"La prima volta che ho letto il copione e poi il libro sono rimasto sconvolto. È stato terribile scoprire cosa si nascondeva dietro il velo che era calato su quel periodo storico. Non avevo mai letto né visto niente del genere in tutta la mia vita. Certo, sapevo della schiavitù, ma ne avevo una conoscenza vaga. Questa storia ti fa vedere le cose attraverso gli occhi di Salomon e piano piano riesci a capire quello che deve avere passato. Ti rendi conto di cosa può significare un’esperienza del genere per un essere umano. È una sensazione che non si dimentica, mi è rimasta dentro. Incredibile. Il libro racconta di quanto è difficile distruggere lo spirito di un uomo, di quanto siano straordinarie le risorse di un essere umano. Solomon è stato vittima di uno dei sistemi più efferati della storia dell’umanità, ed è sopravvissuto senza impazzire. Per me è stato un onore e un’esperienza unica prendere parte a questo film, e interpretare uno dei ruoli più impegnativi della mia carriera... Sapevo che sarebbe stato un ruolo difficile da interpretare - fisicamente, psicologicamente ed emotivamente. Ho detto a Steve che dovevo pensarci. Ma ormai la storia mi era entrata dentro, e in fondo sapevo che per niente al mondo avrei rinunciato a quella parte... Il libro è stato il mio punto di riferimento. Ma andare in Louisiana a visitare le piantagioni dove tutto è stato conservato com’era allora, dalla casa dei padroni alle baracche degli schiavi, e dove si sono svolti gli eventi narrati nel libro, è stato illuminante. Ho raccolto storie e testimonianze, ed è stato come vedere riaffiorare fantasmi di un passato lontano... Per lui (il personaggio) la musica era sempre stata un modo per sentirsi inserito e apprezzato nella sua comunità. All’inizio della storia è un uomo simpatico, avviato verso un brillante avvenire. È rispettato dai suoi concittadini e fin troppo disposto a chiudere gli occhi su quanto avviene in altri stati del paese. Trascinato con la forza in Louisiana, si troverà faccia a faccia con una realtà che aveva preferito non vedere e con la quale dovrà fare i conti... Forse non credeva che fosse possibile essere rapiti così, che esistesse tutta un’infrastruttura a sostegno dello schiavismo. Erano cose che si leggevano sui giornali, certo, ma in fondo Solomon pensava che a lui non potesse succedere. Così, all’inizio del viaggio, è ancora convinto di potersi salvare. Anche quando ormai è sulla nave per New Orleans continua a pensare che ci sia una vita d’uscita... I proprietari di schiavi hanno una sola cosa in comune: tutti sanno che in Solomon c’è qualcosa che va distrutto, qualcosa di pericoloso. Non è qualcosa che dice o che fa, è un atteggiamento che non riesce a nascondere... Interpretare questo ruolo è stata una sfida enorme, il tipo di sfida che fa passare tutto il resto in secondo piano, finché il personaggio non diventa un’ossessione... Ho pensato molto a questo film e alla sua attualità. C’è qualcosa, in Solomon, che trascende il tempo e lo spazio. Qualcosa di profondo che ci riguarda tutti. È l’attaccamento al valore della libertà, alla famiglia e alle persone che ci sono care. Sta in questo la forza della storia di Solomon. È una storia sfaccettata, profonda, tragica ed edificante, ma soprattutto molto umana... Per tutto il tempo in cui Solomon resta appeso a quel cappio, sfiorando la terra con la punta dei piedi, la sua mente è attraversata dai pensieri più diversi. Volevo che il pubblico percepisse le sensazioni di Solomon, mentre si dibatte agonizzante nell’indifferenza del mondo che gli gira intorno. È una scena chiave e volevo che fosse coinvolgente: non mi interessava scioccare il pubblico, sentivo solo la responsabilità di rendere una testimonianza così importante. Durante le riprese, sul set è calato un grande silenzio, c’era un’atmosfera grave. Ma sapevamo di dover andare fino in fondo... Io credo che Epps viva in un mondo che non gli ha dato gli strumenti per considerare Solomon un essere umano. Solomon, invece, esige di essere trattato come tale. E il suo atteggiamento confonde Epps, che forse proprio per questo è deciso a distruggere tutto ciò che di libero e vitale c’è in lui... Solomon si rende conto che anche se uscirà vivo di lì, non sarà mai più lo stesso... Aveva visto il lato oscuro del mondo, e questo lo aveva cambiato dentro". Chiwetel Ejiofor
