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    THE FOUNTAIN: L'ALBERO DELLA VITA

    I più votati!!! Il n° 6 nella Top 20 di CelluloidPortraits 2017 - Dalla 63. Mostra del Cinema di Venezia

    "Il desiderio di vivere per sempre è molto radicato nella nostra società. Ogni giorno la gente cerca un modo per prolungare la propria vita o sentirsi più giovane. Basta osservare la popolarità di programmi come ‘Extreme Makeover’ o ‘Nip/Tuck’. Le persone pregano per rimanere giovani e spesso non accettano il fatto che la morte sia parte integrante della vita. Gli ospedali spendono ingenti somme di denaro per cercare di mantenere in vita le persone. Ma noi siamo così preoccupati della condizione fisica che spesso dimentichiamo di nutrire il nostro spirito. Così questo è uno dei temi centrali che volevo affrontare nel film: la morte ci rende umani? E se potessimo vivere per sempre, perderemmo la nostra umanità?â€.
    Il regista Darren Aronofsky

    (The Fountain, USA 2006; romanzo drammatico fantascientifico; 96''; Produz.: Warner Bros; Distribuz.: Twentieth Century Fox)

    Locandina italiana L'albero della vita

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    (Comment by PAOLO LOMBARDI) - Does death transform us in human? And what if we could live forever, do we lose our humanity? This is the focal point of the movie and the director deals with it in a very innovative way in a film that involves the audience to the point that agrees with Aronofsky point of view. The narration is structure like nesting dolls using a crescendo of images. (Translation by MARTA SBRANA, Canada)

    Titolo in italiano: L'albero della vita

    Titolo in lingua originale: The Fountain

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2007

    Regia: Darren Aronofsky

    Sceneggiatura: Darren Aronofsky

    Soggetto: Storia di Darren Aronofsky

    Cast: Hugh Jackman (Tomas, Tommy, Dr. Tom Creo)
    Rachel Weisz (Regina Isabel, Izzi Creo)
    Ellen Burstyn (Dottoressa Lillian Guzetti)
    Stephen McHattie (Grande Inquisitore Silecio)
    Fernando Hernandez (Signore di Xibalba)
    Cliff Curtis (Capitano Ariel)
    Sean Patrick Thomas (Antonio)
    Donna Murphy (Betty)
    Ethan Suplee (Manny)
    Richard McMillian (Henry)
    Lorne Brass (Dr. Alan Lipper)
    Mark Margolis (Padre Avila)
    Abraham Aronofsky (Tecnico di laboratorio)
    Renee Asofsky Tecnico di laboratorio) ( )
    Anish Majumdar (Dr. Spencer)
    Cast completo

    Musica: Clint Mansell

    Costumi: Renée April

    Scenografia: Paul Hotte, Philippe Lord

    Fotografia: Matthew Libatique

    Scheda film aggiornata al: 20 Luglio 2017

    Sinossi:

    The Fountain è un''odissea sulla lotta millenaria di un uomo per salvare la donna che ama. Il suo epico viaggio ha inizio nella Spagna del XVI secolo, dove il conquistador Tomas Creo (Hugh Jackman) inizia la sua ricerca dell''Albero della Vita, una pianta leggendaria che si racconta possa donare la vita eterna a chi beva la sua linfa. Come scienziato nella nostra epoca, Tommy Creo cerca disperatamente di trovare una cura per il cancro che sta uccidendo la sua amata moglie Izzi (Rachel Weisz). Viaggiando attraverso lo spazio profondo come astronauta nel XXVI secolo, Tom comincia a comprendere i misteri della vita che lo hanno consumato per più di un secolo.

