LA COSA (THE THING): L'OMBRA LUNGA DEL CLASSICO FANTA-HORROR DI JOHN CARPENTER SULLA NUOVA PELLICOLA DEL REGISTA OLANDESE MATTHIJS VAN HEIJNINGEN JR.
RECENSIONE - Dal 27 GIUGNO
"Ho adorato il film originale; è uno dei miei preferiti. Mi sono buttato in questo progetto, e l’idea mi ha sconvolto. A volte mi svegliavo pensando: 'Oh mio Dio, ma cosa sto facendo?' Ovviamente ho sentito molta pressione. Ho fatto di tutto per compiere il più grande tributo al film originale... Ho pensato che se il mostro può trasformarsi e cambiare aspetto quando vuole, la sua struttura deve essere translucida. Perciò si possono notare le vene ed i muscoli che si modificano tra una trasformazione ed un’altra. E’ straordinario vedere questa trasformazione del corpo mediante l’utilizzo del CGI, mentre per effetti più grandi si utilizzano le protesi...."
Il regista Matthijs Van Heijningen Jr.
La storia de La Cosa ha inizio nel 1938, quando uno dei padri della fantascienza moderna, il famoso autore John W. Campbell Jr. pubblica il suo romanzo Who Goes There?, una storia fantahorror che narra la scoperta di una navicella aliena sulla stazione di ricerca Antartide da parte di alcuni scienziati. Howard Hawks e Christian Nyby nel 1951, ispitati dal romanzo di Campbell, realizzano il film 'La Cosa da un altro mondo'. Il thriller si incentra sugli standard paranoici tipici dei racconti di Campbell, con riferimenti al periodo della Guerra Fredda.
Dopo trent’anni, John Carpenter ha preso spunto dal libro di Campbell per il film da lui scritto e diretto La Cosa, nel 1982. Con i suoi straordinari effetti speciali, il film scritto da Bill Lancaster e prodotto da David Foster e Lawrence Turman, diventa un classico tra i thriller che ha ispirato generazioni di fan e filmmaker.
Cast: Mary Elizabeth Winstead (Kate Lloyd) Eric Christian Olsen (Adam Goodman) Joel Edgerton (Sam Carter) Adewale Akinnuoye-Agbaje (Derek Jameson) Ulrich Thomsen (Dr. Sander Halvorson) Kim Bubbs (Juliette) Stig Henrik Hoff (Peder) Trond Espen Seim (Edvard Wolner) Jonathan Lloyd Walker (Colin) Carsten Bjørnlund (Karl) Jørgen Langhelle (Lars) Jan Gunnar Røise (Olav) Kristofer Hivju (Jonas) Jo Adrian Haavind (Henrik)
Musica: Marco Beltrami
Costumi: Luis Sequeira
Scenografia: Sean Haworth
Fotografia: Michel Abramowic
Montaggio: Julian Clarke e Jono Griffith
Casting: Denise Chamian e Angela Demo
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
Antartide: un continente straordinario di una bellezza impressionante. È anche la sede di un avamposto isolato dove una scoperta scientifica si trasforma in una missione di sopravvivenza quando un alieno viene portato alla luce da una squadra di scienziati internazionali. La creatura mutaforma, accidentalmente scatenata in questa colonia abbandonata, ha la capacità di trasformarsi in una replica perfetta di qualsiasi essere vivente. Può assomigliare ad una persona, ma all'interno rimane disumana. Nel thriller The Thing la paranoia si diffonde come un'epidemia tra un gruppo di ricercatori che rimangono infettati, uno ad uno, da un mistero proveniente da un altro pianeta.
La paleontologa Kate Lloyd (Mary Elizabeth Winstead) si è recata in una regione desolata per la spedizione della sua vita. Partecipa a un team scientifico norvegese che trova una nave extraterrestre sepolta nel ghiaccio e scopre un organismo che sembra essere morto in uno schianto eoni fa, ma che è sul punto di svegliarsi.
Quando un semplice esperimento libera l'alieno congelato dalla sua prigione, Kate deve unirsi al pilota dell'equipaggio, Carter (Joel Edgerton), per evitare che li uccida uno alla volta. E in questo vasto terreno, un parassita che può imitare ogni cosa che tocca cercherà di mettere gli umani gli uni cercando, nel frattempo, di sopravvivere e prosperare.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
'SPLATTERANDO' SU CARPENTER & DINTORNI...
