THIRD PERSON: DOPO L'OSCAR PER 'CRASH' E LE SCENEGGIATURE DI 'MILLION DOLLAR BABY' E 'NELLA VALLE DI ELAH', PAUL HAGGIS E' TORNATO A ROMA PER IL SUO NUOVO DRAMMA IN CELLULOIDE. UNO SGUARDO SULLE RELAZIONI SENTIMENTALI PER TRE EMBLMATICHE COPPIE IN TRE CITTA' DIVERSE
Presentato in ANTEPRIMA MONDIALE al Toronto Film Festival 2013 - RECENSIONE - Dal 2 APRILE
Soggetto: Dopo l’Oscar per Crash e le sceneggiature di Million Dollar Baby e Nella Valle di Elah, Paul Haggis torna a girare il suo nuovo film a Roma. Sul set in questi giorni, il film è girato principalmente in Italia tra gli storici studi cinematografici di Cinecittà , il centro storico di Roma e la città di Taranto.
Katy Louise Saunders (Gina) Valentina Gaia (Cronista) Vincent Riotta (Gerry)
Musica: Dario Marianelli
Costumi: Sonoo Mishra
Scenografia: Laurence Bennett
Fotografia: Gianfilippo Corticelli
Montaggio: Jo Francis
Makeup: Tracey Levy (per Mila Kunis)
Casting: Elaine Grainger
Scheda film aggiornata al:
28 Aprile 2015
Sinossi:
IN BREVE:
Il nucleo centrale della storia riguarda la vita di tre coppie che vivono in tre diverse città : New York, Parigi e Roma. Nella metropoli americana, una donna cerca di riottenere la custodia di suo figlio, dopo che è stata accusata di aver tentato di ucciderlo, cosa che lei nega fermamente. A Roma, invece, vediamo coinvolto un uomo d'affari americano, che si innamora di una donna italiana, tanto da cercare di aiutarla a liberare sua figlia, rapita da un boss locale.
IN DETTAGLIO:
Michael (Liam Neeson) è uno scrittore, vincitore del premio Pulitzer, rifugiatosi in una camera d’albergo di Parigi per finire il suo ultimo libro. L’uomo ha recentemente lasciato la moglie Elaine (Kim Basinger) e sta vivendo una relazione burrascosa con la giovane e ambiziosa scrittrice Anna (Olivia Wilde), una donna che sa perfettamente quello che vuole.
Nello stesso momento, Scott (Adrien Brody), un ambiguo uomo d’affari americano, si trova a Roma per rubare gli schizzi dei nuovi modelli di famose case di moda. Odiando qualsiasi cosa sia italiano, Scott è in cerca di qualcosa di decente da mangiare quando incontra Monika (Moran Atias), una gitana dalla bellezza mozzafiato, che sta cercando di ricongiungersi con la figlia. Ma quando i soldi che la donna aveva risparmiato per salvare la bambina dalle mani di un trafficante le vengono rubati, Scott si sente in dovere di aiutarla. Entrambi partono per una città del Sud Italia e qui Scott inizia a sospettare di essere la vittima di una truffa ben congegnata.
Julia (Mila Kunis), un'ex attrice di soap opera, è impegnata nella battaglia legale per la custodia del figlio di sei anni contro l’ex marito Rick (James Franco), un famoso artista newyorkese. A causa dei mancati sussidi e delle ingenti spese legali, Julia è costretta a lavorare come cameriera nello stesso albergo di lusso dove una volta era un’ospite assidua. L’avvocato di Julia, Theresa (Maria Bello), le sta però procurando un’ultima possibilità per far cambiare idea al tribunale e riottenere così la custodia del bambino.
SYNOPSIS:
Three interlocking love stories involving Three couples in Three Cities: Rome, Paris, and New York.
AMBIZIOSO E COMPLESSO PUZZLE D'AMORE, ODIO E PERSONE (IM)POSSIBILI PER PAUL HAGGIS, IN UN SOSPESO E METAFISICO OMAGGIO AL 'BLOW UP' DI MICHELANGELO ANTONIONI
“Mi piace scrivere di cose che non comprendo e così la natura dell’amore mi è sembrata una scelta logicaâ€. Diciamo che da quando si occupa di regia - Crash-Contatto fisico, Nella valle di Elah, The Next Three Days e adesso questo Third Person - Paul Haggis ne sembra ossessionato. In questa sua nuova 'psicanalitica finestra' a tre battenti, si riallaccia al modello sciarada degli esordi di Crash. Con un montaggio serrato, Haggis dirige sul grande schermo la danza accorata degli innumerevoli frammenti di tre storie diverse: tessere differenti per formato e per colore (non di rado è un solo fotogramma il frammento che si guadagna il primo piano tra le altre delle tre storie) che volteggiano in un andamento alternato e costante. Nell'arco temporale dilatato a
quasi due ore e mezzo - ma neanche ce ne accorgiamo - fotogramma dopo fotogramma, questi frammenti si incontrano e si lasciano per essere plasmati come sculture, prima che raggiungano una forma ancora intonsa ma in qualche modo riconoscibile. In tal senso Paul Haggis si potrebbe definire il 'Michelangelo della celluloide': quello che ama l'idea di forme aperte, il 'non finito' che si dilata e si protende verso diverse possibilità . Ininfluenti da definire nei dettagli quando è la radice a trasparire in tutta la sua potenziale crescita. Adesso mi sa che divento più criptica dello stesso Haggis. Ad ogni modo, chi ha visto Crash sa che la sua non è una narrativa semplice e lineare - di recente ha impartito le sue lezioni di cinema a Roma, dove peraltro ha girato la maggior parte di Third Person - ma che ama scavare in profondità scartando una velina dopo l'altra, rischiando
di incartarsi lui stesso e noi con lui. Dall'alto del suo perfezionismo che per Third Person lo ha fatto tornare sul montaggio più e più volte ricercando la versione più calzante - quasi come Ridley Scott con il suo Blade Runner per il quale la complessità del soggetto sembrava quasi rivendicare più versioni come oggettiva e necessaria rivendicazione della cangiante realtà - Haggis ha trovato il suo 'non finale': là dove qualcuno scompare per dissolvenza, qualcun altro resta in sospensione tra la pagina scritta della finzione artistica e la realtà del suo vissuto, e là dove sono in più di uno a fuggire da qualcuno o qualcosa che li insegue, guadagnando ansiosamente terreno sulla medesima strada.
