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    Il cinema di Harrison Ford

    The Harrison Ford Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE

    (A cura di PATRIZIA FERRETTI)

    HARRISON FORD riguardo alla libertà di creare il personaggio all'epoca de I predatori dell'arca perduta:

    "Il più delle volte se c’è l’opportunità o meno per creare stratificazioni nel carattere di un personaggio dipende dalla sceneggiatura. Questo script ('I predatori dell'Arca Perduta') è una cornice di lavoro molto buona in tal senso. Di fatto, non si tratta di dover creare un personaggio, ma di creare il comportamento che va a definire il personaggio. E' a questo che regista e attore lavorano insieme".

    HARRISON FORD regarding Freedom to develop the Character at the Time of Raiders of the Lost Ark:

    "A lot of times it has to do with the script, wether there’s an opportunity for creating layers of the character. This script ('Raiders of the Lost Ark') is certainly a very good framework. You really don’t have to create character, you just have to create behavior that defines character. And in that director and actor work together".

    Bibliografia: Derek Taylor, Harrison Ford Speaks Up in The Making of the Lost Ark (Behind the Scenes at Year's Most Sensational Motion Picture), New York 1981 (Ballantine Books), p. 86.
    IL GRANDE RITORNO DI HARRISON...... si celebra rispolverando le orme più classiche del suo stile di recitazione incastonate in un ruolo inedito. Ruolo intensificato da una ancora più profonda e consapevole maturità professionale, giocata per lo più sull'introspezione psicologica inframezzata da schegge di 'psycho action' ben più acuminate rispetto al passato. Con Firewall-Accesso negato HARRISON FORD sembra aver definitivamente messo a tacere lo scetticismo di certe malelingue che lo pensavano troppo vecchio per interpretare ancora Indiana Jones. E, ad ogni buon conto, Harrison Ford non è solo Indiana Jones! E' uno dei pochi attori perfettamente in grado di mettere daccordo, e ai più alti livelli, introspezione psicologica e azione. Dunque, perchè preoccuparsi?

    (Patrizia Ferretti, 'Home Page' di "www.celluloidportraits.com", in occasione dell'uscita di: Firewall-Accesso negato)
    "IO SALTO SEMPRE FUORI COME UNA MONETA FALSA ". La popolare battuta di INDIANA JONES nel III ATTO - INDIANA JONES E L'ULTIMA CROCIATA (1989) - risuona oggi come una promessa mantenuta. E difatti, dopo quasi vent'anni da allora, con INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO, ecco rispuntar fuori HARRISON FORD, di nuovo 'armato' di cappello e frusta. E nel fulgore dei suoi sessantasei anni, più tenace e agitato che mai, FORD sfida così orgogliosamente le malelingue che avevano dubitato riguardo al suo ritorno nei panni del mitico INDY.

    (Patrizia Ferretti, 'Home Page' di "www.celluloidportraits.com", in occasione dell'uscita di: Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, 2008)
    Sulla popolarità di un attore come HARRISON FORD non c’è davvero nulla da aggiungere, anche se negli anni della fascia, per così dire, più matura della sua carriera, la sua stella nel firmamento di Hollywood, soprattutto sul piano del consenso critico, sembra aver condotto un regime ‘a risparmio energetico’. All’altezza del suo secondo divorzio (da Melissa Mathison, l’ideatrice dello spielberghiano E. T. e sceneggiatrice del Kundun di Martin Scorsese) le scelte cinematografiche fordiane, persino un po’ più dilazionate del solito, non sempre sono state abbastanza apprezzate, a furor di box office, e spesso anche a torto: è il caso di Destini incrociati (1999) di Sydney Pollack, di K. 19 – The Widowmaker (2002) di Kathryn Bigelow, di Firewall-Accesso negato di Richard Loncraine. Mentre per Hollywood Homicide (2003) di Ron Shelton, considerata la levatura della pellicola, non ci sorprende che non abbia comunicato il massimo dell’entusiasmo. Indiana Jones è, ovviamente, un caso a parte. L’attesissimo IV atto, concretizzato nel Regno del Teschio di Cristallo, non poteva che osservare la tiratura planetaria sbaragliando i botteghini nel mondo.

    Così, dopo 41 film, di cui 11 hanno superato ognuno 100 milioni di dollari di incassi, centrando l’obiettivo personale dichiarato di far cinema per soldi ribadito proprio di recente, HARRISON FORD, protagonista sovrano di blockbusters a cominciare dagli anni Settanta (Trilogia STAR WARS e INDIANA JONES, il dittico Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo, ecc. ), conta anche le sue perle in cui, come pochi altri, ha ottimamente distillato l’elisir di lunga vita, bilanciando la dinamica commerciale alla quadratura più propriamente artistica: in primo piano spicca il dittico con il regista Peter Weir Witness-Il testimone (1985) e, soprattutto, Mosquito Coast (1986), perla delle perle, che malauguratamente i circuiti di produzione e di marketing in celluloide si guardano bene dal valorizzare, lasciando languire questa scheggia di pura arte cinematografica in VHS. Film in cui HARRISON FORD ha forse toccato la punta dell’iceberg per coraggio nella scelta di un ruolo estraneo all’eroe americano per eccellenza, e per risoluzione recitativa.

