TRANSCENDENCE: JOHNNY DEPP E REBECCA HALL IN UN SCI-FI IN CUI IL CONFINE TRA INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MENTE UMANA NON E' MAI STATO PIU' IN CONFLITTO DI COSI'. A DIRIGERE LA PERICOLOSA ORCHESTRA, AL SUO ESORDIO ALLA REGIA, IL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA DI 'INCEPTION' E DE 'IL CAVALIERE OSCURO', WALLY PFISTER
RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by SCOTT FOUNDAS (www.variety.com) - Dal 17 APRILE
"Immaginate che il vostro cervello sia improvvisamente in grado di connettersi a Internet, di avere quindi accesso a qualsiasi informazione che contiene - finanziaria, medica, politica... Cosa fareste con questo tipo di conoscenza, questa specie di potere assoluto? Lo usereste per il bene comune o a vostro vantaggio o per tutt'altro? Questo film offre agli spettatori l'occasione di chiedersi che tipo di scelta farebbero".
Il regista Wally Pfister
Sceneggiatura:
Jack Paglen, Jordan Goldberg e Alex Paraskevas
Cast: Johnny Depp (Will Caster) Morgan Freeman (Joseph Tagger) Rebecca Hall (Evelyn Caster) Cillian Murphy (Agente Donald Buchanan) Kate Mara (Bree) Paul Bettany (Max Waters) Clifton Collins Jr. (Martin) Cole Hauser (Colonnello Stevens) Cory Hardrict (Joel Edmund) Luce Rains (Rodger) Josh Stewart (Paul) Olivia Taylor Dudley (Groupie) Chad Brummett (Lavoratore al campo solare) Wallace Langham (Dr. Strauss) Falk Hentschel (Bob)
Uno scienziato che riesce a creare un computer potentissimo in cui infondere la propria coscienza.
Johnny Depp interpreta uno scienziato che, insieme al suo team, costruisce il primo computer in grado di sviluppare un pensiero autonomo. In seguito alla sua morte per mano di un gruppo terrorista, la sua mente viene trasferita all'interno del computer stesso.
IN DETTAGLIO:
Il dottor Will Caster (Johnny Depp) è il più importante ricercatore nel campo dell’intelligenza artificiale e lavora alla creazione di una macchina senziente che combini l’intelligenza collettiva di tutto ciò che è conosciuto con l’intera gamma delle emozioni umane. I suoi controversi esperimenti lo hanno reso famoso, ma lo hanno fatto diventare anche il bersaglio principale di un gruppo di terroristi contrari alla tecnologia, pronti a tutto pur di fermarlo. Ma nel loro tentativo di annientare Will, gli estremisti stessi diventano involontariamente coloro che lo
spingeranno al successo — diventare parte della sua stessa trascendenza. Per sua moglie Evelyn (Rebecca Hall) e il suo migliore amico Max Waters (Paul Bettany), entrambi ricercatori, il problema non è se possono andare avanti…. ma se sia giusto farlo. Le loro peggiori paure diventano realtà quando la sete di conoscenza di Will sembra trasformarsi in una ossessiva ricerca di potere, di cui non si conosce la fine. L’unica cosa che è terribilmente chiara è che forse non c’è modo di fermarlo.
SHORT SYNOPSIS:
Two leading computer scientists work toward their goal of Technological Singularity, as a radical anti-technology organization fights to prevent them from creating a world where computers can transcend the abilities of the human brain.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Questo Transcendence di Wally Pfister - qui al suo debutto alla regia dopo un blasonato background professionale come direttore della fotografia, collaboratore abituale di Christopher Nolan a cominciare da Memento (2000) - è un film strano e familiare ad un tempo, saturo di un fascino intrigante che a poco a poco finisce per fare da pro-memoria di troppi elementi già visti e malgrado la nuova veste translucida, alla fine, finisce per fare la figura di un vestito usato. Un vestito di cui non è necessario disfarsi ma neppure indispensabile al nostro guardaroba 'sci-fi'.
