Anna Galiena: L'attrice protagonista con Franco Nero nel film 'Giorni felici'
07/12/2023
- Ama Shakespeare, Tom Waits e considera I Promessi Sposi uno dei più bei romanzi mai scritti. Nel 1980, a 25 anni, entra all'Actors Studio di Elia Kazan e nel 1990 interpreta Mathilde nel film Il marito della parrucchiera, il suo primo grande successo cinematografico. È Anna Galiena, che in Giorni felici di Simone Petralia interpreta Margherita, attrice di fama internazionale malata di Sla che viene assistita nella sua agiata casa romana dall'ex compagno Antonio (Franco Nero), dal figlio musicista Enea (Marco Rossetti) e dall'affidabile agente Michela (Antonella Ponziani).
Per Galiena una prova difficile, affrontata con una recitazione minimalista e mai retorica, per raccontare un personaggio che alterna lunghi silenzi, momenti di intenso dolore e anche la memoria di quei giorni felici evocati dal titolo di questo film, in sala come uscita evento dall'11 dicembre distribuito da Europictures.
Come ha affrontato il ruolo di Margherita? "Non è stato difficile, in genere mi immergo nella storia di qualcuno, cerco di entrare nel personaggio senza stare troppo a giudicarlo - dice all'ANSA l'attrice -. Certo mi sono fatta delle domande su cosa avrei fatto io al posto di Margherita e ho capito che alla fine non avrei staccato la spina, perché finché hai immaginazione, sentimenti e fantasia sei ancora vivo".
Le scene più difficili? "Quelle più tecniche, perché non avendo sul set un esperto di Sla, un coach sulla malattia, ho avuto come guida solo il regista che mi diceva cosa fare. Era comunque difficile trovare il giusto equilibrio tra respirazione, emissione del suono e controllo muscolare. Quindi alla fine ho fatto un po' a modo mio, ma è stato comunque non facile trasformare un personaggio sanguigno, pieno di fuoco come Margherita in una donna sempre più malata e priva di forze".
Che ruolo avrebbe voluto fare che non le hanno mai proposto? "Tutti i ruoli maschili shakespeariani, perché quello più bello femminile, ovvero Giulietta, l'ho già fatto".
Cosa pensa del cinema italiano? "Lo vedo poco, perché vivo a Parigi e lì non arrivano molti film italiani. Da quello però che ho potuto vedere mi sembra che sia un buon momento, perché ci sono molti registi e attori bravi. Per quanto riguarda invece l'aspetto organizzativo, produttivo non saprei davvero cosa dire".
Che pensa dei rapporti tra uomo e donna e dei femminicidi? "Penso che gli uomini, o almeno alcuni uomini, abbiano problemi. Molti non hanno in genere la capacità di saper lavorare su se stessi, la capacità di guardarsi dentro come fanno invece le donne. Va detto anche, però, che di fronte a certi segnali maschili ripetuti le donne hanno tutto il diritto di prendere quanto prima le distanze".
Riferimenti culturali? "Soprattutto Shakespeare che per me è tutto, è da sempre il mio mondo, ma adoro anche I Promessi Sposi di Manzoni, uno dei più bei romanzi mai scritti, rovinato dalla scuola. Amo poi le canzoni di Tom Waits, in particolare una, Traubert's Blues, in cui in un verso si parla di una valigia mezza rotta in una stanza d'albergo e di una ferita che non si rimargina più. Vale a dire che nella vita hai sempre varie possibilità e che non necessariamente devi stare a crogiolarti sulle tue ferite, ma casomai accettarle, lasciarle andare e continuare a vivere".
All'incontro stampa di Giorni felici, al cui centro c'è il tema dell'eutanasia, hanno partecipato Mina Welby, cp-presidente dell'associazione Luca Coscioni, e Dario Rolfi di Freedom of Moving.
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(ANSA CINEMA)
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