12 ANNI SCHIAVO: DOPO 'HUNGER' E 'SHAME' IL REGISTA STEVE MCQUEEN ESPLORA PER LA TRASPOSIZIONE IN CELLULOIDE IL ROMANZO AUTOBIOGRAFICO DI SOLOMON NORTHUP, UN AMERICANO DI ORIGINI AFRICANE NATO LIBERO E RESO SCHIAVO CON L'INGANNO. NEL CAST BRAD PITT, MICHAEL FASSBENDER E PAUL GIAMATTI
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'Summer 2014' - RECENSIONE - VINCITORE dell'OSCAR 2014 come 'MIGLIOR FILM', per la 'MIGLIORE SCNEGGIATURA NON ORIGINALE' (STEVE MCQUEEN e JOHN RIDLEY) e per la 'MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA' (Lupita Nyong’o); VINCITORE del GOLDEN GLOBE 2014 come 'MIGLIOR FILM DRAMMATICO' (7 le CANDIDATURE ai GOLDEN GLOBE 2014 per: Miglior film drammatico; Miglior attore - film drammatico – Chiwetel Ejiofor; Miglior attore non protagonista – Michael Fassbender; Migliore attrice non protagonista – Lupita Nyong’o; Miglior regia – Steve McQueen; Miglior sceneggiatura – John Ridley; Miglior colonna sonora – Hans Zimmer) - Dal 20 FEBBRAIO
"Essendo vissuto da uomo libero per oltre trent’anni, durante i quali ho goduto del bene prezioso della libertà in uno stato libero, ed essendo poi stato rapito e venduto come schiavo – condizione in cui sono rimasto fino alla mia liberazione avvenuta nel gennaio del 1853, dopo dodici anni di schiavitù – qualcuno ha ritenuto che la storia della mia vita e delle mie tribolazioni non sarebbe stata del tutto priva di interesse per il pubblico". Solomon Northup
"Volevo fare un film sullo schiavismo, ma non sapevo da che parte cominciare. Mi piaceva l’idea di partire da un uomo libero, come tanti di quelli che vedranno il film al cinema, un qualsiasi padre di famiglia che viene rapito e ridotto in schiavitù. Mi sembrava la persona adatta per ripercorrere la storia della schiavitù... Mia moglie ha trovato il libro e appena l’ho aperto non l’ho più lasciato. Ero stupefatto e incantato da questa incredibile storia vera. Si leggeva come Pinocchio o una fiaba dei Fratelli Grimm: un uomo viene strappato alla sua famiglia e trascinato in un tunnel oscuro, in fondo al quale, però, c’è una luce... Era tanto tempo che non leggevo un libro di questa portata. Mi sembrava impossibile non averne mai sentito parlare. E non lo conoscevano neanche molti degli americani a cui l’ho menzionato. Secondo me, per la storia americana è importante come 'Il diario di Anna Frank' per la storia europea: è il viaggio di un uomo nella disumanità . Tutti credono di conoscere questo periodo della storia americana, ma credo che saranno in molti a restare sorpresi di quello che vedranno in questo film, come sono rimasto sorpreso io leggendo il libro. Sentivo che per me sarebbe stato un onore e un privilegio portare sul grande schermo questo libro e fare conoscere la sua storia al pubblico... È una storia universale e al tempo stesso estremamente attuale, credo. Basta guardarsi intorno per accorgersi che la schiavitù ha lasciato ferite ancora aperte: è come se non fosse mai del tutto finita. Ma la storia di Northup può rinfrescarci la memoria e aiutarci a capire come il passato si riflette nel presente. Un viaggio reso ancora più significativo dal fatto che Solomon Northup è ognuno di noi. Ripercorrendo la sua storia, ci identifichiamo con lui e ci chiediamo se avremmo avuto il suo coraggio e la sua dignità ".
