In 'Babylon', Brad Pitt e Margot Robbie travolti dal sonoro. Chazelle con la Hollywood anni Venti racconta il cinema
12/01/2023
- BABYLON di Damien Chazelle è un film barocco, esagerato (anche nella lunghezza, oltre tre ore), rumoroso e provocatoriamente disturbante. Solo alla fine il film, in sala da giovedì 19 gennaio con Eagle Pictures, si distende e diventa racconto fino a implodere in un collage frenetico di sequenze cinematografiche, di ieri e di oggi, lentamente cancellate da un blob digitale rosso e nero che tutto copre e annichilisce.
Metafora della morte del cinema o della sua capacità di rinnovarsi? Non si sa, ma è certo che in quest'opera del regista premio Oscar per LA LA LAND c'è la volontà di raccontare il cinema partendo dalla Los Angeles dagli anni 20, l'Epoca d'Oro di Hollywood, fino ad arrivare agli anni Cinquanta. Quattro i protagonisti principali: Manny Torres (Diego Calva), aspirante attore messicano molto smart che cerca una sua strada nel cinema; Jack Conrad (un Brad Pitt in gran forma e che si misura spesso con l'italiano) nei panni della star più pagata dell'epoca; Nellie LaRoy (la bellissima e sensuale Margot Robbie) che parte davvero dalle stalle per diventare una stella e, infine, Sidney Palmer (Jovan Adepo), giovane trombettista jazz di colore che approda al cinema. A questi personaggi si aggiungono: Elinor St. John (Jean Smart), giornalista di gossip alla quale non manca la saggezza; James McKay (Tobey Maguire) gangster tossicodipendente in odor di Joker; Fay Zhu (Li Jun Li) attrice e cantante dalla presenza divina e Irving Thalberg (Max Minghella) nei panni del produttore cinematografico realmente esistito. Intanto le provocazioni di questo film, fresco di Golden Globe per le musiche di Justin Hurwitz e che si ispira al libro di Kenneth Anger HOLLYWOOD BABILONIA.
Nella prima scena un elefante, necessario per uno dei tanti film muti babilonicamente girati in un set unico in un deserto pieno di comparse, viene trasportato in un improbabile furgone quando a un certo punto non manca di scaricare una valanga di cacca sul conducente; poi, in una delle tante orgiastiche feste con montagne di cocaina a disposizione, una ragazza urina su un uomo nudo disteso a terra e, infine, il vomito 'proiettile' di Margot Robbie unica sua arma contro un gruppo di potenti ed eleganti personaggi di New York che ridono della sua incultura.
Ma in questo film, non troppo ben accolto da box office e critica Usa, davvero splendido è il passaggio dal muto al sonoro. Nel primo c'è il caos del rumore del set che nessuno avrebbe sentito, mentre, nel secondo, un silenzio inedito richiesto durante le scene a cui non si era prima abituati. In mezzo le vite compromesse, il disagio esistenziale di Conrad e della LaRoy (che evocano, rispettivamente, le star del muto John Gilbert e Clara Bow che davvero furono travolti dal cinema sonoro). Tra le sequenze di BABYLON c'è un Brad Pitt che di nascosto in una sala cinematografica assiste alle risate del pubblico, mentre in una scena di LADRO D'AMORE dice, con poca credibilità, 'Ti amo, ti amo, ti amo' alla sua amata. Il fatto che la carriera di John Gilbert sia al capolinea, e senza possibilità di recupero, è quanto gli viene detto con la giusta durezza dalla giornalista Elinor St. John. Che questo valga anche per il cinema? Il finale di BABYLON, come già detto, è aperto, ma se si vuole essere ottimisti forse vale ancora una delle frasi cult di questo film: "La gente vuole baci e noi gli diamo baci, non possiamo pensare a qualcosa di più elevato".
(ANSA CINEMA)
|