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IL NASTRO BIANCO: IL REGISTA AUSTRIACO DI 'FUNNY GAMES' MICHAEL HANEKE SCOPRE E INDAGA NUOVE 'RELAZIONI PERICOLOSE' IN UN'AURA DI OPPRIMENTE ATTESA
Dal 62. Festival del Cinema di CANNES - Vincitore PALMA D'ORO 2009
(Das weisse Band; AUSTRIA/FRANCIA/GERMANIA 2009; Drammatico; 150'; Produz.: Stefan Arndt/X Filme Creative Pool GmbH-Berlino/Veit Heiduschka Wega Film - Vienna/Margaret Menegoz Les Films du Losange - Parigi/Andrea Occhipinti Lucky Red – Roma/in collaborazione con ARD/DEGETO, BAYERISCHER RUNDFUNK, ORF Film/Fernseh-Abkommen/FRANCE 3 CINEMA/CANAL + / TPS STAR/TF1 vidéo/ con il sostegno di Medienboard Berlin - Brandeburg Mitteldeutsche Medienforderung/Filmforderungsanstalt/Minitraitè/Deutscher Filmforderfonds/Osterreichisches Filminstitut/Filmfonds Wien, Ministere de la Culture et de la Communication Centre National de la Cinèmatographie/Eurimages; Distribuz.: Lucky Red)
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Titolo in italiano: Il nastro bianco
Titolo in lingua originale:
Das weisse Band
Anno di produzione:
2009
Anno di uscita:
2009
Regia: Michael Haneke
Sceneggiatura:
Claude Carriere
Cast: Christian Friedel (Maestro) Leonie Benesch (Eva) Ulrich Tukur (Barone) Ursina Lardi (Marie-Louise, la Baronessa) Fion Mutert (Sigmund) Michael Kranz (Precettore) Burghart Klaussner (Pastore) Steffi Kühnert (Anna, sua moglie) Maria-Victoria Dragus (Klara) Leonard Proxauf (Martin) Levin Henning (Adolf) Johanna Busse (Margarete) Yuma Amecke (Annchen) Thibault Sérié (Gustav) Josef Bierbichler (Intendente) Cast completo Gabriela Maria Schmeide (Emma, sua moglie) Janina Fautz (Erna) Enno Trebs (Georg) Theo Trebs (Ferdinand) Rainer Bock (Medico) Susanne Lothar (Levatrice) Roxane Duran (Anna) Miljan Chatelain (Rudolf) Eddy Grahl (Karli) Branko Samarovski (Contadino) Birgit Minichmayr (Frieda) Sebastian Hülk (Max) Kai Malina (Karl) Kristina Kneppek (Else) Stephanie Amarell (Sophie) Bianca Mey (Paula) Aaron Denkel (Kurti) Mika Ahrens (Willi) Detlev Buck (Padre di Eva) Anne-Kathrin Gummich (Madre di Eva) Luzie Ahrens (Scolara) Gary Bestla (Scolaro) Leonard Boes (Scolaro) Felix Boettcher (Scolaro) Sophie Czech (Scolara) Paraschiva Dragus (Scolara) Selina Ewald (Scolara) Nora Gruler (Scolara) Tim Guderjahn (Scolaro) Jonas Jennerjahn (Scolaro) Ole Joensson (Scolaro) Gerrit Langentepe (Scolaro) Lena Pankow (Scolara) Sebastian Pauli (Scolaro) Franz Rewoldt (Scolaro) Kevin Schmolinski (Scolaro) Alexander Sedl (Scolaro) Nino Seide (Scolaro) Marvin Ray Spey (Scolaro) Malin Steffen (Scolara) Lilli Trebs (Scolara) Paul Wolf (Scolaro) Margarete Zimmermann (Scolara) Carmen-Maja Antoni (Levatrice) Christian Klischat (Soldato) Michael Schenk (Ufficiale della polizia criminale) Hanus Polak Jr. (Ufficiale della polizia criminale) Vincent Kruger (Cameriere) Marisa Growaldt (Cameriera) Rüdiger Hauffe (Operaio) Sara Schivazappa (Governante italiana) Arndt Schwering-Sohnrey (Piccolo contadino) Florian Köhler (Piccolo contadino) Sebastian Lach (Villeggiante) Marcin Tyrol (Villeggiante) Sebastian Badurek (Villeggiante) Krzysztof Zarzecki (Villeggiante) Sebastian Pawlak (Villeggiante) Lilli Fichtner (Ragazza della festa) Amelie Litwin (Ragazza della festa) Paula Kalinski (Ragazza della festa) Matthias Linke (Orchestrale) Vladik Otaryan (Orchestrale) Peter Mörike (Orchestrale) Hans-Matthias Glassmann (Orchestrale) Nikita Vaganov (Orchestrale) Ernst Jacobi (Narratore)
Costumi: Moidele Bickel
Scenografia: Christoph Kanter
Fotografia: Christian Berger
Montaggio: Monika Willi
Effetti Speciali: Gerd Nefzer (supervisore)
Makeup: Anette Keiser
Casting: Simone Bär, Carmen Loley e Markus Schleinzer
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Un villaggio protestante della Germania del Nord.
1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale.
La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini.
Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo.
Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Michael Haneke porta sullo schermo i canoni del cinema classico, con un bianco e nero spiazzante e drammatico unito alla camera fissa per condurre per mano lo spettatore con voce narrante che introduce alla vita di un piccolo villaggio della Germania nel primo quarto del ventesimo secolo.
Un microcosmo in cui il possidente del luogo, il barone, il medico, il parroco, il maestro, i contadini, convivono secondo i ritmi lenti dettati dal tempo e dalle stagioni, apparentemente in equilibrio e descritte da una macchina da presa fissa, precisa, lenta nei movimenti, in cui gli stacchi si fanno lirico commento poiché ogni suono è occultato quasi a caricare di significato l’immobilità di uno spazio che sta per essere distorto per sempre.
Un tempo piatto scandito solo dal passare delle stagioni come nell’universo simbolico dagli accenti bergmaniani, per vivezza di immagine e per rappresentazione di una società nella tradizione perfettamente descritta dagli ambienti e |
in cui ogni personaggio diviene attore prima che di una storia, di uno stereotipo inconscio dettato dalla regola cui appartiene.
Attraverso la voce narrante del maestro, il leit motiv diventano i bambini, presenze in una scena che li vede protagonisti silenziosamente presenti. Assoggettati da un ordine prestabilito di severa morale che investe il microcosmo intero del villaggio, alimentano la sottile tensione che cresce in un climax inaspettato di violenze.
La caduta da cavallo del medico, l’incendio del granaio, il figlio del barone e il figlio della levatrice misteriosamente trovati torturati a distanza di poco tempo, non sono che l’antefatto di una serie di cattiverie inespresse che sfociano come un fiume in piena ora che qualcuno sembra avere aperto le chiuse della morale. Il litigio, la ribellione, la punizione, il rifiuto del medico per la donna che da tempo è stata sua amante, molestie e costrizioni in un ritorno agghiacciante di disumanità .
La |
purezza del nastro bianco è spezzata per sempre mente corre, in un richiamo al Dogville di Von Trier, sia per il linguaggio silenzioso e scandito dalla stanze della storie contrapposte, sia per la rappresentazione di una violenza che da pulsioni combattute nel bigottismo, nella morale e nell’ordine, celate, ora esplode e non ha più limite in un finale aperto che lascia immaginare a chi osserva se ci sarà un epilogo e quale.
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Galleria Fotografica:
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