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'COLPO D'OCCHIO': IL NOIR CON CUI SERGIO RUBINI RACCONTA IL LACERANTE CONFLITTO DI UN INDIVIDUO CON LA PROPRIA OMBRA
Per un tema così - il doppio, l’ombra – ho subito pensato al noir, mi permetteva di raccontare non solo una storia, ma uno stato d’animo, l’accrescersi di una febbre che portata al paradosso può spingere un uomo fino al delitto. Mettiamoci sopra poi che questo conflitto va a consumarsi in un ambiente estremamente confortevole, in un salotto curato, ben illuminato, in cui l’abbrutimento è solo morale, non del costume... Insomma niente di dark o sanguinolento, solo un nero 'luccicante'. Penso che, ad una prima lettura, lo spettatore possa accoglierlo come un film di genere, scoprendo, poi, in un secondo momento, i diversi livelli che si nascondono dietro".
Il regista, sceneggiatore e attore Sergio Rubini
(Colpo d'occhio, ITALIA 2007; Noir; 100’; Produz.: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini per Cattleya/Rai Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)
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Titolo in italiano: Colpo d'occhio
Titolo in lingua originale:
Colpo d'occhio
Anno di produzione:
2008
Anno di uscita:
2008
Regia: Sergio Rubini
Sceneggiatura:
Angelo Pasquini e Carla Cavalluzzi
Soggetto: Angelo Pasquini
Sergio Rubini
Carla Cavalluzzi
Cast: Sergio Rubini (Lulli) Riccardo Scamarcio (Adrian) Vittoria Puccini (Gloria) Giancarlo Ratti (Nicola) Giorgio Colangeli (Funzionario di polizia anziano) Paola Barale (Manuela) Flavio Parenti (Claudio) Richard Sammel (Svensson) Emanuele Salce (Righi) Alexandra Prusa (Emma Bauer)
Musica: Pino Donaggio
Costumi: Patrizia Chericoni e Florence Emir
Scenografia: Luca Gobbi
Fotografia: Vladan Radovic
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
Adrian (Riccardo Scamarcio) è un giovane scultore di provincia desideroso di affermare il suo talento nel mondo dell’arte. Fin dalla sua prima esposizione nella Capitale, all’interno di una collettiva di esordienti, la sua personalità balza agli occhi di Gloria (Vittoria Puccini), una giovane studiosa d’arte alla ricerca del “suo†artista. Tra i due nasce subito un’intesa e ben presto Gloria diventa per Adrian compagna, fonte ispiratrice delle sue opere nonché agente. Ma un altro critico s’innamora del lavoro di Adrian: Lulli (Sergio Rubini) – si tratta di un intellettuale di fama internazionale. L’uomo conosce molto bene Gloria, essendone stato prima il tutore e poi l’amante fino all’arrivo di Adrian. Questi trascorsi però preoccupano solo la ragazza che guarda con sospetto all’interessamento del famoso critico per il suo compagno. Adrian invece, proprio grazie all’influenza di Lulli, assapora da subito il gusto del successo e decide così di affidarsi al totale controllo del critico, dando vita a un sodalizio che porta all’inevitabile rottura con Gloria. Ma un’ombra minaccia l’ascesa del giovane: in occasione della presentazione della mostra che lo consacrerà definitivamente come artista di prim’ordine, Gloria scopre che l’opera da lui presentata nasconde un segreto…
Commento critico (a cura di CATERINA D'AMBROSIO)
UN TUFFO NEGLI ANNI 70 PER IL NUOVO FILM DI SERGIO RUBINI CHE SCEGLIE LE EVOCAZIONI E I LINGUAGGI, SOPRATTUTTO ESTETICI, DI QUEL PERIODO PER AMBIENTARE L’ETERNA LOTTA TRA BENE E MALE. UN PO’ FAUST E UN PO’ OTELLO, LA PELLICOLA NASCE E SI RISOLVE TRA LE AMBIGUITA’, PERCHE’ NIENTE E’ MAI CHIARO FINO IN FONDO.