Transcendence è un film memore di molti altri sul filo della 'deadline' dei 'pericoli della tecnologia' - la lista dei riferimenti potrebbe essere lunghissima e l'esperienza di Pfister al fianco di Nolan nello stesso 'Memento' che ruota per l'appunto intorno ai problemi di memoria, potrebbe suonare ironico se non vagamente premonitore! - ma ha l'ambizione di cambiare veste
per far l'originale, sfoggiando un look anticonvenzionale. Ci riesce in parte, mancando un vero e proprio decollo alla grande, e questo a dispetto di effetti speciali, peraltro non del tutto inediti, per quanto di innegabile fascino visivo, tradotti in uno stile riconducibile ad una sorta di 'realismo magico-romantico': vedrete quanta attenzione si dedica ai primi piani di gocce d'acqua, al loro ruolo, al loro effetto sulla natura, alla loro portata oltre ogni limite e confine, e quanto insistito risulterĂ l'effetto illusivo-allusivo a quella sconcertante 'levitazione' equivalente ad una fantasmagorica espansione dell'Intelligenza Artificiale primaria, protagonista assoluta in Transcendence. E comunque, il decollo alla grande di Transcendence manca, anche a dispetto di uno staff attoriale diligente, senza troppe pretese, di cui fanno parte Paul Bettany nei panni di Max (anche voce fuori campo che racconta per esperienza diretta sul campo) e un Morgan Freeman (Joseph) alquanto camaleonticamente monocorde. In mezzo ci
stanno una frattaglia di para-terroristi anti-tecno, là dove tiene il basso profilo di una nota stonata Kate Mara (sorella della ben più capace Rooney), ed altre ininfluenti comparsate. A fare da albero motore invece, ci pensa Johnny Depp - qui in veste del più importante ricercatore nel campo dell'Intelligenza Artificiale, lo scienziato Will Caster - che sa bene come farsi maestro dell'inquietante ambiguità , oscura e basculante, sull'onda di una trascendenza tra umano e artificiale-informatico davvero oltre ogni limite possibile. A tener alta la bandiera, al suo fianco, con il personaggio di Evelyn Caster, tradotta nella sua compagna di ricerca e di vita, c'è Rebecca Hall, qui avvinta da un trasporto emotivo tra i più convinti della sua carriera.
Dicevamo i pericoli della tecnologia. Ai tempi di Blade Runner l'ingegneria genetica aveva come scopo di approdo 'piĂą umano dell'umano' e le emozioni con i ricordi nelle intelligenze artificiali costituivano quel 'cuscino' illusorio
per confondere le acque, per non mettere a disagio i 'non umani'. C'era d'altra parte già allora chi tirava le fila del 'teatrino' e il pericolo, guarda caso, veniva prima dagli umani - che si son sempre fatti pochi scrupoli quando si è trattato di 'manipolare' situazioni, cose e persone - piuttosto che dai 'non umani', costretti all'autodifesa e tesi all'autoconservazione. Tante pellicole dopo, passando per Matrix, Il tagliaerbe, lo stesso A.I. Intelligenza Artificiale, L'invasione degli ultracorpi e via e via... si è approdati al recente Lei di Spike Jonze, il film che anticipa più da vicino il motivo pilota di Transcendence. Motivo che contempla la possibilità che l'espansione e l'evoluzione di un computer, di un'intelligenza artificiale, possa includere la coscienza, dunque le emozioni, i ricordi, i sentimenti. E' questo il terreno che a Pfister preme rivangare per un altro sguardo sul tema. Quali potrebbero essere le conseguenze, i rischi,
Ecco il rischio e pericolo: una vera mostruositĂ che finisce per dividere tra loro il manipolo di scienziati sulla scena in due schieramenti contrapposti, tra favorevoli e sfavorevoli (e dunque tradotti in alleati agli stessi RIFT, 'rivoluzionari indipendenti dalla tecnologia'), lĂ
dove i sentimenti condizioneranno scelte ed eventi, al punto da ribaltare gli orizzonti, oltre che a trascendere ogni limite e confine per arrivare alla più inimmaginabile delle fusioni. E, proprio in punta di 'fusione', come non rivolgere almeno un rapido pensiero a La mosca di David Cronenberg? Per quanto in una visione, catastrofica, opposta a quella altrimenti declinata da Pfister in Transcendence, l'ispirazione è nell'aria e per di più viaggia sul doppio binario: della 'fusione' molecolare programmata al computer che genera un mostro (fisicamente parlando ne La mosca, trasferito sul piano morale in Transcendence), così come della partner femminile innamorata, testimone oculare di progressi scientifici in atto, di lì a poco impotente sul da farsi di contro ai devastanti effetti collaterali.
