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MAGNIFICA PRESENZA: TRAMITE ELIO GERMANO, FERZAN OZPETEK GUARDA ALLA 'FINESTRA DI FRONTE' I FANTASMI DEL PASSATO PER OTTIMIZZARE IL PRESENTE E IL CINEMA FLIRTA CON IL TEATRO
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle - RECENSIONE
"Mi piacerebbe moltissimo avere le presenze in casa, avere un contatto e poter parlare con le tante persone che in questi anni ho perso... Durante le riprese dicevo: facendo questo film magari qualcuno si presenta dal passato, invece no. Non avrei affatto paura delle presenze, mentre qualche volta ho paura dei vivi... Il passato e' sempre molto importante per vivere il presente, i personaggi di questo film hanno qualcosa di nostalgico anche nei confronti del presente, ma con un legame al passato...".
Il regista e co-sceneggiatore Ferzan Ozpetek
(Magnifica presenza; ITALIA 2012; Dramedy; 105'; Produz.: Fandango e Faros Film con RAI Cinema in associazione con Intesa Sanpaolo S.p.A.; Distribuz.: 01 Distribution)
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Titolo in italiano: Magnifica presenza
Titolo in lingua originale:
Magnifica presenza
Anno di produzione:
2012
Anno di uscita:
2012
Regia: Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura:
Ferzan Ozpetek e Federica Pontremoli
Soggetto: Ferzan Ozpetek e Federica Pontremoli
Cast: Elio Germano (Pietro) Paola Minaccioni (Maria) Beppe Fiorello (Filippo Verni) Margherita Buy (Lea Marni) Vittoria Puccini (Beatrice Marni) Cem Yilmaz (Yusuf Antep) Claudia Potenza (Elena Masci) Andrea Bosca (Luca Veroli) Ambrogio Maestri (Ambrogio Dardini) Matteo Savino (Ivan) Alessandro Roja (Paolo) Gea Martire (Gea) Monica Nappo (Olga) Bianca Nappi (Nina) Giorgio Marchesi (Massimo) Cast completo Gianluca Gori (Ennio) Platinette (Badessa) Massimiliano Gallo (Dottore Cuccurullo) Anna Proclemer (Livia Morosini) Eleonora Bolla (Carlotta) Loredana Cannata (Casting 1) Alessandro Giuggioli (Casting 2)
Musica: Pasquale Catalano
Costumi: Alessandro Lai
Scenografia: Andrea Crisanti
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Walter Fasano
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
Pietro (Elio Germano) ha 28 anni, arriva a Roma dalla Sicilia con un unico grande sogno: fare l’attore! Tra un provino e l’altro sbarca il lunario sfornando cornetti tutte le notti. E’ un ragazzo timido, solitario e l’unica confusionaria compagnia è quella della cugina Maria (Paola Minaccioni), praticante in uno studio legale dalla vita sentimentale troppo piena. Dividono provvisoriamente lo stesso appartamento legati da un rapporto di amore e odio in una quotidianità che fa scintille. Ma arriva il giorno in cui Pietro trova, finalmente, una casa tutta per sé, un appartamento d’epoca, dotato di un fascino molto particolare e Pietro non vede l’ora di cominciare la sua nuova esistenza da uomo libero. La felicità dura solo pochi giorni: presto cominciano ad apparire particolari inquietanti. E’ chiaro che qualcun altro vive insieme a lui. Ma chi? L’appartamento è occupato, ospiti non previsti disturbano la sua tanto desiderata privacy… Sono misteriosi, eccentrici, elegantissimi, perfettamente truccati. Si scatenano mille ipotesi e mille tentativi di sbarazzarsi di queste ingombranti presenze, finché poco a poco lo spavento iniziale lascia il posto alla curiosità , alla seduzione reciproca, ad emozioni comuni che creano un legame profondo tra i coinquilini forzati. Con loro Pietro condivide desideri e segreti, crede in loro e loro credono in lui come nessun altro fuori da quella casa…
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
IL PRESENTE SFUGGE TRA SOLITUDINE E INCERTEZZE E INTERROGA IL PASSATO. IL PASSATO, UNA VOLTA CONSAPEVOLE DI ESSERE TALE, INTERROGA IL PRESENTE ATTRAVERSO IL FILO INTERCOMUNICANTE DI REALTA' E FINZIONE. I DUE SI INCONTRANO SUL BINARIO DELL'ARTE, L'UNICA A SOPRAVVIVERE ALLE VARIE EPOCHE. FASCINOSO, ELEGANTE, SOFISTICATO, STRATIFICATO, PUNGENTE E TRAGICOMICO, NON SEMPRE CONDIVISIBILE E PERSINO ALQUANTO PRETENZIOSO CANOVACCIO CON QUALCHE 'MINA VAGANTE' DI TROPPO, MA QUESTA VOLTA IL PIRANDELLIANO FERZAN OZPETEK SE LO PUO' ANCHE PERMETTERE: SI METTE IN CERCA DI IDENTITA' E VALORI DI UN PASSATO CON PARTICOLARE VOCE IN CAPITOLO, CHE, COME AL SOLITO, HA MOLTO DA DIRE E INSEGNARE AL PRESENTE, PERCHE' COME RECITA PIETRO (ELIO GERMANO): LA MENZOGNA PUO' ESSERE CONVINCENTE, LA VERITA' MOLTO DI PIU'