    Così, tra introspezione ed azione, mai scisse tra di loro (psycho-action), quando non ha privilegiato totalmente la sola introspezione (Presunto Innocente di Alan Pakula, 1990 e A proposito di Henry di Mike Nichols, 1991), l’impavido HARRISON FORD, rallentando un po’ il passo in e per la celluloide, a tutto vantaggio della sua vita privata, è arrivato ad oggi.

    Non sono rari i casi in cui i suoi personaggi, oltre a commuoversi fino alle lacrime, si sono distinti per la loro fedeltà a mantenere un certo rigore. E’ il caso dell’attuale agente dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) di Los Angeles, Max Brogan, che ha giurato di far rispettare le leggi sull’immigrazione mentre si occupa delle migliaia di persone che cercano di entrare negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore. E’ il ruolo che HARRISON FORD ha accettato per CROSSING OVER, presentato in anteprima a 'TAORMINA Film Fest in Sicilia 2009', diretto dal regista, scrittore e produttore sudafricano WAYNE KRAMER (The Cooler, 2003).

    Un’altra scelta coraggiosa per FORD, questa volta di respiro socio-politico-morale che scarta dal blockbuster, così come ribadisce, purtroppo, l’avarissima distribuzione nelle sale cinematografiche. E questo sembra anche contraddire un po’ la sua convinzione di far cinema per soldi. L’argomento non poteva essere più spinoso, soprattutto di questi tempi, ma proprio per questo, era un’occasione preziosa per una riflessione, al di là del fatto che possa essere condivisa o meno, anche alla luce del fatto che, nel cinema odierno, non capita spesso.

    (Patrizia Ferretti, 'Home Page' di "www.celluloidportraits.com", in occasione dell'uscita di: Crossing Over, 2009)
    UNO SGUARDO AL PASSATO: quando HARRISON FORD indossava le ambigue ed inquietanti vesti del 'cacciatore di replicanti' - a sua volta 'replicante'? - RICK DECKARD in BLADE RUNNER (1982) per RIDLEY SCOTT. Ed è ancora 'mito' intramontabile, davvero senza tempo, perché BLADE RUNNER è una stella nel firmamento della celluloide che riesce ancora a brillare di luce propria.

    "Io non voglio essere una stella del cinema. Voglio essere in film che sono stelle - aveva dichiarato HARRISON FORD. Così, tra fantascienza e noir in Rick Deckard HARRISON FORD instillava la tormentata individualità di 'blade runner in sospensione', mettendo a punto un altro capitolo della sua poetica dei contrasti - tra le più affascinanti ed intriganti - con cui ha coniato uno dei suoi 'motivi firma'. L'opportunità ideale per interpretare un 'anti-eroe' e "andare oltre". Eppure, come richiamato alla memoria più di recente dallo stesso RIDLEY SCOTT - in occasione della 64. Mostra del Cinema di Venezia quando in Anteprima Mondiale si è proiettata la versione BLADE RUNNER: THE FINAL CUT - HARRISON FORD ha vissuto quell'esperienza al culmine dell'insoddisfazione:

    "Ero disperatamente scontento del film. Sono stato costretto per contratto a registrare cinque o sei differenti versioni della narrazione, ognuna delle quali si è ritenuto richiedesse una voce narrante. La versione finale fu un qualcosa di cui ero completamente scontento. Il film, ovviamente, ha un forte seguito, ma avrebbe potuto essere più di un 'cult movie'".
    Harrison Ford

    Forse HARRISON FORD non aveva ancora realizzato che BLADE RUNNER è veramente ben più di un 'Cult Movie'. Lo attesta la sterminata bibliografia che lo riguarda - inarrestabile fenomeno in progress - in gran parte a livello di studi e approfondimenti di stampo universitario.

    (Patrizia Ferretti, 'Home Page' di "www.celluloidportraits.com", in occasione del 'PRIMO PIANO' riservato a BLADE RUNNER, per la serie 'I bellissimi di CelluloidPortraits', 2009)
    "La recitazione consiste nel raccontare delle storie e io sono attratto dalle storie. L'emozione è anche ciò che mi attrae in un personaggio".