Così Pfeister sembra aver raccolto quanto più possibile dal cestino dei ricordi in celluloide 'tecno-umani' per poi ripartire dal concetto chiave del "computer in cui infondere la propria coscienza"
ed immaginarlo un'opzione possibile: a renderlo tangibile, tanto sconcertante ed imprevedibile nei suoi risultati finali, ha delegato il ricercatore scienziato Will/Depp che, per la speciale occasione, ha sperimentato in prima persona l'irrinunciabile 'diletto' perseguito dall'uomo - con l'ovvia variabile dei mezzi a disposizione - dalla notte dei tempi: 'giocare a fare Dio!'. A voi l'arduo giudizio!
Secondo commento critico (a cura di SCOTT FOUNDAS, www.variety.com)
CHRISTOPHER NOLAN D.P. WALLY PFISTER TAKES A SPIN IN THE DIRECTOR'S CHAIR FOR THIS HEAVY-HANDED SCI-FI CAUTIONARY TALE.
“Transcendence” is a most curious name for a movie that never shakes free from those hoary old cliches about the evils of technology and the danger by which man plays at becoming a god. The man in question here is Johnny Depp, whose listless lead performance as a brilliant scientist in the field of artificial intelligence does little to aid this overplotted, dramatically undernourished debut feature from longtime Christopher Nolan d.p. Wally Pfister. Arriving at a crowded spring box office, the pic will test Depp’s drawing power outside of the Disney franchise factory, before weak word of mouth and “The Amazing Spider-Man 2” send it packing.
One of the manifold pleasures of Spike Jonze’s “Her” was how elegantly it shrugged off decades of speculative fiction in which technological progress correlated to a loss of
human individualism. In its place was the delightful suggestion that, rather than battling us for domination, artificial intelligence might join us in romantic bliss, and then, having had its fill, journey off in search of some more fulfilling destiny in the cosmos. But in “Transcendence,” which might have been titled “Him,” it’s very much back to square one: the culture of technophobia that gave us the predatory mainframes and cyborgs of “2001,” “Demon Seed” and “Alien,” and that early ’90s wave of cyber-paranoia thrillers (“The Net,” “The Lawnmower Man,” “Virtuosity”) that now seem as quaint as dial-up Internet.
Some might add to that list the collective work of James Cameron, almost all of which involves the fusion of man and machine; except, in Cameron’s case, technology is just as often friend as foe, and in any event an inevitability that we can’t reasonably be expected to live without. Yet, when “Transcendence”
begins in some unspecified near-future year, the plug has been pulled on that whole crazy information superhighway. Abandoned cell phones litter the streets like tumbleweeds in an old Western; computer keyboards make for convenient door stops. Our narrator (Paul Bettany) reports of an “unstoppable collision between mankind and technology,” and then begins to unfurl his tale of woe. Fittingly, we are in Berkeley, that hallowed hippie enclave where the coming of chain stores was once seen as a sign of cultural apocalypse, until a more immediate threat arrived in the form of Silicon Valley one-percenters.
The movie then flashes back five years and introduces us to Depp’s unsubtly named Dr. Will Caster and his wife and fellow researcher, Evelyn (Rebecca Hall). That the Casters have not (yet) fully sold their souls to demon science is evinced by Will’s building of a copper-encased “technology-free zone” in the backyard of the couple’s picture-perfect
craftsman home. But meanwhile, back at the lab, the Casters are hard at work on a sentient machine called PINN (Physically Independent Neural Network), which takes up an entire room (like the all-knowing super-computer from “Willy Wonka and the Chocolate Factory”) and converses in a female droid monotone that sounds like HAL 9000’s premenstrual sister.