"Mi ha affascinato il fatto che la storia esplori anche la comunità spaziale, composta da alcune delle persone più dotate dal punto di vista mentale del nostro pianeta, eppure il modo in cui interagiscono e lavorano insieme è simile a quello di qualsiasi altro ambiente professionale. Sono rimasto colpito dall’impegno offerto dall’intera comunità, dall’energia, dalle risorse e dai mezzi tecnici messi in campo per salvare un singolo uomo... Ho parlato con alcuni professionisti del JPL e della NASA per capire il tipo di pressione a cui sono sottoposti. Gli astronauti ripongono la massima fiducia in queste agenzie, sa che anche un singolo errore può essere fatale. Vincent è il simbolo di questa dedizione e professionalità, ma la cosa più interessante è che a un certo punto sviluppa una profonda empatia nei confronti dell’uomo bloccato su Marte. La sua non è più la missione per salvare un astronauta: vuole salvare Mark Watney". Chiwetel Ejiofor
"È un personaggio che non ha nulla di buono in sè ma che ha comunque una buona dose di coraggio. È compromesso su tutti i fronti – per la sua situazione e per il fatto che i gangster della mala russo-israeliana tengono d’occhio suo figlio, l’unica cosa di cui gli importi al mondo". Chiwetel Ejiofor
"Il Vangelo di Maria offre un punto di vista molto più intimo da sembrare molto differente degli altri presenti nel Nuovo Testamento, anche nei termini di confronti e polemiche nate specialmente a Gerusalemme dopo la crocifissione, quando era atteso un nuovo inizio... Pietro è stata una figura chiave per la diffusione del Cristianesimo. Fu molto vicino a Gesù Cristo durante l’ultimo viaggio verso Gerusalemme, e, come gli altri discepoli, aveva un rapporto complicato con Maria Maddalena. Questa interazione vive un’evoluzione molto particolare durante la storia e alla fine arriva a provare un enorme rispetto e amore per lei... Ero molto intrigato dall’idea di realizzare qualcosa di nuovo in questo contesto e genere. Ho trovato interessante la possibilità di interpretare la storia di Gesù Cristo dalla prospettiva di Maria Maddalena, ma non mi aspettavo che fosse così rivelatrice. Leggendo e andando a fondo sul suo percorso e sul suo legame con Gesù, ho capito come fosse attuale anche su temi che oggi si fanno sempre più pressanti, dal
rapporto fra donne e uomini e la lotta contro la misoginia. L’approccio classico e maschilista ha da sempre influenzato il modo in cui percepiamo Maria Maddalena, anche nella chiave di lettura biblica... Il film punta a interpretare una storia conosciuta molto bene, universalmente, da una dimensione molto concreta e realistica. Ho trovato questa scelta molto eccitante; l’approccio narrativo era totalmente una scoperta. Non avevo idea di cosa significasse viaggiare in un gruppo come questo, di vivere fianco a fianco giorno dopo giorno e soprattutto non ho consapevolezza di cosa voglia dire testimoniare un miracolo. Investigare la vita di questi uomini è stata una grande soddisfazione. Le nostre conversazioni si sono focalizzate da subito su quali soluzioni adottare per rimuovere tutte le componenti eteree e arrivare agli aspetti più concreti, corporei, terreni e per certi versi più onesti... Seguiamo il suo percorso con Maria e le scoperte che fanno, per arrivare a farci le stesse domande che si porrà lui. È stata un’interpretazione molto interessante, molto vitale e nel cuore della storia, e mi ha molto emozionato... Pietro è il braccio destro di Gesù ed è molto dedicato al suo ruolo con una disciplina inflessibile. L’impressione generale è che sia Pietro a guidare la truppa. È convinto che il loro viaggio porterà a una rivoluzione, a un terremoto nell’organizzazione del mondo, alla maniera in cui il pianeta gira, a come gli esseri umani interagiscono, a tutto. Per lui si rivela una questione difficile da gestire la presenza di una donna, così giovane, non per un’attrazione sessuale nei suoi confronti, ma per il timore che possa essere frainteso agli occhi
della gente come una sorta di rapimento... L’aspetto più interessante di questi personaggi è
legato alla natura dei loro conflitti. Quello che inizia per essere un’attenzione pragmatica per non indispettire le comunità con cui entrano in contatto, si trasforma in qualcosa di più profondo legato al ruolo di una donna all’interno del loro gruppo. L’intimità intellettuale e spirituale che Maria crea con Gesù mette in seria difficoltà Pietro... Il film presenta una narrazione affascinante che esprime il desiderio di cambiare lo stato delle cose. La pellicola mostra un gruppo di persone che stanno cercando di migliorare il mondo e di portare avanti le battaglie che affrontano. Non credo che faccia differenza se tu sia ateo o religioso. È la storia straordinaria di un piccolo gruppo di persone che credono di poter cambiare il mondo" Chiwetel Ejiofor
