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    Home Page > Movies & DVD > Il processo ai Chicago 7

    IL PROCESSO AI CHICAGO 7

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - In streaming online su Netflix dal 16 ottobre 2020

    Oscar 2021 - 6 Nominations: 'Miglior Film'; 'Miglior Montaggio' (Alan Baumgarten); 'Migliore Attore Non Protagonista (Sacha Baron Cohen); 'Migliore Canzone a Celeste' (Daniel Pemberton); 'Migliore Fotografia' (Phedon Papamichael); 'Migliore Sceneggiatura Originale' (Aaron Sorkin) - Golden Globe 2021 - VINCITORE come 'Migliore Sceneggiatura' (Aaron Sorkin); 4 Nominations: 'Miglior Film Drammatico'; 'Miglior Regista (Aaron Sorkin); 'Migliore Attore Non Protagonista in un Film' (Sacha Baron Cohen); 'Migliore Canzone Originale' - BAFTA 2021: 3 Nominations: 'Miglior Film'; 'Miglior Montaggio' (Alan Baumgarten); 'Migliore Sceneggiatura Originale' (Aaron Sorkin)

    "Devo ringraziare Steven (Spielberg) che mi ha incoraggiato a dirigere il film (…) Se guardiamo le foto in bianco e nero scattate nel 1969 fuori dal tribunale, vediamo gli oppositori e i sostenitori dei Chicago 7 con cartelli che alternativamente recitano 'America: Love It or Leave It', 'What About White Civil Rights?' e 'Lock ’Em Up': un déjà-vu allucinante con quello a cui assistiamo adesso. Ho pensato subito a quanto questo fosse rilevante, a quanto 'Il processo ai Chicago 7' non sia una lezione di storia, ma il racconto dell’America di oggi"
    Il regista e sceneggiatore Aaron Sorkin

    (The Trial of the Chicago 7; USA/REGNO UNITO/INDIA 2020; drammatico; 129'; Produz.: Dreamworks Pictures, Amblin Partners in associazione con: Aperture Media Partners, CAA Media Finance, Cross Creek Pictures, Double Infinity Productions, MadRiver Pictures, Marc Platt Productions, Paramount Pictures, Reliance Entertainment, Rocket Science, ShivHans Pictures; Distribuz.: Netflix)

    Locandina italiana Il processo ai Chicago 7

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    See Synopsis

    Titolo in italiano: Il processo ai Chicago 7

    Titolo in lingua originale: The Trial of the Chicago 7

    Anno di produzione: 2020

    Anno di uscita: 2020

    Regia: Aaron Sorkin

    Sceneggiatura: Aaron Sorkin

    Cast: Joseph Gordon-Levitt (Richard Schultz)
    Mark Rylance (William Kuntsler)
    Sacha Baron Cohen (Abbie Hoffman)
    Jeremy Strong (Jerry Rubin)
    Eddie Redmayne (Tom Hayden)
    Alex Sharp (Rennie Davis)
    John Carroll Lynch (David Dellinger)
    Frank Langella (Julius Hoffman)
    Yahya Abdul-Mateen II (Bobby Seale)
    Ben Shenkman (Leonard Weinglass)
    J.C. Mackenzie (Thomas Foran)
    Michael Keaton (Ramsey Clark)
    Danny Flaherty (John Froines)
    Noah Robbins (Lee Weiner)
    John Doman (John Mitchell)
    Cast completo

    Musica: Daniel Pemberton

    Costumi: Susan Lyall

    Scenografia: Shane Valentino

    Fotografia: Phedon Papamichael

    Montaggio: Alan Baumgarten

    Effetti Speciali: James Klotsas

    Makeup: Louise McCarthy (direzione)

    Casting: Francine Maisler

    Scheda film aggiornata al: 05 Maggio 2021

    Sinossi:

    La storia si incentra sul processo realmente avvenuto nel 1969, durante il quale sette persone sono state accusate dal Governo Federale degli USA di aver causato rivolte di masse nella Convention dei Democratici a Chicago, tenutasi l'anno prima.
    Nel corso del convengo ci sono state diverse manifestazioni contro la guerra in Vietnam, che hanno raggiunto l'apice quando i dimostranti si sono presentati armati di pietre. La polizia ha dovuto sedare le rivolte con lacrimogeni, mentre in centro di Chicago veniva messo a ferro e fuoco dalla protesta. Le indagini hanno portato all'identificazione di sette manifestanti: Abbie Hoffman (Sacha Baron Cohen), esponente della controcultura americana dal carattere irascibile e con precedenti penali, Jerry Rubin (Jeremy Strong), Bobby Seale (Yahya Abdul-Mateen II), John Froines, Tom Hayden (Eddie Redmayne), Lee Weiner (Noah Robbins) e David Dellinger; tutti processati per cospirazione.