Not everyone, it seems, is thrilled with this idea. In the course of a single day — a kind of cyber-9/11 — a series of coordinated terror attacks lays waste to the best and brightest in the A.I. community. Will himself takes a bullet to the belly but makes an incredibly speedy recovery, only to learn that the bullet was laced with radiation and now, like the poisoned man of the classic noir “D.O.A.,” he’s living on borrowed time. Rather hurriedly (as it has a habit of doing), the screenplay by first-timer Jack Paglen introduces the
notion that, just as one might save a video or music file to a hard drive, so might we do the same with an entire human consciousness. And so, with some help from their best scientist friend (Bettany), the Casters spend Will’s dying days digitizing the good doctor’s noggin for posterity.
Thus “Transcendence” arrives at that old, irresolvable conundrum: Is it live or is it Memorex? Staring out from a bank of computer monitors, the digital Will looks and sounds awfully like the old one — and yet, as with George Romero’s zombies, looks can be deceiving. This new Will isn’t content to stay contained on one (massive) server. He wants to stretch his bits and bytes, to be uploaded into the cloud (and not only, one suspects, so that he can debate philosophy with Alan Watts). And Evelyn, who wants more than anything to believe that her husband is still
somehow alive, happily obliges. Appearing periodically to offer grave prognoses is Morgan Freeman (one of several members of the Nolan stock company who appear here), once more cast as the wise, weary Voice of Reason.
There are intriguing, half-formed ideas afoot in “Transcendence,” but the script and Pfister’s heavy, humorless direction tend to reduce everything to simplistic standoffs between good and evil — or, in this case, heartless technocrats and crunchy-granola resistance fighters known as RIFT (Revolutionary Independence From Technology) and led by plucky martyr-in-training Bree (Kate Mara). Take that, PINN. The bigger problem is that all the characters on both sides are so uniformly bland and lifeless that one can hardly tell the flesh-and-blood humans from the army of man/machine “hybrids” Will begins assembling with his suddenly infinite powers (including, for murkily defined reasons, the ability to manipulate real-world organic matter). Imagine a version of “Invasion of the Body Snatchers”
in which the aliens arrive to discover a world of anodyne pod people already in place.
It’s a bit of a cliche (which doesn’t make it untrue) that when cameramen turn to directing, they make movies long on visual splendor and short on storytelling. In any case, most who make the transition (Jack Cardiff, Haskell Wexler, Gordon Willis, John Bailey, Dean Semler) eventually go back to shooting for others. With “Transcendence,” Pfister has certainly delivered a good-looking, well-produced picture, albeit one lacking in the memorable images he has supplied in excess in Nolan’s employ. (Pfister’s d.p. of choice, Jess Hall, is big on sun flares and slow-mo water droplets.) More critically, he’s made a movie empty of feeling, even as it labors to convince us that the entire future of the human race is hanging in the balance. There is, at the story’s center, an attempt at a grand, doomed sci-fi
romance between Will and Evelyn, but one need only think back to David Cronenberg’s remake of “The Fly,” or Nolan’s own “Inception,” to see how short “Transcendence” falls on this particular score.
Presented with much the same challenge as Scarlett Johansson in “Her” — to play a character who, for most of the movie, exists only as a disembodied voice (and, in this case, a flickering face on a screen) — Depp fails to convey any real sense of the passion and curiosity that supposedly drive Will Caster to do what he does. The gravely beautiful Hall (who was, along with Johansson, one of the women caught up in the epic magicians’ duel in Nolan’s “The Prestige”) seems to have been directed to deliver her entire performance in an unwavering state of glassy-eyed anxiety. Indeed, long before the Web goes bust, “Transcendence” has already flatlined.
Composer Mychael Danna rattles the speakers of
the new Dolby Atmos sound system with a score that combines lush string arrangements and occasional electronic twangs, whenever the basso profundo sound design isn’t doing same.