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    MIRACOLO A SANT'ANNA: IL PAESINO TOSCANO DI SANT'ANNA DI STAZZEMA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE. SPIKE LEE SCORGE E CELEBRA UN PICCOLO MIRACOLO NELL'IMMANE TRAGEDIA

    "È un film sulla Seconda Guerra Mondiale, brutale e terribile, un giallo che affronta eventi storici e la cruda realtà della guerra. Ma è anche una storia poetica e mistica, di amore e compassione... Ho iniziato a studiare la Seconda Guerra Mondiale e i soldati Buffalo, in particolare quelli della 92ª Divisione di
    fanteria. James
    (McBride) mi ha presentato alcuni dei soldati Buffalo sopravvissuti, che ha incontrato ed intervistato per il romanzo. Hanno visto cose cui nessuno dovrebbe mai assistere: gli orrori della guerra. Momenti a cui ancora pensano, che si sognano e per cui si svegliano di soprassalto nella notte".
    Il regista Spike Lee

    "Mio zio era solito parlare di quanto fossero bravi gli italiani. Lui ci raccontava delle storie di guerra che, a quel tempo, noi ragazzi non ascoltavamo con la dovuta attenzione... Lui parlava di quanto gli italiani amassero i soldati neri. Quindi ho svolto delle indagini e ho scoperto che c’era un’intera divisione di neri in Italia come fanteria di combattimento. E’ in questo modo che ho scoperto la 92ª Divisione... Buffalo Soldier era un soprannome che i nativi americani avevano affibbiato ai membri neri della 9ª e 10ª Cavalleria per via della loro pelle e dei capelli scuri, che li rendevano simili ai loro adorati bufali... Una vicenda del genere non si racconta da sola. 'Miracolo a Sant’Anna' non è mai stato scritto come una storia di guerra, ma come una vicenda su degli esseri umani che devono reagire in momenti di stress straordinario, cercando comunque di conservare la loro umanità... Per realizzare questo tipo di storia devi veramente conoscere bene
    questo mondo
    ".
    Lo scrittore e sceneggiatore James McBride

    (Miracle at St. Anna USA/ITALIA 2008; Thriller drammatico di guerra; 144'; Produz.: Spike Lee Joint in co-produzione con On My Own Buffalo Soldiers in Italy, in collaborazione con Rai Cinema/Touchstone Pictures/TF1 International in associazione con Mediateca Regionale Toscana - Film Commission; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Miracolo a Sant'Anna

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Miracolo a Sant'Anna

    Titolo in lingua originale: Miracle at St. Anna

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2008

    Regia: Spike Lee

    Sceneggiatura: James McBride

    Soggetto: Dal romanzo omonimo di James McBride (Edito in Italia da Rizzoli)

    Cast: Derek Luke (Sergente Aubrey Stamps)
    Michael Ealy (Sergente Bishop Cummings)
    Laz Alonso (Caporale Hector Negron)
    Omar Benson Miller (Soldato Sam, treno in prima classe)
    Pierfrancesco Favino (Peppi 'The Great Butterfly Grotta)
    Valentina Cervi (Renata)
    Matteo Sciabordi (Angelo Torancelli 'il ragazzo')
    John Turturro (Detective 'Tony' Ricci)
    Joseph Gordon-Levitt (Tim Boyle)
    John Leguizamo (Enrico)

    Musica: Terence Blanchard

    Costumi: Carlo Poggioli

    Scenografia: Sarah Frank e Tonino Zera

    Fotografia: Matthew Libatique

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Durante la Seconda Guerra Mondiale, quattro soldati americani di colore restano intrappolati in un villaggio in Toscana, dietro le linee nemiche, quando uno di loro rischia la vita per salvare un bambino italiano. Conoscono così, ancora più da vicino, la tragedia e il trionfo della guerra.

