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Titolo in italiano: Su re
Titolo in lingua originale:
Su re
Anno di produzione:
2012
Anno di uscita:
2013
Regia: Giovanni Columbu
Sceneggiatura:
Giovanni e Michele Columbu (*)
Soggetto: (*) Consulenza esegetica Don Antonio Pinna (Pontificia FacoltĂ Teologica della Sardegna)
Un film sulla vita di GesĂą dedotto per la prima volta dai testi dei Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Su Re è recitato in lingua sarda e ambientato nell'aspro paesaggio isolano: la Crocefissione, ad esempio, è stata girata nelle cime olianesi che, nel 1965, videro il mancato sacrificio di Isacco ne La Bibbia diretta da John Huston. La collocazione è atemporale, come nel Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, mentre la struttura si ispira – come ha raccontato lo stesso Columbu – al capolavoro di Akira Kurosawa, Rashomon, con le scene che si ripetono con diverse angolazioni.
PRELIMINARIA:
L’opera seconda di Giovanni Columbu, autore di Arcipelaghi, rielabora la storia sacra per dargli un nuovo senso, individuale e collettivo. Un film schietto, duro e coinvolgente, sospeso tra digressioni teologiche e spirito popolare, tra sincera compassione e infuocata pietà .
La Consulenza della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, chiesta dal regista Giovanni Columbu, fu affidata, qualche anno fa, dal Preside Padre Maurizio Teani ad Antonio Pinna, docente di Sacra Scrittura. Il progetto del film, così come presentato dal regista Giovanni Columbu, apparve fin dall’inizio innovativo, arduo e coraggioso.
Innovativo, perché, per ripresentare la storia di Gesù Cristo, intendeva tener conto delle “differenze testimoniali” dei quattro vangeli, a loro volta portavoce di quattro differenti ambienti o comunità , che di Gesù hanno evidenziato i tratti che avevano trovati più incisivi rispetto alle loro situazioni, necessità e speranze. Non si trattava quindi di rifare la “storia” alla maniera dei “colossal” antichi e forse anche moderni, ma di ripresentare i fatti come “memoria” filtrata da esperienze umane concrete e diverse. Da qui la decisione di partire dal momento finale della vita di Gesù e rivivere in flashback i fatti precedenti, capiti ora in modo nuovo e diverso, a seconda delle diverse “memorie”.
Arduo, perché se un tale “confronto sinottico” ha i suoi strumenti accademici ormai a lungo sperimentati nel mondo degli studi, era invece del tutto non praticato nel mondo del cinema (Pasolini mise in immagini un solo vangelo, quello di Matteo), e quindi il regista si trovava a percorrere vie artistiche del tutto nuove, almeno a livello di scelte direttive.
Coraggioso, infine, perché conseguenza logica della impostazione del regista era che il suo film stesso sarebbe stata nuova “memoria” di una “quinta” comunità , “quinta” come simbolicamente erede delle “quattro” evangeliche del Nuovo Testamento. Se, cioè, gli “evangelisti” hanno rievocato il “passato” di Gesù alla luce di un duplice presente, del Risorto e delle comunità in cui scrivono, è chiaro che un film che vuole tener conto di questa molteplice memoria, si aggiunge esso stesso alla serie di queste “memorie”, rinnovando, nel suo tempo e nel suo luogo, nel suo “qui e ora”, quella “inculturazione della fede” che ha segnato il diffondersi e il radicarsi del vangelo nei diversi posti e tempi della storia.
La scelta, quindi, di girare il film in lingua sarda, nasceva non da una accondiscendenza circostanziale a tendenze regionali, ma dalla logica teologica contenuta nelle stesse premesse del progetto. Il film arriva così a dare espressione artistica alla convinzione dell’ultimo Concilio Plenario Sardo secondo cui la fede non è autentica se non è anche inculturata, radicata e innestata nella linfa della storia del popolo che l’accoglie (cf. n. 84). Di questa “più incarnata” espressione della fede, ancora secondo il Concilio Plenario Sardo, la lingua è parte essenziale, e della sua “adeguata valorizzazione” (n. 100) il film si fa portavoce artistico e teologico insieme.
Era, infine, chiaro fin dall’inizio che se il film avesse trovato il modo di essere fedele alle premesse del suo progetto, sarebbe stato l’opera non solo di un “regista” che lavora alla sua intuizione, ma di una comunità che si riconosce in una memoria re-interpretata e condivisa. Una strada “innovativa, ardua e coraggiosa”, che alcuni ultimi sviluppi, di cui appunto si parla in questa conferenza stampa, non solo confermano ma anche incoraggiano a continuare.
Il Vice Preside della Pontificia FacoltĂ Teologica della Sardegna, Don Antonio Pinna
(www.filmsure.it)
Cast: Fiorenzo Mattu (GesĂą) Pietrina Menneas (Maria) Tonino Murgia (Caifa) Paolo Pillonca (Pilato) Antonio Forma (Giuda) Luca Todde (Pietro) Giovanni Frau (Giovanni) Bruno Petretto (Giuseppe di Arimatea) Ignazio Pani (Ladrone) Carlo Sannais (Ladrone)
Musica: Marco Fiumara, Enrico Medri, Andrea Sileo ed Elvio Melas (suono in presa diretta)
Costumi: Elisabetta Montaldo (con la collaborazione del Teatro Lirico di Cagliari)
Scenografia: Sandro Asara
Fotografia: Massimo Foletti, Uliano Lucas, Francisco Della Chiesa e Leone Orfeo
Montaggio: Giovanni Columbu
Makeup: Desirè Palma
Scheda film aggiornata al:
09 Aprile 2013
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