    "Acting is storytelling and emotionally I'm drawn to stories. Emotion is still what attracts me to a character".
    Harrison Ford
    HARRISON FORD veste i panni del Dr. Rober Stonehill, brillante scienziato sottovaluto e anticonformista in EXTRAORDINARY MEASURES/MISURE STRAORDINARIE di TOM VAUGHAN, al fianco di BRENDAN FRASER e KERI RUSSELL (i coniugi Crowley). Uno scienziato le cui ricerche mirano a scoprire la cura per il morbo di Pompe, una rara malattia genetica con effetti molto simili alla distrofia muscolare di cui, a quanto risulta, soffrono quaranta mila persone nel mondo. Ma per quanto il film si ispiri ad una storia vera, proprio il personaggio di HARRISON FORD - anche produttore esecutivo del film - sembra frutto della fantasia, creato in funzione della celluloide quale emblema di tutti i ricercatori per rimarcare il target universale della ricerca scientifica:

    "Lui mette insieme gli sforzi dei tanti ricercatori che hanno studiato una cura per i due bambini malati. Ci voleva un personaggio che raccontasse la storia come una lotta della scienza contro il tempo e la rendesse più universale. Mi sembrava lo spazio giusto per me".
    Harrison Ford
    J. J. ABRAMS (produttore de IL BUONGIORNO DEL MATTINO (MORNING GLORY, 2011 che aveva già lavorato con HARRISON FORD anni prima, mentre scriveva il soggetto del film drammatico A PROPOSITO DI HENRY, 1991):

    Ha uno straordinario senso dell'umorismo... Si tende a pensare a Harrison come a un eroe dei film d'azione, tipo Han Solo e Indiana Jones, ma è sempre stato un interprete molto spiritoso. E' solo passato molto tempo da quando ha interpretato il suo ultimo ruolo comico”.
    J. J. Abrams
    HARRISON FORD si cala nel caustico conduttore televisivo Mike Pomeroy in IL BUONGIORNO DEL MATTINO (MORNING GLORY) di ROGER MICHELL. Ruolo inedito nella carriera attoriale fordiana che segna un suo ritorno - gliorioso - in seno alla commedia classica di spessore, scegliendo, quasi a motivo elettivo in questa sua fase più matura - vedi Misure straordinarie sul versante dramatico a questo contrapposto - l'impronta caratteriale rustica e inavvicinabile, l'eccentricità portata agli estremi aspettando il momento ottimale per far uscir fuori l'altra faccia di uno stesso personaggio, dotato di intelligenza e specifiche competenze in grado di fare la differenza in situazioni critiche. HARRISON FORD ha del resto perseguito fino a farne uno dei suoi elettivi motivi firma - in uno svariato caleidoscopio di sfumature - la 'dinamica dei contrapposti' in seno ad un medesimo carattere, così come non si è mai fatto mancare qualche momento di commozione, tenendo a rimarcare la profonda sensibilità di ogni suo 'alter ego' in celluloide. E questo vale anche per Mike Pomeroy esponente della vecchia guardia del giornalismo televisivo che si vede improvvisamente costretto a scalare di marcia, sconfinando in registri superficiali e persino frivoli, co-conducendo un programma mattutino messo in piedi dal network. Sul disagio vissuto dal suo personaggio l'illustre interprete con rinnovato smalto considera:

    In linea di massima, Mike pensa che la sua vita abbia preso una piega umiliante... Ritiene che condurre il peggior programma del mattino di tutta la storia della televisione, rappresenti una fine inadeguata alla sua illustre carriera, qualcosa che sminuisce il suo rango e la sua dignità. Si dedica con consueta serietà alla copertura delle notizie del mattino ma si rifiuta di parlare di cucina, dare consigli alle casalinghe e fare da spalla alle battute scherzose della sua co-conduttrice ... Mike tenta di migliorare il lavoro di Becky (McAdams) cercando di imporre la sua esperienza come giornalista di fama mondiale, mentre lei lo sprona a diventare più flessibile, più accomodante e tutto questo dà adito ad alcuni momenti di grande comicità”.

    Ma come sempre ad aver incantato FORD è stata la grande qualità della sceneggiatura:

    E' uno dei soggetti più spiritosi e intelligenti che mi sia mai capitato di leggere. Grandi dialoghi, rapporti veri, un raffinato senso dell'umorismo. Sono rimasto davvero impressionato dalla qualità di questo soggetto. Mi diverto molto a lavorare in film comici, ma, in genere, le commedie che mi vengono sottoposte non sono sufficientemente ambiziose. Questa, invece, è stata scritta in modo eccellente”.
    Harrison Ford
    HARRISON FORD premiato con il PARDO ALLA CARRIERA al 64. Festival del Cinema di Locarno (3-13 Agosto 2011), parla del suo personaggio Woodrow Dolarhyde, allevatore di bestiame e benefattore della cittadina Absolution in New Mexico in COWBOYS AND ALIENS di JON FAVREAU. Un personaggio che di per sè incarna un'istituzione: "è l'unico uomo che riesce a tenere la città e i suoi abitanti dalla rovina finanziaria. Un colonnello della guerra civile, la cui amarezza si è calcificata dopo la battaglia di Anietam, Dolarhyde è un brutale e freddo tiranno, e ce l'ha con l'uomo che pensa gli abbia rubato l'oro: Jake Lonergan" (DANIEL CRAIG):

