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MY SISTER'S KEEPER: CAMERON DIAZ, ABIGAIL BRESLIN, ALEC BALDWIN E JON CUSACK DIRETTI DA NICK CASSAVETES NEL NUOVO DRAMMA TARGATO WARNER
(My Sister's Keeper USA 2009; drammatico; 106'; Produz.: Curmudgeon Films/Gran Via Productions/Mark Johnson Productions; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)
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Titolo in italiano: La custode di mia sorella
Titolo in lingua originale:
My Sister's Keeper
Anno di produzione:
2009
Anno di uscita:
2009
Regia: Nick Cassavetes
Sceneggiatura:
Nick Cassavetes e Jeremy Leven
Soggetto: Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Jodi Picoult.
Cast: Cameron Diaz (Sara Fitzgerald ) Abigail Breslin (Andromeda 'Anna' Fitzgerald) Alec Baldwin (Campbell Alexander) Jon Cusack (Giudice DeSalvo) Sofia Vassilieva (Kate Fitzgerald) Jason Patric (Brian Fitzgerald) Evan Ellingson (Jesse Fitzgerald) Thomas Dekker (Taylor Ambrose) Elizabeth Daily (infermiera Susan) Heather Wahlquist (zia Kelly) David Thornton (Dr. Chance) Brenan Bailey (il giovane Jesse Fitzgerald) David Bortolucci (Harry) Nicole Marie Lenz (Gloria)
Musica: Aaron Zigman
Costumi: Shay Cunliffe
Scenografia: Jon Hutman
Fotografia: Caleb Deschanel
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Un’ex avvocato torna ad esercitare la professione per difendere sé stessa e il marito. La coppia è stata infatti citata in giudizio dalla figlia tredicenne che vuole ottenere l'emancipazione. La ragazzina accusa i genitori di averla concepita con il solo scopo di avere un donatore di midollo compatibile con l'altra figlia, malata di leucemia.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Il mistero della nascita catturato per rapide sequenze di immagini quotidiane ad indagare le fratture e i punti di unione di una famiglia nella cui vita irrompe la tragedia, presupposti, ruoli di un teatro reale che cerca di entrare nelle stanze della quotidianità di giorni e luoghi in cui i sentimenti si alternano e si alterano tra solitudine, sgomento, affetto familiare, rumore e tiepido silenzio di una situazione generale che sfugge gradatamente di mano. Le immagini dei genitori come spaccati incredibilmente veri, papà consolatore, amico pronto ad ascoltare, la mamma presa dalle angosce che diventano isterismo e rabbia soffocata. C’è un tempo in cui i bambini sono ancora bambini e un tempo in cui la vita strappa via qualcosa.
E si finisce per affezionarsi a quel narratore silenzioso che è il fratello maggiore, solo in una famiglia che lo ha dimenticato troppo presto.
Subconscio di sentimenti resi in modo assai prevedibile da |
una sceneggiatura in piĂą punti fiacca, ma scelta interessante di usare come linea guida la voce fuoricampo dei membri della famiglia, ciascuno a portare la sua visione degli eventi, accorati, istintivi, concitati, difficili, tesi.
Una cronaca del reale che, dopo un buon avvio, persevera tuttavia nel patetismo, cercando disperatamente la via migliore per esprimere sentimenti e fatti che, seppure squisitamente autentici, finiscono per essere quasi scontati.
Tentativo encomiabile di sensibilizzare su una tematica attuale come la sperimentazione embrionale, la ricerca genetica e la cura di malattie autoimmunitarie e rare, il film subisce purtroppo il rischio di divenire una storia come tante, incapace di sviluppare fino in fondo il senso della logica con cui era partito.
La battaglia per i diritti umani della figlia minore; il dolore della perdita e della malattia.
Una vita che desidera appartenere a sé, un’altra pronta per il viaggio di addio.
C’è chi non si vuole arrendere e chi percepisce |
il tempo di andare.
In un tema comunque estremamente delicato, non basta rasare la testa per risultare credibili.
Attesa invano anche la minima sperata supervisione medico-oncologica per la realizzazione di alcuni dialoghi, procedure e dettagli tecnici, ci si ritrova in alcuni tratti appesi piuttosto ad intricati flash back di memoria, discutibili frammenti di procedure legali e squallidi luoghi comuni da film tv.
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