"La prima volta che ho letto il copione e poi il libro sono rimasto sconvolto. È stato terribile scoprire cosa si nascondeva dietro il velo che era calato su quel periodo storico. Non avevo mai letto né visto niente del genere in tutta la mia vita. Certo, sapevo della schiavitù, ma ne avevo una conoscenza vaga. Questa storia ti fa vedere le cose attraverso gli occhi di Salomon e piano piano riesci a capire quello che deve avere passato. Ti rendi conto di cosa può significare un’esperienza del genere per un essere umano. È una sensazione che non si dimentica, mi è rimasta dentro. Incredibile. Il libro racconta di quanto è difficile distruggere lo spirito di un uomo, di quanto siano straordinarie le risorse di un essere umano. Solomon è stato vittima di uno dei sistemi più efferati della storia dell’umanità, ed è sopravvissuto senza impazzire. Per me è stato un onore e un’esperienza unica prendere parte a questo film, e interpretare uno dei ruoli più impegnativi della mia carriera... Sapevo che sarebbe stato un ruolo difficile da interpretare - fisicamente, psicologicamente ed emotivamente. Ho detto a Steve che dovevo pensarci. Ma ormai la storia mi era entrata dentro, e in fondo sapevo che per niente al mondo avrei rinunciato a quella parte... Il libro è stato il mio punto di riferimento. Ma andare in Louisiana a visitare le piantagioni dove tutto è stato conservato com’era allora, dalla casa dei padroni alle baracche degli schiavi, e dove si sono svolti gli eventi narrati nel libro, è stato illuminante. Ho raccolto storie e testimonianze, ed è stato come vedere riaffiorare fantasmi di un passato lontano... Per lui (il personaggio) la musica era sempre stata un modo per sentirsi inserito e apprezzato nella sua comunità. All’inizio della storia è un uomo simpatico, avviato verso un brillante avvenire. È rispettato dai suoi concittadini e fin troppo disposto a chiudere gli occhi su quanto avviene in altri stati del paese. Trascinato con la forza in Louisiana, si troverà faccia a faccia con una realtà che aveva preferito non vedere e con la quale dovrà fare i conti... Forse non credeva che fosse possibile essere rapiti così, che esistesse tutta un’infrastruttura a sostegno dello schiavismo. Erano cose che si leggevano sui giornali, certo, ma in fondo Solomon pensava che a lui non potesse succedere. Così, all’inizio del viaggio, è ancora convinto di potersi salvare. Anche quando ormai è sulla nave per New Orleans continua a pensare che ci sia una vita d’uscita... I proprietari di schiavi hanno una sola cosa in comune: tutti sanno che in Solomon c’è qualcosa che va distrutto, qualcosa di pericoloso. Non è qualcosa che dice o che fa, è un atteggiamento che non riesce a nascondere... Interpretare questo ruolo è stata una sfida enorme, il tipo di sfida che fa passare tutto il resto in secondo piano, finché il personaggio non diventa un’ossessione... Ho pensato molto a questo film e alla sua attualità. C’è qualcosa, in Solomon, che trascende il tempo e lo spazio. Qualcosa di profondo che ci riguarda tutti. È l’attaccamento al valore della libertà, alla famiglia e alle persone che ci sono care. Sta in questo la forza della storia di Solomon. È una storia sfaccettata, profonda, tragica ed edificante, ma soprattutto molto umana... Per tutto il tempo in cui Solomon resta appeso a quel cappio, sfiorando la terra con la punta dei piedi, la sua mente è attraversata dai pensieri più diversi. Volevo che il pubblico percepisse le sensazioni di Solomon, mentre si dibatte agonizzante nell’indifferenza del mondo che gli gira intorno. È una scena chiave e volevo che fosse coinvolgente: non mi interessava scioccare il pubblico, sentivo solo la responsabilità di rendere una testimonianza così importante. Durante le riprese, sul set è calato un grande silenzio, c’era un’atmosfera grave. Ma sapevamo di dover andare fino in fondo... Io credo che Epps viva in un mondo che non gli ha dato gli strumenti per considerare Solomon un essere umano. Solomon, invece, esige di essere trattato come tale. E il suo atteggiamento confonde Epps, che forse proprio per questo è deciso a distruggere tutto ciò che di libero e vitale c’è in lui... Solomon si rende conto che anche se uscirà vivo di lì, non sarà mai più lo stesso... Aveva visto il lato oscuro del mondo, e questo lo aveva cambiato dentro".
Chiwetel Ejiofor