DISASTRO A HOLLYWOOD: BARRY LEVINSON E ROBERT DE NIRO SULL'ONDA DELLA COMMEDIA PER UN'ANALISI VISCERALE SUL MONDO DEL CINEMA. LI SOSTIENE UN CAST STELLARE COME SI CONVIENE, DOVENDO PARLARE DI HOLLYWOOD
Dal 61. Festival del Cinema di Cannes
(What Just Happened USA 2008; commedia drammatica; 107'; Produz.: 2629 Productions/Art Linson Productions/Tribeca Productions; Distribuz.: Medusa Film)
Makeup: Bill Corso (direttore makeup); Frances Mathias (direttrice acconciature)
Casting: Cathy Sandrich Gelfond, Amanda Mackey e Corinne Renard-Bendjadi
Scheda film aggiornata al:
13 Settembre 2024
Sinossi:
IN BREVE:
Due settimane nella vita di Ben (Robert De Niro), un produttore cinematografico alle prese con le dure regole di Hollywood e un matrimonio in crisi alle spalle.
IN DETTAGLIO:
Sullo sfondo, una Hollywood in cui si articolano sostegno all’infanzia, ex mogli, terapia, affari di cuore...
Apollineo e dionisiaco, What Just Happened? (Diastro a Hollywood) cavalca l'onda della commedia, là dove lo sceneggiatore Art Linson, attraverso il film, inizia un’analisi viscerale sul mondo del cinema, le sue scenate, la totale mancanza di indulgenza, il cinismo, la poca fiducia e la ricorrente paura di una imminente crisi ...
Notizie sui personaggi:....
Robert De Niro interpreta il ruolo di Ben, un produttore cinematografico che vive due settimane d’inferno, cercando disperatamente di salvare la sua carriera dagli squali che popolano il mondo del cinema e sforzandosi di mantenere unita la propria famiglia. Catherine Keener interpreta Lou, una executive che ha sempre ragione. Sean Penn (recita se stesso) interpreta il ruolo di una acclamata star che deve recitare in una pellicola potenzialmente sfortunata. Kristen Stewart interpreta Zoë, figlia che Ben ha avuto dal primo matrimonio; non è innocente come sembra. Stanley Tucci interpreta Scott Solomon, uno sceneggiatore che è alla sua prima collaborazione con Ben, mentre segretamente ha una storia con la seconda ex moglie di Ben. John Turturro interpreta Dick Bell, uno stressato agente Hollywoodiano che soffre di disturbi intestinali e che è terrorizzato dai suo stessi clienti. Bruce Willis interpreta uno spudorato attore sovrappeso che rifiuta di radersi per il nuovo film di Ben. Michael Wincott interpreta Jeremy, il frenetico regista dell’ultimo film di Ben, disposto a fare uso di droghe con effetti dannosi non soltanto per il suo stato mentale ma anche fisico, solo per arrivare alla realizzazione del film. Robin Wright Penn recita nel ruolo di Kelly, l’ex-moglie di Ben che ancora nutre sentimenti per lui.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
CHARME E SARCASMO DAL FRONTE DI HOLLYWOOD MENTRE SI GUARDA ALLO SPECCHIO. BARRY LEVINSON NE RICAVA UN AFFRESCO RAFFINATO, DISCRETO E PRIVO DI RIDONDANZE: NE SCHIZZA I CONTORNI CON SCHIETTEZZA E PER ILLUSTRARE AL MEGLIO IL PREZZO DA PAGARE PER ESSER PARTE INTEGRANTE DELLO STAR SYSTEM SCEGLIE TRA LE STAR PIU’ INDIPENDENTI IN QUEL DI HOLLYWOOD, PILOTATE DA UN GRANDE ROBERT DE NIRO, UN SAGGIO NELLA MECCA DEL CINEMA
Opera molto raffinata questo Disastro a Hollywood diretto da Barry Levinson (Good Morning Vietnam, Rain Man – L’uomo della pioggia, Sleepers, L’uomo dell’anno) che, ispirata dal best seller di Art Linson What Just Happened: Storie amare dal fronte di Hollywood, mostra una gran determinazione, oltre che una sottile e persistente perspicacia introspettiva annaffiata generosamente di ironia e sarcasmo, nello sfoderare i dietro le quinte dell’industria cinematografica a stelle e strisce. Un dietro le quinte a tutto tondo, là dove ‘il fronte’ sul
piano professionale spesso è meno distante di quanto si possa supporre dalla sfera privata. E non vi è dubbio che di vero ‘fronte’ si tratti, tanto si ha l’impressione di trovarci alle prese con un conglomerato di guerriglie quotidiane che man mano si assemblano e si intrecciano tra loro con il rischio di ‘sgretolare’ l’integrità individuale di chi vi si trova inevitabilmente coinvolto, facendone parte a più livelli. E’ su questo terreno che si muove lo stuolo di attori chiamato in causa per una sorta di autocritica, anche se c’è da rilevare che ad esempio i coniugi Penn, soprattutto Robin Wright Penn, si sono spesso distinti per scelte cinematografiche di marca alquanto ‘indipendente’.