    Commento critico (a cura di Paolo Lombardi)

    LA MORTE CI RENDE UMANI? E SE POTESSIMO VIVERE PER SEMPRE , PERDEREMMO LA NOSTRA UMANITA’? E’ QUESTO IL TEMA CENTRALE DEL FILM CHE IL REGISTA AFFRONTA IN MODO ASSOLUTAMENTE INNOVATIVO IN UNA PELLICOLA COINVOLGENTE CHE PORTA LO SPETTATORE ALLA CONCLUSIONE AFFERMATIVA CHE ARONOFSKY PROPONE, ATTRAVERSO UNA NARRAZIONE A SCATOLE CINESI, IN UN CRESCENDO DI IMMAGINI METAFISICHE.

    Non è certo la prima volta che un film si sviluppa su piani temporali diversi per raccontare storie che si ripetono; ma questa volta in ballo ci sono le risposte alle domande che l’homo sapiens da sempre si pone: può l’uomo raggiungere l’immortalità? E se ciò un giorno fosse possibile, che ne sarebbe della nostra umanità? Potremmo continuare a vivere con le nostre ambizioni e le nostre paure? La narrazione architettata dal regista e sceneggiatore si svolge su un arco temporale di un millennio per raccontare tre storie parallele che si svolgono in altrettante

    ere completamente distinte: quella di Tomas, conquistador spagnolo del XVI secolo, del tutto risoluto nella ricerca della Fontana della Giovinezza tra le foreste impenetrabili del Guatemala, regno dell’antica civiltà Maya per proteggere la sua Regina dalle minacce dell’Inquisitore; quella di Tommy, scienziato del XXI secolo, ossessionato dal desiderio di raggiungere risultati tangibili e concreti per salvare la moglie Izzi, colpita da un tumore al cervello, prima che la malattia abbia il sopravvento e quella di Tom, astronauta del XXVI secolo in viaggio verso la lontana nebulosa di Xibalba per scoprire il mistero della vita stessa.
    Le tre storie hanno in comune i protagonisti (Tomas, Tommy e Tom sono in realtà la stessa persona, così come la Regina ed Izzi, quest’ultima presente sia nella storia ambientata nel XXI secolo, sia in quella del XXVI secolo, anche se in forma immaginaria e metafisica). L’altro elemento in comune, che ricompare in tutte le ambientazioni,

    è l’Albero della Vita che nella rappresentazione simboleggia la Fontana della Giovinezza. Le fonti bibliche della Genesi che compaiono nelle immagini iniziali danno il senso e lo spunto per la successiva narrazione. Poiché Adamo ed Eva prima di essere cacciati dall’Eden scelsero l’Albero della Conoscenza, Dio nascose loro l’Albero della Vita. Nella trasposizione metafisica di Aronofsky tuttavia quest’ultimo elemento assume una connotazione fisica ed organica che accompagna l’uomo nella sua evoluzione.
    La storia centrale del film è in realtà quella incentrata nel XXI secolo, poiché le altre due sono frutto della fantasia di Izzi, dedita a scrivere un libro sulla sorgente di vita, ambientato all’epoca dell’antica civiltà Maya, in cui l’Albero della Vita, ben nascosto tra le antiche piramidi, è l’oggetto della ricerca del conquistador e la nebulosa Xibalba contiene una stella morente, dalla cui esplosione sorgerà nuova vita. Il libro tuttavia è incompleto e sarà proprio Izzi, poco prima di

    morire, a chiedere a Tommy di finirlo, invitandolo in tal modo a trarre le conclusioni alle quali lei era già da tempo arrivata. Dopo la morte di Izzi, Tom si troverà a vagare, metaforicamente, nello spazio in un’astronave in apparenza priva di comandi e sistemi di propulsione, portando con sé l’Albero della Vita verso cui, in un certo senso, ha trasferito il suo amore per Izzi. Lei continuerà a vivere nella sua mente fino a quando l’Albero rimane in vita. Durante le sue apparizioni, ricorda con insistenza a Tom di terminare l’ultimo capitolo del libro che gli aveva consegnato. Tom resta combattuto tra l’accettare la strada ripetutamente indicatagli da Izzi e perseverare nella sua ossessione di mantenerla in vita. Quando infine, in prossimità della nebulosa Xibalba, Tom si rende conto di non poter più tenere in vita l’Albero e pertanto la sua Izzi, capisce che solo morendo potrà rinascere a