    Synopsis:

    The story of 7 people on trial stemming from various charges surrounding the uprising at the 1968 Democratic National Convention in Chicago, Illinois.

    In Chicago 1968, the Democratic Party Convention was met with protests from activists like the moderate Students for a Democratic Society led by Tom Hayden and the militant Yippies led by Abbie Hoffman and Jerry Rubin, which led to violent confrontations with the local authorities. As a result, seven of the accused ringleaders are arraigned on charges like Conspiracy by the hostile Nixon administration, including Bobby Seale of the Black Panthers who was not involved in the incident. What follows is an unfair trial presided by the belligerent Judge Hoffman (No relation) and prosecuted by a reluctant but duty-bound Richard Schultz. As their pro bono lawyers face such odds, Hayden and his fellows are frustrated by the Yippies' outrageous antics undermining their defense in defiance of the system even while Seale is denied a chance to defend himself his way. Along the way, the Chicago 7 clash in their political philosophies even as they learn they need each other in this fight.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Tanto per ribadire che i processi non sempre hanno a che vedere con la giustizia, quella vera e libera, così come dovrebbe essere. Al contrario, spesso e volentieri, i processi sono viziati dal pregiudizio politico, e, in quel caso, la giustizia è l’ultimo dei pensieri di un giudice.
    Il processo ai Chicago 7 di cui Aaron Sorkin firma regia e sceneggiatura, torna a ritrarre questo particolare ‘nervo scoperto’, uno tra i tanti che la Storia ci ha offerto su un piatto d’argento, senza che se ne facesse tesoro. Tant’è che è lo stesso Sorkin a rimarcare il filo diretto di questo film su un dramma ‘storico’ con l’oggi. Eppure, viene il sospetto che lo stesso film si nutra di un vizio di forma alla radice: se solo pensiamo che nel 2006 lo stesso Steven Spielberg ha incontrato Aaron Sorkin per commissionargli la sceneggiatura di un film - che sperava di dirigere

    - sulla vicenda dei Chicago Seven, con l'intenzione di farlo uscire prima delle elezioni presidenziali del 2008! Beh, questa intenzione la dice lunga sul perché si è pensato di fare ancora un altro film all’ombra del Sessantotto, oggi. Laddove diverse falange di cittadini organizzati in gruppi più o meno politici, dagli hippie alle pantere nere per citarne qualcuno, protestava, ognuno a suo modo, contro il ‘sistema’ e contro una guerra, quella tristemente famosa in Vietnam, che resta il fiore nero all’occhiello della politica statunitense dell’epoca.

    Difficile dunque imbarcarsi in un commento critico rifiutando di cavalcare il bizzarro purosangue della politica per Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin. Ma ci va di provarci, guardando prioritariamente alla veste cinematografica, seppure di un soggetto che gronda politica da tutti i pori. Ci va di provarci iniziando a cercare di comprendere, con i fatti, la litanìa di premi, per lo più Nominations, incassati

    dal film e ricordandoci che anche lo stesso cinema può essere e fare legittimamente politica. Intanto andiamo a scoprire quanto sia meritato il Golden Globe alla Sceneggiatura che, spedita come un missile, centra ogni bersaglio con efficacia ed eleganza, mentre va a dipanare una matassa narrativa di fatto da ‘legal thriller’, visto che la stragrande maggioranza delle oltre due ore di storia si gioca in un’aula di tribunale. L’aula di un tribunale in cui è andato in onda un processo, indegno di questo nome, condotto da un giudice che sarà in seguito definito ‘inqualificabile! Eh si, perché quel che succede in quell’aula di tribunale è a dir poco sconcertante, tanto da chiedersi se non si sia calcato un po' troppo la mano poggiando su una vena realistica ‘romanzata’. E questo semplicemente perché… c’è da non crederci!

    Così è all’indomani dell’uscita di scena di King, Kennedy, Johnson, che ‘i sette’ si preparano

    a raggiungere Chicago con la Convention Nazionale Democratica, allo scopo di dare la maggiore visualizzazione possibile alla loro protesta. Preparativi, convinzioni, condivisione di ideali, intenzioni e fatti, e, perché no, discussioni: il montaggio alternato dei fatti e del loro stravolgimento, mira ad evidenziare la condanna d’ufficio dei cosiddetti ‘Chicago Seven’, dettata da vendetta politica, non dal voler fare giustizia. Sarà un processo politico, o, per meglio dire, una ‘farsa’ che nulla ha di regolamentare sul piano legale. L’accusa all’indirizzo di questo gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam è di aver causato lo scontro tra manifestanti e polizia il fatidico 28 agosto 1968, per l’appunto durante la convention del Partito Democratico a Chicago. Un destino dunque già segnato quello di: Abbie Hoffman (perfetto Sacha Baron Cohen per questo ruolo), Jerry Rubin (Jeremy Strong), Tom Hayden (straordinario Eddie Redmayne), Rennie Davis (Alex Sharp), David Dellinger (John Carroll Lynch), Lee Weiner

