Soggetto: Remake del film Doppio sospetto (Duelles) del regista belga Olivier Masset-Depasse del 2018, che a sua volta era un libero adattamento del romanzo del 2012 Derrière la haine di Barbara Abel - (Oltre la siepe) edito in Italia da Leone Editore. Il film originale di Masset-Depasse detiene il record di vittorie ai premi Magritte (il massimo riconoscimenti del cinema belga), avendo ottenuto nove statuette su dieci candidature, tra cui 'Miglior Film' e 'Miglior Regista'.
Cast: Jessica Chastain (Alice) Anne Hathaway (Celine) Josh Charles (Damian) Anders Danielsen Lie (Simon) Caroline Lagerfelt (Jean) Baylen D. Bielitz (Max) Eamon Patrick O'Connell (Theo) Joel Nagle (Avvocato) T.L. Flint (Agente) Alexander Blaise (Dr. Wallace) Scott Robertson (Giudice) Keeley Miller (Madre incinta) Lauren Yaffe (Mourner) Steve Routman (Medico legale)
Musica: Anne Nikitin
Costumi: Mitchell Travers
Scenografia: Russell Barnes
Fotografia: Benoit Delhomme
Montaggio: Juliette Welfling
Effetti Speciali: Eugene Hitt (supervisore)
Makeup: Lauzanne Nel (direzione); Nana Fischer (per Anne Hathaway)
E' la storia di due migliori amiche, Alice (Jessica Chastain) e Celine (Anne Hathaway). Siamo negli anni Sessanta e le due donne vivono nello stesso quartiere dove tutto scorre sereno e armonioso. Hanno una vita invidiabile, mariti di successo, figli coetanei che giocano insieme, ricorrenze da festeggiare insieme. Il quadro ideale di una vita da sogno per quegli anni.
Tutto perfetto fino al giorno in cui una tragedia si abbatte su di loro. Mentre i bambini stanno giocando controllati da Alice, il figlio di Celine muore incidentalmente. Da quel momento nulla sarà più come prima. Le amiche si allontanano irrimediabilmente, innescando un vortice di paranoia e sospetto che darà inizio a una sottile ma feroce guerra psicologica tra le due.
Short Synopsis:
Alice and Celine live a traditional lifestyle with successful husbands and sons of the same age. Life's perfect harmony is suddenly shattered after a tragic accident. Guilt, suspicion and paranoia combine to unravel their sisterly bond.
Centrale metafora del prima e del dopo il tragico evento, proprio quella siepe del titolo letterario che è alla base di tutto. Di tutto ciò che avrebbe comportato oltrepassarla in tempo per evitare la tragedia. Madre disattenta? Amica non abbastanza solerte? A giudicare dai risvolti successivi più che la maternità in senso stretto, il soggetto narrativo vive di come viene percepita e vissuta all’epoca, in cui
Il didascalismo eccessivo e la tendenza ad esasperare quel dramma, di lì a poco tradotto in vero noir, in uno stucchevole melodramma - il funerale di Max con il discorso strappalacrime del padre e la scenata di Theo sul suo coniglietto nella bara dell’amico Max - tradiscono il genere di thriller psicologico che sarebbe tanto piaciuto ad Hitchcock. Ma se la fotografia poteva dal canto suo esprimere un’atmosfera cupa come gli animi che vagano in quel ricco sobborgo bianco degli Stati Uniti anni Sessanta - di contro all’originale ambientazione dello stesso soggetto originale a Bruxelles - il navigato, almeno su questo registro, Benoît Delhomme, sceglie e si limita a tonalità cipriate, aderendo piuttosto ad una classica tavolozza pastello. Per quanto l’evidente conflitto che si viene a creare, e che si respira a pelle, per quanto negato, tra le due donne, tale da serpeggiare pericolosamente nella
direzione del figlio Theo di Alice/Chastain, avrebbe meritato tinte ben più fosche. Ma forse la contraddizione in termini è stata persino voluta, per lasciare lo spettatore sulla stessa lunghezza d’onda dei reciproci sospetti e dubbi delle stesse interpreti.
Mothers Instinct resta così un flebile affresco sulle psicosi e ossessioni plurime di due donne e madri che dominano il campo a cavallo del doppio, tema freudiano per eccellenza. Improbabile la condivisa ossessione e cieca fiducia di Theo per Celine/Hathaway e l’atteggiamento distante verso la sua vera madre Alice/Chastain: alimento integrativo della crescente avversione e ostilità reciproca tra le due donne che sembrano quasi contendersi la maternità come un trofeo, da esibire in una società fondamentalmente maschilista che non solo le dà per scontate ma che per lo più le ignora. E se una buona dose di ingenuità fa da collante tra tutti i protagonisti, non propriamente centrati nelle loro rispettive dimensioni, nei
loro alterati o inconsulti comportamenti, non ci saremmo mai augurati un epilogo siffatto per Mothers’ Instinct, intinto nel pozzo di un’abilità criminale inaudita e, purtroppo trionfante su tutti e su tutto.
Un finale davvero sconcertante, soprattutto per la risata appagata di Theo con la nuova madre acquisita, all’ombra di crimini plurimi ed abili manipolazioni che hanno potuto trovare via libera solo grazie all’imponente ingenuità delle sue vittime. A ribadire i tratti fortemente Hitchcockiani soprattutto nella seconda parte, l’uso reiterato del cloroformio che addormenta - temporaneamente, o per sempre - le membra delle vittime rendendole inermi nelle mani della loro carnefice: docet Le verità nascoste di Robert Zemeckis, di marcata matrice hitchcockiana.