Come poteva non esserci attesa? La Cosa è diventato film di culto con il remake dalla pellicola del 1951 confezionata ad arte da John Carpenter nel 1982. Un vero e proprio guru del genere e non solo per la maestria elegante e talora sofisticata sprigionata dalla genuinità degli elementi combinati tra loro in un inedito veicolo. Veicolo su cui Carpenter invita calorosamente lo spettatore a salire a bordo per non mollarlo mai, non prima di aver terminato il suo 'giro di morte' annunciata. Carpenter, quando vuole, sa bene come dirigere la sua orchestra in celluloide e la sua vigile attenzione rivolta costantemente ai protagonisti, musica compresa, non è che uno fra gli innumerevoli motivi accuratamente selezionati per rendere così fluido e avvolgente il filo tensivo con cui innerva le sue storie. E come molti cult nella storia del cinema (vedi ad esempio lo stesso Blade Runner),
anche La Cosa di Carpenter non si è guadagnato che con il tempo le luci in grado di mantenere sulla ribalta opere intramontabili. Opere che ogni tanto si torna volentieri a rispolverare come reliquie antiche e preziose.
Perciò, con un precedente come questo, pur cercando di allontanarsi da ogni critica preconcetta, non ci si può evitare il confronto con questa versione contemporanea del regista olandese Matthijs Van Heijningen Jr., qui alla sua opera prima. Confronto peraltro legittimato da un legame voluto per l'appunto dalla nuova produzione sull'onda del prequel. Il che spiega come La cosa di Matthijs Van Heijningen Jr. ricerchi continui punti di contatto con la pellicola carpenteriana (mentre flirta strizzando l'occhio qua e là all' Alien di Ridley Scott), fino all'esplicito omaggio incastonato nella stessa logica narrativa del prequel. Omaggio che Van Heijningen intreccia ai titoli di coda secondo un vezzo estetico volto a rivendicare una certa identitÃ
autoriale, in qualche modo indipendente, purtroppo contraddetta da altre scelte non altrettanto felici.
Il fatto che il thriller sci-fi di Van Heijningen Jr. sia scritto da Eric Heisserer (Nightmare) può forse spiegarne il respiro marcatamente horror venato di splatter, con effetti speciali solo a tratti di un certo interesse: l'elaborazione di vecchi elementi uniti in matrimonio con le innovazioni consentite agevolmente dalla tecnologia odierna, non sempre sortiscono in un impatto emotivamente coinvolgente, se non addirittura, in qualche caso, in difetto per reiterata ridondanza, per quanto spettacolare possa rivelarsi. In merito all'elaborazione di vecchi elementi c'è da osservare che di mostruosità con la testa all'indietro la celluloide ha fatto indigestione, anche con le sue variabili horror interconnesse ad altre branche di genere alternative, a cominciare dal cult dei cult L'esorcista, con l'infinita sequela di epigoni, mentre le infinite variabili appuntate su vari stadi di assimilazione e clonazione cellulare da parte del 'corpo
alieno' in quello 'ospite' (animale o umano che sia), offrono fragrante pane per i denti dei conduttori degli effetti speciali e visivi. Emotività assolutamente negata, ahimè - ed è forse questa la pecca più dannosa per la pellicola contemporanea - dagli attori protagonisti, massa informe assolutamente priva di spiccato caratterismo, a cominciare dalla paleontologa Kate Lloyd, interpretata da Mary Elizabeth Winstead (Grindhouse e Grindhouse - A prova di morte), personaggio destinato a guadagnare terreno fino a prendere totalmente in mano la situazione. Ragazza monocorde, impagliata entro griglie precostituite di azioni di forza meccaniche e stereotipate, asservita, più o meno come i suoi colleghi maschi, al vuoto di un'attesa sempre più accorciata sui tempi che preparano lo spettatore alla nuova 'mattanza'. E come se non bastasse, tutto l'interesse che potevano suscitare varianti sul tema, come la difficile digestione da parte dell'alieno di materie inorganiche, finisce per fare naufragio sugli scogli di
contraddittorie ingenuità . Carpenter non si era certo fatto sfuggire un abbigliamento adeguato - per di più con evidenti segni di un oltraggio alieno (vesti stracciate, bucate e sanguinanti) di cui qui invece non vi è traccia alcuna - nel cuore dell'Antartide, palpitante dal profondo dei suoi gelidi e altisonanti aliti di vento per la più inquietante - da tutti i punti di vista - delle sue tempeste annunciate e una sceneggiatura sospesa fatta di silenzi che non tutti - è più che evidente - sono in grado di scrivere.