    (Noah Robbins), John Froines (Daniel Flaherty) e Bobby Seale (Yahya Abdul-Mateen). Di lì a poco siamo già più in là di cinque mesi, all’altezza del loro arresto. Ma, quel che diventa di focale importanza per l’andamento dei fatti a venire, è l’incontro tra il procuratore generale John N. Mitchell (John Doman) e Tom Foran (J. MacKenzie) con al seguito il giovane e promettente avvocato Richard Schultz (Joseph Gordon-Levitt), incaricato della pubblica accusa, per imposizione indebita. Già da qui è rivelato il vizio di forma: nonostante il giovane Schultz/Gordon-Levitt dimostri come l’accusa non stia in piedi, gli viene ‘comandato’, se vuole continuare la professione, ad usare ogni mezzo per far condannare gli imputati e – udite udite! – per espressa volontà del Presidente Johnson.

    Ma anche se queste sono le premesse non si possono immaginare neppure con la più fervida delle fantasie, le dinamiche ‘legali’, ma sarebbe meglio dire ‘illegali’, di quel

    processo. La vicenda di Bobby Seale (Yahya Abdul-Mateen), uomo di colore, a capo delle pantere nere, senza un avvocato a rappresentarlo in aula, avrebbe del risibile se non si trattasse di dramma allo stato puro irrorato del peggior razzismo d’epoca: incatenato ed imbavagliato in aula malgrado totalmente estraneo ai fatti. Neppure la razionale interlocuzione dell’avvocato difensore di tutti gli imputati, tranne di Seale, William Kunstler (intrigante e strascicato personaggio vestito ad hoc da Mark Rylance), può nulla di contro al muro invalicabile di chi è ben poco incline all’ascolto, avendo già una sentenza preconfezionata in tasca. L’atmosfera è surreale e volano oltraggi alla corte a go-go per mano dell’inqualificabile giudice Julius Hoffman, ruolo toccato in dote al povero Frank Langella. E quando due giurati mostrano cenni di empatia con il gruppo di accusati, vengono spazzati via dalla giuria con abominevoli scuse e prove fittizie, anch’esse preconfezionate per lo scopo. Un

    processo ‘politico’ dunque, della peggior specie, stemperato solo da un umorismo sarcastico lieve e volatile, cui contribuisce generosamente Sacha Baron Cohen con il suo Abbie, ma non solo. Ogni tentativo di far valere fatti e verità fallisce miseramente, così come porta ben poco frutto la testimonianza dell’ex procuratore generale Ramsey Clark di Michael Keaton.

    La condanna era dunque nell’aria, ma il gran finale, rivendica tutto il potere e la potenza di una verità che si trasforma in ovazione, con tutti in piedi in aula, persino la stessa accusa. Com’è consuetudine, è concessa una breve dichiarazione da parte di un rappresentante scelto dagli imputati. La parola viene data a Tom Hayden/Eddie Redmayne, che sfrutta l’occasione in un modo del tutto inaspettato e spiazzante, dando voce ai cinquemila caduti in Vietnam dacché era iniziato il processo: legge una lista di nomi con la rispettiva età, incurante delle rimostranze del giudice che tenta

    di zittirlo. A volte la giustizia viene ignorata e mancata deliberatamente anche nel più democratico dei Paesi, ma la verità rende liberi e al motto “Tutto il mondo ci guarda†potrebbe aggiungersi quello declamato già dal ‘simbolico’ Presidente degli Stati Uniti rivestito da Harrison Ford in Air Force One: “I morti ricordano…â€. Perciò, al di là dei parallelismi tra passato e presente che ognuno vorrà trovarci, magari in base alla propria militanza politica, Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin si nutre di tutta la potente sostanza dei valori più universali: di giustizia autentica, incorruttibile, libera e di una ricerca di pace che dovrebbero essere la priorità di ogni essere umano, e andare oltre ogni possibile schieramento. Perché Verità e Giustizia non conoscono compromessi, né alcun vizio di forma, e sono figlie di un unico padre. Un valore universale, non di parte.

    Secondo commento critico (a cura di La parola al film)






    trailer ufficiale (sub ITA):


    Links:

    • Aaron Sorkin (Regista)

    • Sacha Baron Cohen

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    • Eddie Redmayne

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    • Joseph Gordon-Levitt

    • Caitlin Fitzgerald

    • Jeremy Strong

    • Michael Keaton

    1| 2| 3

    Galleria Video:

    Il processo ai Chicago 7 - trailer 2 (versione originale sottotitolata)

    Il processo ai Chicago 7 - trailer (versione originale sottotitolata)

    Il processo ai Chicago 7 - trailer (versione originale) - The Trial of the Chicago 7

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