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    PARIGI: PARIGI E' SEMPRE PARIGI! E' LA' CHE SI AFFACCIA JULIETTE BINOCHE IN UN POLIEDRICO UNIVERSO UMANO E AMBIENTALE

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’

    "(…) Tutte queste persone così diverse si incontrano in questa città, e in questo film. Qualcuno può pensare che non abbiano niente di speciale, ma per ognuno di loro la sua vita è unica. Qualcuno può pensare che i loro problemi siano insignificanti, ma per loro sono la cosa più importante del mondo".
    Il regista Cédric Klapisch

    (Paris; Francia, 2008; 130', Commedia; Produz.: Ce Qui Me Meut Motion Pictures, come 'Ce qui me meut', in co-produzione con: Studio Canal, come 'StudioCanal'/StudioCanal Image/France 2 Cinéma/Uni Etoile 4, con la partecipazione di: Canal+ e TPS Star; Distribuz. Bim)

    Locandina italiana Parigi

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Parigi

    Titolo in lingua originale: Paris

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2008

    Regia: Cédric Klapisch

    Sceneggiatura: Cédric Klapisch

    Cast: Juliette Binoche (Elise)
    Romain Duris (Pierre)
    Verneuil Fabrice Luchini (Roland)
    Albert Dupontel (Jean)
    Verneuil François Cluzet (Philippe)
    Karin Viard (La fornaia)
    Gilles Lellouche (Franky)
    Mélanie Laurent (Laetitia)
    Zinedine Soualem (Mourad)
    Julie Ferrier (Caroline)
    Olivia Bonamy (Diane)
    Maurice Benichou (Lo psichiatra)
    Annelise Hesme (Victoire)
    Audrey Marnay (Marjolaine)
    Xavier Robic (Presentatore TV)
    Cast completo

    Musica: Loïk Dury

    Costumi: Anne Schotte

    Scenografia: Marie Cheminal

    Fotografia: Christophe Beaucarne (direttore della fotografia); David Koskas, (fotografo di scena)

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Il film è la storia di un parigino che si ammala e non sa se dovrà morire. Questa condizione lo porta a guardare le persone che incontra con occhi completamente diversi. Immaginare la propria morte, all’improvviso da un nuovo significato alla sua vita, alla vita degli altri, e alla vita dell’intera città. Venditori di frutta e verdura, la titolare di un forno, un’assistente sociale, un ballerino, un architetto, un senza tetto, un professore universitario, una modella, un immigrato clandestino del Camerun… Tutte queste persone così diverse si incontrano in questa città, e in questo film.
    Qualcuno può pensare che non abbiano niente di speciale, ma per ognuno di loro la sua vita è unica. Qualcuno può pensare che i loro problemi siano insignificanti, ma per loro sono la cosa più importante del mondo.

    Dal >Press-Book< di Parigi

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    In un’intervista, Klapisch, parlando del suo film, ammette di amare come punto di vista privilegiato quello dall’alto, (forse deformazione professionale data dalla sua personale esperienza di tecnico elettricista sui set); caratteristica che, fotogramma per fotogramma, si trasforma in vera e propria cifra conoscitiva e linguaggio proprio di uno specifico cinematografico che indugia e gioca con panoramiche e lunghe carrellate, piani sequenza aerei, dal basso, angolati, in diagonale, e una attenzione spiccata per il dettaglio.
    È la Parigi fatta di sfaccettature di persone, di storie che turbinano come le prime inquadrature mentre scorrono i titoli di apertura.
    Effetto pioggia, linee di forza e di luce veloci come un metrò e lenti come il traffico cittadino e i tergicristallo.
    Punto di vista è quello di Pierre, della sua “finestra sul cortile†da cui osserva dall’alto vivendo delle storie altrui, e quello di Elise, in veste di una sorta di Mrs Dalloway contemporanea, mentre la telecamera

    gioca e indugia di continuo sul campo e controcampo, in interno e negli esterni, cattura, segue e riprende dall’alto, di lato, da sotto in su.
    Attenzione particolare è tributata ai dialoghi, presentati attraverso una sceneggiatura frizzante, talvolta colorita e un po’ sguaiata, ma del tutto realistica e per nulla scontata.
    Esilarante a tratti, come nelle osservazioni della fornaia riguardo alle apprendiste ed alla loro efficienza ( “alsaziane, bretoni, corse, normanne e…magrebine!â€).
    Storie quotidiane e un po’ folli, intrecciate di vita e di morte, talmente normali da apparire di poco conto e a tratti persino ridicole nella loro quotidianità.
    La bella studentessa dai facili costumi, il sogno di Benoit, la collega frustrata, la venditrice ambulante, i suoi colleghi e le ragazze della buona società, Kadisha l’apprendista, la vita in bilico di Pierre, Elise che scopre d’improvviso di desiderare tempo per sé, la prosopopea dello storico Vernay e di Philippe l’architetto emotivo, la panettiera bisbetica e

    in campo le paure, le fobie, le ossessioni, i rimpianti, i ricordi, i patemi mentali della società di oggi, “poema in prosa che non ha né capo né codaâ€, come Parigi, così fatta di trame incrociate in un finale sempre aperto, perché questa è Parigi, perché anche se “protestiamo, non ci piaceâ€, la vita vale sempre la pena di essere vissuta.

    Perle di sceneggiatura

    Philippe Vernay: "Che significa essere normali?"

    Prof Noland Vernay: "Non sono divertente, e come tutte le persone che fanno umorismo sono terribilmente angosciato".

    Pierre: "Questa è Parigi, protestano, non ci piace".

    Links:

    • Juliette Binoche

    • Mélanie Laurent

    • PARIGI - INTERVISTA al regista CÉDRIC KLAPISCH (Interviste)

    1

    Galleria Video:

    Parigi (Versione Italiana).mov

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