Il regista e co-sceneggiatore Steve McQueen
(Twelve Years a Slave; USA/REGNO UNITO 2013; Biopic storico drammatico ; 134'; Produz.: Regency Enterprises/New Regency Pictures/Plan B Entertainment/River Road Entertainment in associazione con Film4; Distribuz.: BIM)
Soggetto: Ispirato al romanzo Twelve Years a Slave di Solomon Northup.
Biografia di Solomon Northrup, afro-americano nato libero che, nel 1841, viene rapito a Washington DC e condotto in una piantagione di cotone della Louisiana dove sarà costretto a lavorare in schiavitù per dodici anni.
Il 2013, l’anno in cui ricorre il 160° anniversario della riacquistata libertà di Northup, sembrava il momento ideale per ricordare la sua storia.
Makeup: Nikki I Brown, Stacey Herbert e LeDiedra Richard-Baldwin
Casting: Francine Maisler
Scheda film aggiornata al:
07 Agosto 2014
Sinossi:
IN BREVE:
Stati Uniti. Negli anni che hanno preceduto la guerra civile americana, Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), un nero nato libero nel nord dello stato di New York, viene rapito e venduto come schiavo. Misurandosi tutti i giorni con la più feroce crudeltà (impersonificata dal perfido mercante di schiavi interpretato da Michael Fassbender) ma anche con gesti di inaspettata gentilezza, Solomon si sforza di sopravvivere senza perdere la sua dignità . Nel dodicesimo anno della sua odissea, l’incontro con un abolizionista canadese (Brad Pitt) cambierà per sempre la sua vita.
IN DETTAGLIO:
E' la storia avvincente e toccante del rapimento di Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), padre di famiglia afro-americano nato libero nello stato di New York, del suo viaggio allucinante fino alle piantagioni della Louisiana e della sua ostinata battaglia per ricongiungersi ai suoi cari.
In the antebellum United States, Solomon Northup, a free black man from upstate New York, is abducted and sold into slavery.
Based on an incredible true story of one man's fight for survival and freedom. In the pre-Civil War United States, Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor), a free black man from upstate New York, is abducted and sold into slavery. Facing cruelty (personified by a malevolent slave owner, portrayed by Michael Fassbender), as well as unexpected kindnesses, Solomon struggles not only to stay alive, but to retain his dignity. In the twelfth year of his unforgettable odyssey, Solomon's chance meeting with a Canadian abolitionist (Brad Pitt) will forever alter his life.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
LA NUOVA 'VERGOGNA' SBATTUTA SUL GRANDE SCHERMO DA STEVE MCQUEEN (HUNGER, SHAME) HA 'IL COLORE VIOLA' DELLA VIOLENZA E DELLA SOPRAFFAZIONE DI STAMPO RAZZIALE, DELL'INDEBITO ABUSO DELLA VIOLAZIONE DELLA LIBERTA' E DEI DIRITTI UMANI, SECONDO LE CORDE STILISTICHE DI UNA REGIA CHE RADICANO NELL'ESASPERAZIONE AMPLIFICATA DI UNA QUALSIVOGLIA OSSESSIONE. COSI' ORA L'INEDITA OTTICA DI UN UOMO NERO (UN VIBRANTISSIMO CHIWETEL EJIOFOR) NATO LIBERO SCHIAVIZZATO DALLE SUBDOLE MACCHINAZIONI DEI BIANCHI, SI ERGE SOPRA LE RIGHE DEL GIA' VISTO PIU' VOLTE SULL'ARGOMENTO
anni schiavo, una storia come tante, fatta di abusi e soprusi in seno allo schiavismo razziale e all'indebito quanto florido mercato nel profondo Sud degli Stati Uniti nella seconda metà del XIX secolo. Una storia come tante che il grande schermo ci ha trasmesso a più titoli e in vario modo, in primo luogo con Steven Spielberg, che è tornato più volte sull'argomento a cominciare da Il colore viola (1985), seguendo con Amistad (1997) per finire con il più recente Lincoln (2012), anno in cui Quentin Tarantino ci ha consegnato il suo Django Unchained, mentre l'anno successivo vedeva la luce il The Butler di Lee Daniels. Una secolare storia di diritti negati e di violenze senza pari in nome di una variante genetica che indebitamente ha assegnato il primato di superiorità ad una razza rispetto ad un'altra, mortificata a sangue. Una razza cui non è stato dato neppure il beneficio