    "La cosa interessante di questa gente, del vecchio West del 1875, è che non possedevano le nostre conoscenze sui viaggi nello spazio e sulla comprensione planetaria. Quando avviene l’invasione, non hanno alcun contesto di riferimento per capire quanto stava accadendo. L’unico contesto plausibile per loro era quello dato dal predicatore della città. Gli alieni erano possibili demoni e lo sarebbero stati per tutto il proseguire della storia... Il Western dipende dalla concezione di realtà che ognuno ha di sé. Le persone vivevano alla frontiera e dipendevano unicamente dalle loro risorse. Ha prevalso l’uomo forte dalla volontà forte. Dolarhyde è un vecchio allevatore, l’uomo più ricco della città che disdegna gli indiani. Lui è un uomo duro che ha un figlio, che non è proprio la migliore tra le persone… a causa dei vantaggi che il padre gli ha procurato. Il risultato della sua personalità dominante si esprime attraverso questo figlio bullo e debole".
    HARRISON FORD è Bob Falfa in AMERICAN GRAFFITI (1973) di GEORGE LUCAS:

    In questo contesto filmico, per quanto non di ampia portata, la performance di Harrison Ford risulta sufficientemente demarcata da farlo notare, forgiandone un'immagine ben riconoscibile. Non è un caso che lui stesso riconosca in American Graffiti il suo primo film effettivo. Un significativo frammento di puzzle americano 'american style', che volge ad etichettarlo come personificazione dello strafottente bullo di periferia, animato dall'ansia di dimostrare la propria superiorità e di affermarsi pure come 'ladykiller', in cui peraltro sembra di poter leggere una qualche valenza autobiografica tratta dal capitolo giovanile di 'Mr. Ford'. In questa figura di esuberante 'drag racer', Harrison Ford incarna il recupero di un mito, "la favola da cui emerge la competitività come mezzo di affermazione per l'io". Apparizione breve dunque, ma incisiva, che ha in sé l'embrione espressivo di quell'ironia, di quell'umorismo, tradotto spesso nella fatidica smorfia beffarda, intrisa di sarcasmo, rimarcata nell'abbigliamento, pure esuberante, con tanto di bianco cappello di paglia da cowboy, con cui egli compare affacciato ai finestrini delle macchine, sfottendo gli amici con fae da gradasso, nonché nella rituale partecipazione al 'drag racing'.

    E' dunque nell'effige del 'combinaguai' che Harrison Ford inaugura la carrellata dei suoi eterogenei personaggi cinematografici, coniando fin da questi primissimi momenti una prima immagine, emblematica di un tipo di fascino virile, sottolineata nei suoi confronti persino dalle parole delle amiche di Laurie, delusa dal proprio ragazzo Steve, in cerca di conforto proprio nell'auto di Bob: "... Noi sappiamo dov'è (riferendosi all'amica)... era con un tipo fichissimo (Bob Falfa) in una macchina schiantosa...". Come dire, un ingrediente importante il personaggio di Falfa, tra gli elementi quali il rock, l'amore per le auto, la competizione tra bande, già tipici degli anni Cinquanta e riproposti qui in American Graffiti come in altri film americani degli anni Sessanta.

    Certo è che una sostanziale differenza intercorre tra le due versioni, americana e italiana, della performance fordiana. Se è sempre e comunque un peccato perdere nel doppiaggio in lingua italiana la vera voce di Harrison Ford, dal timbro quanto mai profondo e caldo, nel caso di American Graffiti, è decisamente consigliabile ascoltarlo solo in lingua originale. La distonante voce del doppiatore non è solo inadeguata ma snaturalizza il personaggio, assumendo peraltro nella caratterizzazione assolutamente stridente tra espressione vocale e movimento, una valenza per così dire 'comico-grottesca'. Tra l'altro, il breve saggio canterino sul "melodioso baritono" per la canzone Some Enchanted Evening - che lo stesso Harrison Ford non è stato poi interessato ad approfondire, ritenendo le sue doti canore di gran lunga inferiori a quelle recitative - viene straziato nella versione italiana in una sorta di mugolìo, quanto meno nell'originale si arricchisce di un regolare testo di canzone con parole... E proprio American Graffiti, del cammino filmico fordiano sembra porgere alcune anticipazioni. in Bob Falfa sfidante del 'car racer' John Milner, in quanto pirata della strada, mercenario, temibile concorrente nella corsa dell'avventura, Harrison Ford anticipa personaggi come Han Solo in Guerre stellari e Indiana Jones ne I predatori dell'Arca perduta (*)

