâamore è solo lussuria con un pizzico di gelosia".
Sebbene lâamore sia solo un sentimento superficiale agli occhi di una cinica ninfomane, la giovane Joe viene stravolta da forze che riescono a penetrare ogni sua difesa.
Lui si chiama JerĂ´me.
Capitolo 3: La Signora H
Mantenere i contatti con un vasto numero di amanti non è sempre facile, e Joe ben presto dovrĂ scontrarsi con le spiacevoli conseguenze dellâessere una ninfomane.
Dopo tutto, non si fa una frittata senza rompere qualche uovo.
Capitolo 4: Delirio
Delirio: Confusione. Illusione. Allucinazione.
Muore il padre della ninfomane.
Capitolo 5: La Scuola di Organo
Un preludio corale di Bach: Tre voci, ciascuna con il suo carattere, ma in totale armonia. In altre parole:
POLIFONIA
La ninfomane trova ispirazione con facilitĂ , e la mette in atto.
Capitolo 6: La Chiesa dâOriente e dâOccidente
(LâAnatra Silenziosa)
La Chiesa dâOriente viene spesso definita la Chiesa della Gioia,
mentre la Chiesa dâOccidente viene descritta come la Chiesa della Sofferenza.
Se faceste un viaggio mentale da Roma verso lâest, scoprireste che ci si allontana dal senso di colpa e dal dolore e si procede verso la luce e la gioia.
Ad ogni modo, quello che Joe apprende è che dolore e piacere sono molto piÚ vicini di quanto si potrebbe immaginare.
Capitolo 7: Lo Specchio
Lâimmagine che si vede allo specchio a prima vista potrebbe sembrare lâesatta replica dellâoggetto che si sta guardando.
Eppure, in realtĂ , non è affatto cosĂŹ, poichĂŠ lâoggetto sarĂ sempre una versione imperfetta dellâoriginale.
Joe cerca di liberarsi della sua sessualitĂ .
Capitolo 8: La pistola
Qualche volta non riusciamo a vedere le cose attorno a noi, perchĂŠ ci sono troppo familiari.
Ma se si cambia il punto di vista, improvvisamente, queste possono acquisire nuovi significati.
Joe intraprende una losca attivitĂ , e ben presto scopre che la sua vita lâha dotata di preziosi talenti.
SHORT SYNOPSIS:
A self-diagnosed nymphomaniac recounts her erotic experiences to the man who saved her after a beating.
A man named Seligman finds a fainted wounded woman in an alley and he brings her home. She tells him that her name is Joe and that she is nymphomaniac. Joe tells her life and sexual experiences with hundreds of men since she was a young teenager while Seligman tells about his hobbies, such as fly fishing, reading about Fibonacci numbers or listening to organ music.
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
Uscito per fare la spesa in una nevosa serata dâinverno, lâanziano Seligman (Stellan Skarsgard), scapolo che vive da solo con i suoi libri, trova a terra il corpo insanguinato di una donna, Joe (Charlotte Gainsbourg). Lâuomo cerca di soccorrerla in qualche modo, ma al rifiuto di lei di andare al pronto soccorso e tantomeno di chiamare la polizia, convinto che non può lasciarla in quello stato, si rassegna al suo stesso senso samaritano e decide di condurla nel proprio appartamento. Ripulita, messa a letto a recuperare le forze con una tazza di tè fumante e una fetta di torta, la donna, che si autodefinisce una ninfomane, inizia cosĂŹ a raccontare a Seligman cosa questo significhi davvero, partendo dallâinfanzia e dai libri di anatomia del padre medico per arrivare ad una adolescenza - e poi etĂ adulta - fatta di lussuria ed esplorazioni di varia natura.