Il melodramma e la tragedia greca sono serviti a Rubini per raccontare una storia d’amore e di ricerca del successo: ad ogni costo. E lo fa con i toni tipici della tragedia e del melodramma, stilizzando ed evocando il bene per poi lasciarlo travolgere dal male, vicendevolmente. Qui il Faust si erge da dietro una tenda, o se preferite da dietro le opere di Dessì, che in questo film tracciano un percorso ideale della storia. Il rapporto è, come ha detto lo stesso Rubini, conflittuale: il conflitto tra il razionale critico d’arte e l’istintivo |
artista. Un rapporto conflittuale ma necessario. Perché solo da questo si possono capire e sciogliere i chiaroscuri dell’anima di ciascuno di noi. Le ambientazioni anni 70 ben si prestano come vestito per questo nuovo lavoro del regista pugliese che dà un ottimo esempio di creazione cinematografica. Rubini si conferma un ottimo ‘artigiano’ della mise en scène scegliendo di farlo con un genere diverso dal suo solito: il noir. Lo stile narrativo, tuttavia, non incombe fotograficamente. Tutto rimane al suo posto: ordinato, chiaro senza il bisogno di scendere – come hanno fatto invece altri registi – nel pulp per raccontare il delirio dei luoghi dell’anima. E dietro la mano del regista si legge la passione per la capacità di abbandonarsi. Saper sfuggire alle troppe spiegazioni che il razionale ci offre per decifrare la realtà che ci circonda. Come se tutto fosse spiegabile. Così non è e allora ci viene in aiuto |
l’istinto, a volte la superficialità , gli stessi sentimenti che forse riusciranno a salvare l’anima che il diavolo vorrebbe portarci via. Rubini si avvale di due degli attori della cosiddetta nuova generazione: Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini. Lui, conosciuto per i film diretti soprattutto a un pubblico giovane, qui si affida completamente recitando come se fosse a teatro, calcando i toni e i colori. E lo segue con la stessa ambigua interpretazione Vittoria Puccini (qui alla seconda prova in un film del regista pugliese) una Cassandra che verrà troppo spesso scambiata per pazza e dalla quale, invece, arriva la soluzione del dramma. Da vedere.
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Commenti del regista
"(…)Lo spunto stesso del film è nato a casa mia, mentre aspettavo di incontrarlo. Cosa succederebbe, mi sono chiesto nell’attesa di Riccardo, se anziché imbattersi in un padre, o comunque un fratello maggiore, una guida, un riferimento, questo giovane si ritrovasse di fronte uno che finge di essere tutto questo ma che di fatto, per invidia, rivalsa - dovute alla differenza di età , per tutto ciò che l’altro ha e che a lui manca - lo ammazzerebbe? E come andrebbe viceversa se io non sapessi, immaginassi affatto che dietro quel giovane sano, fresco si nascondesse uno che vuole solo portarmi via tutto, tutto fino agli amori più cari della mia vita? (…) Per un tema così - il doppio, l’ombra – ho subito pensato al noir, mi permetteva di raccontare non solo una storia, ma uno stato d’animo, l’accrescersi di una febbre che portata al paradosso può spingere un uomo fino al delitto. Mettiamoci sopra poi che questo conflitto va a consumarsi in un ambiente estremamente confortevole, in un salotto curato, ben illuminato, in cui l’abbrutimento è solo morale, non del costume... Insomma niente di dark o sanguinolento, solo un nero 'luccicante'. Penso che, ad una prima lettura, lo spettatore possa accoglierlo come un film di genere, scoprendo, poi, in un secondo momento, i diversi livelli che si nascondono dietro".
Commenti dei protagonisti:
RICCARDO SCAMARCIO (Adrian):
"Ci sono molti punti di contatto tra me e Adrian Scala, ma anche grandi differenze. Io ho un profondo rispetto per la vita e il mondo dell’arte, mentre Adrian è un’artista giovane che cerca di trovare canali che permettano alla sua arte di ottenere riconoscimento. C’è tutto un mondo di critici e giornalisti che conferiscono il valore all’opera creata, e questo è l’elemento per il quale è stato deciso di optare per uno scultore e non un musicista; perché riconoscere il potenziale di una scultura è molto più complicato. Comunque il mio personaggio non è così pusillanime, anzi è un‘artista che semplicemente non può fare a meno di voler esprimere la propria identità attraverso l’arte, attraverso le sue sculture".
VITTORIA PUCCINI (Gloria):
"Gloria è un personaggio molto drammatico perché all’interno di questa storia è portatrice di una verità che all’inizio solo lei intuisce. Purtroppo è destinata a non essere creduta da nessuno e arriva al finale del film con una confusione tale dentro di sé per cui non riesce più a capire se quello che intuisce è effettivamente giusto o meno. Non posso spiegarlo meglio altrimenti rischio di svelare troppo".
Links:
• 'COLPO D'OCCHIO' - INTERVISTA a SERGIO RUBINI (A cura dell'inviata CATERINA D'AMBROSIO) (Interviste)
Galleria Fotografica:
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colpodocchio.mov
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