    (*) Patrizia Ferretti, Harrison Ford. L'uomo dei contrapposti: sciarade emozionali nel segno dell'introspezione, Roma 2001, pp. 40-43
    Il produttore ROBERTO ORCI a proposito del personaggio di HARRISON FORD, Colonnello Hyram Graff - direttore della Scuola di Guerra, che riconosce in Ender un potenziale eroe - in ENDER'S GAME (IL GIOCO DI ENDER) di GAVIN HOOD:

    "Il Colonnello Graff deve essere un personaggio autoritario, ma non tanto rude o burbero da spaventare un ragazzino. In lui c’è un certo calore umano, dote che Harrison Ford ha insita nel suo carattere. C’è sempre un piccolo guizzo nei suoi occhi e una venatura di humour in ogni sua battuta".
    Robert Orci

    "Harrison dà al suo personaggio grandi credibilità e fascino. Il suo humour asciutto emerge in modo piacevole, mai esagerato. Harrison Ford è stato sempre molto paziente e cordiale con ragazzi. Sapeva che la sua figura era necessaria, quasi un mentore per i giovani attori".
    Gavin Hood
    HARRISON FORD è il Colonnello Hyrum Graff - direttore della Scuola di Guerra, che riconosce in Ender un potenziale eroe - in ENDER'S GAME di GAVIN HOOD:

    "Ha un compito molto importante. Deve vincere questa battaglia per l’umanità. Non può fallire. Graff usa ragazzi giovanissimi per combattere 'perché la loro mente è più veloce e riesce a gestire facilmente tanti diversi input tecnologici senza stancarsi. Nel mondo reale, è vero che i soldati sono giovani, ma chiedere ai bambini di fare la guerra è diverso. Non credo che il mio personaggio non provi una certa compassione per questi ragazzi, ma la compassione è un sentimento che deve essere messo da parte per raggiungere un obiettivo ambizioso come il suo. E’ un personaggio che non concede e non si concede troppa confidenza".
    Harrison Ford
    HARRISON FORD è William Jones in ADALINE - L'ETERNA GIOVINEZZA di LEE TOLAND KRIEGER:

    "Non ci sono tecnologie da film di fantascienza ma una quota di magia, che accende l'immaginazione".
    Harrison Ford
    GOLD ACTORS/ACTRESS/DIRECTORS (*)

    Aspettando che la forza si risvegli, in PRIMO PIANO uno tra i RITRATTI IN CELLULOIDE più memorabili: HARRISON FORD

    HARRISON FORD è di nuovo Han Solo in STAR WARS - IL RISVEGLIO DELLA FORZA di J.J. ABRAMS:

    "Quando mi hanno chiesto di tornare e di fare parte di questo film non ho esitato: mi è parsa un'ottima idea: la trama mi ha subito colpito e parlando con J.J, ho capito che il film era nelle mani giuste e che condividevamo la stessa visione. Poi sono un attore e amo ancora recitare. In più l'idea di tornare di nuovo a giocare con questi giocattoli dopo così tanti anni mi affascinava. E' stato molto appagante ed è sempre eccitante lavorare a un progetto per cui il pubblico ha sviluppato un appetito così vorace... Non saprei definire una differenza tra le ieri e oggi. Ce ne sono davvero tante, ma poi alla fine si tratta sempre di andare su un set e recitare le proprie battute. Tutto quello che c'è intorno cambia, ma alla fine la recitazione è interazione fra gli attori, e il resto non conta molto. Cosa posso dire invece è che mi sono molto emozionato e che è stato come tornare a casa, tornare in famiglia. Mi ha fatto sentire molto bene. Ho provato anche il peso della responsabilità, sono cosciente del valore che il pubblico ha dato negli anni ai primi film e a quei personaggi, che sono diventati compagni di vita. Ora altre generazioni potranno avvicinarcisi e credo ci sia un valore in tutto questo. E' un piccolo mistero cosa sia accaduto con Star Wars, ma è stato molto gratificante farne parte".
    Harrison Ford

    (*) Il profilo è il primo di una nuova 'Collana' inaugurata oggi (10 Dicembre 2015) su 'CelluloidPortraits': GOLD ACTORS/ACTRESS/DIRECTORS
    HAPPY BIRTHDAY per HARRISON FORD che oggi, 13 Luglio 2016 compie 74 anni!!!