Dopo tanta attesa e pruriginose anticipazioni,
torna in sala Lars Von Trier, âpersona non grataâ come lui stesso ha voluto sottolineare con una maglietta piazzata al pubblico ludibrio dei flash fotografici allâultima Berlinale. La cacciata in effetti è dal Festival di Cannes del 2011, quando venne allontanato dopo aver espresso certe idee hitleriane tanto confuse quanto offensive, ma la vendetta 'in absentia' degli improvvidi francesi è stata servita con cotanta gelida e perfida differita che lâeffetto è stato comunque eclatante. Ecco, se pensate che questo episodio sia una semplice bizza del regista danese o peggio ancora (lo dico per voi) un divertissement che nulla ha a che fare con Nymphomaniac e il cinema del suo autore, siete fuori strada. Significa, in definitiva, che LVT è per voi un oggetto sconosciuto. Senza scherzi. Ma capirete meglio dopo.
Dicevamo, Nymphomaniac è composto da otto capitoli: 5 li vediamo in questo Volume I, 3 nel Volume II in sala dal
24 aprile. Il perchĂŠ di questa suddivisione (5+3) non sfuggirĂ a chi vedrĂ il film. Una compartizione ricca di presunti inferi sessuali e non in cui Von Trier precipita il suo feticcio Gainsbourg, tutti a lui funzionali per tratteggiare una storia che sa molto di sesso sĂŹ, ma che servono soprattutto a sbrigliare le fantasie del regista. Ă cosĂŹ che fa la gioia (scontata) dei larsiani duri e puri e la rabbia (scontatissima) di chi lo vuole odiare a prescindere. Un freddo e macchinoso calcolo messo in scena al fine di svelare la sessualitĂ femminile con un personalissimo trattato che chiude idealmente la trilogia iniziata con Antichrist e proseguita con Melancholia.
Câè però un problema di fondo: capire a quanti film siamo davanti. SĂŹ, perchĂŠ Nymphomaniac deflagra come una bomba a grappolo e si splitta in due, per non dire in tre. I due capitoli in uscita ad aprile in
Italia, e il merito è della Good Films, che durano nel complesso quattro ore circa, saranno seguiti infatti da una seconda versione del film, della durata di cinque ore, che conterrĂ molte piĂš scene âfortiâ e che è quella presentata ufficialmente al Festival di Berlino. Quindi, se facciamo di conto, si può dire che ci sono un totale di tre film e una situazione complicata cosĂŹ composta: da un lato troviamo il 'coito interruptus' voluto dal regista che costringe allâattesa per farsi unâidea precisa della versione (vogliamo dire light?) ripartita in due Volumi, dallâaltro câè la versione meno sgrezzata (vogliamo dire hard?) e sparata con una sola cartuccia che vedremo però piĂš avanti - chi vi scrive non era a Berlino. E allora che si fa? Come si commenta un film a metĂ ? 'Ăa va sans dire': si gioca. E in attesa del Volume II per completare almeno il primo
quadro delle porno scorribande dâufficio di Joe/Gainsbourg, facciamo una top-three di quel che vedrete e di quel che non vedrete (da cui partiamo).
Quindi, in questo Nymphomaniac - Volume I non vedrete: 1. un film porno. Spiace rovinare la festa a chi ancora crede nel potere scandalistico di LVT. Come sapere se siete tra questi? Facile: se avete dato credito al titolone letto in questi mesi âLars Von Trier ha fatto un film pornoâ, allora siete condannati perchĂŠ, come si diceva prima, non avete capito molto del nostro danese. Se invece la malizia vi ha portato a pensare che quello stesso titolone fosse un falso dâautore, allora siete sulla buona strada. E lo siete perchĂŠ avrete capito, semplicemente, che è lo stesso LVT che ha voluto far credere che avesse girato un film porno. PerchĂŠ? Beh, le motivazioni sono molteplici, ma meriterebbero un intero articolo apposito che indaghi a fondo
sulle fissazioni di un uomo di mezzâetĂ misogino e annoiato che non è ignaro alle furbate di un marketing di livello (e qui entrano in gioco, in questo caso, gli splendidi 'character posters' della versione europea). Quindi, visto che è buona regola non rispondere ad una domanda (perchĂŠ fa credere di aver fatto un porno?) con una domanda (e perchĂŠ no?), facciamocene una ragione e basta: Nymphomaniac non è un film porno; 2. Charlotte Gainsbourg senza veli. No, non è un errore. La svestizione dellâattrice arriva solo nel Volume II, quando cioè racconta la maturitĂ della ninfomane che si è creata un compound in lei. Qui tocca invece alla cerbiattissima Stacy Martin passare di corpo in corpo, di voglia in voglia alla ricerca di qualcosa; 3. un motivo per detestare LVT. E probabilmente quello piĂš preoccupato di questo è lui stesso. PerchĂŠ Nymphomaniac è un gran bel film. Chi grida
allo scandalo o peggio ancora pensa di risolvere il tutto farneticando su accuse di sfruttamento del corpo della donna si merita Antonio Ricci e la sua tv. Qui siamo davanti a 110 minuti giocati sul filo del senso di colpa e della mortificazione venata di nostalgia che solo incidentalmente sgorgano dagli amplessi furiosi della protagonista.