Ma il cast davvero stellare non tragga in inganno. E’ come trovarsi di fronte a tanti piccoli satelliti che, svelando le loro particolari zone d’ombra, ruotano perennemente attorno al vero perno di questa ‘infernale macchinazione’, con le
radici più profonde nella sfera della produzione cinematografica. In particolare ruotano attorno ad un produttore, che avrà tanto e tale filo da torcere per non soccombere come uomo e come professionista da lasciare sconcertati. E dietro la personalità complessa di questo produttore c’è l’anima illuminata di chi il cinema lo conosce davvero bene, da tutti i punti di vista e dall’interno, anche nella sua vita reale: stiamo parlando di Robert De Niro, qui in particolare stato di grazia, che evidentemente non deve fingere più di tanto per stratificare con la massima e fluida naturalezza sul piano introspettivo il guazzabuglio esistenziale di un magnate dell’industria in celluloide come Ben, una sorta di ‘mediano’ costretto per esigenze per così dire di ‘copione’ a camminare come in punta di piedi su un campo minato, o su lastre di ghiaccio sottilissimo. E’ incredibilmente fantastico scoprire con lui, tra la sua voce fuori campo e
Ben è il tipo di personaggio che come suo ‘diktat’ quotidiano deve cercare di mettere d’accordo le piccole e grandi follie narcisistiche di star protagoniste (esilarante Bruce Willis ostinato a mantenere la sua barba ‘da talebano’) o quelle di registi ‘sopra le righe’ particolarmente intransigenti sulla ‘Director’s Cut’, per non dire del controbilanciamento dei cinici risvolti pontificati con sconcertante onnipotenza da parte di altre personalità della produzione che evidentemente
possono dettar legge per dare il là alla confezione di un film montato in un certo modo piuttosto che in un altro (vedi la executive Lou interpretata da Catherine Keener). Mitica la discussa sequenza del finale del film in oggetto Fiercely che vede protagonista Sean Penn, e da cui dipende la partecipazione della pellicola al Festival di Cannes. Questione illustrata fin dalla proiezione pilota con lo screening che precede il montaggio finale, sviscerata e accompagnata fin sul tappeto rosso della croisette, che riserva alla produzione una sorpresina piuttosto acida da digerire. Passaggi che trovano il modo di una citazione omaggio a Sergio Leone e alla musica di Ennio Morricone.
Una riflessione dall’interno che brilla di consapevolezza e si concede il vezzo di irridere allo star system di cui lo stesso regista con le star fanno realmente parte e sanno bene che per vivere in quel mondo e riuscire ad esprimersi artisticamente
Così che se un produttore in attesa della star che si degni di uscire dal ‘camerino’ con tanto di assistente che gli apre la porta e che tiene tutti sul filo della corda, esprime il concetto che il film è determinante per tutta la gente cui dà lavoro, può persino coglierci di sorpresa: un
produttore con una coscienza? Con Ben /De Niro si direbbe di si. Il che ha a sua volta un suo prezzo: ad esempio quello di finire ai margini della foto di gruppo dei magnati della celluloide di maggior potere sulla cover di un magazine come “Vanity Fairâ€.