    Con i seguenti video omaggio anche I MIGLIORI AUGURI di CELLULOIDPORTRAITS ad uno tra i maggiori, inossidabili, portavoce dell'eterna giovinezza dell'ARTE!

    https://www.youtube.com/watch?v=84TTbbLspio

    https://www.youtube.com/watch?v=6a31AfY1DHo
    HARRISON FORD - 75th Birthday Celebration!!!

    HAPPY BIRTHDAY a HARRISON FORD che il 13 Luglio 2017 ha compiuto 75 anni!!!

    HARRISON FORD veste di nuovo i panni di Rick Deckard in Blade Runner 2049 di DENIS VILLENEUVE.

    Per questo, ma non solo per questo, abbiamo scelto l'originale BLADE RUNNER per celebrare la sua lunga e gloriosa carrellata di personaggi in celluloide, in omaggio alla sua strepitosa carriera artistica.

    E RICK DECKARD sorpassa INDIANA JONES anche nei sondaggi di CelluloidPortraits!

    Curioso incredibile ma vero!: tutto lo charme giovanile di Harrison Ford nel 1977 accanto ad una giovanissima Carrie Fisher (Dagli archivi di RTS intervista per Star Wars) - https://www.youtube.com/watch?v=Gkg-KTXxLJ8
    Harrison Ford veste di nuovo i panni di Rick Deckard in Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve:

    "Per certi versi è stato preveggente. Penso che di fronte al progresso tecnologico, le persone abbiano cominciato a notare alcune delle questioni sollevate nel film nella vita reale: così facendo c'era maggior ragione di accettare le tematiche affrontate in 'Blade Runner'"
    Harrison Ford

    "Umano o replicante, non è importante quello che penso"
    Harrison Ford (*)

    (*) Anticipazioni del sequel al Comic-Con di San Diego con il cast e il regista Denis Villeneuve
    Harrison Ford vestirà di nuovo i panni di Indiana Jones. La domanda da parte della stampa è sorta spontanea (3 Febbraio 2020). Ci sarà mai un successore per il ruolo di Indiana Jones?

    "Nessuno sarà Indiana Jones. Non capisci? Sono Indiana Jones. Quando me ne andrò io, se ne andrà anche lui. È facile"
    Harrison Ford
    Harrison Ford è John Thornton ne Il richiamo della foresta di Chris Sanders:

    "Uno dei dettagli più interessanti della realizzazione di questo film era il fatto che non ci fossero dei cani con cui lavorare: c’era una controfigura umana per Buck, che mi permetteva di rivolgere il mio sguardo nella giusta direzione e mi forniva qualcuno con cui interagire dal punto di vista emotivo. All’inizio era un po’ complicato, ma col tempo è diventato piuttosto divertente. Ho trascorso più tempo con Terry che con tutti gli altri attori di questo film. Ci siamo dati una mano a vicenda per ottenere ciò di cui avevamo bisogno. Io recitavo per lui e lui recitava per me. Eravamo lì l’uno per l’altro... Una delle cose che cerco sempre nei progetti a cui prendo parte è quello che io definisco un esercizio emotivo per il pubblico. L’opportunità di partecipare a una storia in cui gli spettatori si riconoscano, che sia in grado di generare il potere della comprensione emotiva nel pubblico... John Thornton è un uomo che non si trova più a suo agio nella sua vita e nel suo mondo. Era incapace di sopportare il dolore e il peso delle circostanze in cui si trovava. Così è fuggito da casa sua, che si trova più a sud, e si è trasferito nello Yukon per trovare l’oro e diventare ricco, ma anche per una ragione fortemente emotiva: il suo giovane figlio aveva sempre voluto esplorare la natura selvaggia. Ma lui vorrebbe trovare soltanto un po’ di pace e solitudine. Poi incontra Buck e i due diventano compagni in questo viaggio, stringendo un forte legame emotivo mentre affrontano pericoli e avventure insieme. Sono rimasto colpito da questo viaggio e dal rapporto che si viene a creare tra questi due personaggi"
    Harrison Ford
    Harrison Ford su Indiana Jones V di James Mangold:

    "Devo imparare nuovamente ad usare la frusta, perché non è qualcosa con cui mi sono tenuto al passo, ma questo è tutto. Beh, non ho intenzione di condividere la storia con voi perché non sembra una buona idea. Ma vedremo nuovi sviluppi nella sua vita, nelle sue relazioni. Vedremo risolta parte della sua storia. È un’ottima sceneggiatura. Non vedo l’ora"
    Tutte le 'old jokes' sono state cancellate dal film:

    "Voglio vedere le circostanze in cui il pubblico ha la possibilità di vivere la storia, non essere preso in giro con i momenti salienti che gli sono stati segnalati. Preferisco creare un comportamento che sia lo scherzo dell'età piuttosto che parlarne"
    Harrison Ford