Quello che invece vedrete in Nymphomaniac - Volume I è: 1. giochi di prestigio sorprendenti. Naturalmente non si fa riferimento alle scene di carnalitĂ prĂŞt-Ă -porter, ma ad una sceneggiatura che gioca di sponda tra il racconto nudo di Joe e la comprensione crescente di Seligman. Von Trier mescola cosĂŹ il sesso e lâancestrale necessitĂ di esso con le dotte citazioni sulle tecniche di pesca cesellate in un trattato seicentesco di Izaak Walton, âIl perfetto pescatoreâ, con conseguenti immagini di pesci e fiumi. Ma ci sono anche foglie di alberi appassionati e miti nordici, i numeri di
Fibonacci e il tritone musicologico (detto l'accordo del diavolo), Bach e la polifonia, nonchĂŠ La caduta della casa degli Usher di Edgar Allan Poe. E un rapporto padre-figlia di una tenerezza accecante; 2. una scena da annali regalata a Uma Thurman. Ă a lei infatti che spetta il privilegio di arpionare uno degli spicchi piĂš succosi del film. E lo fa senza neanche svestirsi. Anzi, per tutto il tempo resta infagottata in un impermeabile. Sembra la moglie afflitta di un ebreo in fuga dai nazisti. Lei, Uma - sconcertata e perfetta - irrompe in casa di Joe a seguito del marito fedifrago con tutta la sua nientâaffatto rassegnata frustrazione, usando la scusa dei tre figlioletti portatori sani di occhi carichi di biasimo e un cuscino-regalo da piazzare sul letto della prostituzione (letterale, eh). E lo fa solo perchĂŠ ha voluto assicurarsi che il cornificatore di cui sopra stesse bene nelle
nuove mani (sic!). Ma una volta lĂŹ il 'fair play' se ne va a farsi benedire e la signora esplode in una scenata che fa conoscere agli amanti cosa davvero sia il senso di colpa. Prima però prepara il tè per tutti. Chapeau; 3. un cast superbo. Tralasciando Uma, di cui abbiamo detto, e aspettando Willem Dafoe e soprattutto Jamie Bell, sono Gainsbourg e Skarsgard, e con loro Stacy Martin, Christian Slater (sua la performance quasi da rivelazione) e Shia LaBeouf (suo uno dei pochi dettagli veramente anatomici), a impreziosire il film. Il bullo LVT, forse per la prima volta, assembla qui un gruppo di attori capaci di fargli fare un passo indietro. Non completamente, per caritĂ , ma lâego del regista finisce per mimetizzarsi tra le foglie dei succitati alberi. Frassini su tutti.
Fine della recensione. Volume I, naturalmente.
