I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal Sundance Film Festival 2020 (in anteprima mondiale) - Dalla 15. Festa del Cinema di Roma (15-25 Ottobre 2020) - British Independent Film Awards 2020: 1 Nomination come 'Miglior Attore Non Protagonista' (Merab Ninidze) - Dal 17 Dicembre
Oleg Penkovsky: "Greville, siamo solo due persone. Ma è così che le cose cambiano".
(...)
Oleg Penkovsky: "Greville, pensavo di poter rendere il mondo un posto più sicuro. Ma ho fallito. Tutto questo, tradire il mio paese, il mio popolo, non serviva a nulla".
Greville Wynne: [mentre viene portato via dalle guardie] "Grazie a te. Ce l'hai fatta. Ce l'hai fatta, Alex. Tu! Ce l'hai fatta. Grazie a te, Alex! Ce l'hai fatta!"
Titolo in lingua originale:
The Courier (Ironbark)
Anno di produzione:
2020
Anno di uscita:
2020
Regia: Dominic Cooke
Sceneggiatura:
Tom O'Connor
Soggetto: Tratto dall'autobiografia di Greville Wynne The Man
From Moscow: The Story of Wynne and Penkovsky (1967). Una storia vera che negli anni della Guerra Fredda coinvolse un uomo comune, Greville Wynne, appunto, alle prese con un avvenimento di spionaggio che tenne il mondo sotto la minaccia di una guerra nucleare.
Preliminaria - il punto di partenza:
Il 16 ottobre 1962, al presidente John F. Kennedy furono consegnate delle fotografie scattate ad alta quota da aerei U-2 che sorvolavano Cuba che mostravano i soldati sovietici mentre posizionavano missili nucleari sull'isola, divenendo così una minaccia per il mondo intero...
Cast: Benedict Cumberbatch (Greville Wynne) Merab Ninidze (Oleg Penkovsky) Rachel Brosnahan (Emily Donovan) Jessie Buckley (Sheila Wynne) Anton Lesser (Bertrand) Angus Wright (Dickie Franks) Vladimir Chuprikov (Nikita Krushchev) Kirill Pirogov (Gribanov) Keir Hills (Andrew Wynne) Mariya Mironova (Vera) James Schofield (Cox) Fred Haig (Lee) Jonathan Harden (Leonard) Olga Koch (Irina)
Storia vera di Greville Wynne (Benedict Cumberbatch), un uomo d'affari inglese, che durante gli anni della Guerra Fredda divenne una spia, reclutata dall'MI6 - l'intelligence britannica - per ottenere informazioni. A causa del suo lavoro, infatti, Wynne era solito viaggiare nell'Europa orientale, motivo che spinse i servizi segreti a ingaggiarlo come corriere, così da ottenere da una fidata fonte russa, Oleg Penkovsky (Merab Ninidze) - nome in codice Ironbark - le informazioni top-secret sul programma nucleare sovietico e la crisi dei missili cubani. Un reclutamento, quello di Wynne, che lo ha portato a percorrere vie pericolose e a rischiare la sua stessa vita, pur di salvare il mondo da una catastrofe nucleare...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"Forse sono poche due persone, ma è così che le cose cambiano"
Altro film tratto da una storia vera, altra corsa! Ad uno sguardo superficiale, il soggetto in questione potrebbe apparire obsoleto, invece, oltre che di grande attualità , come la Storia insegna, malgrado non se ne faccia mai abbastanza tesoro, The Courier (Ironbark) ovvero, L’ombra delle spie di Dominic Cooke (Chesil Beach-Il segreto di una notte) va ben oltre la solita spy story ai tempi della Guerra Fredda. Una storia che decolla - portando lo spettatore persino alla commozione - purtroppo solo nella seconda parte, mentre nella prima si impantana tra la tessitura preparatoria dell’azione successiva di un ‘eroe’ per caso, diciamo così, risultando nebulosa e, comunque non troppo interessante. Insomma, per intenderci, non ci troviamo esattamente sui livelli de Il ponte delle spie di Steven Spielberg. E tant'è. Qui, l’uomo comune, catapultato in una situazione del tutto straordinaria, è il
sovietici mentre posizionano missili nucleari sull'isola. Di lì a considerare la minaccia nucleare un pericolo imminente per il mondo intero, il passo è breve. Una tensione condivisibile su entrambi i fronti, ovviamente, e com’è d’altra parte ben noto.
Così, da una parte troviamo l’uomo d’affari inglese Greville Wynne (Benedict Cumberbatch), sulle prime assolutamente riluttante allo straordinario incarico affidatogli per ottenere informazioni della controparte sovietica dall'MI6, l'intelligence britannica in cui spicca la protagonista femminile mediatrice Emily Donovan di Rachel Brosnahan. Dall’altra parte, per contraltare, incontriamo la fidata fonte russa Oleg Penkovsky di Merab Ninidze, come informatore top-secret sul programma nucleare sovietico e la crisi dei missili cubani. Non ci vuole molto a capire che, pur con tutti i rischi del caso, la copertura più solida è quella del britannico Greville/Cumberbatch, avvezzo a viaggiare nell'Europa orientale per motivi di lavoro, mentre per il sovietico, la situazione si preannuncia ben più precaria fin dall’inizio.
Ognuno di loro ha la propria famiglia, moglie e figli, e le dinamiche che si instaurano rappresentano l’umanissimo sotto testo della stessa storia, che, pur tra le righe, non è certamente meno importante: spettacolare l’incontro di Greville/Cumberbatch carcerato con la moglie Sheila, la versatile Jessie Buckley vista di recente nei panni di Leda da giovane ne La figlia oscura di Maggie Gyllenhaal. Un brano drammaturgico indimenticabile, espressione della parte più nobile e autentica dell’essere umano.
Ma se c’è un qualcosa di esemplare che resta davvero dentro, di questa storia vera riproposta sul grande schermo, è il rapporto che si instaura tra queste due persone ben oltre il ruolo del momento e del pericolo stesso che affrontano sulla propria pelle, pur di salvare il mondo da una catastrofe nucleare. E’ la loro grande umanità , il rispetto reciproco e l’irrinunciabile fede condivisa nei grandi valori, come l’amicizia vera, a renderli monumentali. Fino ai
rispettivi estremi. Il loro incontro in carcere e il contenuto di quelle sequenze è un qualcosa che non dimenticheremo facilmente!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)