    A proposito del ringiovanimento digitale:

    Harrison Ford torna a vestire i mitici panni dell'altrettanto mitico Indiana Jones in Indiana Jones and The Dial of Destiny di James Mangold:

    "Non mi sembrava necessario farne un altro. Ho solo pensato che sarebbe stato bello e interessante vedere dove potesse trovarsi uno come Indiana Jones in quel punto della sua vita... Avrei accettato solo se mi fosse arrivata una sceneggiatura che mi permettesse di estendere il personaggio... E' pieno di avventura, pieno di risate, pieno di vere emozioni. Posso inoltre dire che é complesso ed è anche subdolo. Le riprese sono state dure, lunghe e difficili, ma sono molto soddisfatto del film che abbiamo realizzato".
    Harrison Ford

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    "Vedremo nuovi sviluppi nella vita di Indiana Jones, nel suo rapporto. Vedremo risolta parte della sua storia... L'unica cosa certa è che Indiana Jones non morirà come accaduto recentemente a Ian Solo nella nuova trilogia di 'Star Wars'. Su questo ci potete scommettere... Non voglio dare loro ai fan) ciò che vogliono. Voglio offrire al pubblico qualcosa che non si aspetta".
    Harrison Ford

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    A proposito del ringiovanimento digitale:

    "La tecnica (del ringiovanimento digitale) diventa sempre più sofisticata, ma questa è una tecnologia diversa. La Lucasfilm ha acquisito milioni di pixel di... me, in contesti diversi e sotto luci diverse, mentre dicevo cose diverse. Poi non so come funziona, ma l'intelligenza artificiale riesce a fare il resto. Ma l'immagine non è una manipolazione digitale, è vera. E mette un pò i brividi... Quella è la mia vera faccia a quell’età. Hanno usato un programma di intelligenza artificiale che ha analizzato ogni singolo materiale in possesso della Lucasfilm, visto che ho girato un mucchio di film per loro. Hanno così tanto materiale, che in parte non è stato mai diffuso. Quella è la mia faccia vera. Ho messo dei puntini sul visto, ho detto le battute e mi hanno trasformato. È stato fantastico"
    Harrison Ford
    Cannes 76. PALMA D'ORO ONORARIA ad HARRISON FORD:

    Prima che si alzi il sipario sul quinto capitolo di una saga intramontabile - Indiana Jones e il quadrante del destino - la star del cinema hollywoodiano scoppia in lacrime. Un'emozione troppo grande da contenere per l'attore 80enne. Gli organizzatori del Festival, infatti, hanno deciso di proiettare un filmato con tutti i più grandi successi di Harrison Ford. Da Star Wars a Indiana Jones, passando per The Fugitive e Dial Of Destiny.

    "Per me è stato un sogno vivere le mie passioni lavorando. Sono molto commosso.... Dicono che quando stai per morire, vedi la tua vita scorrere davanti ai tuoi occhi, e io ho appena visto la mia vita scorrere davanti ai miei occhi... Abbiamo appena rivissuto in pochi minuti tutta la mia vita...Quello che ho provato ieri sera è indescrivibile, è stato straordinario vedere una reliquia del tuo passato che ti passa davanti agli occhi. Il valore di questo posto e il senso di comunità e l’accoglienza immaginabile che ho avuto mi hanno fatto stare bene"
    Harrison Ford
    Harrison Ford veste per la quinta e ultima volta i panni di Indiana Jones in Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold:

    "Sono un assistente degli storyteller, sempre al servizio del cinema, ed il mio personaggio in 40 anni ha insegnato a me, quello che ha insegnato al pubblico... Non abbiamo evitato il fatto che Indy sia invecchiato di quarant’anni nel periodo in cui abbiamo raccontato la sua storia: anzi, lo abbiamo sfruttato. Abbiamo affrontato le sue stesse sfide e siamo riusciti a dare a questa storia un’umanità e un calore molto reali. Per concepire il contesto in cui la storia si svolge, è stato svolto uno straordinario lavoro di immaginazione. È molto audace, entusiasmante e coraggioso... Ho riempito i vuoti nella vita di Indy. E gli ho permesso di invecchiare. Volevo completare la storia umana di questo tizio, con cui ho passato quarant’anni di vita. Volevo affrontare la sfida dell’età. Perché questa è la sfida che riguarda anche me in questa fase della vita. Ed è quello che mi commuove e che stimola la mia immaginazione. È un territorio che i film avevano già esplorato e continueranno a esplorare, ma non l’avevano mai fatto con questa capacità di intrattenimento. Non è roba per il cinema popolare questa!"

