“Quando il progetto è ritornato a me, è stato eccitante vedere che, anche dopo altri titoli di 'Predator', c'era ancora molto spazio d'azione. L'idea con 'PREDATORS' era di non farlo sembrare il quinto o sesto film di una serie, ma il primo. Non è un reboot o una nuova versione. Cronologicamente, si può pensare a questo film come successivo al primo e ritrovarsi così con una storia decisamente lineare. I 'Predators' sono dei personaggi affascinanti con cui lavorare, per poter creare altri mondi che li vedono al centro della vicenda. Io volevo tornare a un prodotto incentrato sui personaggi. Era molto importante per me che ogni personaggio desse l'impressione di poter essere la star della pellicola. E se vedrete il nostro film senza aver prima visto gli altri, funzionerà comunque".
Il produttore Robert Rodriguez
"I mostri in 'PREDATORS' non sono necessariamente quelli che pensiamo. La pellicola parla fondamentalmente di un gruppo di persone che non vorresti frequentare e che nel loro ambiente sono dei mostri. Qui invece sono confusi, disorientati e paranoici, mentre vengono gettati in una situazione che non possono controllare, una cosa spaventosa per loro. I mostri umani si fronteggiano tra loro, solo per scoprire che c'è un mostro alieno più grande che li attende nella giungla. Questo viaggio fa emergere la loro umanità".
Il regista Nimrod Antal
(Predators USA 2010; Thriller Sci-Fi avventuroso d'azione; Produz.: Twentieth Century Fox Film Corporation/Troublemaker Studios/Davis Entertainment; Distribuz.: 20th Century Fox)
PRELIMINARIA - GENESI della Versione 'PREDATORS' 2010:
Il produttore Robert Rodriguez presenta oggi un coraggioso nuovo capitolo dell'universo di Predator, PREDATORS, girato sotto la guida creativa dello stesso Rodriguez nei Troublemaker Studios di proprietà del realizzatore, per la regia di Nimrod Antal.
Nel 1987, Predator ci presentava uno dei personaggi più memorabili e popolari della
storia del cinema di fantascienza, un guerriero extraterrestre in grado di rendersi invisibile e che
provocava il panico nella giungla. Il pubblico ha abbracciato la complessa mitologia del film e
alcuni anni dopo è arrivato anche un sequel. Nel 1994, con l'obiettivo di dare nuova vita al
mondo di Predator, Robert Rodriguez (un giovane realizzatore che aveva appena esordito in
maniera brillante grazie a El Mariachi), è stato invitato a scrivere una sceneggiatura con l'amato e temuto personaggio del Predator...:
"Quello che mi piaceva del film originale è che si trattava di una pellicola ibrida.
Incominciava come un classico titolo d'azione di Arnold Schwarzenegger, con un tradizionale
gruppo di protagonisti, per cui ti innamori dei personaggi e li segui in questo viaggio. Poi, si
trasforma in un film di fantascienza con gli alieni. Personalmente amo fare questi mix, pellicole come Dal tramonto all'alba, adoro mettere insieme vari generi. Per la nuova sceneggiatura, io volevo scrivere qualcosa di ultraterreno. Amavo l'atmosfera della giungla nell'originale, così ambientando la mia storia su un altro pianeta potevo tornare a un ambiente simile e comunque farlo sembrare nuovo. Inoltre, in questo modo avremmo capito perché il 'Predator' era attirato dalla giungla terrestre (come mostrato nel film originale), visto che il loro pianeta di caccia aveva un terreno simile... mi hanno dato carta bianca per scrivere il film. L'ho realizzato inserendo in un'unica sceneggiatura ogni idea affascinante che avrei voluto vedere in una pellicola di 'Predator'. Sapevo che non lo avrei diretto, quindi non mi sono preoccupato di questioni di budget o logistiche, volevo lasciare che fossero loro a pensarci. Ovviamente, questo progetto anni dopo è tornato per ossessionarmi...".
Il lavoro non realizzato di Rodriguez alla fine è diventato la base della sua nuova
pellicola del 2010.
Royce (Adrien Brody) è un mercenario capo di un gruppo di combattenti d'élite, che stanno iniziando a capire di essere stati portati in un pianeta alieno per diventare delle prede. A eccezione di un medico sventurato, sono tutti assassini a sangue freddo, mercenari, membri della Yakuza, criminali e componenti di squadre della morte, insomma dei 'predatori' umani che ora vengono sistematicamente cacciati ed eliminati da una nuova stirpe di Predators alieni.
Commento critico (a cura di LUCA BOCCACINI - in collaborazione con: ANTONIO CINTI))
Il primo fu Schwarzenegger, ora invece i protagonisti non sono altro che una accurata selezione di persone perse e smarrite in un'inquietante jungla alla ricerca di un appiglio che riporti immediatamente tutti, o per lo meno se stessi, alla vera realtà: per lo più soldati o guerrieri, anche violenti, ma si capisce subito che preferirebbero starsene in battaglia, piuttosto che in questo misto d'angoscioso incubo. Già, perché in questo Lost che sa anche un po' di grande fratello fantascientifico, va di scena quella che umanamente potremmo chiamare caccia. Questa volta, il nostro amico predatore fa sfoggio di sé nella maniera più totale e svariata, come un padrone di casa potrebbe aprirci tutte le proprie stanze segrete, senza limiti, tra umano e robotico-spaziale. Il lume della ragione non è sempre saldo nelle mani dei protagonisti; tutti sono gettati in una sorta di insalatiera animalesca dove l'uomo, eterna preda dell'alieno cattivo, si
deve fare “bestia” per avanzare verso un'insperata salvezza, nel regno dove vige lo spietato codice del cacciatore che non prevede seconde uscite, non conosce conforto, ne sentimento, in nessuna delle varie parti; confidando nella buona sorte e nella saggia e astuta forza di un sorprendente Adrien Brody, che volente o nolente si trova a dover impersonificare il capogruppo di un cast tanto multietnico quanto disperato che, dimenticandosi degli odi razziali che potrebbero emergere, s'impegna come può ad affrontare il nemico unitamente, seppur con abbondanti dosi di pazzia e di immancabile istinto di sopravvivenza.
E' così che si consuma l'ennesima lotta tra l'uomo e l'extraterrestre: questa volta non sono le città a crollare o le foreste a bruciare, ma tutto si svolge in un apposito “ring”, dove non è concesso abbandonare il match. Ci pensa l'ambiente sconosciuto e primordiale a creare il giusto contorno di un capitolo che, francamente appare un po'
forzato e senza scopo apparente. Gli appassionati, tuttavia, non mancheranno di apprezzare la struttura su cui si basa il film e quello che si potrebbe definire un “nuovo inizio” della continua evoluzione 'predators'.