    nuova vita, proprio come la stella della nebulosa di cui gli aveva parlato Izzi.
    La narrazione non si sviluppa tuttavia su di un binario lineare, bensì attraverso un incessante passaggio da un’era all’altra, in cui la ‘verità’ che Aronofsky ci vuole trasmettere si dipana da un intricato quanto ermetico sistema di scatole cinesi.
    L’impressione che se ne ricava è che in realtà, più che ad un film di fantascienza, ci troviamo di fronte ad un film sulla spiritualità dell’uomo, una storia sull’amore e sulle riflessioni che possiamo trarre quando un lutto improvviso e inaspettato lo interrompe, sulla caducità dell’essere e sul bisogno innato di vita.
    La ricerca dell’immortalità attraverso il progredire della conoscenza, secondo il pensiero e ciò che ci vuole trasmettere Aronofsky, ci distoglie dal vivere interamente il nostro amore e ci rende pertanto meno umani. La vera immortalità la si potrà raggiungere solo accettando la morte come parte integrante della vita,

    come mezzo necessario per rigenerarsi e rinascere. Oltre che per i contenuti trattati, la filosofia buddista che accompagna l’intera narrazione è facilmente riconoscibile dalle posizioni ascetiche e meditative assunte da Tom, ormai prossimo a raggiungere la propria pienezza, per rigenerarsi a nuova vita.
    La confezione del film ci appare ben articolata ed organizzata. Le tematiche, ancorché fortemente ambiziose, vengono trattate con intuito e mestiere. Le scenografie e gli effetti visivi sono veramente impressionanti. Scartando da facili soluzioni con impiego della computer grafica, il regista ha preferito realizzare la nebulosa e lo spazio esterno mediante ingrandimento delle forme di microrganismi fotografabili al microscopio, non più grandi di un francobollo. L’effetto visivo che ne consegue, ben diverso dalle immagini digitalizzate della CGI, è quello di un universo pervaso da materia organica, ben in linea con l’approccio di natura organica che Aronofsky ha inteso dare all’immagine metafisica dell’Abero della Vita; tale scelta dà alle

    immagini stesse effetti talvolta onirici, di grande impatto visivo. Lo stesso Albero della Vita è stato costruito con una meticolosità e dovizia di particolari nella realizzazione del tronco, dei rami e della corteccia che ben ne rendono la maestosità che deve contraddistinguerlo. La navicella spaziale, realizzata come una sfera perfetta e trasparente, ben rende l’idea di una tecnologia avanzata, quale potrebbe esistere tra cinquecento anni e non distoglie lo sguardo e l’attenzione dello spettatore dal ben più imponente effetto visivo dell’universo esterno. La cinematografia, a nostro avviso, è veramente eccezionale. I colori hanno le tonalità adeguate alla rappresentazione e si differenziano nei tre periodi temporali in cui si sviluppa il film. La musica, ripetitiva ma non invasiva, è coinvolgente e diventa martellante e cadenzata soprattutto nel rimarcare le scene di maggiore impatto e significato, così come nel finale.
    I simboli che accompagnano l’intera narrazione appaiono forse eccessivi per essere riconosciuti e

    valutati in una sola volta, così come l’ermetismo della narrazione stessa, ma ciò non sminuisce, a nostro avviso, l’opera di Aronofsky anche se, probabilmente, per poterla valutare con maggiore precisione ed obiettività, dovrebbe essere vista più volte.
    La proiezione del film per la stampa, per la verità, non ha suscitato un’accoglienza proprio favorevole; d’altra parte il bisogno della morte, necessario per rigenerarsi e nascere a nuova vita, quale fosse l’altra faccia della stessa medaglia, così come propostoci dal regista non è tuttavia nelle aspettative di molti e questo può aver condizionato in parte taluni critici. Proprio per questo e per l’esposizione narrativa ermetica ed intrecciata, riteniamo che il film potrà essere apprezzato, o criticato, soprattutto dagli spettatori più attenti e fortemente interessati alle tematiche trattate.

