FRATELLI IN ERBA: IL TRASFORMISTA EDWARD NORTON DUPLICA SE STESSO PER LA DARK COMEDY DI TIM BLAKE NELSON IN CUI E' DI SCENA LA DOPPIA PROSPETTIVA DI DUE GEMELLI MONOZIGOTI (NORTON)
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 17 SETTEMBRE
"Durante il periodo della mia crescita, mio fratello maggiore era una specie di leader, un idolo. Io lo guardavo con un po’ di soggezione, a volte con paura. Aveva i capelli molto lunghi, ascoltava musica alternativa e, alle scuole superiori, spesso faceva uso di sostanze illecite. Avendo cinque anni meno di lui, non osavo quanto lui anche se in molte cose ho seguito le sue orme. L'esasperazione della dicotomia fra noi due e la sensazione che io stessi vivendo la mia vita con troppa rigidità , sono stati lo spunto per 'FRATELLI IN ERBA'. Questo film in effetti, più che i ricordi, esplora il ritorno all’io di allora, quando la vita veniva vissuta in modo più profondo e le esperienze erano più ricche, non accompagnate da troppi timori..."
Il regista e sceneggiatore Tim Blake Nelson
(Leaves of Grass USA 2009; dark comedy; 105'; Produz.: Class 5 Films/Grand Army Entertainment/Langley Films/Leaves Productions/Millennium Films/Nu Image Films; Distribuz.: Eagle Pictures)
Quando Bill Kincaid riceve la notizia dell’assassinio del suo gemello Brady, morto in un affare di droga andato male, lascia il suo posto di professore di Filosofia Classica alla Brown University e torna al suo paese natio, il rurale Oklahoma. Al suo arrivo si rende conto che i racconti sulla morte di suo fratello sono “alquanto esagerati†e presto si trova coinvolto in uno dei complotti di Brady….
Sulla scia della tradizione delle commedie sui gemelli, FRATELLI IN ERBA segue un percorso narrativo tortuoso, passando dal dramma alla commedia e alla filosofia classica, nel tentativo di rispondere a una delle più antiche domande del mondo: cosa significa veramente essere felici?
Dal >Press-Book< di Fratelli in erba
Commento critico (a cura di CARLA BERGAMINI)
Cosa significa veramente essere felici?
E’ una domanda che noi tutti ci poniamo, è una domanda antica come la storia dell’uomo e alla quale il regista Tim Blake ha tentato di dare una risposta con Fratelli in erba, film che segue un percorso narrativo tortuoso, passando dalla commedia al dramma e annodando fra loro aspetti così diversi e contrapposti da far pensare che non abbia alcun senso che coesistano nell’intreccio della storia.
Sembra infatti improbabile a tutti che la filosofia classica possa avere a che fare con lo spaccio di stupefacenti e la comunità ebraica di Tulsa nell’Oklahoma, ma basta guardare il film per rendersi conto che Blake (oltre che dietro, anche davanti alla cinepresa) è riuscito a incastrare questi elementi narrativi senza sbavature e facendo in modo che le “due semirette parallele†di inizio film, così identiche, ma destinate a non incontrarsi mai, si trasformino invece nella figura del cerchio
in cui l’origine è comune e per quanto uno se ne possa allontanare, resta comunque compreso e racchiuso in quello spazio delimitato che prima o poi gli fa capire che vi appartiene per sempre.
dimenticare allo spettatore consapevole che si tratta dello stesso attore. Il merito è naturalmente dei dialoghi brillanti, divertenti e allo stesso tempo colti, così come di Edward Norton che ci fornisce una grande prova d’attore, riuscendo a catalizzare l’attenzione distinguendo i due ruoli in modo netto, sia a livello estetico e gestuale che recitativo (e in lingua originale questa è assolutamente inequivocabile).
Differenziazione visiva che si ritrova anche nel montaggio che narra alternando in modo equilibrato le due esistenze; nella fotografia e nelle location utilizzate e che richiamano alla perfezione gli stili di vita così diversi dei due fratelli: composto, ordinato e lineare per il gemello “buonoâ€, professore di Filosofia classica all’Università del New England in contrasto a quello colorato, sciatto e povero per il gemello “cattivoâ€, spacciatore di droga dell’Oklahoma indebitato fino al collo.
Tuttavia se inizialmente i due personaggi sembrano avere in comune solo la data di nascita e quindi
Narrazione ben ritmata e musicata per un film ricco inoltre di riferimenti letterari e filosofici. Ovunque, in un preciso intreccio fra le due esistenze apparentemente distaccate dei due gemelli, ci sono allusioni a Catullo, Plauto, Sofocle, Saffo e molti altri ancora. Per non parlare della poesia di Walt Whitman, da cui il titolo originale del film Leaves of
EDWARD NORTON (Bill Kincaid/Brady Kincaid e co-produttore con la sua recente società di produzione, la 'Class 5 Films'):
"Quando il mio socio Bill ed io abbiamo cominciato a produrre film, avevamo in mente di promuovere registi e di aiutarli nei loro appassionanti progetti. Quando Tim (Blake Nelson) mi ha sottoposto questa sceneggiatura, era chiaro che lui era l’unico a poterlo dirigere. Era divertente, intelligente… una sfida. Provo più soddisfazione, sia come attore sia come produttore, a realizzare una storia che proviene dall’esperienza personale di qualcuno. Per me è il miglior modo di fare cinema e credo che questo film sia il target perfetto per Timâ€.
RICHARD DREYFUSS (Pug Rothbaum, personaggio che richiama lo Shylock di Shakespeare):
“Il trucco per interpretare il cattivo è di non ammiccare allo spettatore, come per dire ‘io non sono così’, cosa che fanno in molti. Parlando in termini metaforici, un vero attore ha un sacco sulle spalle e in quel sacco ci sono tutti, da Hitler a Gesù. Deve solo tirar fuori quello che gli serve, è tutto là dentro. Odio quando gli attori definiscono un ruolo ‘una sfida’. Per me recitare non è una sfida, è un divertimento. E’ come quando giocavo a guardie e ladri da bambino. Se riesci ad entrare nella parte non è ‘una sfida’ e io non cerco ‘sfide’, cerco le 'guardie e i ladri'".