    Come è cambiato Indiana Jones in questo quinto e ultimo appuntamento del franchise?

    "Molto. Abbiamo mostrato i suoi punti di forza nel corso di quattro film. Ora stiamo entrando in una nuova fase della sua vita e lo vediamo dopo un'assenza di quindici anni. È un uomo invecchiato, sta andando in pensione e lo incontriamo appunto l'ultimo giorno dalla sua vita accademica, il che non è certo il massimo per lui. Ma penso che tutto questo funzioni drammaticamente molto bene perché introduce il personaggio di Helena (Phoebe Waller-Bridge) per una nuova avventura intorno al mondo".

    E dunque, in altre parole, “Indy è anziano, è in una nuova fase della sua vita, si sta ritirando dalla vita accademica che non è mai stata d’ispirazione per lui, è giù di morale come non lo abbiamo mai visto prima, e questo funziona dal punto di vista narrativo. La sua debolezza sono le devastazioni del tempo... mi piaceva l'idea di essere alla fine della sua carriera, il progetto era ottimo e non c'erano barriere per un altro capitolo della storia. E’ uno splendido goodbye”.

    Che significa dare definitivamente addio al suo personaggio di Indiana Jones?

    "Non mi sembra un addio diverso dagli altri, ma non ho rimpianti perché sento che abbiamo fatto un film davvero soddisfacente per il pubblico. Abbiamo avuto una grande attenzione al personaggio e abbiamo cercato poi di plasmare una storia che riportasse Indiana nelle vite delle persone con una storia interessante. Insomma é stato davvero uno splendido addio".

    E dunque il tempo è al centro di personaggio e storia, così il MacGuffin non poteva che esservi legato, ma come?

    "Il Quadrante di Archimede è un’idea importante e audace. Credo sia una scelta geniale. Gli oggetti che avevamo utilizzato negli altri film avevano sempre un aspetto religioso: le Pietre di Sankara, il Santo Graal, l’Arca dell’Alleanza. Ma questo oggetto giocava con la natura stessa della scienza"

    Partendo dagli anni ’40 con la sfida, mai archiviata, tra Indy e i nazisti, e arrivando al 1969 quando lei, invecchiato e stanco, di malavoglia, prova a trasmettere un po’ di conoscenza a una platea di studenti disinteressati…

    "Per un avventuriero come lui insegnare è un lavoro molto meno eccitante di quello cui è abituato. Personalmente do un grande valore all’insegnamento, ma un’aula universitaria non è proprio il posto per lui. Ai suoi studenti non interessa nulla del passato, sono interessati solo al proprio futuro. Non capiscono che il loro futuro è costruito sul nostro passato. Ma il senso e il valore emotivo dei primi 20 minuti del film, che raccontano il passato di Indy, ma anche quello dell’Europa, non sta nella nostalgia. Non mi interessava mostrarmi ancora giovane a scattante. Mi interessava visitare un mondo che era in bianco e nero. I nazisti non sono la mia gente, non c’era bisogno di ammirare uomini così nel 1940 e ce n’è ancora meno oggi che abbiamo la lezione della Storia dalla nostra parte. Perché quel male va combattuto sempre. C’è una fottuta guerra a 400 miglia da qui ... È pura follia, non possiamo vivere così. Questo pianeta merita di più. Ma sto divagando… La seconda parte del film è ugualmente importante, anzi persino di più. Il mondo non è più in bianco e nero, ci sono molte sfumature di grigio, magari non sono 50, ma almeno una dozzina le dobbiamo considerare. Non possiamo procedere in questi tempi complicati senza una guida morale... Tutto quello che non è 'cinetico' nel film, è molto importante per me. Non ho 40 anni, il mio corpo non ce la fa più e il mondo non mi presenta più quelle opportunità. Indy deve confrontarsi col fatto che tutto intorno a lui è cambiato, suo figlio è morto, sua moglie l’ha lasciato, c’è il rock’n’roll, un’altra era ha fatto il suo ingresso e lui si trova in una nuova fase della vita. L’America è andata nello spazio e i nemici di un tempo, i nazisti, sono diventati amici. È un mondo che non capisce più, ma vorrebbe ancora provarci"

    Che cosa mancherà ad Harrison Ford di Indiana Jones?

    "Niente! L’abbiamo fatto... non posso davvero quantificare la gioia che mi è stata regalata dall’essere Indiana Jones. L’ho interpretato cinque volte e l’ho amato ogni singola volta, anche quando non è stato così ammirato come magari lo era stato in passato. Ogni singola volta, la passione di tutte le persone coinvolte era pari alla mia. Perché amo quello che questo genere di film porta al pubblico. La combinazione d’avventura ed emozioni è davvero la chiave del suo successo"
    Harrison Ford

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