(Kollektivet; DANIMARCA 2016; Drammatico; 111'; Produz.: Sisse Graum Jørgensen/Morten Kaufmann/Zentropa Entertainments19 in collaborazione con Toolbox Film e in co-produzione con Film Väst/Zentropa International Svezia/Topkapi Films e Zentropa International Paesi Bassi con il sostegno di The Danish Filminstitute/DR/Eurimages/Nordisk Film & TV Fond/The Netherlands Film Fund/Svenska Filminstitutet/SVT e il Programma MEDIA dell'Unione Europea; Distribuz.: BIM)
Sceneggiatura:
Thomas Vinterberg e Tobias Lindholm
Soggetto: LA COMUNE (2015) è il ritratto ironico, affettuoso e commovente di una famiglia che decide di trasformarsi in un nucleo sociale più vasto e delle sofferenze che sarà costretta a vivere quando subentrerà un lento smarrimento. È il racconto di una generazione messa a confronto con le proprie convinzioni e che diventa vittima dei propri ideali.
Trine Dyrholm e Ulrich Thomsen interpretano Anna ed Erik, una coppia di intellettuali che decide di mettere in piedi una comune insieme a un gruppo di amici intimi e di individui eccentrici. Con la loro famiglia al centro della storia, siamo invitati ad entrare nel sogno di una vera comune: partecipiamo alle riunioni sulla gestione della casa, alle cene e alle feste. Amicizia, amore e condivisione sotto uno stesso tetto, fino a quando una sconvolgente storia d'amore metterà la comunità e la comune di fronte alla prova più dura che abbiano mai affrontato.
Cast: Ulrich Thomsen (Erik) Fares Fares (Allon) Trine Dyrholm (Anna) Ole Dupont (Gentleman elegante) Julie Agnete Vang (Mona) Lars Ranthe (Ole) Adam Fischer (Studente) Lise Koefoed (Truccatrice) Magnus Millang (Steffen) Helene Reingaard Neumann (Emma) Mads Reuther (Jesper) Martha Sofie Wallstrøm Hansen (Freja) Ida Maria Vinterberg (Amica di Freja) Anne Gry Henningsen (Ditte) Sebastian Grønnegaard Milbrat (Vilads)
Musica: Fons Merkies (colonna sonora); Anne Jensen e Kristian Selin Eidnes Andersen (suono)
Erik e Anna sono una coppia di intellettuali con un sogno. Insieme alla figlia Freja, fondano una comune nell'enorme villa di Erik in un elegante quartiere di Copenhagen. Con la loro famiglia al centro della storia, siamo invitati ad entrare nel sogno di una vera comune: partecipiamo alle riunioni sulla gestione della casa, alle cene e alle feste. Amicizia, amore e condivisione sotto uno stesso tetto fino a quando una sconvolgente storia d'amore metterà la comunità e la comune di fronte alla prova più dura che abbiano mai affrontato.
La comune è il ritratto ironico e delicato, ma anche doloroso e toccante, di un'intera generazione. Il film si trasforma in una delicata e tuttavia provocatoria dichiarazione d'amore per una generazione di idealisti e sognatori che da ormai molto tempo ha dovuto aprire gli occhi di fronte alla realtà .
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"... ABBIAMO UN SOLO GIORNO DA VIVERE, POI APPASSIRAI ..."