    Commenti del regista

    “Quella che è iniziata come una semplice idea abbozzata sul tovagliolo di un ristorante nel 1999 è poi passata attraverso varie evoluzioni… Mi svegliavo nel cuore della notte e guardavo l’enorme mole di ricerche svolte e pensavo che avrei assolutamente dovuto fare questo film, perché è nel mio sangue… E’ difficile raccontare la ricerca dell’immortalità concentrandosi soltanto sul presente. E’ per questo che la storia di Tomas si svolge nel sedicesimo, ventunesimo e ventiseiesimo secolo, ma non è un classico film sui viaggi nel tempo, è soprattutto una combinazione di tre periodi temporali diversi in cui i protagonisti rappresentano tre aspetti diversi della stessa persona… Il cuore di ‘The Fountain’ è una semplice storia d’amore sul perdere qualcuno e sugli insegnamenti che si ricavano da un lutto del genere; in ogni sua incarnazione Tomas ama Izzi così profondamente da essere disposto a tutto pur di salvarla. Quello che non capisce è che, cercando incessantemente un modo perché loro possano continuare a vivere insieme, lui sta perdendo la possibilità di passare con lei dei bei momentiâ€.

    Commenti dei protagonisti:

    Hugh Jackman (Tomas/Tommy/Tom): “Ero pieno di speranze la prima volta che ho letto la sceneggiatura. La storia propone un mito moderno. Per quello che ne so, i miti sono delle storie che ci aiutano a capire il senso della vita. In fin dei conti questi argomenti non hanno una spiegazione, così ci inventiamo delle storie che ci toccano il cuore e che ci fanno pensare di aver trovato una soluzione. Queste favole possono non avere un fondamento scientifico, ma in qualche modo ci permettono di avere una spiegazione di quello che avviene nel mondo. E per me ‘The Fountain’ è stato proprio questo. Sebbene si svolga in una serie di universi fantastici, la lotta di Tomas è profondamente umana… In un modo o nell’altro, Tomas appare in ogni scena del film e fondamentalmente i tre personaggi rappresentano lo stesso uomo. Mi sarei sentito onorato di interpretare ognuno di questi ruoli in film a sé stanti, così poterli fare tutti contemporaneamente era un’opportunità fantastica che non potevo lasciarmi scappare. E’ per questo che ho dormito fuori dalla porta della casa di Darren fino a quando non mi ha sceltoâ€.

    Rachel Weisz (Izzi): “La sceneggiatura era una delle più stimolanti che io abbia mai letto. Era così emozionante ed eccitante tanto che dopo averla terminata ho pianto come una bambina… Izzi è una persona normale. Lei doveva confrontarsi con il fatto che morirà molto prima di quanto pensasse, ma alla fine accetta il suo destino in maniera serena. Penso che lei sia veramente molto coraggiosaâ€.

    Altre voci dal set:

    Il produttore Eric Watson: “Darren ha avuto questa idea di una struttura a scatole cinesi prima ancora che noi conoscessimo il nome del protagonista principaleâ€.

    Il cosceneggiatore Ari Handel: “Quando abbiamo iniziato a concepire la storia, abbiamo compiuto delle ricerche sulla cultura Maya. Abbiamo anche studiato la Bibbia e abbiamo scoperto che, in molte forme di narrazione, la ‘Fontana della Giovinezza’ si incarna in qualcosa di vivo ed organicoâ€.

    Il produttore Iain Smith: “Una delle qualità principali che mi ha attirato in questa sceneggiatura è la sua spiritualità. E poiché questa spiritualità non è collegata a nessuna fede religiosa in particolare, si trasforma in una sorta di magiaâ€.

    Links:

    • Darren Aronofsky (Regista)

    • Rachel Weisz

    • Hugh Jackman

    • Ellen Burstyn

    • Cliff Curtis

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