Anche Ferzan Ozpetek non sa resistere. Quale miglior avvio per questo viaggio 'surreal-metafisico-visionario' che mira alla catarsi del personaggio principale? Che importa se da Blade Runner in poi, incluso il |
recente This Must Be The Place di Paolo Sorrentino lo abbiamo già assaporato? Il primissimo piano di un occhio (il trucco lo rende parente stretto di quello di Sean Penn) che incontra il nostro sguardo funziona sempre. E' un fotogramma potente e la scelta di Ozpetek suona qui quale onesta sottoscrizione. Ma è questa anche una dichiarazione d'amore per l'Arte, cinema e teatro in testa, che endoscopizza l'interiorità della persona, 'trasognata' e sospesa tra realtà e finzione, tra desiderio e sogno, alla ricerca del latitante sè originale, l'unico che può consentire di condurre una vita autentica che rifiuta di ridursi a simulacro. Lo stesso amore che trasuda l'altro sguardo appuntato sull'interminabile piano sequenza con cui Ozpetek suggella il termine di questo palpitante percorso a cavallo della Storia passata e presente attraverso un manipolo di vite ormai trascorse e altre, una in particolare, ancora da vivere ma alquanto incerta sul da |
farsi.
Così, in Magnifica presenza, Ferzan Ozpetek non rinuncia ad affacciarsi ad una qualche finestra: che sia di fronte, sul retro o persino intercomunicante con dimensioni altre, come in questo caso. E' sempre un'irrinunciabile premessa per dar corpo ad inconsueti sondaggi di autoanalisi introspettiva, destinati a convogliarsi su un binario di recupero personale, culminante nel ritrovare se stesso in una dimensione identitaria rinnovabile sull'onda del desiderio di ripartire dopo essersi depurati delle 'incrostazioni' intossicanti la limpidezza più profonda dell'essere. Almeno una sterzata quando non è proprio un radicale cambio di rotta (vedi ad esempio il precedente Cuore sacro). Con Magnifica presenza, ambiziosa opera della maturità - sposando l'artificio elitario già introdotto (peraltro non troppo felicemente) da Woody Allen con Midnight in Paris e costeggiando, su altre e più modeste sponde il pluripremiato The Artist, per l'altro artificio del cinema che parla del cinema e qui, ancor |
più di teatro - il regista turco inscena l'immaginifico viaggio di un surreale scontro/incontro tra 'presenze' del passato e una 'magnifica presenza' della realtà corrente, raccolta dalla quotidianità dell'uomo comune con l'ambizione di fare una cosa straordinaria in particolare: recitare e diventare attore. Quella 'magnifica presenza' incarna Elio Germano (una delle rare 'glorie in celluloide' made in Italy) con il personaggio di Pietro, ragazzo incerto, solitario e un tantino sprovveduto, alle prese con non poche difficoltà a vivere la propria identità di omosessuale e di pasticcere, inaspettatamente coinvolto, giocoforza, in un continuo confronto con 'altri', quelli che 'impropriamente' affollano la sua nuova abitazione. Ozpetek paga pegno all'idea originale di Alejandro Amenabar messa in atto con The Others riguardo all'inconsapevolezza dei fantasmi del loro trapasso: come Grace (Nicole Kidman) e i suoi figli sono convinti di vivere nell'epoca in cui invece, di fatto, sono passati a miglior vita, così |
anche la troupe teatrale di Ozpetek in Magnifica presenza - tra cui brilla su tutti una sofisticata e saggia, per quanto un pò frustrata, Margherita Buy - crede di essere ancora nel 1943, quando trovò rifugio nella casa ora abitata da Pietro per sfuggire alla polizia del regime fascista, giacché offriva collaborazione alla Resistenza. E come la Grace di The Others era convinta di aver trovato nuovi aiuti domestici, così la troupe teatrale ozpetekiana lo è di aver trovato in Pietro la persona che permetterà loro di fuggire.