Chi conosce almeno solo un po' il danese Thomas Vinterberg, co-fondatore del movimento Dogma e già regista di pluripremiati film di grande successo internazionale quali Festen-Festa in famiglia e Il sospetto, sa che ha un debole per storie forti e anticonvenzionali. Ognuno lascia il segno a modo suo. Vinterberg ama - ed è davvero un maestro nel farlo - endoscopizzare i sentimenti delle persone con tutta la complicità possibile della sua macchina da presa (oltre che di interpreti meravigliosi), fedele alleata nel dar vita a intensissimi piani sequenza, sgranati come la vita che segna i volti come nessuno mai. Non necessariamente dilatati oltre misura, ma quel tanto che basta ad immortalare ad esempio una lacrima sul nascere fino alla sua espressione più compiuta. Un'alleata per scorci di primi e primissimi piani obliqui, trasversi, e per campi lunghi su quartieri cittadini in
pieno autunno di gran fascino. Come quello di una Copenaghen protagonista intorno all'anno 1975. Eppure, non è tanto una questione temporale se La comune - il titolo non potrebbe essere più esplicito - ci appare come una storia a dir poco eccentrica, personaggi inclusi. Si può avere orizzonti vasti come l'oceano ma si deve ammettere che quel che succede in quella enorme villa - un'improvvisa eredità paterna - non suona esattamente come la routine più quotidiana di questo mondo. La comune celebra tutta la fragilità in odore di esacerbante sconfitta degli ideali di un'utopia. L'utopia di vivere sotto uno stesso tetto, mettendo in comune, condividendo con altre persone, conosciute o sconosciute, quello che normalmente appartiene ad una famiglia di sangue. E' utile tornare con la mente all'epoca dei figli dei fiori, fideles per eccellenza di nudismo e spinello condivisi, per poter tentare di comprendere come una coppia di maturi coniugi
intellettuali professionisti possa restare vittima dei propri stessi ideali in questo modo. Come sia possibile che la conduttrice televisiva Anna (meritatissimo Orso d'Argento alla miglior attrice all'ultima Berlinale per Trine Dyrholm) con il marito architetto e professore Erik (Orso d'Argento al Miglior Attore mancato per Ulrich Thomsen) - con una figlia adolescente (la Freja della promettente interprete Martha Sofie Wallstrøm Hansen) - riescano a scivolare sulla buccia di banana dell'utopica melma di festosa coralità , fatta di cene e decisioni prese rigorosamente insieme con tanto di voto collettivo, di bagni condivisi in integrale nudità e così via... Senza che si arrivi a prevedere minimamente che la coralità da festosa possa alle volte tradursi in caotica confusione da togliere quello spazio vitale all'intimità di coppia. Non è una questione di letto ma di riflessioni e intese private, di necessari spazi intercomunicanti al mattino prima di catapultarsi al lavoro.
Quando sta per cambiare
qualcosa Vinteberg ama rimarcarlo com'è nelle sue corde narrative, nel suo linguaggio asciutto e del tutto sfrondato. Persino dell'immagine stessa, tant'è che ne La comune, quasi fosse una punteggiatura, una sorta di scansione in capitoli, cadenza la storia con una frequente pseudo dissolvenza in nero. Lo schermo si chiude per pochi istanti prima di riaprirsi sull'evoluzione della parentesi. E' la sua equazione del sentimento.
Non c'è niente di più catastrofico di un uomo preso alla gola dalla sensazione di trovarsi solo e trascurato nella mischia di una collettività . Arriva all'orizzonte un'imprevista studentessa (la travolgente Emma di Helene Reingaard Neumann), che sembra uscita dalla copertina di una rivista francese, intelligente e irresistibile, e che si fa avanti e..., ideali e utopie cominciano a scricchiolare in modo preoccupante. Ma la preoccupazione - questa volta è la nostra! - si fa crescente sull'onda delle reazioni a questa spiazzante novità . Che altro non può
essere se non una mina vagante kamikaze per il matrimonio di Anna ed Erik. Il comportamento iniziale di Anna si potrebbe vedere bene in qualche fantascientifico episodio ai confini della realtà più che radicato sul pianeta Terra ma - per fortuna, direi - non è tutto oro quel che luccica e non tutto è veramente come sembra. La parabola introspettiva del naufragio emotivo delle persone, così come del nucleo familiare, guadagna terreno fino a dominare questa storia di sentimenti frantumati e della complessità dell'amore nell'umana specie. La sequenza in particolare in cui Anna, quasi in trans, esterna a tavola di fronte alla figlia e agli altri la sua disperazione compressa fino a quel momento, entrando in dettagli di intimità di natura sessuale, suona tra le più scioccanti, e non lascia adito a dubbio alcuno su quel che realmente sta provando riguardo all'incresciosa vicenda. Ed è anche il momento della definitiva
fine del sogno, la morte dell'utopia che è in procinto di abbandonare la dieta della collettività per tornare a nutrirsi di nuovo dell'individuo. Almeno per quel che riguarda Anna. E non è che c'è molto tempo da perdere, come punzecchia il verso di una canzone "... Abbiamo un solo giorno da vivere, poi appassirai...". Ripartire da se stessi e ritrovare nuove certezze non è facile per nessuno, ma è possibile. Forse! Che sia un'altra utopia? E' comunque a questo punto che scopriamo come questa eccentrica storia apparentemente 'datata' parli fluentemente la lingua dell'amore e dei sentimenti della contemporaneità . E non c'è neppure bisogno dei sottotitoli.