Di scena la famiglia Weston che si ritrova dopo il suicidio del padre (Sam Shepard). Nel cast Meryl Streep, la madre-matriarca Violet, e le tre figlie Julia Roberts, Juliette Lewis e Julianne Nicholson.
Storia del potente e corrotto clan familiare dei Wetson. In una notte d'estate il capofamiglia scompare, lasciando i membri della famiglia, non privi di sottesi segreti e rancori, assillati da interrogativi, misteri e sentimenti contrastanti.
Mentre Violet (Meryl Streep) è una donna difficile e rancorosa, oltre che tossicodipendente, Barbara (Julia Roberts), la maggiore di tre sorelle, è in piena crisi matrimoniale a causa del tradimento del marito con una studentessa.
SHORT SYNOPSIS:
The Weston family overcomes certain differences when their drug-addicted patriarch goes missing.
A look at the lives of the strong-willed women of the Weston family, whose paths have diverged until a family crisis brings them back to the Oklahoma house they grew up in, and to the dysfunctional woman who raised them.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
CASA DOLCE CASA! PARENTI SERPENTI ANCHE IN OKLAOMA NEL DRAMMA CORALE A PREDOMINANZA FEMMINILE CHE DALLA PIECE TEATRALE DI TRACY LETTS MIGRA SUL GRANDE SCHERMO PER LA REGIA DI JOHN WELLS. UN AFFRESCO FAMILIARE GROTTESCO, CINICO, UMORALE AL FIELE, TRA SEGRETI SEPPELLITI SOTTO LE CENERI DELLA MENZOGNA, DALL'EQUILIBRIO SOLIDO QUANTO UN CASTELLO DI CARTE SULLA SABBIA IN UNA GIORNATA DI VENTO. MERYL STREEP MATRIARCA DA OSCAR, DUETTA FACENDO SCINTILLE CON LA FIGLIA JULIA ROBERTS, MAI COSÌ INTENSAMENTE TORMENTATA.
Il cinema abbraccia il teatro. Ancora una volta, come sempre più spesso succede. E la casa diventa il palcoscenico elettivo di dialettiche familiari, come dire, particolarmente interessanti. Dialettiche che, poste sotto i riflettori, non solo diventano protagoniste, ma si svelano dal profondo della loro anima, lasciandosi percorrere e scoprire in tutta la portata di umana sofferenza, di rancore, ma anche di amore: un amore ancora pulsante sotto pelle, sia pure tradotto nelle mille
presentazione iniziale nel testo scritto, in anticipo persino sul prologo. Una sorta di metafora del commiato dal pubblico da parte degli interpreti sul palcoscenico, congiunta a quelle 'foto di famiglia' richiamate nel titolo del libro su citato, distribuito in Italia dalla collana Bur di Rizzoli.
E' la voce fuori campo di Bev/Shepard ad aprire il sipario sulle note di una realtà personale e familiare che si percepisce subito come 'amara', sopportata con sofferenza. A cominciare dal preambolo-citazione da T. S. Eliot, "La vita è molto lunga", cui fanno seguito l'autodenuncia come alcolista e un'istantanea della moglie Violet, affetta da una lieve forma tumorale alla lingua, tossica dipendente da una caterva di pillole e psicofarmaci vari: "Lei prende le pillole e io bevo". E' pertanto la vena drammatica a farsi avanti, non certo la commedia, che si infiltra timidamente qua e là , con qualche contributo allo stemperamento tensivo offerto da
centellinate note di musica country, quasi nel timore di snaturare un'atmosfera già in odore di dramma corale.
Gli sporadici tentativi di fuga da una realtà percepita come opprimente da parte di alcuni personaggi verso un'immaginaria isola felice che non c'è, non ci impediscono di riconoscere nella casa l'epicentro dello tsunami familiare che di lì a poco prenderà vigore fino all'opera di sgretolamento vera e propria, con uno speciale climax appuntato sulla fatidica cena di famiglia - quella che da sola ha portato via 19 pagine di scrittura - sul filo di memorie ed eventi condivisi con contrapposti impatti personali, l'origine di rancori ancora infuocati da sotto le ceneri del tempo che fu. Climax che nel film gioca al raddoppio quando vediamo riuniti allo stesso tavolo commensali di cotanta statura! Sarebbero bastate Meryl Streep (Violet) come madre e Julia Roberts (Barbara) come figlia, sempre tesa sull'orlo di una crisi di nervi, e
invece vi si sono aggiunti Dermot Mulroney, Chris Cooper, Abigail Breslin, Julianne Nicholson, Juliette Lewis, Margo Martindale ed Ewan McGregor. Un tripudio di star con la S maiuscola, almeno nella maggior parte dei casi, intorno ad un desco familiare per una celebrazione in onore alla memoria, che ben presto saprà trasformarsi in qualcosa di alquanto diverso, facendoci scoprire come i Parenti serpenti di monicelliana memoria non siano poi una prerogativa italiana, e che, al contrario, possono spuntare anche in Oklaoma, a dimostrazione del fatto che dietro certe esperienze di vita particolari vive l'essenza universale di una storia di famiglia, nel suo perdersi e ritrovarsi.
Un dramma corale dunque si, ma su tutti sovrasta l'ombra lunga, davvero lunga ed avvolgente, di Meryl Streep tradotta nella matriarca Violet, con la quale supera se stessa sconfinando anima e corpo nelle viscere di un personaggio sempre in bilico tra stati emozionali e mentali contrapposti,
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