Ma il pegno più grande per dar corpo alla tessitura stratificata del suo canovaccio in celluloide, Ozpetek lo paga, e volentieri, a Luigi Pirandello, in una sorta di translitterazione del celebre Sei personaggi in cerca d'Autore , scoprendo le carte su un suo personale 'Gioco delle parti'. Quel che gli torna utile per un'efficace rifrazione prismatica di identità , dalla maschera della recitazione |
connaturata all'attore, alla persona nella vita reale, a suo modo non estranea a continui mascheramenti dell'io primigenio per essere quel che conviene essere a seconda di circostanze e dinamiche interpersonali. Il reiterato motivo degli specchi che non di rado frazionano l'immagine riflessa e il mancato riconoscimento da parte del protagonista (umiliato e disilluso dal fatidico 'provino delle emozioni') tiene il filo di un discorso ben più ampio e complesso, se non alle volte pretenzioso, irrorato di distensioni tragicomiche, complice anche il motivo musicale pilota, umoralmente in sintonìa con le 'ballate' con cui Fabrizio De Andrè cantava le sue denunce, puntate su vergogne e drammi altri. Ma quel che interessa far passare ad Ozpetek da questo 'visionario' bisogno di solida identità e di calore familiare a disgelo di tanta solitudine da dar corpo a 'fantasmi del passato' (i febbrili preparativi culinari e di arredo per l'arrivo di qualcuno, le tavole imbandite |
con cura ed eleganza), è quella manciata di 'mine vaganti', per così dire, che la Storia consegna al Presente dall'alto del ruolo che le spetta, quello di 'magistra vitae', a patto che si sia disposti a far tesoro di tali preziosi insegnamenti. Così potrebbe capitare come a Pietro/Germano che, interrogando il passato, si ritrovi la via di riscavare il presente un pò più a fondo per ritrovarne i reali contorni, il senso e l'orientamento smarriti, quelli cangianti dai simboli-metafora che, come Pollicino, Ozpetek ha qui sbriciolato strada facendo: dall'album delle figurine con Garibaldi al numero 1, all'origine dell'arte della recitazione con Greta Garbo, alla mortificazione dell'Arte in stato di Regime (la battuta sul Papa tedesco, per quanto irresistibile dato il contesto, poteva risparmiarsela!), fino al tradimento della propria identità prima ancora che quella degli altri (superbo, amaro e pungente l'inserto che vede protagonista Anna Proclemer).
E il gioco delle parti |
prosegue senza fine là dove il passo del provino di Pietro, ritornello del film, "La menzogna può essere convincente, la verità molto di più", attraversa le varie epoche perché la verità cerca la sua strada per venire a galla, anche se non sempre la trova. Ma la provocazione di Ozpetek che 'gioca' per tutto il tempo sul contrasto antitetico, talora assottigliato fino alla trasparenza, tra realtà e finzione ("Questo non è un provino, è un dramma della nostra vita") è forte: se certi autorevoli 'fantasmi' del passato decidessero di farsi un giro in autobus e farsi un'idea del nostro presente, cosa penserebbero? La risposta è tutta nel finale e, vi assicuro, non è di poco conto! |
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Magnifica presenza - trailer
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