della tolleranza, solo il dovere della sottomissione fino all'inimmaginabile tortura. Una storia che per certi versi si assimila al nazismo europeo sull'onda della variegata follia dell'annientamento dell'altro, psicologico e fisico. Un registro su cui Steve McQueen calca la mano fino ad una 'viscerale spettacolarizzazione del dolore', fatta di insistite 'fustigazioni-mattatoio' e di insensate violenze di ogni genere. Violenze che in 12 anni schiavo toccano l'apice per mano dello spietato padrone schiavista Edwin Epps, figura biecamente misera incarnata in ogni più intima molecola del collerico delirio di onnipotenza, a maschera di una frustrante mediocrità e debolezza di carattere, da Michael Fassbender che, a quanto pare, qui alla sua terza collaborazione con il regista Steve McQueen, proprio dopo Hunger e Shame, sembra si stia avvicinando a grandi passi a diventarne l'attore feticcio. Figura di genere quella di Epps, indagata a fondo dopo averne proposto un generico assaggio tramite il personaggio, a
una storia come tante nel genere, se non fosse che a renderla unica, sullo sfondo del già visto (tra violenze sessuali sulle donne, fustigazioni, percosse, umiliazioni di ogni genere ed angherie varie) c'è la straordinaria condizione del protagonista: un uomo libero ridotto con l'inganno in schiavitù secondo certe bieche dinamiche in vigore all'epoca: pare non fosse raro che i neri nati liberi negli Stati del Nord fossero rapiti e venduti come schiavi al Sud. Ma la scoperta di una storia autobiografica come quella raccontata da Solomon Northup in Twelve Years a Slave, ha scoperchiato una sconcertante inedita realtà che doveva essere raccontata. A maggior ragione alla luce del 160° anniversario della riacquistata libertà del protagonista. Non avendo letto il libro del vero Solomon Northup, divenuto prezioso documento che va oltre la vicenda personale dell'individuo, per farsi radice della Storia più scomoda degli Stati Uniti, non ci è dato di conoscere
Ma al suo tragico affresco, che celebra le schegge più dure
in tutta la loro cruda realtà , amplificandone i toni tramite la cassa di risonanza di interminabili piani sequenza - in pericoloso bilico tra denuncia e spettacolarizzazione - Steve McQueen non fa mancare i suoi spiragli di sopravvivenza, le sue boccate di ossigeno di lirica bellezza interiore prima che esteriore. Una bellezza che sa sprigionare le sue brezze profumate dalla 'grandezza' delle donne di colore così come dagli inusuali scorci paesistici, in un olezzo quasi catartico di tanto dolore che raggiunge il climax con i canti degli schiavi nelle piantagioni di cotone: canti che incarnano l'essenza di quelle anime, lenite nelle loro ferite da parole di testo semplici quanto enormi nella loro biblica portata. Brani lirici che Steve McQueen si premura di lasciare in lingua originale affidandosi ai sottotitoli e che finiscono per esprimere i passi più nobili della sceneggiatura del film. Se seguiamo quelle languide note, quelle parole genuine e
"Steve ha subito individuato gli elementi emotivi del film. Per esempio, voleva far capire al pubblico che all’epoca scrivere una lettera era un’azione che poteva costare la vita. Oggi ci scambiamo e-mail, ma nel mondo di Solomon era pericoloso anche solo procurarsi il materiale necessario per scrivere una lettera. Per Steve era importante comunicarlo al pubblico, e da questo suo bisogno è nata la scena di apertura del film... Ogni personaggio con sui Solomon entra in contatto incarna un aspetto della condizione umana. C’è la benevolenza. Ci sono il tormento interiore e la spietatezza. E c’è l’amore. Solomon, invece, incarna il rifiuto di cedere alle avversità ".