romanzo in un grande hotel parigino, ma l'apparizione della sua instabile amante Anna (Olivia Wilde) rende le cose più complicate. L'affarista Scott (Adrien Brody) a Roma incrocia la zingara Monika (Moran Atias) e se ne innamora, disposto a giocarsi i risparmi per aiutarla. Julia (Mila Kunis) a New York sta per perdere definitivamente la possibilità di vedere suo figlio dopo un incidente domestico (mentre il suo avvocato Theresa-Maria Bello, tenta un’ultima possibilità per far cambiare idea al tribunale e farle riottenere così la custodia del bambino), e il suo ex (James Franco) sembra inflessibile. C'è un fil rouge che collega queste vicende? Ovvio che il fil rouge c'è ma lo si può solo intravedere, come quella 'terza persona' del titolo, onnipresente, ma molto sullo sfondo.
Questa non è d'altra parte che una scarna sinossi, quasi un'illusione di chiarezza, quando Third Person vuole essere, al contrario, solo un puzzle di ammiccanti verità ,
alimentato da quel mistero che è l'interiorità umana, con i suoi sentimenti, le sue contraddizioni, i suoi inganni e le sue bugie, con cui capita spesso di fare autogoal. In carne ed ossa o sul filo del racconto. Un percorso accidentato in cui brilla di luce propria dalla profondità dei suoi chiaroscuri - sottoscritta dalla superba fotografia con cui entra in scena per primo e ne esce per ultimo - Liam Neeson con il suo Michael (un bagno di pura e metafisica introspezione prima di lanciarsi nelle sue corse killer nel film Run all Night-Una notte per sopravvivere in cui lo rivedremo tra breve). Personaggio chiave con cui Neeson irradia la sua monumentale presenza anche quando non è in scena. E, pur circoscritta nel suo cameo allargato, la struggente Kim Basinger - che Haggis si tiene ben cara dai tempi di Nella Valle di Elah in cui seppe fare la
differenza in una sequenza memorabile - con Elaine buca lo schermo dando punti al resto del blasonato cast, tra cui riescono ad affascinare e tenere alta l'attenzione sia Mila Kunis con la sua Julia che Olivia Wilde con la sua Anna. Cosa che non può dirsi delle coppie Scott (Adrien Brody)-Monika (Moran Atias), poco credibili fin sulla carta, e neppure dello scialbato pittore Rick di James Franco. Quanto al marginale ruolo di Riccardo Scamarcio, si direbbe aver usato tutto il suo talento di caratterista per creare un ritratto 'macchiaiolo' nel macchiettistico barista romano Marco, perennemente scocciato in salsa scansafatiche.
In Blow Up (1966) Michelangelo Antonioni - l'autorialissimo omaggio è dichiarato - era un fotografo a caccia di immagini, ne Il seme della follia (1984) di John Carpenter - al di là del soggetto horror che con Third Person non ha proprio nulla a che spartire - era uno scrittore. Direi
che è proprio su questo registro che le distanze si accorciano. Ricordate il genere di contatto tra realtà dei fatti e arte della scrittura? Ricordate quell'iperrealismo e quell'incapacità di distinguere il confine tra le due sfere? Beh questo potrebbe essere un indizio anche per il Third Person di Paul Haggis. Non posso dirvi di più. Portatevi su quella lunghezza d'onda e vi sarà più facile cogliere il respiro metafisico di un finale in un certo senso alla Inarritu. E quale potrebbe essere il colore ideale per un siffatto respiro? Non è un caso che per il suo Third Person Haggis scelga quello più definito e indefinito ad un tempo: "il bianco... il colore della fiducia... della fede... e il colore delle menzogne che lui racconta a se stesso".
Bibliografia:
Nota: Si ringrazia Marianna Giorgi (Ufficio Stampa Eagle Pictures)