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    Home Page > Movies & DVD > Viva l'Italia

    VIVA L'ITALIA: DOPO IL GRANDE SUCCESSO DEL SUO FILM D'ESORDIO (NESSUNO MI PUO' GIUDICARE), MASSIMILIANO BRUNO DECLINA IN COMMEDIA IL BEL PAESE NELLE SUE TANTE CONTRADDIZIONI, SENZA RISPARMIARE NIENTE E NESSUNO

    RECENSIONE - Dal 25 OTTOBRE

    "La mia virata si rifà alla tradizione del cinema italiano che ci ha regalato film come 'La grande guerra' e 'Il sorpasso'. La commedia deve raccontare la volgarità di questo paese e della sua classe dirigente. Non parlare è da qualunquisti... Il film parla ai giovani, molti di loro non leggono i giornali tutti i giorni. Il messaggio è che bisogna essere propositivi, non solo denunciare il marcio. E in vista delle prossime elezioni, è importante informarsi bene prima di votare".
    Il regista e co-sceneggiatore Massimiliano Bruno

    (Viva l'Italia; ITALIA 2012; Commedia; 111'; Produz.: Italian International Film/Rai Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Viva l'Italia

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Viva l'Italia

    Titolo in lingua originale: Viva l'Italia

    Anno di produzione: 2012

    Anno di uscita: 2012

    Regia: Massimiliano Bruno

    Sceneggiatura: Massimiliano Bruno ed Edoardo Falcone

    Cast: Roul Bova (Riccardo Spagnolo)
    Alessandro Gassman (Valerio Spagnolo)
    Michele Placido (Michele Spagnolo)
    Ambra Angiolini (Susanna Spagnolo)
    Edoardo Leo (Marco)
    Maurizio Mattioli (Antonio)
    Rocco Papaleo (Tony)
    Rolando Ravello (Giansanti)
    Sarah Felberbaum (Valentina)
    Imma Piro (Giovanna)
    Camilla Filippi (Elena)
    Barbara Folchitto (Barbara)
    Nicola Pistoia (Roberto D’Onofrio)
    Valerio Aprea (Il regista)
    Ninni Bruschetta (Se stesso)
    Cast completo

    Musica: Giuliano Taviani e Carmelo Travia

    Costumi: Alberto Moretti

    Scenografia: Sonia Peng

    Fotografia: Alessandro Pesci

    Montaggio: Patrizio Marone

    Casting: Francesca Borromeo

    Scheda film aggiornata al: 13 Febbraio 2013

    Sinossi:

    E se un giorno un politico cominciasse a dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Il politico in questione si chiama Michele Spagnolo, un nome forte, di quelli che comandano, ed ha tre figli: Riccardo, medico integerrimo e socialmente impegnato; Susanna, attrice di fiction senza alcun talento; Valerio, un buonannulla in carriera che deve tutto al padre. In oltre trent’anni di onorata carriera Michele ha sempre anteposto i suoi interessi personali a quelli della collettività ed è passato indenne attraverso i mille scandali che hanno flagellato il nostro paese. L’ultima cosa al mondo che dovrebbe succedere ad un uomo del genere è dire la verità… Eppure, dopo una notte trascorsa con una “promettente†soubrette televisiva, Michele viene colto da un malore, si salva, ma non senza conseguenze. L’apoplessia ha colpito proprio la parte del cervello che controlla i freni inibitori ed ora il politico dice tutto ciò che gli passa per la testa, fa tutto quello che gli va e non ha la minima cognizione della gravità delle sue azioni. Da questo momento in poi Michele Spagnolo diventa una mina vagante per se stesso, per la famiglia e per il partito...

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    NELLO SCORCIO DEL NUOVO CAPITOLO DI 'RISO AMARO' TARGATO MASSIMILIANO BRUNO SI CONTEMPLA UN MANIPOLO DI 'STAZIONI', ARTICOLATE SU ALCUNI FONDAMENTALI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, RIGOROSAMENTE TRADITI IN NOME DEL NUOVO DECALOGO DI AMORALE MAL COSTUME IMPERANTE, RADICATO DA TEMPO IMMEMORABILE NELLA POLITICA ITALIANA. IL CAST 'ALL STAR' DI QUESTO TRAGICOMICO 'SPAGHETTI HOUSE' - DOMINATO DALLA PUNTA DI DIAMANTE DEL 'PALADINO' MICHELE PLACIDO (STRAORDINARIO NELLE VESTI DELL'ONOREVOLE SPAGNOLO) - FA DI QUESTA 'PROTESTA' IN CELLULOIDE, LA CORALE RIVENDICAZIONE DI UNA VERITA' NEGATA COME DIRITTO INALIENABILE DEL CITTADINO

    Il regista Massimiliano Bruno mostra di aver le idee piuttosto chiare in fatto di stile, oltre che di sostanza. Qui, con Viva l'Italia (ogni riferimento berlusconiano è tutt'altro che puramente casuale), alla sua seconda prova dopo Nessuno mi può giudicare, già sentiva in pelle la sfida di riuscire a far fruttificare l'eredità sovrana della commedia all'italiana, lungamente e felicemente battuta dagli iconici Maestri Dino