Secondo commento critico (a cura di PETER DEBRUGE, www.variety.com)
With his sexually explicit, four-hour magnum opus, âNymphomaniac,â world cinemaâs enfant terrible Lars von Trier re-emerges as its dirty-old-man terrible, delivering a dense, career-encompassing work designed to shock, provoke and ultimately enlighten a public he considers altogether too prudish. Racy subject aside, the film provides a good-humored yet serious-minded look at sexual self-liberation, thick with references to art, music, religion and literature, even as it pushes the envelope with footage of acts previously relegated to the sphere of pornography. Even so, in this cut of âNymphomaniac,â the only arousal von Trier intends is of the intellectual variety, making this philosophically rigorous picture â which opens abroad on Dec. 25 and domestically in two parts, on March 21 and April 18 â a better fit for cinephiles than the raincoat crowd.
As an onscreen disclaimer makes clear from the outset, âThis film is an abridged and censored versionâ of von Trierâs bigger,
longer and uncut edit, which is said to run five-and-a-half hours. According to a note from producer Louise Vesth included in the press notes, âTechnically the changes in the abridged version consist of an editing out of the most explicit closeups of genitals,â though such footage cannot possibly account for 90 minutes of footage (can it?), especially considering that the American version serves up a montage of roughly two dozen flaccid penises, presumably an inventory of its protagonistâs conquests. (Different territories will reportedly see different cuts, according to local decency standards.)
After a hypnotic opening sequence â a back-alley symphony of sorts, featuring the drum of rain on tin roofs â an older gentleman named Seligman (Stellan Skarsgard) finds Jo (Charlotte Gainsbourg) bloody and abused on the cold, wet pavement. He invites her back to his sparsely furnished flat for tea and conversation, eager to hear this alluring strangerâs confession. âIt
will be long and moral, Iâm afraid,â Jo warns, and commences to retell her entire sexual history, beginning with the line, âI discovered my cunt at age 2.â That line, sure to spark nervous laughs, sets the tone for a character who cannot abide euphemisms. It is always her âcuntâ in question, never something more delicate, and in no time, sheâs riding the train in search of partners.
Sex is a game to the teenage Jo (played by Stacy Martin), who forms a club âcommitted to combat the love-obsessed society.â Seligman listens intently to the story of her deflowering â an unromantic formality at the hands of a lad named Jerome (Shia LaBeouf, who appears naked and erect) â and subsequent blooming as a sexual being. Joâs tale divides into eight stylistically distinct chapters, which alternate between frosty color and stark black-and-white, with Martin playing the character for the duration of
the first volume. Though Martin could conceivably be mistaken for a young Jane Birkin, sheâs a bit of a stretch as an early stand-in for Gainsbourg, showing few of the tomboyish qualities of the starâs teenage years, to the extent that one wonders why von Trier didnât ask Gainsbourg to play the character at all ages.
A model not shy about nudity, Martin doesnât seem at all awkward, but rather embodies â to riff upon the language of âLolitaâsâ lusty Humbert Humbert â a young ânymph.â For Seligman, that word evokes connotations of fly fishing, and von Trier indulges the suggestion by inserting stock footage of the sport. Seligman has a peculiar effect on the shape of âNymphomaniac,â which has an unfortunate habit of resetting to the framing conversation any time things start to get âgoodâ onscreen â not racy, necessarily, but just as Joâs story draws auds in, Seligman reliably
interrupts with some sort of comment about what it all means.
In that respect, the film appears to be interpreting itself, as Seligman points out cultural references (imposing everything from Christian symbolism to Fibonacci numbers) and offers unsolicited feedback along the way. And yet, thereâs nothing to indicate that his reading of the material is correct (at one point, Jo quips, âI think this was one of your weakest digressions,â and begs to continue), rendering him somewhat like another Nabokov character: Charles Kinbote, the second-rate academic who smugly imposes his lesser-minded theories upon a superior poetâs work in âPale Fire.â
In time, we learn that Seligman is a virgin, a revelation that not only explains his inability to relate to many of Joâs escapades â which shift from the workplace to her apartment to the hospital where her father (Christian Slater) lies delirious and dying â but also may be von Trierâs
way of critiquing critical interpretation altogether. Consider this: Seligman serves as a stand-in for the film critic, a dilettante who free-associates as he listens, drawing educated but somewhat naive conclusions about someone elseâs deeply personal life experience. But unlike most critics, Seligman casts no judgment. And yet, by elbowing in whenever Joâs stories approach relatability, he forces a buffer between the film and its audience, reminding us of the filmâs dialectical structure, instead of inviting personal responses.
