UNDER THE SKIN: L'ALIENA SCARLET JOHANSSON SI PREPARA A SCENDERE SULLA TERRA PER JONATHAN GLAZER
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (28 agosto – 7 settembre 2013) Venezia 70. - In CONCORSO - Dal 28 AGOSTO
"Ho avuto paura, ma mano a mano che giravamo sono riuscita a inquadrare meglio il mio personaggio. E' stato difficile trovare una chiave di interpretazione perche' Isserley non conosce nulla del mondo degli uomini e dunque non ha alcun preconcetto. Non volevamo che apparisse come un alieno canonico o che avesse delle movenze particolari diciamo che si accende e si spegne a seconda delle circostanze... Il mio è un viaggio femminile che si sdoppia tra nuova nascita e autocoscienza, in questo film sono come una bambina che vive ogni esperienza per la prima volta."
L'attrice Scarlett Johansson
(Under the Skin; USA/REGNO UNITO 2012; Sci-Fi; 107'; Produz.: Film 4/FilmNation Entertainment/JW Films/Nick Wechsler Productions/Scottish Screen in associazione con Silver Reel e UK Film Council; Distribuz.: BIM)
Soggetto: Ispirato all'omonimo romanzo dello scrittore scozzese di origini olandesi Michel Faber.
Under the Skin è la storia di un’aliena in fattezze umane che viaggia attraverso la Scozia. Un po’ road movie, un po’ fantascienza e un po’ realtà , il film è incentrato sull’idea di vedere il nostro mondo con occhi alieni.
Cast: Scarlett Johansson (Laura) Paul Brannigan (Andrew) Krystof Hádek (Il nuotatore) Robert J. Goodwin (Cliente nella sala da tea) Scott Dymond (L'uomo nervoso) Jessica Mance (Aliena) Jeremy McWilliams (L'uomo cattivo)
Musica: Mica Levi
Costumi: Steven Noble
Scenografia: Chris Oddy
Fotografia: Daniel Landin
Montaggio: Paul Watts
Effetti Speciali: Mark Curtis
Casting: Kahleen Crawford
Scheda film aggiornata al:
04 Settembre 2014
Sinossi:
IN BREVE:
Un'aliena (Scarlet Johansson) scesa sul pianeta Terra prende le forme di una donna ipnotica. Tra lontane autostrade e paesaggi desolati, la donna si aggira cercando di usare la sua arma migliore per prendere al laccio le prede umane: la sua vorace sessualità . La donna è efficiente, ma la complessità della vita sulla Terra comincia a cambiarla. Con la sua nuova umanità e l'indebolimento del suo essere alieno, si trova a scontrarsi con la sua razza.
SHORT SYNOPSIS:
Aliens descend upon Earth with a specific mission in mind: To abduct hitchhikers and take them back to their home world, where human meat is considered a delicacy.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Sfruttando lo sguardo alieno di un'inedita Scarlett Johansson, Jonathan Glazer (Birth - Io sono Sean) ripesca tra le sue origini di formazione da video-clipper per mettere a segno un 'meta-cinema' in cui un assorto percorso metafisico in celluloide 'one woman show' si assoggetta volentieri a una sorta di episodi traducibili in video-installazioni di arte contemporanea. Episodi intensi ed eterei dominati dai colori primari del nero assoluto, anche liquido, e del bianco. Eppure, la rivisitazione d'azzardo della tradizionale narrativa di genere (Species, Terminator, Cocoon) qui operata da Glazer, con tutti i suoi pregi, non riesce ad evitarsi qualche inceppamento - fortunatamente sporadico - che ne ha trattenuto il pieno decollo
Il prologo creato da Jonathan Glazer per il suo sci-fi Under the Skin può dirsi da manuale, anche se più figlio della video-arte che del cinema in senso stretto. Fin da qui Glazer mostra quel che sarà un leit motiv diffuso nel
film: la sua spiccata predilezione accordata ai colori primari assoluti del bianco e del nero nelle sue più fantasiose combinazioni, di indubbio appeal estetico oltre che di carica simbolica. L'occasione era ghiotta e la rispondenza sembrava perfetta. Quale condizione più favorevole di questo sguardo alieno - predatore come da manuale ma con metodo di caccia del tutto un inedito e, soprattutto, senza alcuna violenza esibita nè spargimento di sangue - per dare un senso pieno a brani di pura arte come siffatte video-installazioni? E' lo sguardo penetrante, seppur inconsueto, di una ragazza che questa volta sfoggia il sex appeal e il fascino di una bellezza travolgente come quella di Scarlett Johansson, qui con taglio di capelli corto e nero corvino.
precedenza, se non fosse per lo sguardo prolungato di questa aliena dal glamour consapevolmente adescatore - sul quale Glazer si appunta con generosi e assorti piani sequenza - che non si limita a dominare l'intero percorso, diventa il film stesso. Il minimo che si potesse chiedere ad una nuova pellicola sci-fi dopo Species, Terminator e Cocoon, solo per citare gli esempi più eclatanti che lo stesso Glazer omaggia qui con citazioni anch'esse rivisitate e corrette. Il concetto dell'alieno predatore, l'appropriazione di abiti, lo studio di usi costumi ed emozioni umani, la sequenza del denudamento da quella seconda pelle valevole per un'identità di appartenenza temporanea, sono tutti ingredienti di varie ricette già consumate e digerite ma che qui, d'altra parte, tornano sul campo quasi in incognita, seguendo l'inedito percorso di una soggettiva unilaterale: l'aliena soppianta letteralmente l'ottica umana che fino ad oggi ha inflazionato l'universo della fantascienza in celluloide.
Ma Glazer si
spinge oltre, facendo di questo sguardo un vero e proprio percorso metafisico, per l'appunto con l'originale ed opportuno ricorso a splendide video-installazioni, una materia che dimostra di dominare con grande competenza e professionalità . Si tratta infatti per lo più di una curiosa avanscoperta da parte della nostra affascinante quanto impietosa protagonista, fatta di silenzi e di un'osservazione molto vicina alla meditazione, per quanto inizialmente interessata e per scopi non propriamente benevoli. Una meditazione sulla scoperta di comportamenti umani da sempre contraddittori, in cui d'altra parte rientrano generosa solidarietà e compassione per l'altro, la naturale propensione ad essere di aiuto in caso di difficoltà , almeno fino a prova contraria.
Una rilettura originale dunque, che d'altra parte nasconde le sue trappole più insidiose proprio in quegli scorci di puro cinema che Glazer mantiene sulla stessa lunghezza d'onda delle sue intriganti video-installazioni, là dove, tra le altre cose, affiora una sofisticata idea di simulacro
Ma poi l'immagine prosegue nel battere i suoi rintocchi sulla grancassa delle emozioni, fino a raggiungere un'inversione cromatica simbolica che dal nero profondo ci riaccompagna nelle braccia di un bianco morbido e avvolgente. E si guadagna l'assoluto solo dopo aver dissolto la contaminazione dei più infinitesimali residui di fumo levatisi dalle ceneri, per un ultimo contrappunto che si concede all'estetica cinematografica asservita all'introspezione metafisica.