    Risi e Mario Monicelli. La commedia popolare (non populista) e a suo modo sofisticata, sull'onda di una satira 'substanzialmente' costruttiva, nel senso di propositiva. Beh, dal punto di vista 'satirico' la sfida di Bruno può dirsi senz'altro vinta, da quello propositivo - con i tempi che corrono oggi è tutt'altro che facile - ci prova, invitando calorosamente a non darsi per vinti e indicando una strada che, al di là delle parole e del metaforico strappo del manifesto del film (carina trovata stilistica con pungente ammiccamento!), si riesce solo ad intravedere come un miraggio all'interno di una coltre di nebbia ancora piuttosto fitta. Ma, d'altra parte, Viva l'Italia è una pellicola tutt'altro che superficiale, e Bruno, senza troppi peli sulla lingua, le canta e le suona senza guardare in faccia a nessuno (piuttosto emblematica, ad esempio, la sequenza che celebra accordi 'dietro le quinte' in odore di 'rimpiazzo').

    Ottimamente orchestrato

    sulla implacabile cadenza di fondamentali articoli della Costituzione (aspettiamo con ansia l'intervento sul tema di Roberto Benigni prossimamente in tv) - alla stregua delle stazioni di una neo 'via crucis', eredi della partitura in episodi proprio di Dino Risi ad esempio ne I mostri (1963) - Viva l'Italia riesce a macroscopizzare efficacemente alcune tra le piaghe più dolorose del Bel Paese che fu, giocando sul bisticcio tra la serietà di quei principi ed il vero e proprio tradimento che va giusto nella direzione opposta: ne nasce un genere di comicità finalmente di nuovo in carne che, d'altra parte, conserva gelosamente senza nasconderlo, l'insito retrogusto amaro. Ma la ricetta di questo nuovo 'riso amaro' ha un altro ingrediente, così forte da rendere gustosamente saporito l'intero piatto: l'idea di immaginare che un politico (l'Onorevole Michele Spagnolo/Michele Placido) possa arrivare a dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità -

    e già questo suona come paradosso - solo perché incappa - da notare la circostanza in cui questo succede che è un programma nel programma! - in un'apoplessia che ha colpito proprio la parte del cervello che controlla i freni inibitori e perciò si trova, suo malgrado, a dire tutto ciò che gli passa per la testa, è veramente un colpo da maestro! E funziona anche alla grande! Con un Placido letteralmente sopra le righe, risucchiato com'è da un vortice di effervescente spudoratezza, quella che, paradossalmente, lo porterà pian piano in dirittura di uno sguardo 'rinnovato'. In effetti a Placido, in questa sorta di 'protesta' in celluloide, il regista Bruno ha consegnato lo scettro di paladino: il paladino della rivendicazione del diritto alla 'verità' - non a caso qui si contempla l'auspicio che la Costituzione possa essere integrata con un nuovo art. 140: "Tutti i cittadini hanno il diritto di

    conoscere la verità". Quella verità mai detta, soprattutto dai politici.

    Con Viva l'Italia Massimiliano Bruno ha confezionato una commedia così solida e sottile, a tratti persino sofisticata (vedi ad esempio il modo in cui i testi delle canzoni diventano parte integrante della sceneggiatura), che sa bene come e quando farci smettere di ridere per scuotere il palpito emotivo delle nostre coscienze narcotizzate da 'soap' o 'reality' televisivi (la moglie di Valerio Spagnolo/Alessandro Gassman docet) e, ancora peggio, assuefatti al continuo 'bidone' su tutta la linea (lavoro, sanità, cultura, ecc. ecc.): sequenze come quella della chiusura del reparto dell'ospedale pubblico (diretto da un Primario avvezzo a 'giocare' sulla pelle degli altri a favore della sua clinica privata), o ancora, quella in cui l'on. Spagnolo/Placido porta uno dei figli tra le macerie del post-terremoto a L'Aquila per una 'confessione' inquietante, non sono solo sequenze fortemente drammatiche, sono anche quelle che danno

    un senso pieno alla stessa commedia che sale un gradino più in alto. Ma forse il climax di Viva l'Italia si appunta sul momento in cui l'on. Michele Spagnolo/Placido percorre silenzioso al ralenti il cuore di una manifestazione di piazza, tra scontri di manifestanti e polizia che non hanno altra voce se non quella di Mino Reitano sulle note della popolare canzone Italia.

    Così, scherzando, scherzando, l'Arlecchino Bruno si confessa e alla fine spunta un Pierrot con la lacrima stampigliata sul volto, non un Pierrot arrendevole però, un Pierrot che riesce a trovare la forza di asciugarsi quella lacrima per voltare pagina ed andare avanti, con tanta voglia di darsi una smossa e ricominciare. Basta piagnistei, ognuno trovi il modo, nel suo piccolo, di rimboccarsi le maniche, così come alla fine, ci mostra il nutrito coro di protagonisti qui chiamati a cantare la 'singolar tenzone', proprio in nome di quella verità

    che sa essere catartica. Meditate gente, meditate!

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano 01 Distribution e Studio Lucherini Pignatelli.

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di VIVA L'ITALIA

    Links:

    • Rocco Papaleo

    • Michele Placido

    • Maurizio Mattioli

    • Rolando Ravello

    • Sarah Felberbaum

    • Edoardo Leo

    1 | 2

    Galleria Video:

    Viva l'Italia - trailer

    Viva l'Italia - clip 1

    Viva l'Italia - clip 'Ospedale'

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