At the end of âVol. 1,â having tested the boundaries with countless partners and faced the consequences of her actions â depicted in an unexpectedly amusing confrontation between Jo and one of her loverâs wives (a ferocious Uma Thurman), who insists on showing her children âthe whoring bedâ â Jo loses sensation where it counts. Regaining her capacity for orgasm will become the focus of the filmâs second half, which opens with Jo pregnant
via Jerome (still LaBeouf, digitally fused with a body double to appear quite the stud in the sack) and veers into far darker territory.
Those familiar with von Trierâs work will pick up on connections between his earlier films and âNymphomaniac,â as when Jeromeâs offers to let Jo pursue her lost orgasm with other lovers â a point of overlap with Skarsgardâs unorthodox sexual arrangement in âBreaking the Waves.â In the nearly two decades since von Trier unveiled the Dogma 95 manifesto, his work has become increasingly provocative, from integrating real sex in âThe Idiotsâ to figuratively shaking his fist at God with âAntichrist.â
If âNymphomaniacâ feels somewhat tame by comparison, that is surely a reflection of the compromised edit, considering the controversial elements Jo experiments with in the second half: sadomasochism, pedophilia, homosexuality and, most outrageously, a mixed-race three-way. (Any who doubt whether von Trier wants audiences to laugh at the
absurdity of it all need only consider the sight of Jo, looking bewildered in a cheap hotel, framed by two visibly excited black suitors.) And yet, the director still intends to scandalize, serving up such images as labia that âopenâ to reveal an eye and a metal rod inserted into a womanâs genitals.
Still, if von Trier means to challenge the depiction of sex onscreen, the truth of the matter is that people can find far more explicit imagery with a simple Google search. And when it comes to the potency of ideas, his script doesnât uncover anything that wasnât previously addressed by Anais Nin, Henry Miller or the Marquis de Sade. In fact, given the filmâs overall tendency to describe rather than depict specific memories â the exception being the âSilent Duckâ chapter, in which Jamie Bell disciplines and degrades Jo oncamera â âNymphomaniacâ might actually have been more effective
as a novel.
But von Trier doesnât entirely trust the power of his words either, punctuating Joâs narration with cheeky diagrams and generic stock footage, often to humorous effect. One can hear von Trierâs politics woven into dialogue spoken by each of the characters, as when Skarsgard declares the concepts of both sex and religion interesting, âbut you wonât find me on my knees with regards to either.â Later, Jo cuts to the essence of things, rejecting a sex addiction counseling session by announcing, âI love my cunt and my filthy dirty lust.â
The film aims to overcome millennia of shame and judgment toward sexual behavior, though von Trier is hardly the first crusader on this front, and such landmark art films as âBelle de Jourâ and âRomanceâ delve far deeper into the impulses behind aberrant sex. By contrast, âNymphomaniacâ feels curiously devoid of psychological interpretation, rejecting Seligmanâs pet theories on that
front, while also using the dialogue to address charges of misogyny. Though the film ends with a chapter titled âThe Gunâ (as phallic a symbol as they come), neither Freud nor Jung factors into von Trierâs design â a relief for any anticipating an incestuous turn from Joâs father figure.
Itâs one thing to declare sex a fact of life and insist that audiences confront their unease at seeing it depicted (or, equally constructive, their intense excitation at its mere mention), but quite another to fashion a fictional womanâs life around nothing but sex. As courageously depicted by Gainsbourg, Jo is ultimately a tragic character. In the filmâs best-written scene, she outs a pedophile in deep denial of his own impulses, inadvertently revealing the irony (and promised moral crux) of her situation: Despite all the physical contact she achieves with strangers, Jo suffers from profound loneliness. Her story is a bid
for a different sort of connection, over which the ever-cynical von Trier maintains the last laugh, sure to ring louder when the uncut version is unveiled next year.