    IN DETTAGLIO:

    Miracolo a Sant’Anna è ambientato in Toscana nel 1944. È la storia di quattro soldati neri americani della 92ª Divisione 'Buffalo Soldiers' dell’esercito statunitense – interamente composta da militari di colore – che rimangono bloccati in un piccolo paese al di là delle linee nemiche, separati dal resto dell’esercito, dopo che uno di loro ha rischiato la vita per trarre in salvo un bambino italiano. Asserragliati sulle montagne toscane con i tedeschi da un lato ed i superiori americani incapaci di gestire gli eventi dall’altro, i soldati riscoprono una dimenticata umanità tra gli abitanti del paese, insieme ad un gruppo di partigiani e grazie all’innocenza ed al coraggio del bambino italiano, il cui affetto dona loro un segnale di speranza per riuscire ad andare avanti. Mentre il dramma della II Guerra Mondiale infuria, italiani, americani e tedeschi imparano il vero significato di amicizia e coraggio, in questa storia che dimostra cosa siano in grado di fare l’amore ed il potere dello spirito.

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Un film di Spike Lee non può definirsi tale se non affonda le sue radici nella questione razziale. Tutto assume questo significato ed è visto da questa angolazione. La storia questa volta trova la sua consumazione nel corso della seconda guerra mondiale, quando quattro soldati afroamericani rimangono intrappolati in un paesino toscano di montagna controllato dai tedeschi. Qui, dopo che uno di loro ha salvato la vita ad un bambino, i quattro giovani conoscono, oltre all’orrore della tragedia e della morte, anche quello dell’ospitalità e del desiderio di sentirsi davvero a casa. Ma il prezzo da pagare per la guerra è davvero troppo alto per tutti, di qualsiasi, credo o razza si possa essere. Il tutto viene mostrato attraverso il lungo flashback del soldato statunitense sopravvissuto, che quaranta anni dopo viene arrestato a New York per aver ucciso, apparentemente senza alcun motivo, un immigrato italiano.

    Il regista, sebbene metta a

    confronto due culture, quella dei neri in America e quella di un’Italia totalmente in balia di se stessa e delle sue lotte interne tra partigiani e fascisti (dove non si conoscono bene le ideologie, le famiglie sono spaccate e tradire i propri compagni, spesso, è un fatto tristemente reale), si ritrova a raccontare malamente e superficialmente un pezzo di storia italiana troppo complicato persino per gli storici che lo stanno analizzando da oltre sessant’anni. James McBride, l’autore del romanzo da cui è tratto il film, sfrutta la Storia e in particolare l’efferato eccidio consumato nella piccola cittadina di Sant’Anna di Stazzema (quando, il 12 agosto 1944, tre raparti della XVI Divisione SS tedesca massacrarono 560 civili per terrorizzare il fiancheggiamento della lotta partigiana in corso) per scandagliare diverse vicende. Il problema è che non basta venire in vacanza in Italia, visitare un luogo dove è accaduto uno degli eventi

    più atroci del secondo conflitto mondiale, e pretendere di scrivere un romanzo che tocca molti nervi scoperti, giustificandosi dicendo poi che la sua ipotesi è solo un fatto di fantasia. È un atteggiamento arrogante e per di più privo di alcuna sensibilità. Ma non sarebbe neanche questo il problema, se poi il regista ne avesse tratto un film dignitoso. Infatti, Spike Lee è totalmente incapace nel dare alla questione italiana un senso realistico. Anche se dimostra di saper raccontare con una certa naturalezza narrativa il suo mondo e la questione razziale (nonostante lo abbia fatto molto meglio in alcuni suoi film precedenti come Lola Darling e Fa la cosa giusta, e, in generale, dimostra di saper portare sullo schermo qualcosa che conosce bene, ma di cui non è troppo coinvolto personalmente, si noti l’elevatezza linguistica del suo capolavoro, La 25° ora), pur alle volte puntando eccessivamente il pedale della retorica,

    perlomeno analizza i temi fondamentali della cosa coscienziosamente. Invece, i personaggi italiani appaiono tutti come delle macchiette (eccetto quello del partigiano Peppi Grotta che ha perlomeno una sua buona caratterizzazione, forse soprattutto merito del professionale Pierfrancesco Favino), polverosi prototipi di quei cliché che già tanto cattivo cinema nostrano ha inopportunamente contribuito ad esportare all’estero. Così, nel film di Lee la Storia assume quasi i connotati della favoletta.

    Oltre a questo aspetto, tutto il film è giocato, mi spiace dirlo, sui toni di un’enfasi gratuita ed eccessiva, a cominciare dalle centinaia di croci che compaiono insieme al titolo del film e per finire con le scene di violenza finali, dove le vittime cadono a terra come birilli. Miracolo a Sant’Anna è riempito di stereotipi al limite del ridicolo (il soldato afroamericano un po’ tonto, ma buono di cuore che salva la vita del bambino, la statua portafortuna per coloro che la

    custodiscono, tanto che quando salva la vita del soldato Hector Negron, raggiunge un esito parodico, il bambino che quaranta anni dopo ricompare miliardario e salva dalla galera il soldato ormai anziano e si rivedono su di un’isola tropicale ecc. ecc.) e getta alle ortiche tutto il dibattito della sinistra italiana sulla questione partigiana. Non avrebbe nociuto qualche taglio qua e là, anche se non avrebbe risolto certo i suoi problemi di fondo. Ed è un vero peccato, perché con il materiale degli avvenimenti storici e le comparazioni fra i personaggi americani e quelli italiani, se si fosse cercato di essere più sobri e meno banali, si poteva fare davvero qualcosa di buono.

    Commenti del regista

    "Quattro uomini rimangono bloccati dietro alle linee nemiche e fanno amicizia con un giovane ragazzino italiano ferito e sconvolto. Si ritrovano in un piccolo villaggio, con dei paesani che non hanno mai visto prima persone di colore. Così, si parla
    del modo in cui superano queste barriere, culturali e linguistiche, e cercano di allearsi per resistere all’imminente attacco nazista
    ".

    Altre voci dal set:

    Lo scrittore e sceneggiatore JAMES MCBRIDE:

    "Il film inizia con quello che sembra l’assassinio di un uomo innocente all’ufficio postale... Un cronista decide di indagare e scopre un inestimabile manufatto italiano nell’appartamento del sospettato. Questo oggetto è legato ad una Divisione da tempo dimenticata e che aveva combattuto nella Seconda Guerra Mondiale... a mio avviso questo tipo di storie possini essere raccontate senza puntare il dito contro una persona o una società in particolare, ma mostrando
    semplicemente quanto era difficile la vita, non solo per i Buffalo Soldiers che combattevano in Italia, ma anche per gli italiani, così come per molti tedeschi. Si può dire che è un film di guerra. Che è una pellicola su un bambino ed un uomo, sugli americani e gli italiani o su un tedesco che fa la cosa giusta. Ma in fin dei conti, è una pellicola che parla del miracolo dell’amore tra gli esseri umani e delle scelte che compiono quando devono confrontarsi con delle avversità enormi... Come autore, hai la tendenza a pensare interiormente. Puoi guidare quello che dicono i personaggi ed esplorare quello che lui o lei sta pensando. I film non hanno il tempo di spiegare i fatti, quindi devi andare al cuore delle cose... E’ stato bello vedere qualcuno altro che presentava la sua visione e mi è piaciuta quella di Spike
    (Lee). Mi fido di lui, è come il jazz, in cui tutti aggiungono dei sapori e dei colori particolari ed è questo che dà vita alla canzone".

    Links:

    • Spike Lee (Regista)

    • John Turturro

    • Pierfrancesco Favino

    • John Leguizamo

    • Joseph Gordon-Levitt

    • MIRACOLO A SANT'ANNA - INTERVISTA al regista SPIKE LEE, lo scrittore e sceneggiatore JAMES MCBRIDE e al cast italo-americano (A cura dell'inviato ERMINIO FISCHETTI) (Interviste)

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    Galleria Video:

    Miracolo a S.Anna.mov

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